Il messaggero – The haunting in Connecticut




REGIA: Peter Cornwell

CAST: Virginia Madsen, Kyle Gallner, Elias Koteas, Amanda Crew, Martin Donovan, Erik J. Berg

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

I Campbell vengono colpiti da una digrazia: il primogenito Matt ha il cancro e per curarsi deve andare in una clinica in Connecticut. Stanca di viaggiare di notte, sua madre Sara decide di trasferirsi vicino all’ospedale in un’enorme e fatiscente casa vittoriana dal basso costo. Questa, in passato camera mortuaria, sembra infestata da oscure e pericolose presenze che tormentano il ragazzo e tutta la famiglia.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

Ci risiamo: nuovamente alle prese con la solita casa infestata e maledetta. Da “Amityville horror” in poi sono molte le pellicole che si sono rifatte a questo topos orrorifico per spaventare e inquietare gli spettatori. Ma la cosa bella de “Il messaggero – The haunting in Connecticut”, almeno per noi spettatori e non per chi l’ha vissuta, è che si tratta di una storia vera o quasi. Perché lo spettatore più smaliziato si renderà presto conto che non tutto ciò che viene mostrato sullo schermo può essere realmente accaduto, pur credendo alla vicenda drammatica della famiglia Snedeker che tra gli anni ’70  e ’80 visse una terribile avventura di carattere “ectoplasmico”. Ma si sa che il cinema tende a “romanzare” ed esasperare la narrazione e la messa in scena proprio per colpire più a fondo ed impressionare con effetti speciali e avvenimenti surreali. E’ quello che succede in questo film che abbonda di cadaveri martoriati che “prendono vita” spaventando a morte la famiglia Campbell a partire dal già esasperato Matt, dicianovenne colpito dal tumore e dalle sue terribili conseguenze.

Un ragazzo che in vita parlava coi morti, da morto pretende di parlare coi vivi. Si potrebbe riassumere così la terribile avventura che viene narrata in questa pellicola visto che Matt comincia a ricevere le “visite” sempre più pressanti di questo Jonah, un medium che morì in circostanze ignote durante uno dei suoi passaggi tra la vita e la morte. Cosa vorrà il defunto dal ragazzo malato? Cosa è successo realmente all’interno di questa ex-camera mortuaria ancora piena di foto di cadaveri e di strumenti del mestiere? Se ne renderanno conto a loro spese i Campbell, costretti a trasferircisi per forza di cose e vessati sempre più da problemi economici che condurrano il capofamiglia sull’orlo della pazzia e dell’alcolismo. La più forte sarà lei, Sara, la mamma coraggiosa che vive tutto il dolore e la disperazione della malattia di suo figlio, reticente a raccontarle tutto ciò che ha cominciato a vedere di notte, ma non solo, per non crearle ulteriori preoccupazioni. Ma ben presto anche gli altri fratellini e la cugina Wendy si ritroveranno nel bel mezzo del caos creato da questi fantasmi che cominciano ad apparire in visioni terrificanti e oltremodo spaventose.

Lo spettatore viene completamente immerso nell’atmosfera cupa e tetra che si respira all’interno di questa fatiscente abitazione, in realtà la vera protagonista della pellicola (così come avveniva nel succitato “Amityville horror”), merito della fotografia quasi lugubre, ma anche dell’apprezzabile, anche se poco coraggiosa, regia dell’esordiente Peter Cornwell che si muove bene tra le terrificanti stanze della casa vittoriana. Quello che risulta meno apprezzabile, invece, è la sfiancante riproposizione di colpi di scena fin troppo esagerati, costituiti dallo scoppio improvviso di suoni e rumori ripetuti a non finire, che sicuramente fanno saltare sulla sedia, non tanto per il loro contenuto, ma per il loro improvviso sopraggiungere dopo momenti di silenzio assoluto. Espedienti sicuramente voluti, ma fin troppo caricati e ridondanti, cosa che a lungo andare stanca e sfianca lo spettatore, più che altro interessato alle implicazioni psiologiche e misteriose che si celano dietro gli orrori di questa casa maledetta. Implicazioni ben trasmesse dai due attori principali, Virigina Madsen nel ruolo della madre e Kyle Gallner nel ruolo del figlio malato e “impossessato” da Jonah. Tralasciando alcuni difetti come l’eccessiva patina melodrammatica che contrassegna le vicende familiari dei Campbell, ma non solo (decisamente evitabile la citazione di “Shining” per esempio), la pellicola è sufficientemente godibile, proprio perché fa del mistero e della curiosità circa gli esiti di queste orribili “visite”, la sua carta vincente.

