Marcello Mastroianni

Marcello Mastroianni, l’ATTORE. Non ci sono altre parole per descrivere la levatura e l’estrema magnificenza di un uomo, un artista di tale rango. Marcello, così affascinante, magnetico e ipnotico ma al tempo stesso semplice, diretto, vero come pochi altri nella storia del cinema italiano. Marcello che ci ha regalato pellicole su pellicole indimenticabili e indelebili. Marcello, un grande uomo che forse non sapeva di esserlo o se lo sapeva non dava lo dava a vedere di certo. Marcello un attore che mi ha accompagnato sin dall’infanzia e che ancora mi accompagna, che ha dato il meglio di sé proprio in coppia con il REGISTA, Federico Fellini, di cui era grande amico. Del resto, quando due geni si incontrano è difficile che non diventino tali. Marcello, morto troppo giovane, avrebbe potuto regalarci pagine e pagine di storia del cinema, oltre a quelle già così gentilmente concesse.
Marcello, l’uomo, l’artista, l’attore…

 

Biografia da Mymovies.it

Nome: Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni
Data e luogo di nascita: 28 Settembre 1924, Fontana Liri, Frosinone, Italia
Data e luogo di morte:19 dicembre 1996, Parigi, Francia
Nel 1933 si trasferisce con la famiglia a Roma dove consegue il diploma di perito edile. Prima dei vent’anni figura come comparsa in alcuni film importanti ( La corona di ferro, 1941; I bambini ci guardano, 1942), ma più che l’attore sogna di fare l’architetto. Contemporaneamente lavora come disegnatore presso il Comune di Roma e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio. Subito dopo la fine della guerra entra a far parte del CUT (Centro Universitario Teatrale). Non vi è stato però spinto dalla passione, ma a poco a poco, a mano a mano che acquista disinvoltura e prende confidenza con i testi e con il palcoscenico, vengono fuori l’interesse e l’ambizione di diventare attore. Esordisce ufficialmente come attore teatrale al seguito della compagnia Besozzi-Pola-Scandurra-Cei e subito dopo, esattamente nel 1946, inizia una fortunata stagione teatrale sotto la guida di Luchino Visconti, il primo maestro che gli insegna i trucchi del mestiere.


Recita così accanto a grossi nomi della scena, come Ruggero Ruggeri ed altri promettenti attori come Vittorio Gassman, ma la celebrità gli viene dal cinema, dove è alter ego di Federico Fellini e attore corteggiato da registi come De Sica, Monicelli, Risi, Petri, Visconti, Antonioni, Ferreri. Protagonista di grande versatilità e di indiscussa bravura (si è detto che in certi film sembrava essere in grado di poter lavorare soltanto con l’espressione dello sguardo), apparirà in innumerevoli commedie, drammi e “film di autore”, dando sempre l’impressione di un uomo colto e sensibile, alieno da pose divistiche, che guarda con fastidio alla pubblicizzazione della sua vita privata da parte della stampa scandalistica. Nel 1950 sposa l’attrice Flora Carabella che lo rende padre della sua prima figlia, Barbara. Se il loro è apparso agli amici un fidanzamento lampo, il matrimonio sarà uno di quelli destinati a durare per sempre. Proprio lui non vorrà mai divorziare, nonostante abbia avuto grandi amori con bellissime attrici come Faye Dunway e Catherine Deneuve, dalla avrà un’altra figlia, Chiara, nata nel 1972. Ottiene grande successo con la partecipazione al film I soliti ignoti (1958), di Mario Monicelli, nei panni del fotografo Tiberio.


La vera consacrazione la ottiene però nel ruolo di Marcello Rubini, il cinico giornalista privo di carattere de La dolce vita (1960), capolavoro di Federico Fellini. Diretto dal regista riminese Mastroianni si rende conto di avere nelle sue carenze e debolezze umane la base per ruoli più complessi e moderni. Fellini, appunto, lo aiuta ad accettarsi così com’è e a tratte della propria verità, la verità dei personaggi. Con La dolce vita  Mastroianni capisce in quale direzione deve muoversi e fa un deciso salto qualitativo. Ripudia il cliché del ragazzone sprovveduto e romantico, personaggio che aveva interpretato sino ad allora, per impegnarsi in una ricerca che tende ad esprimere, talvolta con il difficile strumento dell’autoirrisione, le inquietudini, le incertezze, le insoddisfazioni e le alienazioni dell’uomo contemporaneo svariando dal drammatico, al satirico e al grottesco.


