Alta tensione




REGIA: Alexandre Aja

CAST: Cecile de France, Maiwenn Le Besco, Philippe Nahon

ANNO: 2003

 

TRAMA:

 

Alex, già laureata, decide di portare la sua migliore amica Marie, che sta per finire gli studi, nel casolare di campagna dove vivono i suoi per poter studiare tranquillamente. Un terribile assassino assetato di sangue, però, sconvolgerà le loro esistenze.

 

  


ANALISI PERSONALE

 

La tensione è davvero alta in questo horror che non guarda in faccia a nessuno. Tralasciando scontati giochetti di parole, in realtà “Alta tensione” è proprio questo: un concentrato di sangue, arti mozzati e violenza, un concentrato davvero letale soprattutto per chi non è abituato a certe visioni o per chi ha il cuore debole. Di sicuro non rientra in questa categoria Alexandra Aja, che dev’essere cresciuto a pane e horror a giudicare dalle numerose citazioni sparse qua e là nella sua pellicola. Ma in realtà “Alta tensione” è tutto un grosso e delizioso omaggio all’horror che andava in voga negli anni ’80 e cioè lo slasher e lo splatter. Uno dei pochi horror di ultima generazione che non si perde nei meandri della battuta ad effetto o della sfiancante riproposizione di corpi femminili nudi (anche se questo aspetto non manca neanche qui), come da scialbo e inconcludente teen-horror che si rispetti. In realtà di parole in questo film ce ne sono veramente poche, sostituite dalle urla lancinanti di Alex e dai tentativi disperati di Marie di nascondersi, prima, e di salvare l’amica, dopo. Grande spazio anche alla colonna sonora, con momenti in cui il diegetico va a confondersi con l’exta-diegetico, come nelle due corse in macchina antitetiche: la prima, quella spensierata dell’arrivo è accompagnata dalle divertenti e dolci note di “Sarà perchè ti amo” dei Ricchi e poveri; l’ultima, quella terrificante e pericolosa dell’inseguimento è rappresentata dalle conturbanti e martellanti note di “New born” dei Muse.

Tutte le ben note caratteristiche di questo genere sono qui presenti: la desolazione e l’apparentemente tranquillità della campagna; la sicurezza che una casa e una famiglia come quella presentataci all’inizio dovrebbero infondere, sicurezza che poi viene del tutto sconquassata dall’arrivo di qualcosa di inaspettato che destabilizza l’equilibrio; il terribile serial killer che senza motivazioni apparenti, ma per puro sadismo, arriva ad uccidere chiunque gli si trovi davanti agli occhi, armato di un rasoio affilato e poi in seguito anche di motosega (Leatherface insegna). Una trama se vogliamo anche semplice e banale: l’uomo arriva, ammazza padre, madre e figlioletto, per poi rapire Alex, la figlia più grande, portandosela nel suo camioncino dove sono appese tutte le fotografie delle sue vittime. Nel mezzo si pone Marie, che riesce a scampare dal malefico assassino e che con forza e tenacia tenterà in tutti i modi di salvare la vita della sua amica.

Ma non è l’originalità della trama il piatto forte di “Alta tensione” che si poggia, invece, sul fatto di essere come una manna caduta dal celo per tutti i veri appassionati di genere che da anni non assistevano ad uno spettacolo così raccapricciante, ma nello stesso tempo affascinante (gran parte del merito va a Giannetto De Rossi, storico collaboratore di Lucio Fulci, che ha curato il trucco e gran parte degli effetti speciali) C’è anche spazio per considerazioni sulla sessualità e sulla necrofilia in questa pellicola dall’altissimo tasso adrenalinico con litri e litri di sangue che scorrono sui corpi dei protagonisti. Infatti, appare chiaro sin da subito, o quasi, che Marie ha delle attenzioni un pò troppo particolari per la sua amica Alex; mentre il serial killer si diletta a farsi fare una fellatio dalla testa di una delle sue vittime per poi gettarla fuori dal finestrino. Ma il “pazzo” sembra avercela con le teste umane, tant’è che anche quella del papà di Alex, finisce tranciata da un mobile non prima di essere stata bloccata nella balaustra delle scale della sua abitazione. Rimane impressa su tutte, anche se è difficile scegliere, la sequenza in cui Marie si nasconde nell’armadio (con citazioni che vanno da Halloween a Velluto blu) assistendo al brutale omicidio della mamma di Alex, a cui non solo viene tagliata la gola, ma tranciata anche una mano, che aveva osato avvicinarsi al telefono per chiamare la polizia. Quello che ne esce meglio, se così si può dire, è proprio il piccoletto di casa che viene ammazzato a suon di fucilate.

