Hong Kong Express




REGIA: Wong Kar-Wai

CAST: Tony Leung, Faye Wong, Takeshi Kaneshiro, Brigitte Lin, Chen Jinquan, Valerie Chow

ANNO: 1994

 

TRAMA:

 

Apu o agente 233 e agente 633 sono due poliziotti che vivono dei tormenti amorosi a causa dell’abbandono delle loro rispettive donne. Degli incontri sfuggevoli cambieranno considerevolmente la loro vita e il loro modo di vedere l’amore.

 

 


ANALISI PERSONALE

 

Primo film di esportazione di Wong Kar-Wai, questo Hong Kong express è una grande pellicola sull’amore e su come ci si rapporta ad esso, privo di fronzoli, stucchevolezze o banalità che di solito contrassegnano il tema in questione, soprattutto cinematograficamente parlando. Con due episodi separati, ma in realtà uniti da una sottile linea di continuità (ciascun personaggio sfiora l’altro anche se per qualche secondo, con un unico vero punto di contatto che è il proprietario di una specie di fast food ambulante), il regista riesce a trasmetterci tutto il dolore e la solitudine che si possono provare dopo un abbandono e soprattutto tutta l’euforia e l’estasi che si possono provare, invece, quando ci si innamora di una nuova persona. Cosa ancora più interessante è la poetica e l’estetica degli oggetti, da sempre chiodo fisso del regista, che qui vengono descritti e mostrati come degli elementi dotati di vita e importanti per l’umore dei loro possessori. Con strofinacci che piangono (in realtà gocciolano), scatolette di ananas che stanno per scadere (Abu ha deciso che smetterà di pensare alla donna che l’ha lasciato quando scadranno tutte le sue scatolette di ananas il giorno del suo compleanno), infradito che galleggiano per la casa, peluche intristiti dalla partenza della donna amata e via dicendo, i due protagonisti maschili risalgono la china della loro sofferenza trovando conforto non solo nelle cose che li circondano, ma anche e soprattutto nell’interesse verso altre due figure femminili davvero molto particolari e intriganti. Il primo episodio è incentrato sul poliziotto Abu (Takeshi Kaneshiro) che dopo aver fatto indigestione di scatolette di ananas nell’intento di dimenticare la sua ex-fidanzata, incontrerà per caso un’enigmatica donna dalla parrucca bionda (Brigitte Lin) con la quale passerà una notte in hotel, con lei che dormirà tutto il tempo e lui che si ingozzerà di cibo guardando la tv. La donna, in realtà immischiata in affari loschi, sarà l’appiglio a cui Abu si aggrapperà per smettere di soffrire per amore. Il secondo episodio vede come protagonista l’agente 633 (uno straordinario Tony Leung), abbandonato dalla sua amante (Valerie Chow) per la quale comprava sempre delle prelibatezze al fast food ambulante, dal quale si recherà in seguito solo per del caffè freddo. Qui farà la conoscenza di Amei, cugina del proprietario (l’espressiva Faye Wong che canta anche le canzoni della colonna sonora), una ragazza che si innamorerà all’istante di lui e che si intrufolerà nel suo appartamento per renderlo più vivibile mettendolo in ordine e ornandolo con oggetti migliori.

 

