Nemico pubblico n. 1 – L'istinto di morte


REGIA: Jean-Francois Richet

CAST: Vincent Cassel, Cecile de France, Gerard Depardieu, Roy Dupois, Elena Anaya

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Formazione e ascesa dell’ultimo famoso gangster francese: Jacques Mersine.

 

  


 

ANALISI PERSONALE

 

Primo dei due capitoli dedicati a questa figura molto interessante e sfaccettata, “Nemico pubblico n 1”, richiama alla memoria quei grandi gangster-movie che hanno fatto la storia del cinema, riuscendo a rimanere impresso per la maniera in cui è girato, con dei momenti davvero molto succulenti (come l’incipit interamente in split-screen alla maniera di de Palma o l’assassinio di un pappone violento), e anche per il tipo di narrazione che comincia con l’ascesa del ragazzo e poi proseguirà sicuramente con la sua caduta (anche perché il regista ha fatto cominciare la pellicola proprio con la scena che ci mostra la morte del protagonista). Avevano provato questa formula solo Tarantino con i suoi Kill Bill e Grindhouse e, ultimamente, Soderbergh con il suo Che Guevara. Ma se nel primo caso avevamo la garanzia di un regista che sa il fatto suo e nel secondo abbiamo una figura sicuramente emblematica per moltissimi spettatori, in questo caso non possiamo che fidarci aprioristicamente di un regista poco conosciuto all’estero, dell’enorme successo di botteghino e di critiche in Francia e della fama di ottimi attori di cui godono Vincent Cassel e Gerard Depardieu. Dopo aver visionato questa prima parte, “L’istinto di morte”, non si può che essere soddisfatti della fiducia riposta nel progetto, perché non delude affatto e non rimane impigliato in meccaniche televisive, come ci si poteva aspettare data la suddivisione in capitoli e l’attenzione posta su un personaggio così “popolare”. Perché Jacques Marsine era il nemico pubblico numero uno della Francia, un notissimo gangster che rapinava solo i ricchi (le banche soprattutto), che non tradiva mai gli amici, che manteneva a costo della propria vita la parola data, che difendeva le povere prostitute sfruttate, che si faceva bello davanti ai giornalisti per le sue rocambolesche avventure, che scrisse la sua stessa autobiografia divenendo ancora più famoso di quello che già era; ma che era anche capace di picchiare sua moglie davanti ai bambini mettendole una pistola in bocca, di mancare di rispetto a dei genitori oltremodo amorevoli, di uccidere a sangue freddo i suoi nemici. Una via di mezzo tra il ladro gentiluomo e il gangster spietato, che cambia fede politica così come cambia il vento, questo personaggio che non riesce a suscitare il totale disprezzo dello spettatore, così come la totale simpatia. Il giudizio è sospeso (anche perché manca ancora la seconda parte della sua vita), anche grazie al regista che ne mostra luci e ombre, senza mai santificarlo o condannarlo totalmente, restituendoci una figura oltremodo interessante che si forma già durante la guerra in Algeria, per poi effettuare i suoi primi passi sotto la guida di Guido (un Gerard Depardieu poco presente, ma strabordante), boss della malavita parigina che lo prende sotto la sua protezione. Comincia con i furti in case ultraricche (quasi esilarante il modo in cui riesce a cavarsela quando viene colto nel sacco in uno di queste rapine), per poi finire a rapinare banche. Nel mezzo il matrimonio con una bellissima spagnola, qualche anno in prigione (la sua prigionia serve anche da pretesto per mostrare la crudeltà di alcuni metodi carcerari, come dimostra la lunga sequenza nel carcere canadese in cui viene messo in isolamento e viene maltrattato da un direttore di carcere un po’ troppo “macchiettistico”, che sa di già visto), l’abbandono della moglie e l’incontro con la donna che lo seguirà ovunque e con cui formerà una coppia alla Bonnie & Clyde. Ma Jacques Marsine divenne molto famoso non solo per la sua carriera malavitosa, ma anche e soprattutto per le impossibili e incredibili evasioni da carceri di massima sicurezza per tornare a delinquere come se non potesse farne a meno (esplicativa la sequenza in cui dopo aver trovato un lavoro e aver messo la “testa a posto”, si sente quasi sollevato dalla notizia della perdita del lavoro in modo tale da avere una scusante per poter tornare a fare quello che sa fare meglio). Il regista suddivide idealmente la narrazione di questa vita avventurosa, in capitoli che ne scandiscono le varie fasi, riuscendo a coinvolgere lo spettatore maggiormente nella prima parte molto originale e avvincente e arenandosi in qualche cliché nella seconda parte, che comunque rimane all’altezza di una pellicola dagli aspetti più che soddisfacenti. Rimane impressa l’interpretazione di un Vincent Cassel che si dona carne e ossa al suo personaggio e ci restituisce un Jacques Marsine né bianco, né nero, ma ricco di colori e sfumature. Una prestazione d’attore che molto difficilmente verrà dimenticata, anche grazie ad una trasformazione fisica quasi impressionante e all’impegno di Cassel nel rimanere misurato senza scadere in eccessi interpretativi ed espressivi, evitando di cadere nella trappola della caricatura, pericolo non così lontano data la portata del personaggio.

In attesa del secondo capitolo, “L’ora della fuga”, possiamo sicuramente asserire che per il momento, salvo strafalcioni futuri, questo “Nemico pubblico n 1”, è davvero un grande gangster-movie che, pur non raggiungendo le altissime vette di capolavori del genere, si merita un posto d’onore vicino ad essi.

 

VOTO: 8

 



 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

Ho visto tre spolverini proprio come questi tempo fa. Dentro c’erano tre uomini. E dentro agli uomini tre pallottole. (Armonica in "C’era una volta il West")

 


LOCANDINA

 

13 commenti su “Nemico pubblico n. 1 – L'istinto di morte

  1. Bene bene! Ametto di averlo accantonato anche per la storia del film diviso in due parti. Aspetto che esca il capitolo secondo e me lo sparo tutto! ^^

  2. Iggu, bè, anche Kill Bill era diviso in due parti, però che filmone!

    Vision, grazie dei complimenti, verrò sicuramente a visitare il tuo blog anche se non me ne intendo molto e poi siamo pugliesi entrambi, posso mai mancare? ^_-

  3. “…mostra luci e ombre, senza mai santificarlo o condannarlo totalmente…”

    hai espresso in questa frase il senso del film..

    ritengo che ci sia sotto un ottimo lavoro di interpretazione ( da parte del grande Vincent), di regia e sceneggiatura..

    un gran bel film, e la fortuna è che è del “nostro vicino” francese.

  4. Si si, io mi aspettavo qualcosa di più raffazzonato, non so perchè, magari la suddivisione in capitoli. Invece ho trovato un grande gangster-movie.

  5. Veramente il finale del film ancora non si conosce, visto che non è finito, essendoci ancora il secondo capitolo. E poi che lui muore si sa all’inizio del film, nella primissima scena, non è il finale ^^

  6. L'ho visto ieri su Sky, molto bello, hai colto un aspetto importante del film, non si è mai troppo solidali con Cassel ma nemmeno mai totalmente distanti.
    Devo ancora vedere la seconda parte.

    Ti piace l'espediente dello split screen (lo schermo diviso, si dice così?) ? A me non mi entusiasma, anche se fa molto anni 60', 70', viene molto usato in un film con Steve McQueen, il caso Thomas Crowne se non sbaglio

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