Ubriaco d'amore


REGIA: Paul Thomas Anderson

CAST: Adam Sandler, Emily Watsan, Philip Seymour Hoffman, Luiz Guzman

ANNO: 2002

 

TRAMA:

 

Barry, oppresso oltremodo da sette sorelle poco indulgenti nei suoi confronti, è incapace di condurre un’esistenza piena e felice, si muove incerto tra la sua asettica casa e il suo vuoto e freddo posto di lavoro, senza conoscere gioia o felicità e abbandonandosi per lo stress e per le pressioni a frequenti scatti d’ira. L’entrata nella sua vita di un oggetto inaspettato cambierà la sua situazione. L’unica ancora di salvezza alla sua condizione sarà l’amore.

 


 


 

ANALISI PERSONALE

 

Paul Thomas Anderson è sicuramente uno degli autori più interessanti e più importanti che il panorama cinematografico può vantare. A dimostrarlo è arrivato il suo ultimo immenso capolavoro “Il petroliere”, ma sicuramente le sue precedenti pellicole sono accompagnate da una cifra stilistica e narrativa non indifferente che ha costituito il percorso di una carriera che pur non allineandosi ai canoni prestabiliti di un certo modo di vedere e pensare il cinema, è riuscita ad affermarsi e confermarsi film dopo film. Dopo i ritratti corali altmaniani di “Bolgie Nights” e di “Magnolia”, Anderson decide di soffermarsi sul ritratto di un uomo che porta con sé profonde riflessioni sulla società, sulla famiglia, su come a volte queste possano essere delle vere e proprie gabbie per l’espressione della propria personalità o per il conseguimento della propria felicità e realizzazione. Tutto questo è “Ubriaco d’amore” (titolo originale molto più geniale e indicato “Punch-drunk love” che significa “suonato d’amore”), senza contare il fatto che si tratta comunque di una commedia romantica decisamente non convenzionale e molto originale. Merito del regista, dunque, è anche quello di aver liberato dalle maglie della retorica e della prevedibilità un genere che molto spesso ne è vittima. La storia di Barry è una comune storia d’amore che però viene narrata e mostrata allo spettatore in maniera decisamente più interessante e curiosa oltre che estremamente coinvolgente.

Il film si apre in maniera grottesca: Barry, relegato in un angolo del suo ufficio (molto spesso lo vedremo ai margini o agli angoli dell’inquadratura fino a quando non comincerà ad assumere il pieno controllo della sua vita e a ribellarsi a quel mondo che lo rifiuta), viene sorpreso da un rumore fragoroso che lo porta ad uscire per vedere cosa sta succedendo; un camion in corsa “rilascia” sulla strada un harmonium che si va a fermare proprio vicino ai piedi di Barry. Un evento che può sembrare, e sicuramente lo è, allucinante e quasi incredibile. Ma il cambiamento interiore ed anche esteriore del protagonista verrà alla luce (e parlare di luce non è casuale dato che la fotografia incentrata sul contrasto dei colori e sugli straordinari giochi di luce è parte fondamentale della pellicola), proprio in seguito all’entrata in scena di questo oggetto. Barry è castrato e ingabbiato da un nido famigliare composto da sette sorelle oltremodo insopportabili e per nulla indulgenti nei suoi confronti e da una società che sembra respingerlo e non accettarlo per come è. Ecco spiegata l’eccentricità di certi suoi comportamenti e lo scoppio improvviso e inaspettato di momenti di rabbia incontrollati (spaccherà le vetrate della casa di sua sorella e il bagno di un ristorante), atteggiamenti che sono delle risposte al mondo che non accetta Barry e che Barry non riesce ad accettare e che risultano essere anche il risultato dell’esasperazione dell’uomo che non ha mai incontrato il vero amore e che forse ne sente un enorme e vitale bisogno.

 

A causa di questa sua solitudine esistenziale non più sopportabile Barry telefonerà ad una di quelle linee erotiche per tentare di provare quelle emozioni che sembra non aver mai provato. Questo sarà l’inizio di un percorso folle che lo vedrà coinvolto in minacce e inseguimenti vari con gli amici della donna che ha parlato con lui al telefono (tra cui un grande Philip Seymour Hoffman). Merito dell’alto grado di coinvolgimento della pellicola è sicuramente lo stile che l’accompagna: a cominciare da una strepitosa regia che si avvale di alcuni movimenti della macchina da presa che lasciano a bocca aperta, come lo straordinario piano sequenza della telefonata erotica, in cui la telecamera ci mostra tutta l’instabilità e l’aridità della vita di Barry, soffermandosi traballante sui particolari della sua casa quasi spoglia e asettica, o l’espediente della telecamera fissa che inquadra prima i luoghi e poi l’entrata in scena del protagonista (come ad esempio nel supermercato dove Barry scopre un’incredibile offerta), o la bellissima sequenza dell’incontro alle Hawaii tra i due innamorati che vengono estraniati completamente (con un gioco di ombre davvero fenomenale) da tutti i numerosi passanti e si uniscono in un tenerissimo bacio; senza tralasciare la stupefacente colonna sonora che incalza e trascina lo spettatore nel mondo di Barry (dapprima costituita da una serie di rumori quasi cacofonici e incessanti che caratterizzano l’insofferenza che Barry prova per le sue sorelle e viceversa per poi trasformarsi in una serie di note melodiche e quasi retrò che rappresentano la nascita dell’amore e dunque la comparsa di un’ancora di salvezza); arrivando alla sorprendente prova recitativa di Adam Sandler (che ci ha abituati a ben diverse prestazioni) che incarna alla perfezione il carattere introverso e quasi stralunato del protagonista per cui è difficile non provare empatia. 

“Ubriaco d’amore” è una pellicola in cui il grottesco si unisce all’ironia e al romanticismo, una inusuale storia d’amore che si fa emblema di una condizione esistenziale e che riesce a trasmettere numerose sensazioni (a volte lo spettatore è persino irritato dall’incessante martellio dei suoni che compongono la colonna sonora o dei giochi di luce che accompagnano l’entrata in scena di Barry nel suo ufficio o nel suo garage, ma poi è anche turbato per gli inconvenienti che la telefonata erotica comportano per Barry o entusiasta per il suo riscatto in seguito alla conoscenza della donna amata) e profondissime riflessioni.

 

VOTO: 8,5

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

Preferisco di gran lunga aver fama di cornuto che di imbecille. (da "Barry Lyndon")

 


LOCANDINA

 

14 commenti su “Ubriaco d'amore

  1. In effetti anche io l’ho scoperto in ritardo, però devo dire che sono rimasta folgorata, un film veramente molto particolare e interessante.

  2. dopo il progetto wes anderson (collezione completa in dvd), devo assolutamente iniziare il progetto paul thomas anderson. Il tuo post mi ha convinto che non posso non vedere questo film. Come cavolo ho vissuto fino ad oggi?

  3. Eh, Wes Anderson, grande!! Mi manca forse solo un film suo. Comunque anche Paul Thomas non scherza. Non rammaricarti delle mancanze, io sto messa forse anche peggio guarda ^^

  4. Country, ho ho preferito di gran lunga lui, però anche lei se l’è cavata sicuramente.

    Iohannes e Iggy, recuperate vi piacerà sicuramente!

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