I protagonisti

REGIA: Robert Altman

CAST: Tim Robbins, Vincent D’Onofrio, Whoopi Goodlberg, Greta Scacchi, Peter Gallagher, Dean Stockwell
ANNO: 1992

TRAMA:

Griffin Mill, un noto e importante produttore cinematografico, viene minacciato, tramite cartoline anonime, da uno scrittore da lui rifiutato e quando crede di averlo individuato in un accesso d’ira lo uccide accidentalmente. Dopo essersi innamorato della vedova della sua vittima, si rende conto però che non riesce a vivere bene con la sua coscienza e soprattutto si accorgerà che non tutto è come sembra, sia nel mondo di Hollywood che nella vita vera.

 


ANALISI PERSONALE

I protagonisti (titolo originale The player, termine appartenente al gergo cinematografico, con cui si indicano coloro che devono scegliere i soggetti da portare sullo schermo) è una pungente satira ironica, ma soprattutto auotironica, sull’industria cinematografica di Hollywood che si rivela a volte più crudele di un assassino. E già perché a morire all’interno di questo film non è solo il povero scrittore fallito, ma è tutto il meccanismo cinematografico che ha portato a quella morte, e quindi è il cinema stesso ad essere “morto”. Altman torna a sfoggiare la sua maestria, dopo anni di silenzio e soprattutto di “rifiuto” e lo fa più ferocemente e sarcasticamente che mai, regalandoci una pellicola dalle venature noir, che sicuramente però non è esente da momenti di puro intrattenimento e divertimento, per la gioia di cinefili e non che si vedono passare davanti agli occhi decine e decine di star hollywoodiane.

Griffin Mill (un Tim Robbins davvero in forma), si occupa di scegliere i soggetti da portare poi sugli schermi cinematografici. Solo 12 all’anno, su miglia e migliaia di proposte, riusciranno a trovare la giusta accoglienza. Per il produttore un buon soggetto deve poter essere esposto in non più di 25 parole. A bussare alla sua porta ci sono una marea di personaggi, noti o meno noti, che sognano di vedere le loro idee realizzate sul grande schermo. Griffin è un uomo cinico e quasi senza cuore, che pensa solo al suo profitto e a “commerciabilità” o meno dei soggetti che gli vengono proposti. Quando comincia a ricevere delle cartoline minatorie però, il castello della sua sicurezza e caparbietà crolla, e il produttore comincia ad avere paura per la sua incolumità fisica. Comincia a fare delle ricerche su tutti coloro che sono stati da lui rifiutati e giunge ad una conclusione: il suo minacciatore è David Kahane (un giovanissimo Vincent D’Onofrio). Si reca alla sua abitazione, ma la moglie Jane (un’elegante ma graffiante Greta Scacchi) le dice che suo marito è andato al cinema a vedere Ladri di biciclette. Il produttore, si reca al cinema e quando vede uscire il suo rivale lo affronta a viso aperto, promettendogli mari e monti. Ma le cose non vanno come previsto e tra i due scatta la colluttazione fisica. Accidentalmente Griffin uccide David e, seppur sconvolto per l’accaduto, inscena un omicidio per rapina, tornando a vivere la sua vita come se non fosse successo nulla.
Ma ad indagare sul caso c’è la tostissima detective Susan Avery (una pimpante e spettacolare Whoopi Goldberg) che non si da per vinta e vuole andare a fondo della questione. Nel frattempo Griffin comincia ad intavolare un’amicizia pericolosa con Jane, fino ad innamorarsene ricambiato e fino a confessarle il suo terribile omicidio. Ma la donna sembra non soffrire molto per la dipartita del marito, e guarda al futuro con fare egoistico. Lo stesso atteggiamento contraddistingue il personaggio di Griffin, che abbandona la sua vecchia segretaria-fidanzata e continua a svolgere il suo lavoro nella stessa maniera cinica e spietata di come l’aveva svolto fino ad allora. I suoi colleghi si dimostrano preoccupati per la sua situazione, ma lui sembra essere sicuro di sé.
Alla fine, anche se appare chiaro che l’assassino altri non è se non lui, il produttore riesce a farla franca e dalla disgrazia riesce a cavarne anche del bene.

