The hours


REGIA: Stephen Daldry

CAST: Meryl Streep, Nicole Kidman, Julianne Moore, Ed Harris, Toni Colette, John C. Reilly, Jeff Daniels, Stephen Dillane, Claire Danes

ANNO: 2002

 

TRAMA:

 

La vita di tre donne in tre epoche diverse si incrocia, accomunata dalle vicende narrate nel romanzo Mrs Dalloway. Loro sono: Virginia Wolf, che nel 1923 comincia a scrivere il romanzo in preda alla depressione e all’esaurimento; Laura Brown, casalinga degli anni ’50 insoddisfatta della propria vita e decisa a darle una svolta in seguito alla lettura del romanzo; Clarissa Vaughan, che ai giorni nostri vive di persona le vicende del romanzo e si prende cura del suo ex ora malato di aids,  per cui sta organizzando una festa perfetta.

 

  


ANALISI PERSONALE

 

The hours è principalmente un film sconvolgente e travolgente, che scombussola le viscere e rimane impresso a lungo. La drammaticità degli episodi narrati non rasenta neanche lontanamente il patetismo, ma riesce a rimanere sull’equilibrio dell’eleganza e dello stile, affascinando lo spettatore grazie all’altissima qualità tecnica della pellicola, accompagnata dalle straordinarie note di Philip Glass che incorniciano alla perfezione tutte e tre le epoche differenti, tutte e tre le donne, tutte e tre le loro storie di piccoli o grandi patimenti, di insoddisfazioni e delusioni. Più che le parole, che comunque si imprimono come un marchio a fuoco nelle nostre menti, ad avere importanza capitale sono gli sguardi intensissimi delle tre superlative protagoniste e i gesti più semplici che assumono però, in determinati contesti, significati enormi e quasi imperscrutabili. Ed è così che il semplice fatto di rompere delle uova o di cucinare una torta, si trasforma in una mancata esplosione di emozioni e di sensazioni represse e trattenute. Ed è così che l’affacciarsi ad una finestra, l’uscire da una stanza o il chiudere un porta, ci trasmettono tutti i sussulti interiori delle tre donne lontane nel tempo e nello spazio, ma vicinissime nella loro esperienza di vita, nello scorrere delle ore (da qui il titolo della pellicola) che si susseguono durante una giornata decisiva per le sorti di ognuna di loro. Virginia Wolf (interpretata da una Nicole Kidman che si è totalmente annullata per entrare a viva forza nel suo personaggio), affiancata da un marito presente e partecipe dei suoi dolori, è stanca di vivere ritirata a Richmond, solo perché dei dottori le hanno prescritto un periodo di ritiro per riprendersi dai suoi problemi psichici. L’unica cosa che riesce a tenerla ancora in vita è la stesura del suo nuovo romanzo, "Mrs Dalloway", nel quale una signora sta organizzando una festa per un suo caro amico poeta. Continua a ripetere che qualcuno, nel suo romanzo, deve morire proprio per far sì che tutti coloro che rimangono in vita, possano apprezzare ulteriormente questo dono. Virginia non riesce ad uscire dalla sua depressione e dalla sua stanchezza di vivere e nemmeno la visita di una sorella amatissima, che però apparentemente non comprende i suoi dolori, riuscirà a risucchiarla fuori dal tunnel nel quale è rimasta impelagata. Laura Brown (un’intensissima e comunicativa Julianne Moore), è una casalinga sposata con un uomo gentilissimo e amabilissimo e in attesa del suo secondo figlio. La donna sta preparando una festa per il compleanno di suo marito, proprio come fa Mrs Dalloway nel