The hitcher – La lunga strada della paura

REGIA: Robert Harmon

CAST: Rutger Hauer, C. Thomas Howell, Jennifer Jason Leigh, Jeffrey DeMunn

ANNO: 1986

Jim sta attraversando l’autostrada che porta da Chicago a San Diego per consegnare una Cadillac. Durante il tragitto, però, accoglierà un autostoppista che si rivelerà essere un terribile assassino in cerca di divertimento. Da quel momento per il ragazzo comincerà un incubo fatto di inseguimenti e morti disseminati per la strada.

Un horror che si basa su tutt’altro rispetto ai tipici esponenti del genere, lasciando da parte scene macabre o effettistiche e concentrandosi sulla tensione, la paura, l’angoscia e il terrore vero e proprio causato più che altro da uno stato psicologico sempre in bilico tra il timore di essere raggiunti e la pazzia nel ritrovarsi il pericolo sempre dietro l’angolo. In questo senso “The hitcher”, ispirato alla bellissima canzone dei Doors “Riders on the storm” che narrava di un omicidio avvenuto sulla strada nel corso di una terribile tempesta (ed è proprio così che comincia la pellicola infatti), è perfettamente riuscito. Merito soprattutto della costruzione calibrata del racconto che riesce a far immedesimare lo spettatore nel giovane protagonista (almeno fino ad un certo punto), braccato dal terribile autostoppista che non gli lascia un attimo di respiro. Ogni momento fa stare il protagonista, e lo spettatore immedesimato in esso di rimando, sulle corde, proprio perché non si riesce a prevedere o ad intuire la provenienza del killer, sia dal punto di vista spaziale che da quello temporale. Altrettanto riuscita la scelta dell’ambientazione che ben rappresenta lo stato di isolamento, non solo fisico, a cui è costretto il protagonista, ingabbiato in queste interminabili strade deserte nelle quali è difficile riuscire a trovare un sostegno, tranne per quel che riguarda la figura femminile che ad un certo punto irrompe nella scena. Qualche difetto insito nella caratterizzazione di questo personaggio (improvvisamente si fida di un ricercato sospettato di aver ucciso numerose persone, senza avere nessun indizio circa la sua innocenza o meno), inficia il totale apprezzamento della pellicola e in qualche modo spezza la cosiddetta sospensione dell’incredulità che per il resto della pellicola rimane comunque ben salda, salvo poi essere in qualche modo nuovamente scalfita nel pre-finale un po’ troppo telefonato, ma comunque in qualche modo in linea con il carattere della pellicola che si situa potentemente sui binari del cinema di genere.

Il principale pregio di “The hitcher”, va detto, sta nella straordinaria interpretazione, forse la migliore della sua carriera, di Rutger Huer che riesce a dare la giusta ambiguità e sottigliezza psicologica a questo terribile autostoppista che colleziona vittime lungo il cammino, ma che ad un certo punto si “affeziona” ad uno di essi, il protagonista appunto, in una sorta di rincorsa tra gatto e topo che ha dell’emblematico, così come dimostra l’evoluzione negativa (o positiva a seconda dei punti di vista?) del ragazzo che da timido e impacciato, si trasforma in agguerrito e crudele. Certo molto probabilmente la ricerca di giustizia insita nei suoi comportamenti sempre più violenti, ne giustifica l’involuzione, ma nulla riesce a togliere allo spettatore la sensazione che, alla fine della rincorsa, in qualche modo il ragazzo sia diventato proprio come il suo inseguitore-inseguito. Sensazione che viene ben sottolineata dal finale che riprende il protagonista in un’espressione enigmatica, subito dopo aver portato a termine quella che si era prefissata come missione da raggiungere a qualunque costo, a dispetto di qualsiasi eticità o moralità.

Rimangono sicuramente impresse tre sequenze della pellicola: quella in cui il protagonista crede di essersi liberato dell’autostoppista e poi, invece, se lo ritrova nell’auto davanti alla sua, nascosto dietro un peluche di una bambina, dal quale poi si mostra in un ghigno malefico;  quella nella quale il ragazzo si rifugia in una tavola calda (quella gestita dalla ragazza che poi lo seguirà nella sua missione) e nel piatto di patatine si ritrova un dito umano (una deliziosa incursione nell’horror vero e proprio); e, infine, quella del serratissimo inseguimento tra i due ragazzi in fuga e i poliziotti che credono di aver individuato nel protagonista “positivo”, il killer ricercato. L’erronea attribuzione di un crimine non commesso ai danni di un personaggio innocente è da sempre, cinematograficamente parlando e non, un motivo di apprensione per lo spettatore; ma in questo caso è l’occasione per scatenare una serie di situazioni davvero coinvolgenti, sia dal punto di vista narrativo che da quello concettuale, rimandando appunto alla dicotomia sempre più sottile tra i due protagonisti. Dicotomia, che in un certo qual senso, alla fine del film si trasforma in una sorta di incredibile e inaspettata specularità.

