Alice non abita più qui




REGIA: Martin Scorsese

CAST: Ellen Burstyn, Kris Kristofferson, Harvey Kietel, Jodie Foster

ANNO: 1975

 

Alice sin da bambina coltiva il sogno di diventare una grande cantante. A 19 anni però si sposa e si dedica alla vita familiare. Rimasta vedova a 35 anni con un bambino di 12 anni da tirare su, decide di partire per tornare alla sua città natale, mantenendosi strada facendo cantando in alcuni locali, scontrandosi con la dura realtà e finendo a fare la cameriera.

 

Quarta pellicola del già molto maturo Scorsese, cinematograficamente e concettualmente parlando, “Alice non abita più qui” è il tipico film on the road che si accompagna con tematiche molto interessanti e profonde come l’emancipazione femminile, la ricerca e l’inseguimento dei propri sogni, l’inserimento a volte difficile e imprevedibile nella società, soprattutto da parte di soggetti, come Alice, per la maggior parte della propria vita ingabbiati in realtà chiuse e asfissianti, come lo è il rapporto della donna con il marito dispotico e violento.

Sarà la morte di questo personaggio che farà scattare in Alice il sentimento di riscatto e di rinascita in un vero e proprio passaggio di “staffetta” che vedrà la spaesata e determinata Alice fare di tutto pur di fare finalmente qualcosa per sé stessa, piuttosto che per gli altri, come ha sempre fatto. Accanto a lei un ragazzino molto precoce, oltre che eccesivamente chiacchierone e viziato. Lo stesso che però susciterà in lei, e di rimando anche nello spettatore più sensibile, dei moti di dolcezza e di commozione proprio perché seppur abbastanza maturo, pur sempre bisognoso dell’affetto materno e delle cure di un adulto, oltre che latore di gesti e dichiarazioni oltremodo affetuose.

E’ così che i due a bordo di un auto stracolma di valigie e di ricordi (il più doloroso è quello della migliore amica abbandonata per inseguire le proprie aspirazioni) viaggeranno per le strade americane mostrandoci squarci e realtà cittadine molto diverse a seconda delle loro destinazione. E se la prima tappa non sarà delle più auspicabili (Alice troverà sì un lavoro come cantante, ma farà anche la conoscenza di uno spasimante fin troppo violento e prepotente), la seconda tappa si rivelerà ben più felice e soddisfacente, nonostante la donna sarà costretta a lavorare come cameriera per mantenere se stessa e il suo bambino. Ecco che la felicità si trova anche in cose che mai avremmo pensato, nonostante il desiderio scalcitante di realizzare le proprie aspirazioni continui a vivere forte nel cuore di Alice. Sarà qui, a Tucson, che Alice troverà la tranquillità, l’indipendenza e la gioia che forse mai era riuscita a provare in vita sua, se non nei pochi anni prima del matrimonio in cui era riuscita per un breve soffio di tempo a realizzare il suo sogno di cantante.

Non saranno solo queste le sorprese che l’avventura di Alice le riserverà. Dopo un’iniziale conflitto con la sua collega alla tavola calda, la donna riuscirà a trovare un’alleata e un’amicizia femminile che in parte sostituirà il vuoto lasciato dalla migliore amica, oltre a darle la possibilità di condividere sentimenti ed emozioni fino ad allora tenute represse perché impossibili da raccontare e da far comprendere al suo bambino, seppur molto sveglio. Ma soprattutto Alice troverà l’amore in una sorta di cow-boy gentile che per conquistarla cercherà di “far la corte” prima a suo figlio, pur incorrendo in non poche difficoltà che incrineranno i rapporti con la stessa donna dei suoi sogni.  In un finale dolce-amaro (Alice ha trovato l’amore e la stabilità, ma, almeno apparentemente, ha abbandonato i suoi sogni di bambina e di ragazza scontrandosi con la dura realtà della vita quotidiana), Alice e il suo bambino ci accompagneranno in una passeggiata di rassegnazione, ma paradossalmente al tempo stesso di serenità assoluta.

Grande punto di forza di questa pellicola dallo stampo prettamente documentaristico con funzionalissimo utilizzo della camera a mano e dei primissimi piani di Alice, è l’intepretazione di Ellen Burtyn, che le valse giustamente l’Oscar, sempre in perfetto equilibrio tra il dramma e la commedia, così come sono le vicende che la vedono come protagonista. Funziona alla grande anche il racconto del particolare rapporto con suo figlio, fatto spesso di giochi e scherzi, ma sicuramente molto intenso e profondo. Da citare il cameo di una piccolissima Jodie Foster nel ruolo di una bambina fin troppo cresciuta che passa il suo tempo suonando la chitarra e sbronzandosi in attesa che la mamma torni dal suo lavoro di prostituta.

Grazie all’occhio-camera di Scorsese, con “Alice non abita più qui”, ci viene dato accesso ad un mondo che è specchio e metafora di una serie di verità che compongono, prima o poi, la vita di ciascuno di noi come dimostra il cambio di registro stilistico dall’incipit molto “favolistico” con la piccola Alice che sullo schermo completamente rosso urla al cielo che riuscirà a realizzare i suoi sogni e il resto della pellicola che ci dimostra come molto spesso non sempre la vita va nella direzione che noi ci prefissiamo.

 


 

12 commenti su “Alice non abita più qui

  1. che filmone.lo vidi anni fa grazie a una proiezione su rai3 in notturna in lingua originale.
    Sono rimasto affezionato a questo film.Grazie di avermelo fatto ricordare.

  2. Scorsese è praticamente già nato maturo. SI è solo "riscaldato" con i primi film (Chi sta bussando alla mia porta, America 1929) per poi mostrare subito le sue qualità in quelli successivi (Mean Streets e questo).
    Una splendida pellicola.

    Ciao
    Christian

  3. steutd, la sit-com non l’ho vista purtroppo. I voti solo ai film che escono in sala per la connection. Per il resto, ho chiuso coi voti 😛

    Wakefield, non c’è di che ^^

    Christian, ma si, infatti già con America 1929 Scorsese aveva dimostrato di essere maturo. Chi sta bussando alla mia porta devo ancora vederlo. Mean streets è mitico.

  4. a me manca 🙁

    Se posso, vorrei attirare l’attenzione dei cinefili (e anche dei cinofili vai) sul film Agorà che uscirà in tutto il mondo tranne che in Italia…la trovo un’ingiustizia enorme!!!

  5. Banana, si, infatti c’è anche una petizione da firmare. Sul blog Il muro del pianto, tra i miei link al lato, c’è il post che ti rimanda a quella petizione.

  6. …appena visto !!!
    Splendida la tua recensione, questo è grande cinema

    …purtroppo oggigiorno chi propinano solo un sacco di schifezze… 

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