 

VOTO: 6

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Ogni uomo deve attraversare l’inferno, per raggiungere il suo paradiso" (Cape Fear)

 


LOCANDINA

 

12 commenti su “Il messaggero – The haunting in Connecticut

  1. ovviamente una delle mie più prossime visioni.. Dal trailer mi aveva incuriosito il risveglio di lui ricoperto di scritte, anche se in generale anche a me ha ricordato tanto [forse troppo] Amityville horror.. non mi aspetto un gran chè, ma il tuo “6” mi rincuora un po’, staremo a vedere!

    *Asgaroth

  2. Si, infatti, a differenza dell’altro horror della settimana, S. Darko, questo è nettamente migliore. Val la pena di andare al cinema dai.

  3. solito film horror, niente di nuovo e niente di spaventoso. mi aspettavo qualcosa di più interessante, e devo dire che l’aspetto drammatico della famiglia è stato l’elemento più interessate. se forse avessero costruito il film come un enorme allucinazione di Matt sarebbe stato molto più interessante, benchè non innovativo, ma comunque apprezzabile…

  4. Ah, questo genere di film non riescono ad attirarmi per niente. Anche per il fatto che, ogni 10 film solo 1 è decente.

    Ma so che a te piace parecchio il genere Ale 😀

    PS: Bella citazione da “Cape fear” ;).

  5. Eh si, quando esce un horror devo per forza vederlo. E’ una specie di fissa 😛

    Comunque questo non è affatto male, potrebbe piacerti.

  6. Amytiville horror è un pochino meglio, anche perchè ci sono delle scene decisamente cult, oltre al fatto di essere il capostipite di questo genere.

  7. Purtroppo la location non mi incuriosisce più di tanto: “…la solita casa infestata e maledetta”. Però l’idea del vivo che parla con i morti e da morto con i vivi non è male.

  8. L’ho visto la settimana scorsa, mi pare, e mi sento di concordare, anche se mi sento un po’ più “severa” . 🙂

    Effettivamente non si può dire che sia una schifezza, ma il senso di déjà-vu è così pesante che si perde presto la motivazione a seguirlo.

    La casa infestata non ha niente di più scontato di altri luoghi comuni horror. Il vampiro, il fantasma vendicativo, il serial killer che fa cose pazzissime tallonato dall’ivestigatore ossessivo… l’80% della produzione attinge a un repertorio mitico che non è certo un pozzo senza fondo. Il punto è che quando ti muovi su una materia troppo nota devi fare qualche sforzo in più per motivare lo spettatore. Non si pretende una rivoluzionaria rilettura del topos, ma un ingrediente che incoraggi a continuare a guardare, quello sì: può essere la fotografia, la forma fisica del mostro, un ritmo bizzarro. In questo caso il tentativo si è fatto con la malattia del ragazzo. Sulla carta pareva una buona idea, ma nei fatti non è bastato.

  9. Tutto sommato però io l’ho trovato sufficientemente guardabile, sarà perchè l’ho visto dopo la delusione di S. Darko, però, nonostante la presenza dei difetti che ho citato e degli altri che hai citato anche tu, reputo che all’interno del panorama horror odierno, abbastanza desolante, se si escludono rare e graditissime eccezioni, questo film possa ritenersi perlomeno dignitoso.

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