A partire da questo film la maggior parte delle sue interpretazioni più significative, e sono molte, sono il frutto di un accurato studio di composizione in varie chiavi: il patetico grande amatore imponente de Il bell’Antonio (1960) di Mauro Bolognini, al quale può ricongiungersi per certi aspetti il galante e spaesato Andrea di Casanova ’70 (1965) di Mario Monicelli; l’astuto e maniacale barone Fefé Cefalù di Divorzio all’italiana (1961) di Pietro Germi; il goffo e scombinato rivoluzionario Sinigaglia de I compagni (1963) di Monicelli; Guido, il regista in crisi di Otto e mezzo (1963) di Fellini; il folle muratore tra farsa e tragedia di Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca (1970) di Ettore Scola; il traditore Imbriani di Allonsanfan (1973) di Paolo e Vittorio Taviani; lo sfuggente don Gaetano di Todo modo (1976) di Elio Petri; il tormentato antifascista omosessuale di Una giornata particolare (1977) di Scola; i personaggi dei film di Marco Ferreri, nel cui acre e corrosivo umorismo si muove a suo agio, La cagna (1972), La grande bouffe (La grande abbuffata, 1973), Touche pas à la femme blanche (Non toccare la donna bianca, 1974) e Ciao maschio (1978). Nel 1966 veste gli abiti di Rodolfo Valentino nella commedia musicale Ciao Rudy, di Garinei e Giovannini. Senza aspettare gli anni della piena maturità, non tarda a dimostrare di essere un attore completo, istrionico e versatile, capace di affrontare con maestria e grande disinvoltura qualsiasi ruolo.


Lavora con partners bellissime, italiane e straniere, ma solo con Sophia Loren, con la quale gira dodici film, si crea un’intesa davvero unica. Quarant’anni insieme. Da Peccato che sia una canaglia (1954) a Prêt-a-porter (1994). In mezzo, i film di Vittorio De Sica con cui la coppia ha conquistato le platee cinematografiche di tutto il mondo ( Ieri, oggi e domani, 1963; Matrimonio all’italiana, 1964; I girasoli, 1970). Nella sua lunga e fortunata carriera Marcello Mastroianni ha rappresentato con grande generosità, insieme con pochi altri la cinematografia italiana a livello internazionale, pur non avendo mai ricevuto un Oscar. Ritorna in teatro con Le ultime lune di Furio Bordon, una commovente e amara considerazione sulla vecchiaia, poco prima di spegnersi a Parigi, dopo una lunga malattia, il 19 dicembre 1996. Anna Maria Tatò, la compagna degli ultimi anni, realizza nel 1997 un film, Mi ricordo, sì, io mi ricordo, in cui lui stesso racconta con auto-ironia e serenità le tappe più importanti e significative della sua vita e della sua carriera .


Ritratto inedito e compiaciuto di uno dei maggiori attori italiani, Marcello Mastroianni, protagonista di una mostra che si e’ svolta a Roma e di un libro fotografico, curato da Adriano Pintaldi, Caro Marcello. Immagini dei suoi film, degli esordi a teatro accanto a Vittorio Gassman, diretto da Luchino Visconti, l’amicizia (inossidabile ed esaltante) con Federico Fellini, le passioni (non solo sul set) con Faye Dunaway e Catherine Deneuve, la meravigliosa complicita’ con Sophia Loren, i capolavori firmati Magni, Lizzani, Monicelli, Scola, Wertmuller, Risi, Rossellini, Paolo e Vittorio Taviani… Sino all’ultimo respiro, sino all’ultimo film fortemente voluto da Manoel de Oliveira Viaggio all’inizio del mondo girato in Portogallo nel 1997.


”Sapeva di essere arrivato alla fine della sua vita -ricorda il grande regista- Era forte, sereno, consapevole del suo male. Voleva a tutti i costi lavorare -aggiunge de Oliveira- Pensava che sul set la morte non lo avrebbe preso”. Nel volume di Pintaldi le testimonianze dei colleghi e degli amici. Tutti d’accordo nell’affermare che Marcello Mastroianni era un grande professionista. Serio e preciso sul lavoro (anche se la sera era andato a dormire tardissimo), rispettoso degli altri, cordiale, disponibile. Mai un rifiuto, un capriccio. Vittorio Taviani ricorda quando dovette girare una scena, in inverno, in un lago inquinato della Puglia, in maniche di camicia. Obbedi’, si tuffo’. ‘E’ fatta -disse, dopo il ciak – Ma adesso datemi una bella grappa”. Marcello Mastroianni amava la buona tavola, bere e mangiare.


