American gangster

REGIA: Ridley Scott

CAST: Denzel Washington, Russel Crowe, Cuba Gooding Jr, Ted Levine, Amand Assante, Carla Cugino,
ANNO: 2007

TRAMA:

E’ la storia vera di Frank Lucas che negli anni ’70 imperversò ad Harlem riuscendo a creare un vero e proprio impero della droga, trasportandola dai paesi asiatici nelle bari dei soldati americani morti in guerra. E’ la storia vera di Richie Roberts, detective della narcotici, che gli diede la caccia fino alla fine.

 


ANALISI PERSONALE

Un grande ritorno per quel Ridley Scott che non ci regalava un grande film da tanto tempo. Un vero e proprio gangster movie coi fiocchi da leccarsi i baffi, perlomeno coloro che sono appassionati del genere. Una grandissima prova attoriale dei due interpreti protagonisti e una interessante lezione di regia e di montaggio da non sottovalutare. Insomma, American Gangster si appresta a rimanere negli annali del cinema, al pari di quei grandi film che furono Scarface, Serpico, Heat – la sfida. E non stiamo parlando di registi qualunque, ma di de Palma, Lumet e Mann. Scott, con questa sua pellicola, è riuscito a richiamare alla mente sia i loro grandi film che i loro immensi protagonisti. Infatti, il mafioso di colore elegante e dedito alla famiglia Denzel Washington può essere paragonato al Tony Montana di Scarface, mentre il detective un po’ troppo ligio al dovere, ma con problemi personali può essere paragonato al Frank di Serpico ed entrambi nel loro mirabolante incontro finale ricordano tantissimo il Vincent e il Neil di Heat – la sfida. Certo Denzel Washington non è Al Pacino o Robert de Niro e Russel Crowe non è Dustin Hoffman, ma i due riescono col loro carisma e le loro movenze (sia facciali che corporali) a creare due grandissimi personaggi, degni di essere annoverati insieme ai suddetti.

Frank Lucas è l’autista del boss mafioso Bumpy, che distribuisce tacchino ai poveri il giorno del ringraziamento. Alla sua morte, nel giro di poco tempo riesce a prendere il suo posto e a diventare un “imperatore” del crimine, grazie ad una folgorante idea e a degli agganci proficui. Siamo alla fine degli anni ’60 e la guerra in Vietnam è nel pieno della sua attività. A Frank, che ha un cugino arruolato nell’esercito a Bangkok, viene la brillante idea di andare proprio lì a rifornirsi di droga per trasportarla nel suo paese, dato che lì ci sono i campi dalla quale viene raccolta e prodotta. Il suo metodo? Imbottire le bare dei soldati caduti in guerra, con la connivenza di militari corroti, in modo tale da non essere scoperto. In questo modo, la sua droga, comprata a bassissimo prezzo viene svenduta a prezzi maggiori, ma pur sempre convenienti. Ben presto tutta Harlem viene letteralmente invasa dalla roba di Frank e tutti si rivolgono a lui perché la sua è la droga migliore in circolazione, la più pura. Frank si fa un nome e una reputazione e diventa il capo indiscusso dell’impero del crimine e della droga. Sposa Miss Portorico, va a vivere in una casa ultralussiosa, richiama la sua numerosissima famiglia a sé e la fa entrare nel giro: fratelli, cugini e nipoti. Ricorda molto la mafia italiana la sua famiglia e il suo modo di comportarsi: si reca a messa tutte le domeniche con moglie e madre sottobraccio, si occupa di loro in maniera lodevole, è fedelissimo alla sua famiglia insomma.
Richie Roberts è un detective della narcotici che sta studiando per diventare avvocato. È
separato dalla moglie e sta avendo problemi legali per la custodia del piccolo figlio, a cui non riesce a dedicare le giuste attenzioni a causa del lavoro. Dopo aver trovato col suo collega una somma di un milione di dollari, decide di consegnarla alla polizia invece che tenersela per sé, suscitando così i sospetti e gli odi di tutti i suoi colleghi corrotti. Ma Richie, è un vero poliziotto, che non trasgredisce alle regole, non prende mazzette, e fa il suo lavoro onestamente. Si rifiuta persino di coprire il suo collega, quando scopre che questi è un tossicodipendente che ha ucciso il suo spacciatore.


 

Quando gli viene affidato l’incarico di stanare colui che ha creato l’impero della droga ad Harlem, gli viene affiancata una squadra narcotici davvero ben fornita e preparata al caso. Richie, indagine dopo indagine riesce ad arrivare a Frank e dopo numerose peripezie (sia private che lavorative), alla fine riesce ad affrontarlo faccia a faccia (nella scena migliore del film) e ad avere un confronto. Alla fine solo uno ne uscirà vincitore, anche se l’altro non avrà perso del tutto.

