I sette samurai vs I magnifici sette

UNA LEZIONE DI GUERRA O UNA LEZIONE DI VITA?


Dei poveri contadini, vessati dalle incursioni dei briganti che rubano loro tutti i raccolti, decidono di chiedere l’aiuto di alcuni samurai per poter combattere contro di loro e sconfiggerli una volta per tutte. I samurai, più che per il magro compenso offerto loro, accetteranno per pietà e per desiderio di giustizia.
“I sette samurai” è considerato da cinefili e non un vero e proprio capolavoro di indiscutibile valore. E, anche se è difficile riuscire a dare dei giudizi completamente oggettivi quando si parla di pellicole, in questo caso è impossibile non confermare l’aurea di magnificenza che permea questo grandioso film. Sin dai titoli di testa si respira una certa aria di solennità, aria che accompagnerà tutta il film per la sua non proprio breve durata e che verrà inframmezzata da alcuni momenti di ironia e d’azione davvero ben studiati e congeniati. “I sette samurai” è dunque una pellicola che ci permette di essere testimoni di uno spettacolo impareggiabile di regia (con l’alternarsi di scene meditative con significativi e comunicativi primi piani e scene d’azione con battaglie all’ultimo sangue), recitazione (rimane impressa su tutte l’interpretazione di Toshiro Mifune nel ruolo del “finto-samurai”), fotografia (un elegantissimo bianco e nero), colonna sonora (che, perfettamente misurata, arriva a sottolineare con sempre più ritmo i momenti salienti e si fa via via più rarefatta lasciando spazio ai silenzi e ai rumori della natura nei momenti più descrittivi e narrativi), sceneggiatura (i tempi di narrazione sono perfettamente calcolati con una funzionale e snellente suddivisione in capitoli e, inoltre, le personalità dei sette samurai sono magistralmente delineate) e montaggio (che diverrà tipico dei film western successivi, debitori assoluti di questa pellicola, con le tipiche dissolvenze in nero o incrociate e i numerosi e repentini salti da un’ambientazione all’altra).
Ma al di là di questi che sono aspetti tecnici, “I sette samurai” si presenta come un film maestoso soprattutto per i contenuti di una profondità incredibile. Grandissimo affresco dalle mille tinte che contiene amore e violenza, amicizia e battaglie, giustizia e onore, azione e (medit)azione, poesia e ironia, tutto questo è lo straordinario film di Akira Kurosawa. Una serie di valori espressi alla perfezione dalla figura di questi quasi imperscrutabili samurai (“Ma cos’è essere un samurai?”, si domanderà l’uomo che si spaccia per tale, pur non avendo una discendenza nobile, in modo da ottenere gli stessi umili servigi che i contadini hanno promesso agli altri samurai, lo stesso uomo che verso la fine del film ci regalerà il momento più emozionante in assoluto quando, prendendo in braccio un neonato rimasto orfano a causa delle battaglie coi banditi, urlerà tra le lacrime: “Questo sono io, è quello che è successo a me!”), che apparentemente sono arrivati a dare ai contadini una lezione di guerra, ma in realtà doneranno loro la più grande delle lezioni, una lezione di vita, con profonde riflessioni sulla condizione umana ed esistenziale.
“I mali vengono quando ormai si pensa che non vengano più”, dirà il più saggio e il più anziano dei sette samurai che insegnerà agli altri sei, ma anche ai contadini che hanno chiesto loro di aiutarli, una tattica di guerra, ma anche di vita, importantissima: “Chi difende tutti difende se stesso, chi pensa solo a sé stesso si distrugge”.

HANNO PIU’ FEGATO I PADRI O I PISTOLERI?


