America 1929 – Sterminateli senza pietà




REGIA: Martin Scorsese

CAST: Barbara Hershey, David Carradine, Barry Primus, Bernie Casey, John Carradine

ANNO: 1972

 

TRAMA:

 

Bertha, dopo la morte del padre in seguito ad un tragico evento sul lavoro, comincia a viaggiare sui treni merci alla ricerca di fortuna e sostentamento. In uno dei suoi viaggi fa la conoscenza del sindacalista Billy di cui si innamora, ma che perde di vista. Nel frattempo conosce anche Rake, un baro ebreo che la sostiene per un po’. Insieme i tre costituiranno una banda, arricchita da un negro suonatore di fisarmonica, e porteranno a termine una serie di rapine soprattutto ai danni dello schiavista Sartoris, proprietario di una ferrovia.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

Ritratto lucido e amaro, oltre che crudele e profondissimo, dell’America della Depressione, quella che dà il titolo italiano alla pellicola, originariamente intitolata Boxcar Bertha, dal nome della sua protagonista, Bertha Thompson, realmente esistita, tant’è che la pellicola è tratta dal suo romanzo autobiografico “Autobiografia di una vagabonda americana”.

Seconda pellicola di Scorsese, all’epoca giovanissimo regista in ascesa, “America 1929 – sterminateli senza pietà”, prodotto tra l’altro dal grande Roger Corman, è ispirato ad una lunga tradizione di gangster movie, con conseguenti e ripetute scene di sesso e violenza (rimane impressa quella in cui uno dei protagonisti viene ucciso dagli scagnozzi dello schiavista ferroviario, ma non solo), tant’è che all’epoca si vociferò addirittura sul fatto che i due attori protagonisti, la splendida e perfetta Barbara Herhsey e lo straordinario David Carradine qui in una delle sue migliori interpretazioni, in realtà non recitassero affatto quando erano chiamati ad interpretare scene di sesso.

Voci di corridoio a parte, quello che più colpisce della pellicola, al di là della più o meno elevata qualità tecnica (non sempre le scene sono ben amalgamate tra loro, ci sono degli stacchi di montaggio che rendono poco chiaro il passaggio da una scena all’altra, anche se per il resto ci si può dire soddisfatti), è l’estrema adeguatezza nel riuscire a descrivere senza troppi fronzoli e con uno stile secco e diretto i grandi temi che attraversavano l’America degli anni 30. Lo schiavismo, il razzismo (“C’è un altro uomo con lui?”, “No, è solo un negro”), l’enorme crisi economica e sociale che si abbattè  sul paese, le differenze culturali quasi insormontabili (indicativa la scena in cui Bertha ritrova dopo tanto tempo il suo amico negro in un locale pieno di uomini e donne di colore che la guardano in cagnesco), la nascente forza del sindacalismo e l’imperante paura del comunismo (impersonato da Billy, un idealista comunista che si ritrova suo malgrado a fare il delinquente e che continua a ripetere: “Non sono fatto per questa vita”).

Riusciranno a sostenersi a vicenda grazie ad un paio di rapine andate a buon fine, nascondendosi in un casolare in campagna e organizzando un piano per porre fine ai soprusi del signor Sartoris, facendo irruzione in una festa data da lui per rapinare tutti i convenuti, e poi rapendolo per chiedere un riscatto di 200.000 dollari. Ma le cose non andranno a buon fine e i quattro personaggi principali della pellicola saranno costretti a dividersi e a cercare ognuno la propria strada per la sopravvivenza.