L’uomo del tutto assorbito dal dolore della sua perdita non si renderà conto dei cambiamenti nel suo appartamento, fino a quando non sarà inevitabile accorgersene. Il secondo è l’episodio che colpisce di più per recitazione, regia e sensazioni trasmesse. Con il massiccio utilizzo della camera a mano il regista ci trasmette tutta l’instabilità emotiva di questi personaggi che contano molto di più delle storie che vengono raccontate e che si isolano dal resto del “mondo”, proprio perché assorbiti dal loro mondo interiore (mentre loro vengono ripresi in ralenti, tutta Hong Kong alle loro spalle si muove a velocità accelerata, un contrasto straordinario che ci comunica il distacco tra la frenesia del mondo che si muove e l’apatia dei sentimenti dopo l’abbandono della persona amata o dopo il rifiuto di un nuovo amore). La particolarità di queste piccole grandi storie d’amore sta nel fatto che i protagonisti non riescono mai ad avere gli stessi tempi, quando uno è innamorato dell’altro, quell’altro è ancora innamorato di qualcun altro e così fino alla fine quando finalmente il destino riuscirà a portare a termine il suo lavoro. Altra grande protagonista di questa pellicola è Hong Kong, una metropoli nella quale è molto facile “perdersi”, nonostante ne vengano mostrati di rado gli spazi aperti, lasciando ai corridoi stretti e angusti degli appartamenti o del fast food ambulante il compito di comunicarci tutti i dissidi interiori e i sentimenti di questi protagonisti che vengono sviscerati in ogni loro singolo pensiero (grazie anche ad una funzionalissima voce narrante). Una città che è una vera e propria metropoli dove il caos la fa da padrone, oltre alla commistione di culture e di nazionalità (l’occidentalizzazione è raccontata tramite una stupenda colonna sonora incentrata su brani come California Dreamin’ dei Mamas and Papas, o Dreams dei Cranberries o What a difference a day makes di Dinah Washington, tutti ossessivamente ripetuti).

Quello che fa di Hong Kong express un grande film è proprio lo stile formale e narrativo, oltre alla grande comunicatività di ogni singolo fotogramma che ci trasmette una marea inarrestabile di emozioni e sensazioni facendoci empatizzare con ciascun personaggio che si muove si questa scacchiera che è l’amore. Uno stile inconfondibile che ha fatto di Wong Kar-Wai il grande regista che noi tutti amiamo e apprezziamo.

 

VOTO: 9

 


CITAZIONE DEL GIORNO

"Chi ha parlato? Chi cazzo ha parlato? Chi è quel lurido stronzo comunista checca pompinaro che ha firmato la sua condanna a morte?" "Aah non è nessuno eh? sarà stata la fatina buona del cazzo… Vi ammazzo a forza di ginnastica… vi faccio venire i muscoli al buco del culo che ci potrete succhiare il latte senza cannuccia!". (Il sergente Hartman in "Full Metal Jacket")

  


LOCANDINA

 

21 commenti su “Hong Kong Express

  1. un film illuminazione, ma più illuminante di ogni cosa è faye wong. il gemello angeli peduti è altrettanto bello e forse anche di più.

  2. Segnalazione preziosa… con De Sica e il panettone che incombono, tu hai un’importante funzione sociale. Grazie, Cioao Oscar

  3. è solo una mia impressione o da qualche giorno su splinder c’è aria di depressione? meno post, ancor meno commenti…

    letargo invernale precoce? 😀

  4. Io posto di meno, proprio perchè non mi commenta nessuno, ahah! Però volendo potrei mantenere il ritmo di un post al giorno, solo che mi pare che poi non legga nessuno…

  5. Trovai il DVD al mercato di questo film, ma era difettato 🙁

    Devo ri-procurarmelo in qualche altro modo… ci tengo a vederlo!

    Ciao ^^

  6. Boh? Non so, prima avevo più entusiasmo a postare ogni giorno perchè venivo nel blog e trovavo tantissimi commenti al post precedente. Ora posto di meno perchè macando i commenti penso che quel post non l’abbia letto quasi nessuno e quindi aspetto un pò di più per proseguire. Magari sbaglio non so, comunque vedremo…

  7. In questo periodo leggo in ritardo, ma prima o poi leggo quasi tutti i post dei blogger che sono nella mia lista (magari poi non li commento sempre). Naturalemnte ci vuole molto e tempo e questo è un periodo caotico. Che tristezza!

    IL film è notevole. Sono d’accordo con voi. Questa è Nouvelle Vague. Magnifico! E come sempre un’ottima e interessante recensione^^

  8. Luciano, infatti il tempo è quello che ci frega!! Comunque è un periodo un pò smorto per splinder in generale. Speriamo in una ripresa va! Comunque grazie come sempre ^^

  9. Grande Kar-Wai, quì in splendida forma. Si parlava di un’ uscita del film “Ashes of time (REDUX), l’ opera wuxia del 1994 in una nuova versione ma non sappiamo niente?!

    Ciao Ale!

