Parnassus – L'uomo che voleva ingannare il diavolo




REGIA: Terry Gilliam

CAST: Heath Ledger, Christopher Plummer, Lily Cole, Tom Waits, Johnny Depp, Jude Law, Colin Farrell, Verne Troyer, Andrew Garfield, Peter Stormare

ANNO: 2009

 

Parnassus, insieme a sua figlia, un nano e un giovane attore, gira per le strade di Londra col suo baraccone col quale si esibisce in spettacoli itineranti che offrono al pubblico la possibilità di fare un vaggio nella propria immaginazione attraverso uno specchio magico. A causa di un suo antico patto col Diavolo, sarà costretto a cedergli sua figlia, a meno che non vinca un’ulteriore scommessa. Sul suo camino, inoltre, inciamperà anche un uomo ritrovato in fin di vita e senza memoria, che ben presto rivelerà molte sorprese.

 

Grande ritorno per Gilliam dopo il bellissimo e sottovalutato “Tideland”, che non delude nemmeno stavolta, perlomeno per coloro che apprezzano il suo stile e le sue tematiche e, soprattutto, per coloro che si lasciano facilmente trascinare corpo e anima in un cinema sicuramente imperfetto, ma indubbiamente dotato di un cuore pulsante. Durante la visione di “Parnassus, l’uomo che voleva ingannare il Diavolo”, ci dimentichiamo di tutto ciò che c’è intorno e ci lasciamo trascinare nella narrazione che ci rende quasi invisibili i difetti sparsi qui e lì (comunque mai eccessivi), per farci tuffare completamente dentro lo schermo, così come avviene ai fortunati (o a volte anche sfortunati a seconda di chi siano vittime o ospiti) che all’interno del film riescono ad oltrepassare lo specchio. Specchio al di là del quale si aprono mille mondi straordinari e fantastici, fatti di magnifiche immagini e meravigliosi colori, metafora neanche tanto velata del modo di concepire il cinema da parte di Terry Gilliam, che col cinema vuole e ci vuole fare sognare, oltre che ovviamente far sviluppare e alimentare la nostra e la sua immaginazione. Altro riferimento palese alla sua poetica cinematografica è ovviamente l’importanza della narrazione, senza la quale il mondo non potrebbe andare avanti (ovviamente di rimando anche il micromondo cinematografico), così come ci dimostra il flashback durante il quale Parnassus e il suo antagonista hanno il loro primo incontro (scena di un’impatto visivo e comunicativo non indifferente). Immaginazione e narrazione, dunque, sono i due punti cardine di questa roboante, caotica, confusionaria e ricchissima favola dei tempi nostri (cosa che rimanda al gioiellino “La leggenda di un re pescatore”, anche se le auto-citazioni non si fermano qui), attraverso la quale Gilliam compone un fitto mosaico del suo cinema e di sé stesso, quasi si trattasse di un vero e proprio autoritratto (Parnassus altri non è se non un lapalissiano alter-ego del regista stesso), riuscendo nell’intento di racchiudere in un unico film tutti i topoi della sua filmografia, quasi come se si trattasse di un fin troppo precoce testamento artistico. Indubbiamente l’improvvisa e inaspettata morte del grandissimo Heath Ledger, le cui lodi non devono risentire della sua dipartita per paura di rischiare di apparire retorici e buonisti, ha minato in parte il progetto iniziale e la totale riuscita dello stesso, visto che per concludere la lavorazione del film il regista ha dovuto rivedere gran parte di ciò che aveva scritto e progettato, oltre che sostituire il talentuoso Ledger con altri tre assi del cinema contemporaneo: Johnny Depp, il migliore di tutti, che in un piccolo cameo ci emoziona e commuove con il sentito omaggio a personaggi che tanto hanno dato al mondo per poi scomparire prematuramente (ovvio riferimento a Ledger stesso, anche se sarebbe stato più opportuno attenersi solo ed esclusivamente a personaggi cinematografici); Jude Law, forse un po’ troppo eccessivo, che però si fa al centro della sequenza più esilarante della pellicola (il balletto dei poliziotti); e Colin Farrell, colui che rimane più a lungo sulla scena e che forse diviene il protagonista di un finale un po’ raffazzonato, ma tutto sommato accettabile alla luce di quanto di buono si è assistito fino ad allora. Non si possono dimenticare nemmeno gli altri protagonisti, ognuno caratterizzato da elementi davvero gradevoli che vanno dalla recitazione ovviamente (Christopher Plummer è un ottimo Parnassus, Lily Cole è una deliziosissima fanciulla in fiore e Tom Waits è un gigantesco e imperdibile Diavolo), fino ad arrivare al trucco, ai costumi, alle acconciature. Grande forza del film è l’impatto visivo che esso possiede per via delle scenografie spettacolari e di un ottimo utilizzo della fotografia satura di colori fortissimi e di numerosissimi elementi ripresi tutti insieme anche grazie all’ampio  ricorso alla profondità di campo. Impossibile rimanere indifferenti, nel bene o nel male, a questo spettacolo per gli occhi, al contrario di quello che avviene all’interno della pellicola, in cui la frenesia e l’indifferenza dell’uomo moderno lo rendono insensibile alla magia e alla bellezza degli spettacoli di Parnassus. Dicotomia che costituisce un altro topos del cinema di Gilliam, qui affrontato egregiamente attraverso il contrasto visivo ma non solo tra la Londra in cui si muovono i protagonisti e il mondo che si nasconde all’interno dello specchio magico. Terry Gilliam si è dimostrato capace di compiere la stessa “magia” di Parnassus, trasformando lo schermo del cinema nello specchio del protagonista.

