Fight club




AUTORE: Chuck Palahniuk

ANNO: 1996

 

TRAMA:

 

Un impiegato stanco del nulla che lo circonda e sofferente di insonnia, in aereo fa la conoscenza di un certo Tyler Durden, una sorta di anarchico che lo porterà verso delle realtà fino ad allora sconosciute…

 


ANALISI PERSONALE

 

Divenuto noto al grande pubblico soprattutto grazie alla bellissima trasposizione cinematografica di David Fincher, quest’opera prima di Palahniuk contiene sia in superficie che ben nascoste, una serie di riflessioni sulla società moderna e sul singolo uomo in relazione ad essa. Il protagonista senza nome potrebbe essere chiunque di noi, un uomo circondato dai beni materiali dei quali comincia ad avvertire l’inutilità, oltre che il peso. Un appartamento arredato con mobili Ikea, economici e alla moda, un lavoro che non lo soddisfa, una “malattia” che lo tormenta: l’insonnia. E’ così che l’uomo comincia a pensare di poter trovare quel calore umano che gli manca, frequentando gruppi di sostengo di malati terminali, senza rendersi conto che, pur non avendo nessuna malattia seria, si dirige comunque verso l’autodistruzione. Ed è qui che fa la conoscenza di Marla Singer, altra impostora in cerca di emozioni e di contatti umani. Lei è un personaggio molto particolare, l’unica che ad un certo punto si rende conto della reale consistenza di ciò che sta accadendo al suo amico, succube di una personalità apparentemente più forte e affascinante della sua. La sua presenza disturbante lo condurrà a dover abbandonare quasi tutti gli incontri e a dedicarsi dunque ad altre forme di allontanamento dai propri turbamenti. Il protagonista, dunque, a causa della sua potente voglia di allontanarsi dallo squallore da cui ritiene di essere circondato, si dirigerà verso un mondo di cui non conosceva l’esistenza, ma che egli stesso contribuisce ad alimentare e a potenziare, un sottobosco costituito da tanti uomini insoddisfatti come lui, o semplicemente annoiati e in cerca di brividi. Il mondo dei combattimenti clandestini, del cosiddetto Fight Club, suggeritogli dal più affascinante e coraggioso Tyler Durden, conosciuto a bordo di un aereo, l’uomo che man mano si rivelerà essere ben più pericoloso della stessa gabbia sociale nella quale era prima racchiuso l’impiegato con giacca e cravatta. Liberatosi una volta per tutte di tutti quei beni materiali che contribuivano ad accrescere il suo disagio (di ritorno dal viaggio di lavoro, “casualmente” troverà la sua casa distrutta da una fuga di gas), il protagonista decide che è arrivato il momento di sfigurare anche il proprio aspetto fisico, altro elemento materiale che ci tiene incollati ad un modo di vivere poco sano e soprattutto poco vero. Ecco perché i lividi, i denti rotti, le cicatrici e i graffi che si procura ogni notte nei combattimenti del Fight Club lo fanno sentire finalmente vivo, per la prima volta consapevole di provare delle sensazioni, delle emozioni. E se all’inizio si trattava solo di combattimenti a torso nudo per sciogliere la tensione e liberare la mente e lo spirito, ben presto il Fight Club si trasformerà in qualcosa di più serio, un un’organizzazione che si allargherà a macchia d’olio fino a prendere di mira le istituzioni capitalistiche. Ed infatti, Tyler Durden comincia questa sorta di lotta alla società moderna lavorando di notte come cameriere e come protezionista, combinandone di tutti i colori ai clienti del ristorante servendo loro delle pietanze “modificate” e inserendo nelle pellicole degli inserti pornografici. La chiave di lettura di questo potente e ammaliante romanzo sta tutta nella dicotomia tra i due personaggi principali: il primo lavora di giorno in giacca e cravatta, il secondo lavora di notte cercando di sabotare qualsiasi istituzione sociale. E’ così che comincia il romanzo: il protagonista è prigioniero di Tyler Durden che sta cercando di far saltare in aria il Museo Nazionale: “Non moriremo sul serio” ,“Saremo leggenda, non invecchieremo”. Dei messaggi molto forti e se vogliamo controversi, quelli lanciati da questo romanzo che suggerisce delle vie poco ortodosse per liberarsi dalle grinfie del capitalismo, dalle barre dorate delle convenzioni sociali. Sicuramente il Fight Club è metafora di qualcos’altro (anche se molti giovani dopo aver letto il romanzo hanno creato dei veri e propri incontri di lotte clandestine), di un serio impegno che porti ad una “lotta” concreta contro quelli che possono essere gli elementi che ci impediscono di essere noi stessi, ingabbiandoci in una realtà distorta dalle mode, dagli oggetti materiali, da tutto ciò di artefatto che ci circonda e che ci impedisce di coltivare le nostre anime: Sto sciogliendo i miei legami con il potere fisico e gli oggetti terreni, perché solo distruggendo me stesso posso scoprire il più elevato potere del mio spirito”. Con uno stile inusuale e apparentemente poco curato, ma decisamente studiato proprio a sottolineare l’assunto principale del romanzo e cioè l’allontanamento da tutto ciò che è prefissato e dato per scontato, Chuck Palahniuk pone un primo tassello alla costruzione di un tipo di società che non sia inglobante e disindividuante, ma che faccia esprimere ad ognuno la propria personalità e le proprie reali aspirazioni, per evitare che, invece, a causa dell’oppressione delle istituzioni, si giunga a risultati disastrosi così come avviene con l’enigmatico e inarrestabile Tyler Durden.


“Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club”

 

VOTO: 9

 


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo. (Italo Calvino)

 


COPERTINA

 

10 commenti su “Fight club

  1. Devo ancora leggerlo. Ho letto “Soffocare”, non mi è piaciuto molto.

    Sono convinta che con Fight Club andrà meglio ^_*

    Adele

  2. Adele, per ora questo è l’unico che ho letto di Palahniuk e devo dire che mi ha del tutto conquistata, non vedo l’ora di leggere altro.

    Chimy, il film è davvero molto bello, sicuramente tra i migliori degli ultimi anni.

  3. Anche io ho letto il romanzo dopo aver visto il film e in un certo senso la sorpresa finale l’avevo come dire un pò “rovinata”, però il romanzo merita sicuramente molto, indipendentemente da questo.

  4. ho giusto finito di leggere il libro 2 giorni fa e non posso che dire che è assolutamente stupendo! Palahniuk è davvero bravo a mettere su carta un declino mentale e fisico che si fa sempre più devastante pagina dopo pagina..

    Per quanto riguarda il film devo ammettere che è uno dei miei preferiti in assoluto, della serie potrei rivederlo all’ infinito 😉 e ora che ho letto il libro posso anche dire che è un’ ottima trasposizione cinematografica ( forse una delle migliori in assoluto, sicuramente l’ unica che non mi ha deluso su nessun fronte ).. fossi Palahniuk sarei fiera di quel film XD

  5. Si, come trasposizione è davvero ottimo il film, ma anche indipendentemente dal romanzo devo dire. Detto questo, anche io fossi Palanhiuk sarei fiero di quel libro, ma soprattutto del mio romanzo ^^

  6. Chuck Palahniuk è un grande. Leggiti tutto quello che ha scritto. A me mancha ancora l’ultimo, ma gli altri li ho letti tutti. Chi più chi meno valgono la pena di essere letti.

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