The wrestler

REGIA: Darren Aronofsky

CAST: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Randy “l’Ariete”, in passato wrestler famosissimo e glorioso, ormai invecchiato e appesantito cerca di condurre la sua esistenza mantenendosi ben saldo a quel mondo di cui ha fatto parte per tutta la vita, fino a quando non si rende conto di doversene staccare e di doversi confrontare con la vita reale.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

Dopo averci abituato ad uno stile molto “frenetico” e molto movimentato, Arronofsky decide di affondare le mani nel biopic (come Gus Van Sant con Milk) e di raccontarci una storia che è soprattutto una parabola pregna di riflessioni e considerazioni di non poco conto. Lo stile registico molto più “convenzionale” utilizzato dal regista ci permette di soffermare l’attenzione su ciò che veramente importa, sul percorso di vita e di professione di quest’uomo che ha molto da raccontare, che con un solo sguardo riesce a farci entrare nel suo mondo di disperazione e di rassegnazione. Randy, questo è il nome che ha usato durante i vent’anni della sua carriera (oltre al soprannome di Ariete), è un uomo ormai in là con l’età, che non ha più il fisico di una volta per poter svolgere il suo mestiere, oltre che la sua più grande passione, un uomo che si vede scivolare tra le mani la sua vita privata e professionale. La camera lo segue quasi sempre da dietro, forse per troppo timore di coglierne la delusione e la stanchezza sul volto. Una sorta di rispetto per la sofferenza di questo grande personaggio. Per la maggior parte della pellicola seguiamo Randy senza soffermarci troppo tempo sul suo volto vessato dal passare del tempo e dei guai. Dopo aver passato anni e anni sotto le luci della ribalta, si ritrova a vivere nell’ombra sognando di poter tornare a essere quello che era una volta: un mito per molte persone (gli appassionati del wrestling sono veramente enfatici ed entusiasti), oltre che molto probabilmente per se stesso (la sua auto è abbellita da un’action figure che raffigura proprio se stesso). La pellicola, oltre che ritratto perfetto di un uomo, è anche descrizione dettagliata del mondo di questo sport-spettacolo, con vari combattimenti mostrati come se fossero dei veri incontri e “il dietro le quinte” con i vari wrestler che si rapportano l’uno a l’altro in differenti maniere. Interessante la sequenza in cui i vari wrestler si mettono d’accordo su quali “mosse” effettuare durante lo show, per divertirsi e per offrire un ottimo spettacolo agli spettatori.

Spettatori che da anni aspettano il ritorno sul ring di Randy e di Ayatollah (i due si scontrarono anni addietro e lo show segnò l’incoronazione di Randy come grande campione mondiale). Ma qualcosa arriva ad allontanare questo sogno dalla realtà di Randy: dopo un combattimento verrà colto da un infarto e gli sarà imposto dai dottori di non affaticarsi con le lotte sul ring. Sarà questa la causa scatenante il percorso formativo di Randy. Impossibilitato a passare la sua vita sul ring, sarà costretto a rapportarsi con il mondo reale: andrà a lavorare in un supermercato per guadagnarsi da vivere, stringerà amicizia con la spogliarellista Cassidy di cui si innamorerà e cercherà di riallacciare i rapporti con una figlia in realtà mai conosciuta. La delusione di queste esperienze (“L’unico posto in cui vengo ferito è fuori di qui”,“Al mondo non frega un cazzo di me”, dirà a Cassidy), saranno il trampolino di lancio per la sua estrema e molto potente decisione finale. Le analogie della storia di Randy col cinema non sono poche. Il wrestling in realtà è tutto una grande “finzione”, così come il cinema, vedere i wrestler che si trovano dietro le quinte e decidono come impostare i loro combattimenti è come assistere ad un colloquio tra regista e attori sulla recitazione e sulla messa in scena. Nonostante il wrestling sia una finzione, Randy ne porta visibili i segni su tutto il corpo, così come gli attori ad ogni film portano via con sé qualcosa dei personaggi interpretati (è facile intuire che lo stesso avverrà a Mickey Rourke con Randy). Lo stesso Randy potrebbe essere l’alter ego di Mickey Rourke che, se ancora ce ne fosse stato bisogno, conferma il suo straordinario talento offrendo alla storia del cinema un personaggio che difficilmente verrà dimenticato. Randy è Mickey e Mickey è Randy, un’interpretazione fatta di carne e anima, una sorta di transfert che colpisce e penetra completamente nei cuori degli spettatori. Ottima anche l’interpretazione di Marisa Tomei, nel ruolo di Cassidy, personaggio speculare a Randy, spogliarellista ormai in declino (i ragazzini la reputano troppo vecchia, Randy dopo la sua operazione non si sente ancora pronto per i suoi spogliarelli, anche se in realtà è innamorato di lei). A completare il quadro, Stephanie la figlia di Randy, interpretata da un’intensa Evan Rachel Wood che si fa al centro di una sequenza straordinariamente e pulitamente emozionante: quella della apparente riconciliazione tra padre e figlia. Il regista utilizza l’espediente della camera a mano facendoci più vicini a Randy e al suo percorso di formazione e delusione e rendendoci partecipati delle sue grandi sofferenze (nella vita reale) e delle sue grandi gioie (sul ring). A chiunque gli si rivolga chiamandolo col suo vero nome, chiede cortesemente di essere chiamato Randy (nome con cui lo conoscono tutti i suoi fan e colleghi), continuando a vivere in quelle illusioni e sperando di non uscire mai dal suo personaggio, al contrario di Cassidy che si è svegliata dal sogno e ha deciso di uscirne (infatti comincia a desiderare che tutti la chiamino Pam, il suo vero nome). Mickey Rourke ha fatto come il “suo” Randy, ha deciso che, nonostante gli ostacoli che la vita gli ha posto di fronte, fosse giusto tornare sul “ring”. I risultati per lui, fortunatamente, sono stati completamente opposti, seppure anche Randy, con la sua scelta finale, si è consegnato alla storia.

