Rabid – sete di sangue


REGIA: David Cronenberg

CAST: Marylin Chambers, Frank Moore, Howard Ryshpan, Patricia Gage

ANNO: 1976

 

TRAMA:

 

Una giovane coppia subisce un tremendo incidente in motocicletta. Lui si fa qualche graffio, lei, Rosie,  rimane gravemente ferita. I due vengono portati nella vicina clinica del dr. Keloid, chirurgo plastico che da anni sogna di poter effettuare un trapianto di pelle. Costui approfitta dell’occasione che gli è capitata ed effettua l’operazione rischiosa sulla ragazza. Quando si risveglierà dopo un mese, Rosie si ritroverà a dover affrontare una terribile mutazione del suo corpo che la condurrà a comportamenti terribili.

 



ANALISI PERSONALE

 

Dal complesso residenziale L’arca di Noè de Il demone sotto la pelle alla clinica privata di chirurgia  estetica di Rabid. Dalla fame di sesso alla fame di sangue. Da un protagonista maschile ad una protagonista femminile (un’attrice porno imposta dalla produzione, anche se Cronenberg avrebbe fortemente voluto per questo film Sissy Spacek). Quale migliore posto di una clinica di questo genere, dove tutti si recano per “modificare” il proprio corpo, per ambientare questa nuova storia di mutazione della carne e della psiche, con conseguenti disastri più o meno insormontabili? I riferimenti si sprecano, da Freud (che viene letto da una giovane paziente della clinica che vi si reca perché suo padre vuole che abbia il naso diverso dal suo) a de Palma (la giovane protagonista dopo essere stata in un cinema porno a succhiare il sangue ad un uomo, passa davanti ad un altro cinema dov’è affissa la locandina di Carrie, guarda caso recitato da Sissy Spacek), a Romero (già citato nel finale del film precedente, qui richiamato proprio perché ancora più fortemente le vicende di questo film richiamano alla mente quelle degli zombie romeriani, oltre che dei vampiri).

Rabid – sete di sangue è un horror un po’ sui generis, come sono poi tutte le pellicole del regista canadese, proprio perché inserito in alcuni contesti che il più delle volte cozzano col genere, come quello fortemente melò che si esprime maggiormente nel finale che vede consumarsi un enorme contesto melodrammatico sfociante poi nella famosissima scena del ballo scolastico. Sicuramente, dunque, una scelta voluta quella di Cronenberg che ancora non ha perfettamente delineato la sua poetica e la sua estetica, ma che si trova decisamente sulla strada giusta. Molti degli elementi, visivi o narrativi, ravvisabili in questa pellicola li ritroveremo infatti in alcune delle sue bellissime pellicole a venire. Tralasciando l’ovvia trasformazione del corpo che si avvia a seguito di una mutazione interna (in questo caso la trasfusione di pelle ha creato dei problemi al sangue della ragazza), tipico e ricorrente leit-motive cronenberghiano, possiamo ad esempio notare che la protuberanza che cresce sotto l’ascella di Rosie, una sorta di apertura a forma di vagina dalla quale fuoriesce un pungiglione a forma di pene (la sete di sangue è in realtà di nuovo sete di sesso?), ricorda moltissimo la “porta verso l’altro mondo” che posseggono i protagonisti di Exsistenz o le protuberanze attraverso le quali i ragni e le macchine da scrivere de Il pasto nudo, secernevano una qualche viscida sostanza. Ma, tornando a Rabid, quello che più conta è che comunque il film si svolge seguendo le regole di un canonico horror. La donna, una volta resasi conto della sua nuova natura, non riesce a fare a meno di “cibarsi” del sangue altrui, a cominciare dai pazienti della clinica stessa, diffondendo un terribile virus inizialmente scambiato per idrofobia. Ed è così che infettato dopo infettato, la città di Montreal si riempie di gente affamata di sangue che si riconosce dal terribile pallore del volto e dalla schiuma bianca che fuoriesce dalla bocca. Si passa da un paziente della clinica, ad un taxista, ad un camionista, ad un fattore e via di questo passo, fino a quando quasi tutta la popolazione non verrà infettata, costringendo gli altri a rintanarsi e difendersi sparando a vista sui contagiati. Il tutto a causa dell’operazione del dr. Keloid, segno questo dell’estrema negatività della scienza quando si vuole sostituire all’uomo e alla natura, critica aspra e notevole del regista ad una società sempre più arrivista e interessata al successo e all’affermazione personale. Rosie, avendo la sua arma nascosta sotto l’ascella, per poter attaccare il prossimo è costretta ad abbracciarlo (se nel film precedente il contagio si trasmetteva con un bacio, qui si passa ad un altro “elemento” dolce e romantico come può essere l’abbraccio), arrivando persino ad un exploit quasi zoofilo (la donna si recherà in una stalla per abbracciare col suo pene-vagina una mucca). La perversione, dunque, è l’altro elemento che scaturisce dalla mutazione corporea di Rosie (ed ecco giustificata, oltre che per gli incassi, la scelta di un’attrice erotica molto conosciuta all’epoca), mutazione che però non le impedirà di mantenere saldi i suoi affetti, tanto che si rifiuterà di attaccare sua sorella o il suo amatissimo fidanzato, fino a giungere ad un finale davvero terribile che la vedrà cadavere inerme gettata in un camion di rifiuti, completamente annullata e distrutta.