Era lui che cucinava per la troupe, durante le riprese di un film. Soprattutto spaghetti e pasta e fagioli, per Mastroianni erano un piatto afrodisiaco. Non solo gran gourmet. Marcello Mastroianni amava le donne e le fuoriserie (”compravamo macchine bellissime -ricorda Alvaro Marcori- Firmavamo cambiali e ci indebitavamo sino al collo”), le scarpe di camoscio e le camicie inglesi, soprattutto giocare al casino’. Rivela il produttore Adriano De Micheli: ”Marcello aveva vinto il Palmarès a Cannes per Dramma della gelosia. Stava girando un film a Londra e non aveva lo smoking per la serata di gala. Gli prestai il mio -racconta De Micheli- La mattina dopo trovai nelle tasche 200 dollari. Marcello aveva giocato al casino’ e dimenticato i soldi. Non era la prima volta”.

Sul set Marcello Mastroianni era inattaccabile, un attore irreprensibile. Lina Wertmuller ricorda la sua naturalezza e semplicita’, Ettore Scola la spontanea sobrieta’, Sophia Loren la bonarieta’, l’ironica sottomissione, Luigi Magni la gentilezza e la bonta’, il presidente di ‘Cinecitta’ Cinema’ Francesco Gesualdi rimpiange l’eleganza, il fascino, la sua saggezza trasgressiva… Commenta Dino Risi: ”Marcello si aggirava sul set di un suo film con l’aria di scusarsi per il disturbo”. ”Come fosse passato li’ per caso…”, sottolinea Sergio Rubini. Marcello Mastroianni sapeva ridere e sorridere di se stesso. Era un affabulatore, amava raccontare storie. Si divertiva. Dinanzi alla troupe, sul set, in famiglia, tra gli amici. Il cinema, il teatro, la televisione (pochissime apparizioni) per lui erano ogni giorno un dono prezioso. Confesso’ un giorno a Luigi Magni che la sua vita rassomigliava ad un sogno. ”Il successo, le donne, i soldi, i contratti…Spero di non dovermi svegliare, un giorno, all’improvviso, per ritrovarmi nella brandina sistemata nella camera da pranzo della casa dei miei genitori, nel quartiere San Giovanni a Roma”.


Marcello Mastroianni non era nato per fare l’attore, forse il perito edile. Eppure amo’ questa professione come pochi, senza risparmiarsi. Comincio’ a 11 anni con una piccola apparizione in un film, proseguita, giovanissimo, a teatro sotto la direzione di Luchino Visconti. Debutti non trionfali. Scrive Caterina D’Amico: ”In una delle prime apparizioni a teatro, nel ruolo di Pilade, si guadagno’ gli insulti di Visconti, le lezioni di Gassman, la protezione materna di Rina Morelli. In Rosalinda Marcello Mastroianni era una semplice comparsa. Indossava calze di seta, scarpine con fiocco, parrucche di riccioli sulle spalle -continua Caterina D’Amico- Visconti lo defini’ ‘un Watteau’. La prima volta che vidi Marcello a teatro avevo 16 anni. Vestiva i panni di Rodolfo Valentino in Ciao Rudy – prosegue- Un ruolo che gli calzava a pennello, con il quale aveva flirtrato tutta la vita. Indolente seduttore, suo malgrado, indomabile, con un profumo di casa. Come del resto era Marcello, nella vita”. Mastroianni amava il teatro, piu’ del cinema. Ma il destino lo spingeva ostinatamente verso il set. Centinaia di film, il sodalizio artistico con Federico Fellini che lo considerava come un fratello, forse qualcosa di piu’. Una sorta di alter ego, di cui era per altro gelosissimo. Tanto che impedi’ agli amici di andare a vedere Marcello Mastroianni al Sistina in Ciao Rudy. Quella commedia musicale era per lui un oltraggio, un insulto alla sua carriera. Dopo un centinaio di repliche (che avevano registrato sempre il tutto esaurito) il grande attore dovette dire addio alla ditta G&G pagando, tra l’altro una penale fortissima. Furono, comunque, tra i momenti piu’ esaltanti della sua carriera. La musica, la danza, il contatto quotidiano con il pubblico. Armando Trovajoli, autore delle musiche di Ciao Rudy ne e’ assolutamente convinto. ”Rimpiangeva quei momenti…Quel musical rappresentava per lui la gioia, la felicita’, la spensieratezza. Ma soprattutto un’immensa liberta”.

