Il mai nato




REGIA: David S. Goyer

CAST: Odette Yustman, Gary Oldman, Carla Gugino

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Una giovane studentessa, dopo aver scoperto di essere una gemella e di aver perso il fratello prima che potesse essere partorito, viene assillata da una serie di incubi con protagonista un bambino “mostruoso” che minaccia lei e tutti i suoi cari.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

Si sa, il bambino malefico cinematograficamente parlando ha sempre avuto una sorta di presa sul pubblico non indifferente. Quasi sempre si rimane agghiacciati di fronte a questi esseri che dovrebbero essere i più puri al mondo, ma che in alcuni casi risultano essere a dir poco demoniaci. Sono molti i riusciti esempi cinematografici che hanno saputo dare vita alla “cattiveria” dei bambini in maniera decisa e compiuta. Non è questo purtroppo il caso de “Il mai nato”, che già dal titolo rivela l’essenza e la motivazione di ciò che avviene all’interno della pellicola. Uno spirito malefico tentava di prendere vita impossessandosi proprio del feto mai venuto alla luce, ecco perché ci ha provato con la sua mamma prima e con la sorella gemella dopo. Lei, la protagonista della pellicola, comincia a notare strani comportamenti nel bambino a cui fa da baby-sitter, oltre ad avere strane visioni che in qualche modo dovrebbero metterla in guardia su ciò che le sta accadendo. L’evento scatenante che la porterà ad indagare su ciò che sta succedendo sarà il repentino cambiamento del colore di uno dei suoi occhi. Da castano pian piano sta diventando sempre più azzurro. Il dottore le spiega che potrebbe essere una questione genetica, dovuta a qualche gene “impazzito” del suo fratello gemello mai nato, che comincia a mostrarsi sul suo corpo. Ben presto scopriremo che dietro c’è ben altro, una storia di demoni e possessioni che si concluderà col consueto esorcismo ad opera di preti e rabbini. Per narrare gli antefatti e le cause scatenanti la terribile avventura avvenuta alla giovane e bella Casey, viene scomodato persino l’Olocausto (pare quasi una fissa ricorrente nel cinema degli ultimi mesi). Ma la pellicola è ricca di tematiche forse non analizzate nella giusta maniera e incasellate una sopra l’altra senza il giusto peso e la giusta misura. Si passa da nozioni di genetica a nozioni di psicologia spicciola (non manca il consueto ospedale psichiatrico sede di personaggi a dir poco inquietanti ma sicuramente anche della risoluzione del mistero), passando per la religione (con particolare attenzione all’ebraismo e alla sua Caballah, citata forse senza la giusta attenzione e con scarso approfondimento) e la storia, persino quella del cinema o perlomeno di una determinata fetta di cinema. Numerosi sono infatti i riferimenti a famose e più fortunate pellicole orrorifiche del passato, una su tutte ovviamente “L’esorcista”, senza però riuscire a raggiungere il livello di compimento delle suddette. Una serie di omaggi-citazioni (o si tratta di maldestre scopiazzature?) che se da un lato rende divertente la visione per chi è appassionato del genere e cerca di individuare le pellicole richiamate, dall’altro risulta essere quasi irritante per la mancanza di originalità nell’idea fondante e nei modi di proporla al pubblico. Risulta quasi sprecata la presenza dell’attrice Carla Gugino, chiamata a interpretare un personaggio sicuramente fondamentale ai fini della storia, ma lasciato decisamente ai margini. Nemmeno l’altisonante presenza del grande Gary Oldman riesce a sollevare le sorti di questa pellicola che sulla carta poteva risultare interessante (il tema dell’esorcismo, seppure già affrontato cinematograficamente, è sempre accompagnato da un grande fascino), ma che a conti fatti si risolve in un risultato di modesta portata, che da più spazio ai contenuti che al contenitore. Scelta questa che potrebbe apparire condivisibile se solo non si trattasse di un film horror e soprattutto se i suddetti contenuti fossero meno prevedibili. In realtà la componente horrorifica è in percentuale molto inferiore a quella che qualunque appassionato potrebbe aspettarsi o desiderare. Parte fondante de “Il mai nato” sono gli incubi ad occhi chiusi o aperti della protagonista, espediente che poteva essere sfruttato maggiormanete dal punto di vista effettistico, accontentando perlomeno i fanatici del genere. Componente degna di nota è invece la bella fotografia, incentrata sui toni freddi dell’azzurro e del blu (come gli occhi di coloro che vengono impossessati) e una certa dose di suspance che si riesce a creare in due o tre sequenze dal forte impatto adrenalinico. Per il resto (stereotipizzazione dei protagonisti eccessiva in primis), “Il mai nato” risulta essere una grande occasione sprecata, soprattutto se teniamo conto che il regista è anche uno sceneggiatore di non poco conto: sue sono infatti le sceneggiature di ottimi film come “Batman begins” e  “Il cavaliere oscuro”.

 

VOTO: 3,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Non riesco a ricordarmi che ti devo dimenticare. (Da "Memento")

 


LOCANDINA

 

6 commenti su “Il mai nato

  1. Ahia, recensione durissima!

    Ma in fondo me l’aspettavo… io però sono curioso!

    Dici che è meglio che salto proprio?

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