Movimentata la regia e serrato il montaggio, come un film di questo genere richiede. Numerosi gli stacchi veloci che fanno da un volto all’altro, soprattutto quando seguiamo la storia di Frank che si rapporta con colleghi, nemici, clienti, familiari e quant’altro. Molte le trovate originali: inserire un gangster movie nel contesto della guerra del Vietnam era una cosa che non si era quasi mai vista al cinema, lo stesso metodo di trasporto della droga ha un che di macabro ma al contempo quasi ironico e divertente; il metodo di preparazione della droga in patria consiste nel far lavorare donne completamente nude in modo tale che non possano rubare nulla. Due le scene memorabili e girate con una maestria da far venire i brividi: l’ultimo attacco della squadra narcotici al “covo” di Frank contemporaneo alla perquisizione di altri poliziotti in casa sua e lo spettacolare faccia a faccia finale che riesce a far rimanere estasiati per la lezione di regia e di recitazione che riesce a impartire. Due volti che si alternano e che ci mostrano infinite sensazioni facendole diventare quasi nostre.
Il film, accompagnato da una colonna sonora a dir poco caratteristica e davvero molto ben confezionata e contrassegnato da una brillante fotografia che riesce (anche grazie ai bellissimi costumi) a farci catapultare direttamente negli anni 60-70, mantiene alta l’attenzione per tutta la sua durata, e due ore e quaranta non sono poi poche. Seguendo parallelamente le vicende ora dell’uno, ora dell’altro protagonista, non si aspetta altro che di vedere le loro strade incrociarsi, e il regista alla fine non delude affatto, arrivando a regalarci un finale inaspettato e sicuramente molto forte. Interessante la dicotomia tra bene e male che scaturisce dall’analisi di questi due personaggi: il boss mafioso è molto affascinante, si veste in maniera elegante, è un buon cristiano, un “bravo ragazzo” che va a messa tutte le domeniche e che si occupa della famiglia, mentre il detective/avvocato è alquanto sciatto, trascurato, salta da un letto all’altro, è separato e non riesce ad avere la custodia del suo piccolo bambino. Dov’è allora il bene e dove il male? Alla fine non ci sono assolutamente dubbi, ma un po’ di confusione viene creata, anche grazie all’abile recitazione dei due attori che si spalleggiano alla grande, pur incontrandosi solo a fine film. Washington estremamente carismatico e affascinante e Crowe adeguatamente sottotono e “trasandato”. Da citare anche il simpaticissimo e macchiettistico cameo di Cuba Gooding Jr, nel ruolo di uno spacciatore che sta creando problemi a Frank.

Alla fine, quello che rimane è la sensazione di aver assistito non solo ad un grande ritorno coi fiocchi di un regista che dà prove altalenanti del suo indiscusso talento, ma di aver sicuramente visto una pellicola destinata ad aggiungersi tra i capolavori e i grandi film del genere, come quelli inizialmente citati.

Regia: 8,5
Sceneggiatura: 8,5
Recitazione: 9
Fotografia: 8
Colonna sonora: 8,5
Ambientazione: 8
Voto finale: 8,5

 

 "Sei un amico"


CITAZIONE DEL GIORNO

Devo tenermi la mia angoscia. La devo proteggere. Perche’ mi serve: mi mantiene scattante, reattivo, come devo essere. (Al Pacino (Vincent Hanna) in "Heat-La sfida")


LOCANDINA


24 commenti su “American gangster

  1. beh, direi che ti è piaciuto molto.. la regia movimentata ed il montaggio serrato probabilmente (io ancora non ho visto “american gngster”) rappresentano unn omaggio a “il braccio violento della legge”, a cui certamente scott ha dato più di un’occhiata prima di girare questa pellicola.

    mario

  2. beh siamo larghi coi voti in questi giorni… non ho ancora visto il film, perciò farò un commento serio nei prox gg…

  3. Questa volta sono stata larga perchè io nel gangster movie ci sguazzo proprio. Insomma mi hanno dato pane per i miei denti ecco ^^

  4. io su imdb gli ho dato 10, e raramente sono largo di voti… 🙂

    penso che me lo andrò a rivedere, erano anni che aspettavo un film del genere

  5. Io l’ho visto venerdi ed è stato meraviglioso. Nonostante le sue 2h e 40 min. Un film ricco di “creatività narrativa” con due attori davvero bravissimi (denzel washington soprattutto). ovvio non merita 10.

    Ma sono d’accordo con l’8,5 di Alessandra, voto alto per ringraziare Scott di aver fatto tornare un genere che amo moltissimo.

    Solo un film gangster merita 10 e anhe di più: C’era una volta in America.

  6. Caspita, una recensione con i fiocchi su un film che sta dividendo i cinefili. Da più parti ho letto che non è niente di eccezionale. Comunque andrò a vederlo (anche se in questo periodo sono subissato dagli impegni).

  7. Attendo con impazienza il prossiomo giovedì quando andrò al cinema a vedere questo film. Il trailer è fantastico e quanto leggo in giro, compresa la tua ottima recensione, fa fa sperare in un ottimo film!
    Ciao, Ale

  8. Ero scetticissima anche io. Scott non faceva qualcosa di veramente buono da tempo, Crowe non mi è mai andato a genio e Washington è stato sempre altalenante nelle mie preferenze. Ma dopo la visione sono rimasta piacevolmente colpita da tutti e tre ^^

  9. “Un grande ritorno per quel Ridley Scott che non ci regalava un grande film da tanto tempo.”

    Ti cito testualmente perchè è la stesa cosa che penso anch’io: questo è il miglior Scott dai tempi di THELMA & LOUISE se non addirittura da BLADE RUNNER.

    Uno dei film dell’anno.

  10. Come ben sai, in questo caso con me sfondi una porta aperta. E’ piaciuto moltissimo anche a me e mi rammarico solo delle mancate candidature agli Oscar di Washington e di Pietro Scalia.

    Ma si sa, non si può avere tutto! 🙂

    Piuttosto inspiegabile invece, almeno a mio giudizio, la nomination quale miglior non protagonista andata all’attrice che interpreta la mamma di Lucas.

    Ciao,

    Mr. Hamlin

  11. Un film solido, girato come si deve e aiutato da una grande fotogrofia (per non parlare del montaggio).

    Per quanto mi riguarda niente per cui gridare al miracolo, ma posso ritenermi soddisfatto.

    Uno dei miei principali dubbi poi era nei confronti di Denzel Washington (non mi è mai piaciuto molto), ma bisogna dire che è stato proprio bravo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.