Forse per questo tentava sempre di ritornare a teatro. In fondo la sua carriera era cominciata in palcoscenico. Non e’ una caso che, malato, continuasse a recitare ne Le ultime lune. Come per esorcizzare il male che lo aveva colpito. E che, giovassimo, tra un sete e l’altro fuggiva a recitare a teatro, grazie alla collaborazione di amici compiacenti (Nino Manfredi, Alberto Sordi) che doppiavano i suoi film. Per tutti Marcello Mastroianni era un amico prezioso e generoso, un uomo affascinante, un ‘adorabile bugiardo’, con un calore e una dolcezza particolari. ”Un eterno adolescente -commenta Michel Piccoli- disciplinato e burlone, stupito dalla vita”. ”Difficile oggi trovare un attore del suo calibro -ricorda Liliana Cavani- Avrebbe potuto percorrere la strada del cinema noir. Aveva una grossa tecnica. Ma nulla in lui era sfacciatamente evidente”. Ma quali sono le emozioni, a caldo, delle persone che sono state accanto a Mastroianni per lunghi anni, intimamente? La figlia Barbara confessa di aver imparato dall’illustre genitore a ”sdrammatizzare ogni evento, ad osservare l’esistenza, sempre, da angolazioni diverse. E che il cinema gli aveva insegnato a vivere tra la gente, la piu’ diversa, la piu’ strana, la piu’ interessante”.


Giuseppe Danesin, sindaco di Castiglioncello (Li) ha sempre avuto una grande stima e profondo rispetto per l’amico e l’attore. ”Marcello odiava l’ipocrisia, l’incoerenza della gente -spiega- Amava stare tra le persone, anche quelle apparentemente piu’ umili. Ascoltare racconti di vita, come quella mattina, nella campagne intorno a Castiglioncello, quando accetto’ l’invito di un gruppo di contadini che avevano ucciso un maiale… -aggiunge Danesin- Non si fece pregare due volte. Andammo insieme. E rimase tutto il pomeriggio a parlare con il ‘moretto’, un tempo autista di Mussolini”. E non e’ tutto. Beppe Danesin ricorda il viaggio a Praga, per una retrospettiva cinematografica. ”Aveva il passaporto scaduto. Impossibile passare la cortina di ferro. Marcello, ci riusci’, fu il primo, forse l’unico. Distribuendo sorrisi e autografi”. Un grande artista amato soprattutto all’estero, punto di riferimento ed icona insuperabile per attori come Jack Nicholson (”per l’interpretazione del mio film Tutto puo’ succedere rubai molto del suo stile in Divorzio all’italiana), Richard Gere (”insuperabile”), Dustin Hoffmann, Anthony Minghella (”nella scelta du Jude Law mi sentivo affascinato dalla relazione tra Fellini e Mastroianni”), John Travolta, Antonio Banderas, che interpreto’ nel 2003 Nine8 e mezzo.


Fuori dal coro il giudizio di Bruno Roberti, il piu’ illuminante su Marcello Mastroianni. ”Rimarra’ nella memoria l’inafferrabilita’, la nebulosita’, l’inquietudine, lo smarrimento del finale felliniano di 8 e mezzo… Riassume la singolarita’ di Marcello Mastroianni attore, quella dimensione sospesa e svaporante (Fellini gli attribui’ il nomignolo di Snaporaz), la qualita’ recitativa e artistica che sembrava rincorrersi, fuggire, nascondersi, ritrarsi”. Sempre diverso, sempre uguale a se stesso. Un’inguaribile ottimista. Quasi un imperativo esistenziale. Il suo motto, la sua divisa. ”Semplicemente perche’ essere ottimismi e’ piu’ comodo”, racconto’ un giorno ad un amico Marcello Mastroianni.

(Carmela Piccione)

 

FILMOGRAFIA

Non li ho visti proprio tutti, ma quasi. Me ne mancano davvero pochi, e devo dire che la sua interpretazione migliore, quella che rimane indimenticabile per quanto sia intensa, profonda, ammaliante e strepitosa è quella di Guido Anselmi in Otto e mezzo, forse il film più bello in cui abbia mai recitato. Senza di lui, non sarebbe stato lo stesso. L’ho apprezzato moltissimo anche in numerose altre pellicole, vedi I girasoli, Dramma della gelosia, I soliti ignoti, La dolce vita, Ieri oggi domani, Matrimonio all’italiana. Un attore poliedrico, disponibile, semplice, ma pieno di talento e di comunicatività ed espressività. Immortale.

10 commenti su “Marcello Mastroianni

  1. Il più grande di tutti, una spanna sopra TUTTI (e dico TUTTI) gli altri… “8e 12” è Marcello Mastroianni almeno quanto è Federico Fellini… e poi non scorderò mai i suoi volti in “Divorzio all’Italiana”, “Le notti bianche”, “Ieri, oggi e domani”, “La dolce vita”… ora ci guarda da lassù e sghignazza sornione… byby

    Pickpocket83

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