romanzo che lei sta leggendo, ma qualcosa la turba profondamente. All’incapacità di essere felice in una vita che non fa per lei, che non riesce a vivere perché non vuole viverla, che non riesce ad accettare perché non sopporta, si aggiunge la scoperta di una vena omosessuale (altro elemento che accomuna le tre protagoniste di questa pellicola), che la condurrà a prendere la decisione più difficile che le sia mai capitato di prendere. Clarissa Vaughan (la strepitosa e immensa Meryl Streep), da 10 anni convive con la sua compagna, ma da molti più anni si prende cura di un suo ex-amante, un poeta malato di AIDS (il mostruoso, in tutti i sensi, Ed Harris), per il quale sta preparando una festa a seguito della premiazione ottenuta per il romanzo da lui scritto. La donna, soprannominata dall’amico "Mrs Dalloway" proprio perché sempre intenta a preparare feste ed eventi mondani, sotto una patina di sicurezza e di padronanza della propria vita e delle proprie azioni, nasconde un’immensa paura e una sorta di instabilità emotiva che trova il suo preludio nello scoppio di un pianto isterico alla presenza di un vecchio amico perduto e poi ritrovato. Difficile riuscire a decidere quale sia l’interpretazione migliore, visto che le tre grandissimi attrici riescono a trasmettere tutte le emozioni possibili ed inimmaginabili e ad immedesimarsi totalmente e camaleonticamente nei loro profondissimi personaggi. Non sono da meno nemmeno tutti i comprimari (John C. Reilly, Toni Colette, Claire Danes, Jeff Daniel, Stephen Dillane), nel ruolo di personaggi che devono “sopportare” la vicinanza di queste tre donne difficili e quasi ingestibili. Ad accomunarle, al di là del romanzo e delle vicende narratevi e dei ai temi dell’omosessualità e del femminismo, c’è proprio l’insoddisfazione della propria vita e l’insopportabilità del peso di viverla, nonché la voglia di porre fine, in un modo o nell’altro (il suicidio è l’altro elemento che direttamente o indirettamente le accomuna) alle proprie sofferenze o ai propri problemi. Il pesante filo che le unisce è reso visivamente grazie ad una regia molto pulita (se si escludono alcuni momenti di poetica e intensa visionarietà, come la scena di  Julianne Moore nella stanza d’albergo) che si avvale di primi piani che restituiscono allo spettatore tutta la forza emotiva delle tre donne e da un magistrale montaggio che non rende confusionario lo spostamento nelle tre epoche diverse (contraddistinte da un differente uso della fotografia) e che, invece, è funzionale al racconto e alla comprensione delle vicende (indicativa al riguardo la sequenza iniziale nella quale ci vengono mostrate alternativamente le tre donne nel mentre compiono gli stessi gesti). Altro fattore di capitale importanza è la sceneggiatura che, ispirata alla vita di Virginia Wolf, oltre che al suo romanzo "Mrs Dalloway" e a quello di Michael Cunningham “The hours”, molto probabilmente è il piatto forte di questa pellicola, soprattutto perché riesce nell’intento di non essere altamente confusionaria e retorica, ma decisamente perfetta anche nei dialoghi e soprattutto nella caratterizzazione di ciascun personaggio. Il cerchio si chiude proprio da dove tutto ha avuto inizio, il suicidio di Virginia Wolf che si immerge nel lago con le tasche della vestaglia piene di pietre e che trova la liberazione dai suoi demoni e dalle sue pene, nella morte.

