L'uomo nell'ombra




REGIA: Roman Polanski

CAST: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Catrall, James Belushi, Tom Wilkinson

ANNO: 2010

 

L’ex primo ministro inglese, Adam Lang, sta stendendo la sua autobiografia, ma a seguito della morte del suo primo ghost writer, decide di assumerne un altro. A prendere il posto è  uno scrittore che ben presto si ritroverà nel bel mezzo di un’accusa di crimini di guerra ai danni del suo datore di lavoro. Durante le ricerche per la stesura del manoscritto, lo scrittore, arriverà a conoscere delle verità nascoste.

 

Dopo sette anni Polanski torna al cinema e lo fa nella migliore delle maniere, regalandoci una pellicola dalla qualità altissima e dal valore non indifferente. Un thriller politico che trova tutta la sua forza comunicativa e formale soprattutto nel magistrale utilizzo delle atmosfere e delle ambientazioni, con un perfetto connubio tra l’impianto narrativo (con colpi di scena, momenti di rivelazioni e di riflessioni) e l’impianto formale del film (splendida la fotografia che incornicia alla perfezione i tumulti interiori di ciascun personaggio, volutamente metaforizzati e paragonati ai tumulti atmosferici con una fitta pioggia che si abbatte feroce sull’isola del mistero).  Inutile rimarcare che, al di là del plot intrigante e coinvolgente (ispirato tra l’altro al romanzo di Robert Harris, vero ghost writer di Tony Blair, a cui il personaggio di Adam Lang ovviamente è ispirato), il motivo principale di apprezzamento de “L’uomo nell’ombra” è indubbiamente la sapiente regia di Polanski che con una serie di inquadrature davvero straordinarie (soprattutto quelle all’interno del blindatissimo ufficio dell’ex primo ministro che si affaccia sul panorama quasi desolante dell’isola in cui si è “rifugiato”), riesce a catturare e coinvolgere lo spettatore, affascinandolo con un sapiente utilizzo della macchina da presa, perfetta e precisa nell’amalgamarsi all’intreccio da mettere in scena. Rimane impressa, su tutte, oltre alle già citate, lo straordinaria sequenza finale che, al di là della prevedibilità o meno del colpo di scena che la contrassegna, si fa apprezzare enormemente soprattutto per il fotogramma col quale si conclude la pellicola, che colpisce per la sua altissima potenza comunicativa, oltre che per il forte impatto visivo. Merito della riuscita della pellicola, che potrebbe trovare estimatori o detrattori a seconda delle idee politiche-sociali di ciascun spettatore (è chiara infatti la critica alla politica americana e non solo, nella conduzione della lotta al terrorismo), oltre ai già citati, è sicuramente la scelta dell’ottimo cast con un Pierce Brosnan perfetto nel donare la natura ambigua al suo personaggio e soprattutto un impeccabile Ewan McGregor nel ruolo dello scrittore protagonista, di chiara ascendenza hitcockiana, che da uomo comune e ordinario, si ritrova al centro di una situazione oltremodo straordinaria e difficilmente gestibile (apprezzabilissime anche le interpretazioni delle due protagoniste femminili, Kim Catrall e Olivia Williams e i camei di James Belushi, Tom Wilkinson ed Eli Wallach). Al centro di tutto, proprio come succedeva in molti dei thriller del maestro Hitchcock, c’è l’inadeguatezza dell’uomo ad affrontare situazioni complicate, nel caso in questione a rapportarsi alle varie scoperte che si susseguono durante lo studio del manoscritto cominciato dal suo predecessore, la cui morte per annegamento suscita non pochi sospetti, a scegliere se rimanere fedele al proprio incarico, e di rimando all’altissima retribuzione che ne consegue, o se fare la cosa giusta. Ecco che allora l’uomo, suo malgrado, si farà al centro delle mire delle varie parti in causa, alcune delle quali a dir poco inquietanti. Una situazione decisamente intrecciata che viene strutturata in maniera perfetta grazie ad un’ottima sceneggiatura che dipana la matassa in maniera coerente e lineare, nonostante la componente misterica e “oscura” sia molto ficcante nella creazione della tensione ,del pathos e dell’ambiguità. Gradevolissimo anche l’humour, di chiara impronta inglese, che accompagna questa storia di segreti e connivenze (ad esempio il protagonista non verrà mai chiamato per nome, a sottolineare la sua piccolezza nei confronti delle vicende narrate e dei meccanismi che ne stanno alla base).  Interessante anche l’ammiccamento ad un sottotesto quasi meta-cinematografico con l’attenzione posta sull’importanza della scrittura (grande protagonista della pellicola, oltre all’ambientazione isolana e tetra, è senza ombra di dubbio il manoscritto stesso, costantemente al centro del mirino del regista e dello sceneggiatore, nonché dei protagonisti stessi del film, quasi come un vero e proprio McGuffin hitchockiano), dato che sta proprio nel contenuto dell’autobiografia, la risoluzione dell’intreccio e dei misteri che lo contrassegnano. Una scrittura perfetta che contribuisce a rendere “L’uomo nell’ombra” non solo uno straordinario film di genere, ma anche un’eccellente racconto intrigante e appassionante.