 

VOTO: 8

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO


I mussulmani si depilano le parti intime. Non mi stupisce che poi diventino terroristi. (Dal film "100 ragazze")

  


LOCANDINA

 

 

14 commenti su “Rabid – sete di sangue

  1. Ho da poco finito di guardare “Il Demone sotto la Pelle” che ti ho commentato nell’apposita recensione. Questo insieme anche a “The Brood” saranno presto visti e analizzati. Ma prima vorrei leggermi la biografia di Cronemberg per capirlo meglio come persona.

  2. mi sembra che si tratti del tema ricorrente dell’uomo contro dio/al posto di dio di maryshelleyana – mio neologismo – memoria.

    Mario

  3. No, sostanzialmente è più una critica mirata alla scienza, non in quanto tale, ma quel tipo di scienza che travalica i confini etici, spinta dalla sete di eccessiva conoscenza.

  4. Benissimo! Un horror che diventa melodramma, sono d’accordo. Un film notevole, fuori da ogni genere. L’infezione del cinema è cominciata.

  5. Eh già Al, me ne mancavano un pò e sto cercando di recuperarli tutti.

    Damiani, facci sapere poi eh?

    Luciano, non si è infettato solo il cinema!

  6. Ale ti stai lanciando in una completa monografia cronenberghiana? Bene, ottimo 🙂

    Rabid è importante per il suo valore apripista nella poetica perturbante del maestro.

    Anche se come film in sè sconta qualche ingenuinità, e a livello di puro marasma sanguinolento verrà superato dall’immondo (e magnifico) Brood !

  7. Si, Brood è davvero meraviglioso. Però queste due prime pellicole di Cronenberg, costituiscono una bella finestra aperta su quello che saranno poi i temi portanti della sua poetica e della sua estetica.

  8. Nonstante in origine fosse prevista la Spaceck (come sottolinei), ho trovato Marylin Chambers fenomenale.

    Piccola differenza di pensiero:

    Io nella fessura ho sempre visto un ano, anche in Existenz.

    (Tu dirai, vabbè siamo sempre lì!^^)

    Per il resto, come ha sottolineato gianni canova nel suo saggio su cronenberg, in questo film si afferma definitivamente la passione del regista per il melodramma.

  9. Ho visto entrambi i film quest’oggi, “The Brood” e “Rabid”. Belli, mi son piaciuti, le bambine mostriciattolo e il modo come la madre le generava, e l’odio stesso che quella figura emanava, non erano per niente indifferenti, mi hanno colpito come mi colpirebbe qualcosa di mai visto, mi hanno fatto anche un po’ senso a dire il vero a prova che fosse ben realizzato.

    Anche Rabid non è stato male, poi quello stile tipicamente anni ’70 in ogni cosa visibile dalla telecamera è un angolo di storia documentaristica ormai, oltre che un film. Comunque avendoli visti uno dietro l’altro ho notato subito un personaggio che è presente in entrambi i film. In “The Brood” è l’uomo che fa ginnastica col tumore alla glottide, su “Rabid” dice una frase mentre sta sdraiato a letto, penso all’ospedale, non so dire bene se oltre la seconda metà del film. (Oltretutto mi sembra di averlo già visto ma non ho ricollegato chi sia, lo chiedo a voi).

    Un’altra cosa curiosa e divertente che mi è saltata agli occhi è un dialogo in sottofondo, in Rabid: Nella scena in cui il fidanzato della ragazza col parassita, che ormai è in fuga ed intenta a nutrirsi infettando mezzo mondo, in questa scena sta usando un telefono pubblico all’interno della stessa clinica per chiedere all’amica della sua ragazza se l’avesse sentita. Esattamente mentre lui dialoga con la sua amica, nella parte sinistra dello schermo un medico sta per fare il test dell’alcol ad un tizio indiano, questo indiano è accompagnato da un altro amico alto e grosso e coi capelli lunghi, di per se è una cazzata lo dico subito, ma mi ha fatto ridere il fatto che il doppiaggio abbia assegnato una voce esplicitamente femminile all’omone indiano 🙂

  10. Fly, quell’attore diciamo che compare in parecchi film di Cronenberg, quello che parla nel letto per intenderci.

    Sull’indiano me n’ero accorta pure io, infatti ho pensato alla fine che fosse na donna a sto punto…

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