Il pozzo e il pendolo

REGIA: Roger Corman

CAST: Vincent Price, John Kerr, Barbara Steele, Luana Anders, Anthony Carbone, Patrick Westwood

ANNO: 1961

 

TRAMA:

 

Nicholas Medina, ancora sconvolto per la morte della sua amatissima moglie, riceve la visita di suo cognato che vuole fare luce sulla triste vicenda, facendo precipitare il vedovo sempre più in una spirale di ossessione per alcuni avvenimenti del suo passato che continuano a tormentarlo.

 

 


 

ANALISI PERSONALE

 

Secondo film di Corman tratto dai racconti macabri di Edgar Allan Poe, “Il pozzo e il pendolo” comincia come un intrigante thriller-psicologico e poi, verso il finale, vira nel più coinvolgente e delirante horror di genere. Grande forza di questa indimenticabile e ipnotizzante pellicola è, così come per il precedente del resto, la confezione estetica di alto livello con una straordinaria fotografia (eccezionali i ricordi di Nicholas bambino girati con lenti cromatiche che colorano lo schermo di blu e viola), un’impressionante colonna sonora, un sapientissimo utilizzo dei suoni diegetici ed extra-diegetici, ma soprattutto una fenomenale messa in scena, con un’ambientazione del tutto funzionalissima e simbiotica con il resto della pellicola. Senza il castello e tutti i suoi anfratti “Il pozzo e il pendolo” non riuscirebbe a sedurre lo spettatore così come, invece, riesce a fare. Senza quei cunicoli segreti, quelle enormi stanze splendidamente arredate ma sinistramente cupe, senza quei sotterranei in cui si celano dei segreti terrificanti e si conservano strumenti di tortura risalenti all’Inquisizione, lo spettatore non rimarebbe estasiato così come in realtà rimane durante e a fine pellicola.

L’Inquisizione, tema principale del racconto di Poe, è solo uno dei vari temi che aleggiano nell’aria di questa pellicola ambientata nel 1500, ma per certi versi decisamente attuale. Varie le tematiche che il regista decide di affrontare, richiamando tra l’altro alcune delle riflessioni già contenute ne “I vivi e i morti” e prendendosi molte libertà rispetto al racconto originale. Si va dall’adulterio, alla pazzia, allo spiritismo, alla vendetta e anche al senso di colpa per l’operato dei propri padri, che in una maniera o nell’altra riesce sempre ad avere effetti devastanti sui figli.

In questo caso, Nicholas, il protagonista (interpretato da un Vincent Price in stato di grazia che dona al suo personaggio uno stampo volutamente teatrale e sopra le righe, riuscendo nell’intento di comunicare tutta la sua disperazione iniziale e la sua confusione mentale finale) non riesce a dimenticare il fatto che suo padre fosse stato un terribile inquisitore che torturava le sue vittime proprio nei sotterranei del loro castello e che poi, un bel giorno, scoperto l’adulterio di sua moglie con sua fratello avesse fatto altrettanto con loro.

A nulla è valso il suo amore per Elizabeth (interpretata dall’icona horror per eccellenza, Barbara Steele), morta prematuramente proprio perché estremamente spaventata dalla visione degli strumenti di tortura, né l’apprensione e l’affetto di sua sorella Catherine (interpretata dalla bellissima Luana Anders), né tantomeno le cure amorevoli del suo migliore amico, il dottor Leon (interpretato da Anthony Carbone). L’arrivo del fratello di Elizabeth, Francis (interpretato dal bravissimo John Kerr), farà risvegliare in lui l’incubo di aver seppellito sua moglie ancora viva, così come successe a sua madre, e di essere incappato quindi nelle ire del fantasma di questa, che ogni notte trova il modo di spaventarlo in qualche maniera: suonando il suo clavicembalo, mettendo a soqquadro la sua stanza, chiamandolo dai sotterranei e via dicendo.

Ma Francis e il dottor Leon, cominciano a dubitare che a fare questi brutti scherzi sia in realtà il fantasma di Elizabeth, bensì qualcuno, magari qualche servitore, che in qualche modo vuole prendersi gioco del povero Nicholas, ormai in preda al delirio più totale. Chi sarà mai allora il colpevole di cotale meschineria? La risoluzione non sarà delle più scontate e contribuirà ad accrescere l’insanità mentale di Nicholas che, ormai impossessato dai suoi terribili ricordi, metterà in funzione lo strumento di tortura più terribile di tutti: il pendolo situato proprio sopra il pozzo. Ma non temete, la sua povera vittima riuscirà a scamparla per il filo del rasoio, e guardando la scena, decisamente ansiogena e turbante, mai espressione fu più indicata; mentre i veri colpevoli avranno ciò che si meritano.

 

VOTO: 9

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

Considerato che sei morto, stai da Dio. (Mia Farrow in "Alice")

 


LOCANDINA

 

12 commenti su “Il pozzo e il pendolo

  1. Adoro il cinema artigianale di Corman, e di film che ha realizzato ispirandosi (anche se solo vagamente, come in questo caso) a Poe, sono tra le sue opere migliori. Non so se hai visto anche gli altri, su tutti sono stato esaltato da La maschera della morte rossa e da La Tomba di Ligeia: il primo mi ha affascinato per il suo tono barocco, per l’uso quasi pittorico dei colori, il secondo è invece l’esempio più lampante e perfetto di “cinema gotico” per le sue atmosfere, le sue ambientazioni ed i suoi interpreti. Questo Il pozzo e il pendolo resta anch’esso tra i miei preferiti, in particolare tutta la parte finale.

  2. L’accoppiata Corman-Poe è fantastica.

    Il buon Roger è sempre riuscito ad esprimersi al meglio nei suoi film tratti da Poe, creando delle atmosfere vagamente ovattate difficilmente ripetibili.

    Se poi ci mettiamo dentro anche Vincant Price…!

    soloparolesparse

  3. Il terzetto Corman / Price / Poe non fallisce mai… Questi film riescono ancora a mantenere un fascino macabro e decadente che non è eguagliato da nessun altro.

  4. Adesso non resta che completare tutto il ciclo Corman-Poe.

    Io aspetto eh 🙂

    A proposito di Poe, ho un messaggio per tutti gli interessati (pubblicità progresso)

    E’ partita su Peeping Tom la rubrica

    “La cripta e l’incubo – Guida al cinema di Edgar Allan Poe”

    un excursus a puntate sulla cinematografia ispirata dall’opera di Poe.

    La trovate QUI

  5. Caso vuole che anch’io mi stia dedicando all’imperdibile duo Corman – Price.

    E dire che qualcuno si ostina a chiamarlo cnema di serie B…

  6. Giacomo, hai usato due aggettivi azzeccatissimi, macabro e decadente. Fin’ora ne ho visti solo due del terzetto, ma la definizione mi sembra azzeccatissima.

    Lost, seguiremo sicuramente la tua preziosissima guida.

    Cine, altro che serie B, non scherziamo!!

  7. Per quelli della mia generazione, Vicent Prince è il simbolo del film horror. Raffinato ed elegante, non sempre ha avuto modo di mostrare in pieno il sua talento (grande). Da “La maschera di cera” del 53 a “Edward mani di forbice” del 90, innumerevoli i film da lui interpretati e, ahimé, raramente alla sua altezza.

  8. Ho visto con piacere diversi film di Corman, quasi tutti tratti dai racconti di Poe. Con protagonista un attore del calibro di Vincet Price anche un piccolo film diventa un capolavoro !!!
    Il grande Vincent lo ricordo pure ne "Oscar insanguinato", forse una delle sue interpretazioni migliori

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