 

VOTO: 8,5/9

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Mio fratello mi picchiava, mia sorella picchiava mio fratello, e insieme mi picchiavano, la mia famiglia mi picchiava, i vicini di casa picchiavano la mia famiglia e insieme mi picchiavano, l’intero isolato mi picchiava… (Woody Allen in "Zelig")



LOCANDINA

 


24 commenti su “The hours

  1. Chissà, magari anche io dopo una seconda visione potrei scemare l’entusiasmo. Fatto sta che da quando l’ho visto e cioè da ieri pomeriggio, non riesco a togliermelo dalla testa.

  2. in effetti e’ un bel film. Mi ha entusiasmato meno rispetto a te, forse perché l’ho visto poco dopo aver letto il romanzo di cunningham, splendido e meritatissimo premio pulitzer. Se non lo hai giá fatto ti consiglio di leggerlo.

    Mario

  3. Film molto bello (poi quando in qualche modo c’entra Virginia il tutto mi appassiona maggiormente). Di Daldry secondo me è molto bello anche Billy Elliot.

  4. Ricordo che mi piacque, lo vidi la prima volta a scuola e poi un’altra volta in tv, ma ricordo anche che c’era qualcosa che mi lasciava perplessa, ma ho dimenticato cosa. Dovrò rivederlo prima o poi.

  5. Non ho letto il libro di Cunningham ma il film mi ha conquistato alla prima visione…bellissimo e migliora nelle visioni successive ^___^

  6. Questo non è un film perfetto. In alcuni momenti pare autocompiacersi, gingillarsi davanti al suo specchio narrativo, lisciarsi le penne di fronte alla sua beltà fotografica…

    Eppure quando lo vidi ne rimasi tremendamente affascinato. Forse perchè ci mostra 3 attrici meravigliose al massimo del loro potenziale (con una citazione speciale per la stupenda e sempre mai abbastanza valutata Julianne Moore). Forse perchè il montaggio alternato a incastro riesce davvero a ipnotizzare. Forse perchè la colonna sonora di Philip Glass è una delle più belle che siano state composte negli ultimi 20 anni, suadenti e melliflue note che non mi sono mai più uscite dal cervello.

    Chi lo sa, perchè… ma in sostanza, è un film di alto (altissimo?) livello.

  7. Bellissimo film senza dubbio cmq Ale55andra ti volevo avvisare ke ho trovato ke il miglior mese x andare a Londra è da meta Novembre a fine Dicembre ti avviso di preciso sui costi e gli Aeroporti ke fanno viaggi buoni a prezzo contenuto ok?

    Luca

  8. Weltall, prima o poi ci saranno delle visioni successive.

    Cine, già, forse per tutti quei motivi da te citati è un film di altissimo livello.

    Luca, ti ringrazio ^^

  9. Sono d’accordo sopratutto sul fatto che ogni piccolo gesto trasporta un’emozione. Per me, un film con un grande cast non è sempre garanzia di successo perchè ogni divo cannibalizza un po’ l’altro. E’ successo talvolta con la saga di Ocean’s Eleven. In “The Hours” invece ognuna di loro è perfetta.

    La sequenza del letto inondato è incredibile, mi ha ricordato le immagini di P.T. Anderson.

    Volevo invitarti a leggere il mio “reportage semiserio” su Venezia65. Le parole e la laguna. Sul mio blog.

    Saluti!

  10. Bè in effetti in Ocean’s eleven e seguiti i divi avevano modo di sopraffarsi l’uno con l’altro, perchè la materia non era proprio così profonda come in questo caso. Tutto sommato, almeno il primo e in misura molto minore il terzo (sul secondo caliamo un velo pietoso) sono dei film alquanto gradevoli.

    Vengo subito a leggere da te!!

  11. Io invece più lo vedo e più mi meraviglio di tanta perfezione. Le tre donne del film raggiungono un’intensità che difficilmente rivredemo al cinema: lo sguardo di Nicole ad inizio film quando si gira sulle scale, il pianto di Meryl in cucina e l’espressione persa di Julianne lungo tutto il film. Le note di Glass, che qui compone una vera e propria opera più che una soundtrack e la regia straordinaria di daldry rendono questo film un capolavoro.Senza dimenticare il lavoro immenso svolto da Hare sul libro, che invece a me non aveva entusiasmato molto.

    La sequenza alla stazione è un pugno in pieno petto.

  12. ciao ale. sono giorgio. mi sono registrato….
    volevo dirti che ieri sera ho visto questo film, perche la sera prima avevo visto lontano dal paradiso con la Moore…( avevo il dvd da 5 anni! )
    bellissimo!! concordo anche per la musica!  molto bella.
    una curiosita: vedendo la M. srteep recitare mi è sembrato di rivedere in alcuni istanti la francesca di i ponti di madison county…( la sua mano che la passa sul collo…)
    ciao ale.

  13. Giorgio, veramente un film straordinario con tre attrici in stato di grazia. La Streep è superlativa in ogni suo ruolo, così come ben noti anche tu.

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