I misterdi del giardino di Compton House

REGIA: Peter Greenaway

CAST: Anthony Higgins, Janet Suzman, Anne Louise Lambert, Hugh Fraser
ANNO: 1982

TRAMA:
Siamo alla fine del ‘600 in una ricca e sontuosa dimora, Compton House. La padrona di casa, la signora Herbert assolda il pittore Neville per eseguire dei disegni del suo meraviglioso giardino, da donare al marito che sembra amare esso più di sua moglie, e che nel frattempo è apparentemente partito per un viaggio d’affari. Il pittore sottoscrive il contratto solo dopo aver stilato una piccola clausola in moda con l’andazzo libertino del tempo: la signora Herbert alla fine di ogni dipinto dovrà donarglisi incondizionatamente.
Una volta cominciati i disegni, Neville, tra capricci, richieste assurde e regole imposte agli abitanti, accetta di buon grado anche un secondo contratto propostogli dalla figlia degli Herbert, contratto implicante a sua volta il sesso. Nel frattempo, nella pace del paesaggio di Compton House iniziano a comparire degli oggetti misteriosi, quasi delle tracce che porteranno ad una scoperta sconcertante che sarà foriera di guai e disgrazie per il pittore libertino…


ANALISI PERSONALE

Dare una sunto fatto e finito di questo film è cosa assai ardua e complicata, dato che ci sono così tanti particolari e così tanti livelli di lettura, da non riuscire ad essere concisi e magari a non svelare qualche mistero rivelatorio. Tra i diversi livelli di lettura, sapientemente e brillantemente miscelati abbiamo prima di tutto il film storico, poi il giallo, l’intrigo, il mistero e infine, ma non per ultimo, il sesso. Queste sono le varie componenti di questo meraviglioso film di Greenaway, oltre ovviamente al potere.


Le furbe signore Herbert, madre e figlia, riescono a intrecciare una trama complicatissima e alquanto crudele  per far in modo di liberarsi di un padre e un marito ormai inutile e di lasciare il patrimonio in famiglia (la signora Herbert/figlia, moglie di un tedesco borioso e impotente si farà ingravidare appositamente da Neville). Di contorno una serie di personaggi che saranno usati come delle marionette dalle furbe donne di casa, primo tra tutti Neville, quasi inconsapevole che i suoi disegni stanno portando alla scoperta di un delitto e del tutto inconscio del fatto che le donne ne stiano usufruendo nel peggiore dei modi. Oltre al pittore una schiera di figure che fanno da contorno a questo intrigo: il marito assassinato, il genero impotente, un consigliere che pare essere innamorato e succube della signora Herbert e molti altri.

Mai (o quasi) in un film ho notato una così perfetta commistione di elementi: la sceneggiatura ricercata (superlativa a mio avviso, tendente a rendere forse ancora più complicato l’intreccio, ma di certo più affascinante) che si addice perfettamente al tempo in cui la pellicola è ambientata; la colonna sonora intensa e  appassionante come ne ho sentite raramente, a tratti psichedelica e di certo adeguata agli intrighi e i misteri (Michael Nyman, che prima di questo film mi era sconosciuto, merita i miei complimenti vivissimi); la fotografia spettacolare e studiatissima nei minimi particolari (bellissime soprattutto le visuali del giardino attraverso lo strumento utilizzato da Neville per disegnare); l’ambientazione da sogno in questa villa seicentesca mozzafiato con dei giardini che a volte diventano labirintici, e infine i costumi e il trucco che ho trovato davvero ben fatti e bellissimi da guardare.

Interessantissima, oltre che divertente, la figura della statua/uomo che attraversa nudo la scena, o che troviamo coperto tra le foglie o su un piedistallo, che fa da contraltare ironico alla vicenda così seria e a tratti, possiamo dire, drammatica. Una figura che rappresenta un po’ la parte irrazionale di una società così civile (basti ricordare l’ultima scena di disgusto di fronte all’ananas, frutto esotico molto raffinato). Interessantissimi, inoltre, i dodici disegni del pittore che, possiamo dire, suddividono il film quasi in dodici segmenti e che ci rendono consapevoli man mano del ribaltamento del ruolo di alcuni personaggi, che da vittime diventano carnefici e viceversa.

