A serious man

REGIA: Joel, Ethan Coen

CAST: Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Aaron Wolf, Jessica McManus, Peter Breitmayer, Brent Braunschweig

ANNO: 2009

 

Larry Gopnik nel volgere di pochi giorni viene travolto da una serie di problematiche che gli faranno riconsiderare il suo rapporto con la fede e il suo modo di pensare a sé stesso, nel tentativo di diventare un cosidetto uomo serio, perlomeno in base alla sua cultura e la sua società.

 

E’ impossibile fermare la geniale e folle inventiva di questi due fratelli prodigio, proprio così come è impossibile fermare l’ammasso di disgrazie che si abbattono su Larry, il perfetto protagonista di questa storia, né tantomeno fermare il minaccioso tornado che arriva a suggellare la pellicola in un finale straordinariamente adeguato, che racchiude alla perfezione tutto quanto narrato fino a quel momento.

Ma anche senza questo stupefacente finale, che lascia col fiato sospeso oltre a costituire un’immagine estremamente evocativa e stimolante al ragionamento e alla riflessione, “A serious man” può essere considerato sicuramente uno dei migliori lavori dei fratelli, e decidere tra i loro piccoli gioiellini è davvero difficile. Qui siamo dalle parti di perle quali “L’uomo che non c’era”, “Fargo” o “Il grande Lebowski”, con un protagonista che, abituato a vivere un’esistenza media da uomo medio, si ritrova a confrontarsi con la vita, con la casualità di essa e con la crudeltà della stessa che a volte si accanisce potentemente contro il malcaputato di turno. Incapace a raffrontarsi all’enorme mole di problemi che arrivano a disturbare la sua quiete (la moglie ha deciso di lasciarlo per un uomo molto più concreto e di polso, il figlio minore frequenta con cattivi risultati la scuola ebraica, sua figlia non fa che spillargli soldi dal portafoglio perché vuole rifarsi il naso, suo fratello disoccupato vive con lui e ha problemi di socializzazione, un vicino un po’ troppo scorbutico si appropria di parte del suo giardino, la vicina troppo provocante si mostra mentre prende il sole completamente nuda, uno studente coreano gli offre una mazzetta per poter avere una sufficienza, il consiglio di amministrazione che dovrebbe decidere se farlo diventare di ruolo riceve lettere anonime diffamatorie nei suoi confronti), decide di rivolgersi ad un rabbino, per comprendere maggiormente il disegno di Dio nei suoi confronti. Senza arrivare a nessuna risposta definitiva, l’uomo vedrà due rabbini diversi che gli lasceranno solo la “confusa consapevolezza” del fatto che nulla di ciò che avviene su questa terra ha senso, fino a giungere dal terzo, il vecchio e saggio Marshak, troppo occupato a pensare per poi accorgersi alla fine che i versi rock dei Jefferson Airplane forse sono meglio dell’yddish e dell’ebraismo, che non hanno più risposte da offrire, o forse non le ha mai avute. Inutile rimarcare la presenza della solita apprezzabilissima ironia nera, marchio di fabbrica dei Coen, molto spesso riassumibile nel binomio risata/morte, così come dimostra l’improvviso collasso di un corpulento avvocato proprio di fronte agli occhi increduli di Larry (un ulteriore disgrazia che va ad aggiungersi a tutte le altre). Irresistibile come sempre lo stile e la confezione formale con cui i fratelli prodigio hanno “impacchettato” la loro pellicola, a partire dall’utilizzo straordinario della bellissima “Sombody to love” dei Jefferson Airplane che apre e chiude sapientemente la narrazione (escludendo il fantastico incipit completamente recitato in yddish, in cui una coppia di sposi si imbatte in un ipotetico dybbuk, un uomo tornato in vita perché posseduto dal male), fino ad arrivare al montaggio che descrive e riassume perfettamente il concetto di casualità che costituisce una delle tante basi della pellicola (dimostrativa a riguardo la straordinaria e doppiamente fuorviante sequenza del duplice incidente stradale di Larry e del suo rivale in amore). Impeccabile anche l’ambientazione che costituisce il perfetto teatro per le disavventure di Larry, uomo poco consono ad agire o anche solo pensare (“Io non ho fatto niente”, ripeterà numerose volte e forse è proprio questo il suo problema). Ma il pezzo forte di “A serious man”, così come da tradizione coeniana, è senza ombra di dubbio la sceneggiatura che con una precisione millimetrica delinea alla perfezione tutti i personaggi e tutte le situazioni, senza mai scadere nel banale o nel prevedibile,  e che si arricchisce di dialoghi molto sarcastici e divertenti (la scena in cui il padre del ragazzo coreano si reca da Larry è davvero irresistibile), oltre che come sempre intelligenti e molto pungenti. I momenti di alto cinema non mancano, citarli tutti sarebbe dispersivo, oltre al fatto che bisogna viverli per poterli godere appieno, basti ricordare le sequenze-sogno del protagonista per darne un’idea. Insomma, ancora una volta i Coen hanno fatto centro, incasellando un altro squisito tassello nel pazzle della loro lunga e fruttuosa carriera e lasciandoci con un enorme e inevitabile quesito circa le sorti di Larry (e di rimando dell’esistenza di qualsiasi uomo che prima o poi si troverà a scontrarsi con l’imprevedibilità della vita): arriverà la famosa quiete dopo la tempesta, anzi dopo il tornado?