 

VOTO:

 


13 commenti su “Parnassus – L'uomo che voleva ingannare il diavolo

  1. Io invece sono rimasto un poco deluso.. Solo un poco perchè ormai dal Gilliam del 2000 non mi aspetto più molto anche se, in ogni caso, pensavo che mi sarei trovato davanti un gran ritorno…
    Poi si può obiettare che sia tutto soggettivo: alla fine non l’ho mai apprezzato troppo se non per quei mezzi capolavori-filmoni che sono Twelve Monkeys, Brazil e ovviamente in Monty Python..
    In definitiva, IMHO, film evitabile, appena sufficiente… Resterà nella storia [forse] come l’ultima interpretazione di Ledger che stava, a parer mio, diventando davvero un grande attore… Le comparse di Depp [qui ancora troppo succube del suo ruolo nei pirati dei caraibi {dopo averlo fatto sembra non saper più recitare in altra maniera}], Law e Farrel sono geniali per come sono state poste, anche se il film lo poteva permettere. E in effetti è la parte migliore del film, o almeno l’unica che prende davvero. Per la prima ora infatti la pellicola non ingrana, e il finale lascia assolutamente l’amaro in bocca.. Belle le ambientazioni, ma nulla di più..

    PS: Il Nano è fastidioso…

  2. Glore, come hai potuto leggere nella mia recensione, ovviamente non siamo d’accordo, più che altro perchè abbiamo avuto un approccio diverso agli intenti del regista e della pellicola o più che altro a quello che essa rappresenta.

    Ivan, suppongo dunque che tu abbia gradito…

  3. se leggi la mia recensione, noterai che abbiamo scritto un sacco di cose quasi uguali 🙂 in particolare del film mi ha colpito proprio quella vena autobiografica che c’è nel protagonista, ovvio alter-ego di gilliam, e al fatto che egli sia stato "maledetto" dal diavolo (in effetti gilliam ha proprio la nomea di autore maledetto e sfortunato, visti i problemi che i suoi film in fase di lavorazione hanno sempre subito, non ultimo la morte di ledger). E poi il mondo dietro lo specchio è, come dici giustamente tu, una rappresentazione personale di gilliam del mondo del cinema, dove lui può realizzare i suoi sogni e far prendere vita alla sua immaginazione. Un film secondo me molto personale, e per questo molto sincero, forse il più "appassionato" in assoluto dei film di gilliam, e per questo uno dei migliori.

  4. Questo film l’ho proprio adorato… L’ultimo TIDELAND mi aveva lasciato piuttosto perplesso, ma con PARNASSUS Gilliam è decisamente tornato fra i miei must…

  5. Sono d’accordo con la tua recensione anche se mi piacerebbe sapere cosa intendi quando scrivi:
    "in un cinema sicuramente imperfetto, ma indubbiamente dotato di un cuore pulsante. Durante la visione di “Parnassus, l’uomo che voleva ingannare il Diavolo”, ci dimentichiamo di tutto ciò che c’è intorno e ci lasciamo trascinare nella narrazione che ci rende quasi invisibili i difetti sparsi qui e lì (comunque mai eccessivi)"
    Perchè imperfetto e che tipo di difetti??

  6. Dal punto di vista della sceneggiatura spesso ci sono delle confusioni un pò esagerate oltre al fatto che verso il finale si rende forse fin troppo prevedibile e quasi retorico. Ma ripeto, sono delle cose a cui non si pensa minimamente durante la visione e che dopo si dimenticano subito tra l’altro.

  7. Anche su questo film mi trovo d’accordissimo con te.

    Parnassus è il trionfo della forza dell’immaginazione (quella di Gilliam) e delle infinite potenzialità del Cinema, vera cornucopia di sogni, in un mondo sempre più grigio e squallido (nella pellicola rappresentata dalla Londra contemporanea).

    Senza narrazione non ci sarebbero racconti, e neanche un passato se intendiamo la Storia come un super racconto universale.

    Giusto è attribuire a questa pellicola un voto alto, nonostante un finale un po’ caotico, dovuto alla prematura scomparsa del grande Ledger.

    Ti aspetto sul mio blog!

    A presto!

  8. Afush, ci passo spesso anche se non sempre lascio commenti. Ultimamente però ho sempre meno tempo, ma uno o due giorni alla settimana faccio il giro completo di tutti i blog che ho tra i  miei link ^^

  9. Ho provato a cucinare delle mosche al fango in una nuova bellissima pentola in ceramica Aeternum, ma i miei invitati non hanno gradito.

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