 

VOTO: 9

 



CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Perché sei tornato?". "Perché? Chiesero la stessa cosa a un tale che era salito a piedi nudi su un cactus". "E lui cosa rispose?". "Che da principio mi era sembrata una buona idea". (da "I magnifici sette")

 


LOCANDINA

 

38 commenti su “The wrestler

  1. Il ricordo della visione a Venezia è ancora lampante: un film immenso, che ti entra dentro e ti devasta, facile prevedere che sconvolgerà la blogosfera (e non solo), le recensioni fioccano come i funghi. Benvenuti nel club degli ammiratori di Mickey ^^

    Davide DG

  2. Pirata, non te lo perdere allora!!

    Alè, straordinario!!

    Davide, un’emozione unica la visione di questo film!

    Elentari, grazie mille ^^

  3. Ottima recensione e, soprattutto, grande film.

    Così come l’omonima canzone di Springsteen.

    Per una volta le aspettative (molto elevate) hanno trovato piena conferma.

  4. Lo aspettavo da tanto e finalmente domani dovrei vederlo. Un voto altissimo, quindi un film da guardare con la massima attenzione! Recensione molto stimolante e di alta qualità.

  5. Mamma mia Ale, ti entra nelle ossa. Indimenticabile.

    Solo un rammarico, secondo me è da vedere in lingua originale, il doppiaggio in questi casi è un crimine.

    Ciao, Adele

  6. Le tue recensioni non mi deludono mai… già non vedevo l’ora di vedere questo film, adesso ancora di più! ^^

  7. Hamlin, un film che per ora ha messo tutti d’accordo e secondo me non poteva essere altrimenti.

    Asgaroth, cerca di vederlo in lingua originale a questo punto. Ti assicuro che ne guadagna moltissimo il film.

    Luciano, non vedo l’ora di leggere una tua analisi di questo splendido film.

    Adele, a me è entrato nelle ossa, nel cuore, nel sangue, nella carne, dappertutto!

    Death, leggerò sicuramente la recensione da te (adesso ho troppo sonno :P)

    Milena, sei troppo gentile, davvero. Spero di leggere una tua recensione del film.

  8. sul voto mi fermo un quadratino prima ma è cmq un grandissimo film. Non lo definirei però bio-pic. Più che altro mi sembra una tranche de vie del personaggio, o per meglio dire, il finale. L’ultimo ring, diciamo ^^

  9. Bella recensione, hai catturato lo spirito del film e del personaggio di Randy. Poi hai un modo di ragionare e sviluppare le cose che piace molto. Brava!

  10. Visto ieri, piaciuto. Su Aronofsky ho ancora le mie riserve, ma qui è stato bravo a contenere il proprio stile e ad affidarsi totalmente a Rourke e alla sua recitazione “corporea”.

    L’unica cosa su cui non sono d’accordo con te riguarda le scene con la figlia, che ho trovato un po’ sopra le righe e con una punta di quella melodrammaticità che nel resto del film, per fortuna, è assente.

    Ciao!

    Christian

    P.S. Ti ho linkato anch’io!

  11. Sulla questione della figlia ho risposto sul tuo blog e in un certo senso l’avevo scritto anche nella recensione. Comunque in linea di massima, a parte quel piccolo particolare, siamo d’accordo sulla grandezza della pellicola e la cosa mi fa piacere ^^

  12. …gran film, crudo e concreto… sono uscito dal cinema e ho pensato “Proprio così doveva finire sstio film!!”….grandioso

  13. Chiara, esatto un film veramente magnificente!!

    Alè, io l’ho visto già due volte ma vorrei già rivederlo fai te!!

    Davis, felicissima che sia piaciuto molto anche a te.

    tage, grandiosissimo!!

    Alessandra

  14. Si, sono d’accordo. Pur avendo amato molto l’interpretazione di Sean Penn, credo che Rourke meritasse maggiormente il premio.

  15. L’ho visto qualche giorno fa. E’ straordinario, sconvolgente, commovente,grandissimo Rourke.

    Credo che possa diventare un film culto.

    p.s.

    un salutone al piratadellamor

    C.J.

  16. uno dei film migliori dell’anno davvero…rourke eccezionale (anche io penso che The Ram entrerà nella storia del cinema, almeno di questi anni) e mi ha colpito molto anche il coraggio e il modo diretto con cui il regista affronta il tema della vecchiaia…ottime anche le musiche che danno al film un tono malinconico, e bellissimo il finale….concordo sul voto!

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