VOTO:




 

22 commenti su “A serious man

  1. I fratelli Coen ci sanno davvero fare! Ho apprezzato questo film proprio per la sua stranezza e per il suo no-sense, per non parlare del finale grandioso… Cosa sarà successo? Beh, secondo me la quiete non è arrivata, poi chissà!  ðŸ˜‰ Povero Larry!
    Certo che i due fratelli si sono proprio divertiti con la sua vita.

  2. il dialogo fra il padre coreano e Larry è degno del miglior Woody Allen.
    questo film lo paragono, in parte a "Fratello, dove sei?", per apprezzarlo bene occorrono tanti di quei riferimenti culturali…

  3. Memole, il finale è veramente stupendo secondo me.

    SLec, ho intravisto sottolissime venature alleniane anch’io qui e lì. Ma comunque quel dialogo, e non solo, è veramente supergo.

  4. Ormai ho ribadito moltissimo volte il fatto che i Coen ultimamente non ci hanno preso molto. Spero di uscire soddisfatto dalla visione di questo film. E spero che abbiano ripreso la giusta via i due fratellini.

    AlDirektor

  5. Ah si è un’ipotesi da non prendere sotto gamba. Bisognerà vedere se la sorpresa sarà nella delusione o nella soddisfazione.

  6. No, io lo dicevo più che altro perchè a me le due precedenti pellicole dei Coen sono piaciute molto, soprattutto Non è un paese per vecchi che reputo veramente un filmone. Dunque direi che forse i nostri pareri coeniani non coincidono molto ^^

  7. Ah bè Ale. Non so se dire che abbiamo pareri che non coincidono sui Coen. Diciamo che la pensiamo diversamente sugli "ultimi Coen" che sono le pellicole che tu hai apprezzato e che io ho martoriato. Se questo "A serious Man" è molto simile alle precedenti due, allora non so se rimarrò soddisfatto. Per i Coen comunque gioco sempre d’azzardo volentieri.

  8. Bè, i Coen secondo me, al di là dei gusti, sono comunque sempre garanzia di qualità, nel senso che raramente troveremo un film che non abbia una buona regia, una buona sceneggiatura, un buon cast, ecc…Quindi almeno quello dovrebbe essere assicurato.

  9. Si è vero la qualità è tantissima e come dici tu è una costante dei lavori dei fratelli Coen. Come sai a me il film non è piaciuto affatto, ma senza tutta questa qualità probabilmente sarei uscito prima della fine quasi sicuramente.
    H trovato il film insopportabile non tanto nei suoi contenuti, quanto nella maniera di esporli. Moltissime citazioni dei loro film, tempi narativi lentissimi, avvenimenti incomprensibili che i due fratelli non si degnano di spiegare, insomma c’è molta qualità, ma la sostanza che ho visto è ben poca. Ovviamente è possibile che abbia avuto un attacco di miopia.
    Ciao

  10. Ma no, alla fine è possibile invece che lo stesso "oggetto" possa suscitare impressioni e sensazioni diverse da persona a persona. Non è che se a me piace e a te no, sei tu quello miope. Credo che in nessun caso nessuno sia "miope", semplicemente recepisce le cose in maniera diversa. A meno che, non so, uno mi venga a dire che Viale del tramonto (il primo che mi viene in mente), faccia cagare. Allora lì è proprio cieco, non miope 😛

  11. Avete notato l’uso della parola Get nel dialogo con l’avvocato??? Ormai non posso più trascurare questi registi, e Il grande Lebowski migliora sempre più ogni volta che lo vedo.

  12.  Non amo i fratelli Coen ma questo film è meraviglioso. Altissimo cinema nella scena dell’incidente d’auto e nel nuovo concetto di "finale aperto". 
    M.M.

  13. Gegio, io l’avrò visto quattro volte, ma ogni volta è come se fosse la prima, non so neanche spiegarlo!!

    M.M, ma come non li ami? Io li adoro! Vabè, ovviamente son gusti. Però giustamente dai il meritato credito a questa pellicola. Straordinari i momenti da te citati, ma non solo.

    Glore, secondo me potrebbe stare tranquillamente pari merito col Lebowsky, altrochè.

  14. Ho letto con interesse il tuo post e tutti i commenti perché ho appena editato il mio post in cui mi dichiaro enormemente delusa dai Cohen. Alcune cose funzionano benissimo e ricordano i loro migliori film, altri creano delle pause narrative secondo me noiosissime. Non so se ho anch’io un attacco di miopia. Lo affermo anche nel post. Forse non ero dell’umore adatto prima ancora di entrare nella sala…

  15. Io non ho notato alcuna pausa narrativa e non mi sono affatto annoiata, ma ovviamente tutto è soggettivo quando si parla di concetti come noia o umore.

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