 

VOTO:


 

 

Pubblicato su www.livecity.it

 

13 commenti su “L'uomo nell'ombra

  1. ero combattuta nell'andare a vedere questo film in quanto ripensavo alle vicende umane di Polanski e non al suo lato di artista. Ora però ho la certezza che andrò a vederlo perchè mi incuriosisce, mi prende e cercherò di allontanarmi da qualsiasi altra visione.
    Il cinema è arte, non dovrei preoccuparmi dell'artista.
    ely

  2. ely, infatti, non è alla vita privata di una artista che si dovrebbe guardare, quando si giudica la sua arte. E parlando di Polanski, stiamo parlando di un signor artista.

    glore, ovviamente dopo mi farai sapere.

  3. grandissimo roman (sempre dal punto di vista artistico ovviamente), andrò  a vederlo presto e ne scriverò anche io…anche se a me il film con harrison ford che polanski girò parecchi anni fa, e che rappresenta l'unico "precedente hitchcockiano" del regista polacco, non mi convinse molto.

  4. Non l'ho ancora visto, ma lo farò presto, a un McGregor e a un Polansky non si dice mai di no!
    Comunque, colgo l'occasione per farti i complimenti: splendido il nuovo template!
    Saluti 🙂

  5. verdoux e glore, Frantic purtroppo non l'ho ancora visto.

    darth, in realtà ce l'ho da un bel pò, tra un pò lo cambio. Comunque grazie mille, mi fa piacere che sia gradito ^^

  6. Queste settimane dove il lavoro mi sta letteralmente sommergendo, non hai idea quanto piacevole sia leggere le tue recensioni: l'obiettivo finale è quello di tornare ad andare al cinema con più regolarità! Speriamo che questo giorno arrivi prima possibile!!!
    Ciao, Ale
    PS: questo film è uno di quelli che non voglio perdere!

  7. Ale, ti ringrazio moltissimo, fa sempre piacere sapere che quello che si fa è gradito anche agli altri. Comunque il tempo da dedicare al cinema non è mai abbastanza, ti posso capire. Quando avrai visto il film, mi raccomando fammi sapere.

  8. a me il film è piaciuto ma la prima metà è un pò troppo lenta (e devo dire che la sceneggiatura ha dei punti un pò forzati, poco realistici)

    Hamlet

  9. Secondo me, la lentezza peraltro voluta, serve proprio per caricare di enfasi quello che poi viene raccontato dopo in un crescendo sempre più coinvolgente.

  10. Di Polanski avevo visto solamente Frantic è non mi era sembrato un granchè, invece questo thriller è davvero ben girato, curato, si vede una grande mano dietro a tutto. McGregor è un grandissimo attore ormai, da quanto non sbaglia niente ?

    Toglimi una curiosità, qual'è Eli Wallach ? Non l'ho identificato durante la visione…

  11. Polanski ha girato delle pellicole davvero straordinarie come Rosemary's baby, L'inquilino del terzo piano fino ad arrivare alle più recenti come Il pianista e questo qui. Il vecchietto che rivela a McGregor della morte di quella signora che aveva "subodorato" qualcosa, quello è Eli Wallach.

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