L'onda


REGIA: Dennis Gansel

CAST: Jurgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Christiane Paul, Jacob Matschenz

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

A Rainer Wegner, professore di un liceo tedesco, viene affidato il compito di tenere un corso sull’autarchia. Deluso per il mancato affidamento del compito sull’anarchia, tema a lui più congeniale, si appassiona all’argomento e tenta, con un esperimento pratico, di dimostrare ai suoi studenti che è tutt’oggi possibile la nascita di un totalitarismo. I risultati, però, non saranno dei più rosei fino a giungere ad un tragico epilogo.

 



 

ANALISI PERSONALE

 

Rainer è un insegnate un po’ sui generis: indossa jeans e magliette (il più delle volte dedicate a gruppi punk del passato come i Ramones o i Clash), arriva a scuola ascoltando musica rock a tutto volume nello stereo della sua auto, si fa chiamare per nome e si fa dare del tu, instaura un rapporto di amicizia con i suoi studenti. Riesce quasi facile comprendere il meccanismo che porterà i suoi studenti a porsi completamente nelle sue mani e a dimostrare la validità dell’esperimento che lui stesso ha ideato per dimostrare quello che nessuno di loro credeva possibile: la nascita di un nuovo totalitarismo. Il professore, dapprima seccato per l’assegnazione del tema sull’autarchia, decide che comunque deve svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi. Mentre sta spiegando a grandi linee ai suoi studenti cosa voglia dire il termine autarchia, uno di loro seccato risponde che è impossibile che simili avvenimenti del passato possano ripetersi. “Il terzo Reich? Oh ancora, che palle!!”, dice un altro studente, stufo di sentir parlare sempre della stessa cosa (ultimamente al cinema sta avvenendo una cosa simile, lo spettatore potrebbe essere portato a recitare la stessa battuta del ragazzo), segno questo del cambiamento nell’animo della nuova generazione tedesca, lontana anni luce da quella post-nazismo che portava dentro il cuore il peso enorme del senso di colpa per ciò che era avvenuto nel proprio paese. “Non possiamo sentici in colpa per una cosa che non abbiamo fatto noi”, “Non possiamo fare qualcos’altro? Parliamo dell’amministrazione Bush”, dicono invece i protagonisti di questa pellicola, non più portatori di quel senso di colpa quasi atavico e anzi, decisi a scaricarlo su altre “brutture” che nel mondo sono avvenute. Non hanno tutti i torti loro, ma non ha tutti i torti il professore che vuole dimostrare che bisogna guardarsi dentro e cercare nei più reconditi angoli della nostra anima il qualsivoglia minimo cenno a quei sentimenti contrastanti con quanto ci sembra essere il nostro modo di vedere e di pensare.


Tutti i protagonisti di questa pellicola ci sembrano dei ragazzi intelligenti e interessanti (c’è chi studia teatro, chi si diletta con la pallanuoto, chi non disdegna la lettura), eppure tutti loro si faranno trascinare nelle maglie della seduzione e del potere di una singola persona che riuscirà a creare quel totalitarismo ritenuto così impossibile. Il professore, assumendo le redini della classe e il ruolo di nuovo “fuhrer”, creerà un movimento che prenderà il nome di Onda, per sperimentare in prima persona le cause e gli effetti di qualsiasi autarchia. Ed è così che costringerà i ragazzi a dargli del lei, ad alzarsi in piedi ogni volta che vogliono parlare, a portare una divisa (jeans e camicia bianca), a formare un gruppo coeso e unito in tutti i sensi. “Quello che manca alla nostra generazione è qualcosa che crei coesione, un obiettivo comune”, dice un ragazzo ad inizio pellicola, ed è proprio in questo che riuscirà il professore con la sua Onda, anche se la cosa gli sfuggirà irrimediabilmente di mano. “Stiamo diventando veramente un corpo unico. E’ questa la forza del gruppo”, continuerà lo stesso ragazzo dopo che sarà stato completamente coinvolto nell’esperimento. Nasceranno dissidi con i frequentanti il corso sull’anarchia, nasceranno delle vere e proprie divisioni di “bande”, anche fuori dall’orario delle lezioni gli studenti cominceranno a chiamare il professore per cognome, a indossare la divisa, ad escludere malamente i non appartenenti al gruppo, ecc…Per loro l’esperimento si trasformerà presto in una vera e propria causa. Dove il film non funziona è in una certa frettolosità e semplificazione di concetti ben più complicati e in una sorta di scarsa credibilità di alcuni passaggi narrativi e di alcune reazione di determinati personaggi. Risulta quasi irritante, inoltre, la quasi stereotipizzazione della gioventù odierna, priva di qualsiasi orientamento e bisognosa di una figura di riferimento magari a causa di una famiglia divisa o diversa da quella convenzionale. Il messaggio lanciato però è di capitale importanza, il regista pare volerci dire: “Attenzione che il pericolo è dietro l’angolo, non è così distante e irreale l’eventualità di una qualsiasi totalitarismo di qualunque natura.

 

VOTO: 7

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

Io sono troppo serio per essere un dilettante, ma non abbastanza per diventare un professionista. (Steiner in "La dolce vita") 



LOCANDINA

 

10 commenti su “L'onda

  1. In realtà l’esperimento del professore, a ben vedere, è perfettamente riuscito, non ti pare? La tragedia finale è la dimostrazione che ha perfettamente ragione. Il paradosso di questo film è proprio che la sua riuscita lo mette nei guai. Questo è il lato inquietante della pellicola, che ce la fa apprezzare. Certi didascalismi, che tu sottolinei, erano forse inevitabili, ma direi che in fondo il messaggio essenziale arriva a bersaglio e il resto mi pare secondario.

    Ciao.

  2. Si, infatti ho anche detto a fine recensione che quello che importa è il messaggio che viene lanciato. E si, l’esperimento del professore mi sembra del tutto riuscito, nel senso che è riuscito a dimostrare ciò che i ragazzi credevano impossibile e impensabile, anche se non è riuscito a contenere il tutto entro i limiti di un semplice esperimento.

  3. l’hai visto davvero, e anche molto in fretta!

    concordo col giudizio finale. personalmente non so quanto si possa parlare di salti logici e semplificazione dei concetti, visto che lo scopo di questo film è proprio mostrare come un processo del genere sia incontrollabile, “naturale”, ed incedibilmente veloce a propagarsi. in fondo rispetta i tempi dell’esperimento originale, che in quattro giorni vide radicarsi in una scuola un movimento coeso ed avverso agli estranei.

  4. E’ un film che mi incuriosisce e penso proprio di recuperarlo a breve. Grazie per la tua sempre esauriente recensione, Ale

  5. Sono contento che tu abbia gradito questo film…sono uno dei pochi estimatori del cinema tedesco che spesso produce delle chicche come queste…:)

  6. iosif, in effetti la qualità e la tempistica dell’esperimento non lasciavano spazio a maggiori approfondimenti, però non so avrei alleggerito certi passaggi e “appesantito” altri.

    Ale, leggerò da te se lo guarderai ^^

    Davide, ultimamente il cinema tedesco ci sta donando delle pellicole davvero molto interessanti, Le vite degli altri ad esempio per me è un film straordinario.

  7. Si The experiment lo vidi qualche anno fa, ma dovrei rivederlo sinceramente, fatto sta che ricordo mi coinvolse in una maniera incredibile.

    Per quanto riguarda il torneo del film, non appena riavrò il mio pc e dunque la possibilità di navigare in internet a tempo pieno, vedrò sicuramente di cosa si tratta.

    Alessandra

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