Il vero fulcro della pellicola non è affatto l’omicidio commesso da Griffin ai danni di Miller, piuttosto è l’”omicidio” commesso dalle grandi produzioni hollywoodiane ai danni di sceneggiatori che vengono “castrati” nelle loro idee originali a scapito di soggetti più commerciali. Una sorta di rivalsa e di rivincita insomma, quella del grande regista più volte escluso dalle più grandi premiazioni, come gli Oscar e più volte dimenticato. Una rivincita che ha il sapore della vittoria, dato che Altman ci regala una stupenda metafora (non tanto velata) sulla vera Hollywood, ma anche sul cinema in generale che, pur facendone parte, non ha paura di “profonare” come nel primo dialogo tra Jane e Griffin nel quale la donna ammette: “Non vado mai al cinema” e quando l’interlocutore le chiede il perché, lei risponde: “La vita è troppo breve”.
Non delude la fotografia abilmente studiata a seconda che si segua il filone noir con un incupimento del personaggio di Griffin che esprime tutta la sua angoscia il suo latente senso di colpa o che si segua la sua vita lavorativa fatta tutta di “lustrini e paiettes”. Impeccabili i costumi che incarnano alla perfezione questa vera e propria classe sociale di personaggi noti o meno noti che si aggirano nei meandri di Hollywood e azzeccatissima la colonna sonora che accompagna adeguatamente le diverse situazioni e soprattutto i differenti stati d’animo.
Numerose, anzi numerosissime le star che hanno prestato amichevolmente il loro volto per questa pellicola: da Bruce Willis a Julia Roberts, da Susan Sarandon a Peter Falk, da Andie MacDowell a Malcom MacDowell, da Angelica Huston a John Cusack, da Steven Spielberg a Jack Lemmon, da Cher a Rod Steiger, tutti nel ruolo di loro stessi, tutti perfetti e garbatissimi nelle loro fuggevoli apparizioni. Indimenticabile e impeccabile dal punto di vista tecnico e narrativo il lunghissimo piano sequenza iniziale, deliziosamente costruito in modo da farci udire e vedere le varie stanze degli uffici
di una casa di produzione (quella nella quale lavora Griffin), popolati da sceneggiatori, attori, produttori tutti intenti a discutere soggetti più o meno validi. Carrellate di una prelibatezza inaudita nella quale possiamo vedere lo sceneggiatore de Il laureato proporre un soggetto per un sequel del fortunatissimo film con protagonista la nipote di Mrs Robinson, da far interpretare a Julia Robert, e numerose e succosissime altre chicche cinematografiche.

Indicatissimo per i cinefili doc, ma godibilissimo anche per tutti gli altri.

Regia: 9
Sceneggiatura: 9
Recitazione: 8
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8
Ambientazione: 9
Voto finale: 8,5

 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Mammina dice che c’ho i complessi!". "Complessi? Tu hai un’orchestra intera in testa!!! (Massimno Troisi in "Ricomincio da tre")


LOCANDINA


 

19 commenti su “I protagonisti

  1. gran film! è vero, il giallo dell’omicidio è solo un pretesto, reale tema del film è la politica delle majors ai danni degli sceneggiatori… tema per certi versi attualissimo!

    mario

  2. NON L’HO VISTO IO!!!Bè allora devo assolutamente recuperarlo e a dire la verità devo recuperare e vedere il film del genio Altman.

  3. Bè Al anche io dato che di Altman ho visto solo Gosford Park e questo. Forse qualche altro ma ero troppo piccola. Sapessi la mole di film che ho da recuperare…a me viene già il mal di testa 😛

  4. alza alza i voti per il grande Bob (mio argomento di tesi…), strepitoso il piano sequenza iniziale mentre parlano dell’Infernale Quinlan (che iniziava con un piano sequenza altrettanto straordinario..) e poi tutta l’ironia e la maestria di Altman.

    Grande!

  5. hai visto solo Gosford Park? ahi ahi cosa ho letto…

    Recupera assolutamente i film degli anni ’70: NASHVILLE soprattutto, MASH, IL LUNGO ADDIO… e AMERICA OGGI per quelli più recenti…

    ma cerca di recuperarli in ordine cronologico vedi l’evoluzione di un genio che ha preso per il culo l’america e tutto il suo cinema…

  6. E’ ASSOLUTAMENTE da vedere! Io, se non avessi da recuperare 98765432 di film (e forse anche più), me lo rivedrei immediatamente!

  7. Prima (ero giovanissimo) di conoscere quello splendido fenomeno che è stata La Nouvelle vague, Altman era il mio regista preferito. Naturalmente è sempre tra i miei preferiti. Raramente mi è capitato di vedere un suo film un po’ sotto la media. Questo è stupendo, un film che non vedo da tanto tempo e che recupererò volentieri. P.S. Il suo film che amo di più è Nashville.

  8. Ma quanti film ti stai vedendo?!? che ritmo, ragazzi, che ritmo!! se ti è piaciuto questo (che secondo me, senza offesa per l’immenso Robert, è un Altman diciamo “minore”) non so cosa dirai quando ti vedrai “Nashville” (forse “il” film della mia vita) o “America Oggi”, o “M.A.S.H.”…però non correre troppo e soprattutto non ti far venire il mal di testa, eh? un salutone 😉

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