Continuando la pellicola con l’estenuante inseguimento di Marie, a bordo della stessa auto che qualche anno dopo Tarantino utilizzerà nel suo “A prova di morte” per far compiere a Kurt Russel una serie di omicidi ben più patinati rispetto a questi, Alexandra Aja ci conduce, un pò barando un pò prendendosi gioco di noi che ci facciamo ben volentieri prendere in giro, verso un twist ending un pò ruffiano ma per certi versi impressionante e soprattutto inquietante. Finale che, seppur decisamente inaspettato e destabilizzante nei confronti delle certezze cinematografiche e non a cui tutta la pellicola ci aveva abituati, in qualche modo poteva essere vagamente e lontanamente intuito prestando una profondissima attenzione all’incipit della pellicola che va a specchiarsi simmetricamente e perfettamente con la conclusione del tutto, in un cerchio che compie un lungo giro, ma poi va a chiudersi perfettamente.

 

VOTO: 8

 

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Oggi è il primo dei giorni del resto della tua vita" (American beauty)

 


LOCANDINA

 

11 commenti su “Alta tensione

  1. Mmm ovviamente come già commentato nella tua recensione su “Martyrs”, il genere è lo stesso identico. Sono comunque curioso di vederlo sinceramente, questo film e “Frontiers”, voglio vedere fin dove si sono spinti. Ma quasi sicuramente non rimarrò estasiato dalla visione. In compenso qui (potevano farlo anche su “Martyrs” sarebbe stata una soddisfazione!) hanno usata una bella canzone dei Muse. 🙂

  2. Si, quella scena, anche grazie alla canzone, ti fomenta proprio! Comunque comprendo che, se non si ama il genere, è difficile apprezzare determinate pellicole.

  3. E’ piaciuto tantissimo anche a me questo film, anche se il colpo di scena finale l’ho trovato un po’ sempliciotto. Avrei preferito una soluzione più intrigante.

    C’è da dire però che solo la prima parte si fa perdonare tutto: il massacro nella casa è ferocissimo e veramente carico di tensione. A distanza di un paio d’anni ricordo ancora perfettamente quella scena con lei chiusa nell’armadio mentre vede la mamma che viene sgozzata. Terribile!

    Interessante il discorso sulle due canzoni. Non me le ricordavo!

    Ciao,

    Lore

  4. Bè, se ci pensi, il colpo di scena finale è una sonora, beffarda e compiaciutissima presa per i fondelli a noi appassionati di horror, o perlomeno io l’ho vista così. La cosa delle canzoni, mi è saltata subito all’occhio, proprio perchè “situate” nei momenti antitetici del film, le due corse in auto che rappresentano appunto il prima e il dopo. Un gran bel film a mio avviso, sicuramente non esente da difetti, ma ce ne fossero di horror così.

  5. Uno dei migliori esempi della nouvelle vague francese. Non solo, questo è stato proprio il film apripista dell’intero movimento, e per questo merita grande considerazione, oltrechè per le sue doti tecniche.

    Peccato che Aja sia nel frattempo già affogato a Hollywood…

  6. Buona recensione, però hai dimenticato di citare gli evidentissimi omaggi a film cult come MANIAC (la scena del bagno è una riproposizione pedissequa della sequenza al cardiopalma presente nel film di Lustig), NIKITA (la ripresa dei piedi dell’assassina dal di sotto della sua branda manicomiale), I CORPI PRESENTANO TRACCE DI VIOLENZA CARNALE (la vittima braccata dentro casa), DUEL (la scena dell’inseguimento del furgone ai danni dell’auto della protagonista)…

    Complimenti comunque per il bellissimo blog!

    P.S. Inserisci più film di genere italiani, gli appassionati non potranno che apprezzare.

  7. Scusami , ho dimenticato di dirti che sono Nico e che scrivo anch'io su Filmscoop (col nick KOMMANDOARDITI).
    Ricordati dei film di genere italiani, mi raccomando

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