  10. Una bella storia d’amore, come dici tu, senza fronzoli, stucchevolezze o banalità. Magari le banalità ci stanno pure, ma non prive di significato. Poi lei è dolcissima.

    Un po’ di cose che non ho afferrato a pieno:

    La donna con la parrucca bionda… Semina piombo tra i vicoli di Hong Kong per difendersi dal crimine organizzato e procura da vivere a destra e a manca ad uomini sprovveduti…

    …(Questo magari come uno spaccato di un certo tipo di vita per introdurre un certo tipo di atmosfera al film, ma tralasciamo pure questo aspetto e andiamo oltre)…

    Ecco, ad un certo punto del film, la donna, pare gettarsi il passato alle spalle con l’ultima uccisione di quello che sembrerebbe un magnaccia occidentale. Infatti qui la scena in cui una parrucca bionda viene gettata in terra, e un primo piano sfocato vede una mora andar via.

    E’ lei la stessa ragazza del fast food?

    Se sì, pensi che abbia cambiato da un momento all’altro stile di vita per via del gesto d’amore ricevuto dal giovane che mangia ananas scaduta ritrovando in un certo senso il sogno perduto “california dreamin” cioè la speranza e l’amore?

    Domandone! eheh…

    Poco dopo c’è un breve distacco, il giovane annuncia, (e tu hai colto quel fotogramma in pieno), che non si sarebbe innamorata di lui (eccetera) e che 6 ore dopo avrebbe conosciuto un altro, l’agente 633.

    (All’inizio credevo che i due uomini fossero la stessa persona. Credevo che il ragazzo a sua volta avesse effettuato una sorta di metamorfosi in senso lato, diventando uomo e lasciandosi la gioventù alle spalle, ma in sole sei ore? E cambiando aspetto e voce?)

    Così ho preferito evitare di cercare un senso logico all’occidentale e di immaginare che fosse un puro cambiamento all’interno della pellicola, come l’imprevedibilità stessa della vita. Il tizio che aveva dimostrato dei gesti d’amore alla falsa bionda (parlo di quella notte in albergo in cui il ragazzo le serve attenzioni, la lascia dormire e le pulisce le scarpe) non si è reso conto che la mora, nel momento dell’impatto rappresentato nel fotogramma da te riportato, fosse la stessa persona. E nulla di più che questo. Ci ho preso?

    La donna, da lì a poco, avrebbe avuto modo di conoscere l’agente 633 assiduo frequentatore del fast food e la storia in contemporanea, da lì, avrebbe seguito quello che sarebbe il filone principale dell’intero film, ovvero la storia d’amore tra i due. Non è così?

    Se ci ho azzeccato allora mi viene da pensare che siamo abituati ad un cinema che in effetti assegna, soprattutto alle scene apparentemente distaccate dal contesto, un significato particolare. Un elemento chiave che serva da riferimento a realizzare determinate riflessioni. In questo caso non era nulla di tutto ciò, no?

    Spero di essere stato comprensibile e non contorto. Praticamente ti starei chiedendo, attraverso i miei ragionamenti, se ti trovi d’accordo o meno.

  11. Bè, l’interpretazione è anche interessante, ma le due donne sono due persone diverse, anche le attrici sono diverse.

  12. Signori, questo blog è il migliore, con gli scatti migliori con i migliori recensioni che mi piace molto, ma vorrei sottolineare signora salute della famiglia, se uno dei tuoi figli è malato e hai voglia di andare alla farmacia più vicina farmacia viene da te venire solo in Online Pharmacy e selezionare il vostro prodotto
     

  13. film immenso: lo vidi la prima volta e ne rimasi estasiato anni fa, l'ho rivisto pochi giorni orsono e mi ha folgorato ancor di più, tant'è che non riuscivo nemmeno a trovare le parole per esprimere in una recensione la bellezza immensa di questa pellicola! Alla fine la recensione l'ho scritta, ma non credo di essere riuscito a rendere giustizia di questo immenso capolavoro.

  14. La leggerò nel pomeriggio sicuramente. Comunque è vero, quando si vedono dei film così è difficile poi riuscire a trovare le parole per recensirli.

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