 


Pubblicato su www.livecity.it

16 commenti su “The hitcher – La lunga strada della paura

  1. A parte l'interpretazione migliore della carriera di Hauer (dimentichi Blade Runner), questa è veramente una recensione che coglie in pratica ogni aspetto di questo film.

    Personalmente, al di là delle debolezze, è uno dei miei film preferiti, una variazione "psicologica" di Duel con un po' meno mistero e la tensione costruita più sui personaggi che sulla purezza delle immagini. Per me è come quelle canzoni magari non eccezionali che però rientrano fra le preferite perché, che so, legate a momenti della vita, a umori, a eventi del tutto casuali.

    C'è un grande cast, comunque. Invece, non mi pare che Robert Harmon abbia più fatto niente di riguardevole dopo questo film.

    Sonny

  2. Si, quella di Blade Runner è un'altra grande interpretazione, ma secondo me qui è stata addirittura superata.
    Anche a me pare che Harmon non si sia più distinto in seguito.

  3. per me le scene memorabili sono:la morte della ragazza,il risveglio di howel nella stazione di poliza e la scoperta del massacro,il dialogo iniziale tra hauer e howell
    diciamo che l'intero cast poi ha subito un lungo declino
    Howell ha recitato-male-in tanti filmacci-acci-acci,hauer è finito a lavorare con martinelli-che disgrazia-eric red,lo sceneggiatore,ha diretto un altro buon trhiller on the road:strada della paura,con Roy schneider …sparito poi anche lui.In realtà tempo fa ha investito con il suo suv un produttore ,pare per problemi di lavoro-grande!

  4. Hauer veramente non comprendo come sia potuto "decadere" in quel modo. Comunque straordinaria anche la scena in cui i due si incontrano alla stazione di servizio e lui mette le monetine sugli occhi di Jim.

  5. dicono per problemi caratteriali legati ai soliti abusi,mah!Sicuramente uno non sotto agli effetti di droghe e alcol certi film li escludeva a priori.
    che opinione hai del seguito?Hai visto il remake?

  6. il sequel è una sorta di remake,torna howel .Viaggia con la morosa e si imbatte in un autostoppista assassino-non ho capito se è sempre lo stesso personaggio di hauer-il quale ammazza howel.Poi se la deve veder con la ragazza.Una cavolata,ma ha scene di azione e violenza decenti
    il remake non l'ho visto,ma fa schifo a molti

    Ti consiglierei come film on the road il bellissimo electra glide,una sorta di easy rider ambientato tra gli sbirri in moto.Bellissimo!molto 70s

  7. Visto molto tempo, ma ricordo assolutamente vivido: un buon film, con tensione vera e ben costruito. Il remake è una minchiata (mi scuso per la finezza 🙂 ) grandiosa, meglio non parlarne.

    Missile


  8. Ho avuto modo di incontrare Rutger Hauer di persona al concorso per corti da lui organizzato a Milano "I've seen films" qualche anno fa, e sono anche riuscito a farci due chiacchiere. Mi è sembrato completamente disinteressato al lato divistico del suo lavoro, e nell'incontro col pubblico ha detto più volte: "I'm an actor, not a star". Ha detto che il suo criterio per scegliere i film ora è molto semplice (e, anche se non l'ha detto esplicitamente, non ha niente a che fare con la qualità degli stessi): sceglie ruoli che gli danno modo di vedere posti nuovi e di fare cose nuove (ha detto a titolo di esempio "che so, imparare a sciare").
    I suoi interessi principali sono ora la sua scuola di cinema ad Amsterdam e l'associazione Starfish per aiutare i bambini sieropositivi (è sostanzialmente per finanziare Starfish che ha scritto la sua autobiografia).

    Tornando in topic, una recensione del remake di The Hitcher puoi trovarla qui:

    http://caravan-laserie.blogspot.com/2009/11/brumosi-pomeriggi-invernali.html

    Salutoni!

    M.

  9. Grandissimo, uno dei miei film preferiti di sempre e anche l'unico che abbia visto in sala due volte di fila (entrai il pomeriggio e uscii a tarda sera 🙂

    Ma è stato tanto tempo fa, oggi cose del genere non si possono più fare, purtroppo… non esiste nemmeno più quel cinema.

    Peraltro c'è una cosa curiosa: la copia che passa in tv, sebbene con il formato sbagliato (1.85 invece di 2.35) ha secondo me il colore tarato meglio rispetto al DVD, la fotografia è più calda e ha un maggiore potere ipnotico, se ti capita facci caso.

    Davide DG

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