Frozen river


REGIA: Courtney Hunt

CAST: Melissa Leo, Misty Upham

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Ray, abbandonata dal marito dedito al vizio del gioco che è scappato portandosi via tutti i soldi, si ritrova con la speranza sempre più vana e lontana di poter comprare una casa prefabbricata per poter crescere i suoi figli più agiatamente. L’incontro con Lila, pellerossa appartenente alla comunità Mohawk, le farà scoprire un modo illegale ma veloce per racimolare soldi.

 

  



ANALISI PERSONALE

 

 

Un film indipendente, come ci dice il suo cartellino da visita in cui scopriamo che ha partecipato al Sundance vincendo il premio della giuria e come constatiamo poi guardandolo effettivamente e assistendo alle atmosfere rarefatte e intimiste, alla regia quasi minimal, all’argomento trattato e alla maniera in cui viene trattato. Un marchio ormai di fabbrica per evidenziare determinate pellicole costituite di elementi che le rendono distinguibili e riconoscibili. Un vero e proprio genere a sé stante. “Frozen river” non è solo un thriller-drammatico dalle venature sociali, è un thriller-drammatico indipendente, il che è ben diverso. “Frozen river”, titolo più che azzeccato data l’ambientazione, ma anche lo stato di congelazione emotiva che accompagna le protagoniste, è un film che raccoglie due tematiche molto interessanti: il coraggio e la determinazione di un genitore, in questo caso la mamma, quando si tratta di difendere i propri figli da qualsiasi pericolo che sia un padre scostante o la possibilità di una vita indigente, e la denuncia dell’immigrazione clandestina e di chi in qualche modo sfrutta le debolezze e le speranze di altri individui per arricchirsi, anche se in questo caso c’è uno sguardo un po’ più ampio e quasi pietoso verso chi sta nel mezzo, Lila e Ray appunto. Non ci sono melodrammi però in questo freddo (in tutti i sensi) ritratto dai contorni quasi impercettibili che lascia lo spettatore in un limbo di sospensione che fa stare in apnea per tutta la durata della pellicola, fino a giungere ad un finale molto emozionante, ma poco enfatico e strombazzato. Merito della riuscita della pellicola va sicuramente alle due attrici protagoniste, prima su tutte Melissa Leo che dà volto ad una mamma-coraggio forse troppo severa (come le rimprovera il figlio maggiore) ma sicuramente determinata nel compiere il proprio dovere nel migliore dei modi, sfociando però in un disperato tentativo di racimolare abbastanza soldi per realizzare il suo sogno e quello dei suoi figli. Non è da meno Misty Upham, nel ruolo della vedova indiana a cui è stato sottratto suo figlio e che alla fine viene anche ripudiata dalla sua stessa comunità per evitare di “perdere la faccia” in seguito alle scelte sbagliate di una sola persona. Quella di Ray e Lila sono sicuramente scelte sbagliate, dunque, ma la regista cerca di scrutarne le motivazioni più profonde, arrivando a giustificarle ma mai a condividerle. Cambiando decisamente ambientazione tipica di questo genere di narrazione, e cioè le terre assolate e desertiche del confine messicano, la regista ci offre uno spaccato più intimo e particolare, inserendo la vicenda personale di queste due donne e dei clandestini che aiutano ad entrare nel paese, nel confine col Canada. Si passa dunque dalle terre sconfinate baciate dal sole, a deserti di ghiaccio immersi quasi sempre nel buio e impervi da praticare. Il lago che separa le due terre e le due realtà possiede una potenza visiva non indifferente oltre che un valore decisamente metaforico: una volta attraversato, non senza timore e resistenza, segnerà il punto di non ritorno per questa avventura pericolosa ma anche in qualche maniera illuminante sulle realtà a noi sconosciute.

Dopo l’iniziale diffidenza, le due donne riusciranno ad attraversare quel lago e a congiungere i loro diversi mondi, dimostrando una capacità di sacrificio e di solidarietà fino a quel momento impensabili.

 

VOTO: 7,5

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"A me non interessa l’oro, l’oro lo lascio ai servi, a me interessa il potere" (Aguirre, furore di Dio)

 


LOCANDINA

 

14 commenti su “Frozen river

  1. Non ne hai idea, ma a me questo genere di ambientazioni mi piacciono moltissimo nei film.

    Prendi ad esempio “The big white – Insomnia – Il collezionista di ossa – zanna bianca – l’urlo dell’odio” E sicuramente altri che al momento non mi sovvengono li ho amati prima di tutto per l’ambientazione, secondariamente anche per la storia.

    Questo avrò sicuramente modo di vederlo.

  2. Drakoz, anche a me piacciono molto queste ambientazioni. Se non l’hai ancora visto, recupera assolutamente Fargo dei Coen.

    Leonard, verrò a leggere da te se ne scriverai ovviamente ^^

  3. Secondo me però l’uso del paesaggio sarebbe potuto essere migliore, affibbiandogli una significanza più decisa. E’ lasciato un po’ là come da sfondo (anche perché in genere si racconta l’immgrazione dal Messico, era interessante vederlo… nelle nevi anziché nel deserto).

    Cmq film degnissimo. Con un’ottima Leo.

  4. Una trama non del tutto originale, con risvolti già visti che rischiano, a volte, di rasentare il retorico (ma il dramma degli immigrati clandestini e l’atto di accusa contro il loro sfruttamento non possono lasciare indifferenti). Lo stile scarno asciutto ed essenziale della regia evitano comunque facili pietismi.

    Meritoriamente “Frozen River”, che ha il vanto di essere stato girato in pochissimi giorni e con un budget piccolissimo, ci mostra un’America periferica, cruda sofferente e disperata, che non è usuale essere mostrata da Hollywood: basta questo per rendere il film degno d’essere visto.

  5. Si, infatti. Sono d’accordo, e poi a me sono piaciute molto le atmosfere e l’ambientazione. La metafora del lago ghiacciato mi è parsa molto potente.

  6. Questi film di solito arrivano dalle mie parti in un cinema d’essai con cicra un mese di ritardo (se va bene). Non mancherò di vederlo, perché mi sembra molto interessante.

  7. un piccolo film che suggerisce piuttosto che mostrare,evita la drammaticità cinematografica e le sue regole per attirare pubblico o i consensi facili,(l'avessi scritto io Il raffeale matarazzo della brianza ne sarebbe uscito una roba tipo Catene ,i Figli di Nessuno,un melodramma con immani tragedie,il bimbo piccolo poteva morire nell'incendio della casa ,il maggiore essere arrestato,le due donne sprofondare nel lago ghiacciato e i figli cacciati dalla casa,insomma robe simili),un buon film che mostra la faccia normale e maggioritaria dell'america e delle nazioni occidentali
    Bravissime le due protagoniste,Melissa Leo ha un ruolo anche nel bellissimo Le Tre Sepolture di Tommy Lee Jones

    ps:secondo capitolo degli zombi sul mio blog!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.