Loro sono Bertha, una ragazzina che perde la sua innocenza nell’istante stesso in cui suo padre perde la vita e che si vedrà costretta a prostituirsi per sopravvivere, dopo aver perso il suo grande amore e i suoi unici amici; Billy, il comunista che fa perdere la verginità alla bella e giovane Bertha, innamorandosene e facendo per lei cose che non avrebbe mai fatto, come le rapine ai treni-merci, anche se cerca di mascherarle come atti di rivoluzione contro il potere, non riuscendo a trovare l’appoggio dei suoi ex colleghi sindacalisti; Rake, un ebreo che viene dal nord e che evita di parlare per non farsi riconoscere nell’accento e nella provenienza, un uomo che per sopravvivere bara giocando alle carte con ricchi signori e che per un po’ si occuperà di Bertha fino a quando, scoperto da un avvocato, non sarà costretto a fuggire con lei per ricongiungersi a Billy; Von Morton, il negro la cui amicizia fa passare dei guai a Billy, picchiato da poliziotti e sceriffo, l’unico che alla fine riuscirà a trovare il giusto riscatto vendicandosi dei torti e dei soprusi subiti, anche se non sarà in grado di evitare la tragedia. 

E’ nel finale, infatti, che si comincia a scorgere la mano del regista, divenuto in seguito uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi, con uno scoppio deflagrante di violenza inaudita che non lascia spazio ad alcuna speranza e che fa svanire nella polvere di un treno che si allontana tutti gli sforzi dei protagonisti per ribellarsi ad un sistema corrotto e marcio, anche se forse non nel migliore dei modi, e tutte le loro speranze in un futuro migliore.

 

VOTO: 8

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Il pazzo è colui che ripete lo stesso gesto all’infinito aspettandosi ogni volta un risultato diverso" (28 giorni)

 


LOCANDINA

10 commenti su “America 1929 – Sterminateli senza pietà

  1. questo è davvero uno dei blog più accurati e dettagliati che io abbia mai visitato. probabilmente il migliore per quanto riguarda l’argomento cinema. complimenti davvero ti ho aggiunto ai preferiti. Marco

  2. Addirittura. Bè io sinceramente gli ho preferito altre pellicole, però rimane il fatto che stiamo comunque parlando di un bellissimo film.

  3. Sì perché in effetti c’è quello stile anni 70, da cinema “moderno”, quasi da nouvelle vague che mi affascina. Infatti hai definito benissimo in poche righe lo spirito del film. “…è l’estrema adeguatezza nel riuscire a descrivere senza troppi fronzoli e con uno stile secco e diretto i grandi temi che attraversavano l’America degli anni 30”. Un tipo di cinema che adoro.

  4. Capisco, in effetti in quello il film è riuscitissimo, è uno stile molto apprezzabile. Fatto sta che, pur avendo apprezzato moltissimo il film, i miei preferiti di Scorsese rimangono altri come per esempio “Taxi driver”, “Toro scatenato”, “Fuori orario”, “L’ultima tentazione di Cristo” e “Quei bravi ragazzi”.

  5. In effetti c’è l’imbarazzo della scelta. E ovviamente sono d’accordo nel considerarli grandi film. Il migliore per me in assoluto è Toro scatenato seguito da Taxi driver. Grande cinema.

  6. Io li metterei al contrario. Prima Taxi driver e poi Toro scatenato. Ma siamo lì, appunto, sempre di grande cinema si tratta.

  7. Ottimo commento su un film che ho amato molto ma che purtroppo, non riesco a "beccare" più da nessuna parte.
    Sarà anche la mia imperizia sul piano tecnologico, non dico di no…
    Il film di Scorsese spiega bene che cosa sia stata e cosa ancora la vita dei lavoratori e degli emarginati… che in questa società sono spesso cotretti alla falsa scelta tra la miseria, lo sfruttamento e talvolta, la stessa delinquenza.
    Anche lato sociale a parte, il film è comunque appassionante.
    Sul lato tecnico non sarei proprio in grado di pronunciarmi, ma gli "stacchi di montaggio" (questa è una mia modesta ipotesi) non saranno stati funzionali alla riproduzione del clima di disorientamento e di angoscia dei protagonisti?
    Fammi sapere che cosa pensi di questo.
    A prestoe complimenti per il blog, che visiterò spesso.
    Ciao.

    P.s.: ti allego il mio indirizzo blog, che tanto non so postare (o come si dice)

    riccardo-uccheddu.blogspot.com

  8. Effettivamente, potrebbe essere stata una tecnica voluta, quella del montaggio. Però non saprei, non ho avuto questa impressione in questo caso.

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