Insomma, un’orginalissima rappresentazione delle più varie e disparate passioni umane(positive o negative che siano), dove l’ambientazione così dolce e raffinata la fa quasi da padrone “contenendo”, se così possiamo dire le varie pedine che si atteggiano all’interno di essa mosse da sentimenti quali, la voglia di potere, di sesso, di denaro, di affermazione personale, ecc…

Non sono da meno in questo quadro così positivo, le prestazioni degli attori, soprattutto di Higgins che riesce ad incarnare perfettamente l’artista libertino un po’ vanesio e capriccioso che non si rende conto del destino al quale sta andando incontro e delle macchinazioni a cui è stato sottoposto, ma soprattutto non si accorge, se non alla fine, che i suoi stupendi disegni sono una prova schiacciante, un documento dell’assassinio del signor Herbert e quindi sono pericolosi per la sua stessa incolumità.

Film così originali, appassionanti, intriganti e misteriosi se ne vedono raramente, soprattutto quando si parla di pellicole storiche. Devo ammattere che prima de “I misteri del giardino di Compton House” non conoscevo Peter Greenaway, ma questo film mi ha fatto venire una voglia immensa di non perdermi l’occasione di visionare altri suoi  lavori, che se sono pari a questo per bellezza e originalità, sono sicura non mi deluderanno affatto.

Regia: 8,5
Recitazione: 8,5
Sceneggiatura: 9
Fotografia: 9
Colonna sonora: 9,5
Ambientazione: 9.5
Voto finale: 9




CITAZIONE DEL GIORNO

Anche la miseria è un’eredità. (Riccardo Bacchelli).

 


LOCANDINA

6 commenti su “I misterdi del giardino di Compton House

  1. Concordo con il tuo voto, Ale! Tuttavia ho da dire due cose sulla tua recensione: 1- Sveli troppo!La trama è uno dei punti forti del film, un vero thriller con colpi di scena assolutamente inattesi (non come quelli impietosi che girano ora): ma se qualcuno legge qui prima di vederlo… troverà tutto molto meno succoso!

    2- Si chiama Michael Nyman e non Peter Nyman!

    Scusa questa schematizzazione per punti, mi rendo conto che risulta un po’ antipatica, ma sai che è detto con tranquillità 🙂

    Passiamo alle cose positive (queste ci sono sempre!): Sappiamo che tu non sei una “qualunque” ma è veramente bello che i film di Greenaway piacciano e vengano scoperti ancora con esiti positivi. Il suo stile è molto particolare (in questo film si nota, ma in altri ancor di più – “Lo zoo di Venere” – “Il cuoco il ladro sua moglie e l’amante” ) ma davvero accattivante proprio per lo speciale connubio (da te ben descritto) di tutte ottime componenti (trama, musica, scenografia, dialoghi!) e mai superficiale (cito “è un film sull’arte e sul sesso, rappresentati entrambi come lavoro e subordinati agli interessi economici. E anche un saggio critico sul diritto di proprietà come motore della vita sociale.”).

    E’ meraviglioso seguire l’avvicendarsi di queste damine e damerini (parrucconi, abito lungo) di fine 600 in luoghi ameni che si scambiano battute taglienti. Insomma, stra-consigliato (dura anche poco 😉 ). Mitica Ale, diffondi il verbo-Greenaway!

    Ciao

  2. Eh Bri, io voglio vedere anche tutto il resto per vedere rafforzata questa mia passione! Cmq devo ringraziare te, me l’hai fatto conoscere tu!

    Per il nome di Nyman mi scusa è stato un lapsus!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.