Ripresa fedelmente la narrazione, stravolti i personaggi e le loro funzioni, oltre che i significati che portano con sé. “I magnifici sette” cult al 100% è costellato di personaggi mitici che pronunciano battute mitiche, in puro stile western. I sette aiutanti di questo più moderno villaggio di contadini sono interpretati da un cast di attori stellari: Yul Brynner, Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn su tutti e il cattivone, il terribile capo dei banditi, interpretato dal mitico Eli Wallach. Grande forza del film, come quasi sempre quando si tratta di questo genere cinematografico, è sicuramente la colonna sonora famosissima e straordinaria, che al contrario di quella de “I sette samurai”, è molto più presente, raramente interrotta, quasi sempre pronta a sottolineare ogni momento della pellicola. Altra grande differenza è sicuramente lo snellimento della narrazione, sempre suddivisa idealmente in capitoli, ma molto più ritmata e serrata. La lotta tra pistoleri e banditi è meno epica e poetica ma si fa più pericolosa e incerta. Gli stessi banditi assumono dei connotati più viscidi e crudeli dei loro predecessori, facendosi anche portatori di alcuni paradossi come quando all’inizio quando assaltano il villaggio dei contadini si lamentino per il cambiamento dei tempi: “Sto solo cercando di dimostrargli che non c’è più religione”, dirà il capo dei banditi rivolgendosi ad un contadino. Ma anche le personalità dei sette pistoleri, perfettamente delineate come nell’originale, sono decisamente differenti, come differenti sono le motivazioni che li spingono ad accettare la richiesta d’aiuto dei contadini disperati. C’è chi lo fa per soldi, chi per completo sprazzo del pericolo, chi per dimostrare la sua superiorità sugli altri pistoleri, chi per noia e desiderio di avventura (“Qui che c’è da fare?” “Una scazzottata col barista se le cose vanno bene”, dirà Steve McQueen prima di accettare l’incarico), chi per uscire dall’anonimato e provare di essere valente nonostante la giovane età (“Molto giovane e molto orgoglioso” “Già, i cimiteri rigurgitano di giovani molto orgogliosi”). Anche i contadini assumono caratteristiche differenti, non sono più così disperati e sottomossi come i loro progenitori, ma comunque bisognosi dell’aiuto di questi pistoleri con cui nasceranno anche delle amicizie, come quella tra tre bambini e il pistolero Bernardo che insegnerà loro il rispetto per i propri padri: “Credi che io abbia del fegato perché ho una pistola? I vostri padri ne hanno molto di più perché hanno la responsabilità” e che sarà protagonista (al contrario dell’originale in cui questo compito era affidato al “finto-samurai”) della scena più emozionante della pellicola, quando in fin di vita dirà ai tre bambini di guardare i loro padri mentre coraggiosamente e tenacemente continuano a difendere la propria terra.
I pistoleri, dunque, alla fine si dimostrano più eroici che mai, sostituendo le motivazioni iniziali con un senso di responsabilità che li porterà a rischiare le proprie vite senza un effettivo tornaconto se non quello di aiutare i poveri contadini. “Tu non devi niente a nessuno”, dirà il “capo-gruppo” ad uno di loro e questi risponderà “Solo a me stesso”, dimostrando di possedere un senso dell’onore e della giustizia, così come faranno tutti gli altri protagonisti di un finale che raggiunge il livello epico dell’originale, con il vecchio contadino (che in questa pellicola è molto più caratterizzato e ha molto più spazio) che pronuncia la battuta clou della pellicola: “Solo i contadini hanno vinto, perché sono loro che vincono sempre, perché sono loro la terra. Voi siete come il vento che soffia sulla terra e passa”. Al “capo-gruppo” dei pistoleri non resta che rendersi conto, disilluso come il suo progenitore, che “I contadini hanno vinto, noi no. Noi perdiamo sempre”.

Pubblicato su www.supergacinema.it

21 commenti su “I sette samurai vs I magnifici sette

  1. Debitori a questo film…ma anche ad un altro paio di kurosawa(come hai già scritto in altro post…)…all’epoca kurosawa spese un sacco di soldi per questo film e rischiò di non finire le riprese..ma questa è un’altra storia…tra le mille cose che si possono dire di questo film…l’idea di un unione samurai-contadini è qualcosa di rivoluzionario…almeno per chi conosce un minimo la storia giapponese…come si evince dal film queste due categorie erano divise da un odio secolare(odio dei contadini verso i samurai…disprezzo dei samurai verso i contadini per la precisione..anche se è banale sintetizzare così)..un risentimento che a confronto quello degli anni ’70 in Italia era robetta… un unione favorita da due figure a mio modo di vedere..la prima quella del samurai rivoluzionario(tagliare i capelli per salvare il bambino per un samurai era rivoluzionario)..la seconda quella del grandissimo Mifune che nei momenti difficili è stato indispensabile anello di congiunzione…splendida la scena finale in cui il samurai “rivoluzinario” e dostoevskijano(aggiungo io) dice che alla fine i veri vincitori sono i contadini…mi sono dilungato un po’…ma questo film è stupendo…

    Ivab

  2. Ciao Ivab, grazie per il commento e non ti sei dilungato affatto perchè è molto interessante. Infatti all’interno dello stesso film il contadino restio ad arruolare i samurai dice proprio una cosa come “I contadini che assoldano dei samurai, ma dove si è mai visto?”, una cosa del genere. Comunque grandissimo film, davvero monumentale.

  3. Alessandra, si chiama Ivan il tizio sotto. 😛

    Ma a quanto pare ha commesso un po’ di errori grammaticali.

    Tu, Alessandra, hai fatto una bella recensione, hai accostato due film, che oltre ad avere il 7 nel titolo anche la tematica a quanto pare.

    Guerrieri che si uniscono ai contadini… Dove alla fine non è l’eroe ad averla vinta, ma il contadino.

    Mi sembra anche ragionevole.

    Ma è qualcosa che hai affrontato all’università questa tematica, l’accostamento di questi ben due precisi film o è una tua ricerca, una tua considerazione?

  4. Si Drakoz, me ne sono accorta dopo…

    Comunque ho accostato questi due film perchè il secondo è una specie di remake del primo e perchè sto tenendo una rubrica sui remake su SupergaCinema, suddivisa in aree tematiche. La prima area è quella dei western, poi ce ne saranno altre.

