Avere vent'anni




REGIA: Fernando di Leo

CAST: Lilli Carati, Gloria Guida, Vittorio Caprioli, Ray Lovelock, Vincenzo Crocitti, Giorgio Bracardi, Leopoldo Mastelloni

ANNO: 1978

 

TRAMA:

 

Lia e Tina, conosciutesi durante un falò in spiaggia, decidono di intraprendere un viaggio verso Roma. Le due donne, decisamente indipendenti e assertrici di una libertà espressiva, e soprattutto sessuale, si ritroveranno a vivere in una comune dove a rengare saranno il sesso libero e la droga, ma alla fine saranno costrette a tornare alle proprie case e ad andare incontro ad un tragico epilogo.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

E’ un peccato essere giovani, belle e libere? E’ un peccato essere donne in tutto e per tutto senza trincerarsi in comportamenti costrittivi e inibitori? Le protagoniste di “Avere vent’anni” si scontrano col pregiudizio, soprattutto maschile, ma non solo, per i loro comportamenti aperti e ammiccanti, come dimostrano numerose scene della pellicola, ma soprattutto il prefinale in cui le donne si recano in una taverna e ballano sulle note di un juke-box, venendo scambiate per delle prostitute da alcuni avventori, gli stessi che si faranno protagonisti terribili e deprecabili di un finale agghiacciante e terrorizzante, del tutto avulso dal contesto goliardico e leggero dell’intera pellicola, ma decisamente funzionale per gli intenti accusatori del regista.

Perché “Avere vent’anni” non è solo una commedia sexy, come si potrebbe pensare data la presenza delle due regine del genere, le straordinariamente belle Lilli Carati e Gloria Guida, e dal tono che si respira per l’intera pellicola, è anche, e forse soprattutto, un film di denuncia sociale contro il pregiudizio e gli effetti disastrosi a cui questo può portare. Il dilemma però rimane: il regista da che parte sta? Un quesito non facilmente risolvibile, dato che per tutto il film sembra parteggiare per le due ragazze mostrandoci la meschinità di tutti i personaggi che si correlano con loro , a partire dal Nazariota, il meschino gestore della comune in cui le due si rifugiano per mancanza di mezzi di sussitenza e dove faranno esperienze sessuali di ogni tipo, anche lesbico, oltre a conoscere un parterre di personaggi strambi: una ragazza madre di tre gemellini, un drogato di nome Rico, una sorta di sciamano completamente avulso dalla realtà, l’informatore-infiltrato della polizia, ecc… Ma il finale così shockante e crudele è di difficile interpretazione: atteggiamenti come quelli delle due donne vanno incontro a punizione sicura e sono quindi da condannare, oppure si tratta di una vera e propria condanna alla nostra società che continuerà a reprimere chi non si attiene ai canoni prestabiliti?

“Siamo giovani, belle e incazzate”, continuano a ripetere imperterrite le due ragazze, ma sono anche libere da qualsiasi freno inibitore. Ma è giusto che ci sia un limite all’estrema libertà di ognuno di noi di esprimere completamente la propria personalità e i propri istinti? Difficile riuscire a dare una risposta, così com’è difficile carpire la reale idea al riguardo del regista che firma la sua pellicola più controversa, andando incontro anche a numerosi intoppi, tra cui sicuramente la censura e l’ostracismo di una distribuzione poco coraggiosa o troppo perbenista. A causa dell’eccessività di alcune scene (soprattutto il finale e la scena lesbo tra le due protagoniste), il film fu distribuito in una versione completamente e malamente rimontata, scevro di quel finale così essenziale sostituito da una chiusa decisamente consolante e buonista, ma poco in linea con i reali intenti del regista, che aveva dato alla sua pellicola un’essenza dissacratoria e rivoluzionaria.

Così come rivoluzionario è l’atteggiamento di Lia e Tina, tant’è che quando a quest’ultima viene chiesto: “Hai letto la rivoluzione sessuale?”, questa risponde: “Io l’ho fatta!”.

“La base della convivenza umana è la comunicazione”, dirà il Nazariota per convincere le due nuove arrivate a prostituirsi per mandare avanti la baracca. Fatto sta che alle donne si richiede sempre altro e cioè che siano soddisfacenti e accomodanti a letto ed efficienti in casa e soprattutto in cucina. E’ proprio da questo che fuggono le due ragazze, e sicuramente non le si possono dare tutti i torti. Esplicativa a riguardo la sequenza in cui Lia e Tina si confessano apertamente e sinceramente davanti alla telecamera di un regista che sta girando un film d’inchiesta. Sembra quasi che le attrici si stiano rivolgendo direttamente allo spettatore, rendendolo consapevole degli intenti apertamente sociali della pellicola, seppur ben nascosti dalla patina erotica che si respira per la maggior parte del tempo.

Se la scelta di due attrici come Lilli Carati e Gloria Guida, icone per eccellenza di un certo tipo di cinema e soprattutto amatissime dal pubblico sia maschile che femminile, può dirsi sicuramente azzeccata date le tematiche della pellicola, il farle protagoniste di un finale così violento e quasi insostenibile non ha portato fortuna al regista, che si disse infatti pentito di questa scelta, perché non ne aveva previsto i risultati disastrosi in quanto a presa sul pubblico. 

“Il femminismo è una cosa troppo seria per farlo fare alle femministe”, dirà uno dei protagonisti della pellicola durante l’intervista per il film-inchiesta, affermazione che potrebbe farci propendere verso un’interpretazione femminista del film da perte di Di Leo, visto che lui femminista sicuramente non era.

Una cosa però è decisamente certa e cioè che gli uomini, attenendoci a ciò che avviene in “Avere vent’anni” non ci fanno affatto una bella figura.

 

VOTO: 8

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Avevi ragione la liberta esiste, oltre quei recinti che ci costruiamo da soli" (Istinct)

 


LOCANDINA

 

12 commenti su “Avere vent'anni

  1. Grande Ale a recensire questo film! Oltre alla bellezza delle due protagoniste che è innegabile, il film ci da giù forte. Da vedere solamente nella versione “nuda e cruda” e non nella versione rimontata che è, come hai sottolineato, fin troppo buonista e fin troppo diversa da quella originale. Fernando Di Leo credo sia un regista che è stato molto sottovalutato. Questo film rientra nella lista dei sottovalutati. Proprio per questo ti voglio bene visto che lo hai recensito. 😀

  2. Bellissima recensione. Nonostante non sia un grande amante del cinema italiano ’70, se lo trovo in DVD lo recupero e me lo guardo.

  3. Grazie Ray, secondo me questo è interessante per le tematiche che affronta, oltre che per i quesiti che solleva che non sono di poco conto. Fammi sapere nel caso ^^

  4. che dire, mi hai fatto venir voglia di guardarlo e di riproporlo a tutti i miei coetanei!!! davvero una bella recensione

  5. di leo sicuramente sta con le ragazze e il finale non è da leggere nell'ottica:tiè beccati questa.
    Nondimeno vi è un nella nostra società liberale,liberista,americanizzata un'idea del tutto distorta della libertà-che per me è collettivista formata dalla responsabilità dei singoli uniti in un movimento comune per migliorare la vita del popolo su punti fondamentali:lavoro,istruzione,apprendimento e partecipazione attiva alla vita politica e culturale- la quale è un concentrato di ribellismo, (cioè il fratello discolo della reazione), di trasgressivismo banalizzato e banalizzante e sopratutto con l'idea che una è liberissima di gestire e fare quello che vuole senza che vi siano delle reazioni,degli ostacoli,dei fraintendimenti.
    La donna forse vive in modo più scottante questo dilemma,ma è da valutare attentamente  senza perdersi in difese di genere-maschile o femminile- certamente che quando si cerca di forzare certe regole o certi pregiudizi in qualche modo si paga e ci si confronta con la reazione della maggioranza.Non vuol dire astenersi e omologarsi,ma avere ben preciso quanto possa costare la tua libertà di individuo-per cui isolata ed esibizionista per certi versi-e ponderare i rischi o quantomeno escere certissimi o certissime dei mezzi per difendersi.
    L'aver vissuto per lungo tempo in ambienti a maggioranza femminile mi porta a comprendere certi atteggiamenti,però facendo del mancheismo di stampo veltroniano ocio ocio attenzione attenzione,vale la pena rischiare grossissimo per cose così futili?

  6. Non saprei, per me quel finale "orrorifico" è molto ambiguo, però poi si capisce che Di Leo effettivamente sta con le donne.

  7. Io sto ovviamente con la Carati e la Guida…ma anche Di Leo sta con loro due…..
    forse è stato il miglior periodo del cinema italiano: bisogna semplicemente non fare di tutta un erba un fascio e cercare di essere meno esterofili…..
    bravi gli attori: a me è piaciuto Vittorio Caprioli che interpreta il Nazariota, e anche le due attrici protagoniste…..
    il film per quanto mi riguarda l'ho trovato fin dall'inizio drammatico e poco goliardico, a parte qualche momento……poi si capisce che va a finire male per le due…..purtroppo!
    e poi mi ha colpito il pezzo della Vanoni con i New Trolls ma senza Nico Di Palo, "Ti voglio"…….
    Buonanotte!

  8. Bè si, non è giusto essere esterofili a tutti i costi, ci mancherebbe. Siamo d'accordissimo. Certo che al giorno d'oggi viene quasi spontaneo esserlo però…

  9. …….però il passato del cinema italiano è buono……
    non so se hai mai guardato "Autostop rosso sangue" del 1977 con Franco Nero e Corinne Clery…..a me è piaciuto, una sorta di The Hitcher 10 anni prima…

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