  5. Fra l’altro i film di samurai di Kurosawa sono portati per natura a essere rifatti come western… basti pensare anche a “La sfida del samurai”, che è diventato poi “Per un pugno di dollari” (oltre a tornare infine gangster movie con “Ancora vivo”, chiudendo un cerchio ideale che era cominciato con “Piombo e sangue” di Dashiell Hammett…)

    Ciao

    Christian

  6. Si, Christian, infatti precedentemente ho pubblicato un pezzo dedicato proprio a “La sfida del samurai” e al suo remake non autorizzato “Per un pugno di dollari”. “Ancora vivo” devo ancora vederlo, ma sarà fatto.

  7. Ah, ok… ^^

    Seguo il tuo blog da troppo poco…!

    Comunque anche a me affascinano i remake, soprattutto quando non sono semplici riproposizioni ma viene cambiato il genere o l’ambientazione…

    Ciao

    Christian

  8. I magnifici sette è I sette samurai riassunto ed appiattito, privato di tutta la sua poesia (soprattuto visiva). L’ho trovato imbarazzante rispetto al capolavoro (mica l’unico) di Kurosawa!

    Gia il fatto che hanno fuso due personaggi principali (il ragazzo e Kikujiro) in un solo personaggio rappresenta il riassunto che è stato fatto e la piattezza che ne consegue!

    I magnifici sette è un cult davvero sopravvalutato 😉

    Egi

  9. Christian, non ti preoccupare, ci mancherebbe. Comunque si, se hanno qualcosa di diverso da dire pur riprendendo lo spunto di un altro film, anche a me affascinano i remake.

    Egi, anche secondo me I sette samurai è superiore, ma non per questo I magnifici sette si può considerare un film scarso solo perchè non raggiunge la grandezza dell’originale. Nel campo del western secondo me è un cult al 100%.

  10. Il capolavoro di Kurosawa lo vidi in versione italiana e poi originale (con sottotitoli) ma senza tagli più di trenta anni fa. Ero un ragazzino, ma mi piaque tantissimo. All’interno del film sono riprodotte alcune storie del repertorio letterario giapponese.

    Piccole storie Zen o aneddoti sulla vita e l’addestramento dei samurai divenuti poi ronin con l’avvento della modernità e con l’introduzione delle armi da fuoco. Difatti in questo periodo crepuscolare si connota il racconto. E’ l’ultimo bagliore prima della notte. Celebre resta la selezione dei compagni di sventura mettendo il giovane guerriero dietro la porta per provare ad attaccarli mentre il vecchio maestro li invita all’interno. Dopo che alcuni si sono liberati facilmente dell’attacco a sorpresa del giovane, il migliore risulterà essere quello che non attraversa la soglia, rivolgendo una frase ironica al vecchio maestro: Ma stiamo scherzando?

    Anche la scena del bandito ucciso con lo stratagemma di fingersi monaco è una celebre storia samurai.

    In effetti i 7 sono la summa di quanto si è detto e scritto su un periodo e un mondo tanto lontano che certo non ci appartiene più, nei valori e nelle terribili stidenti realtà.

    Certo i contadini vincono, ma il mito appartiene ai perdenti, come a volte accade anche nella vita.

  11. “Certo i contadini vincono, ma il mito appartiene ai perdenti, come a volte accade anche nella vita.”

    Bellissima riflessione, tra l’altro condivisibile. Grazie mille ^^

  12. Cara e pregiatissima (lo credo davvero) Alessandra…che è un cult questo è poco ma sicuro..secondo me però rientra nei cult che in realtà sono bruttini.

    Il western CULT ma ottimo è quello di Sergio Leone, che rappresenta l’orgasmo (la trilogia) e il romantico epilogo (C’era una volta il West) del genere!

    Poi ci sono altri tantissimi western anche poco conosciuti che sono dei giganti rispetto a I magnifici sette!

    Egi

  13. Egi, ti ringrazio per il “pregiatissima”, sei gentilissimo ^^ Comunque io penso che, indipendentemente dal confronto con l’originale, il film in sè per sè sia un ottimo western con tutti i capisaldi del genere. Mi è piaciuta la recitazione degli attori, la regia, la fotografia, la colonna sonora, la sceneggiatura (anche se ovviamente molto meno complessa e profonda dell’originale), il montaggio. Insomma lo reputo un cult, non perchè per antonomasia venga considerato tale, ma perchè lo è proprio per me. Poi, di film western non ne ho visti a bizzeffe, quindi magari quando avrò una visuale più completa potrei anche ricredermi, ma non penso, ahah!

    Comunque ripeto, grazie mille davvero per il complimento e soprattutto per aver letto la mia analisi ^^

  14. Di niente Ale, ti leggo quasi sempre e mi trovo quasi sempre in sintonia con le tue valutazioni. Abbiamo tante cose in comune, su tutte l’essere onnivori, il riuscire a “digerire” ed apprezzare un pò tutti i generi, senza pregiudizi!

    Ti posso fare una domanda? Tra i due “..sette..” quale hai visto per primo?

    Egi

  15. Un capolavoro e un cult (il suo remake) che hai benissimo analizzato e confrontato. Un lavoro encomiabile. I sette samurai è uno di quei film che ogni tanto rivedo, mentre I magnifici sette non lo vedo da tantissimo.

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