I vivi e i morti

REGIA: Roger Corman

CAST: Vincent Price,  Harry Ellerbe, Mark Damon, Myrna Faehy

ANNO: 1960

 

TRAMA:

 

Roderick e Madeleine Usher, fratello e sorella, vivono in un antico castello in cui sembra pendere una maledizione a causa delle malefatte di tutti i loro antenati. Quando il fidanzato di lei arriva per portarla via, Roderick cerca di impedirlo in tutte le maniere, fino a giungere a soluzioni estreme.

 

 


 

ANALISI PERSONALE

 

Il primo esperimento di Corman con i racconti macabri di Poe, “I vivi e i morti” anche detto “La caduta della casa degli Usher” è un ottimo esempio di horror psicologico che in certi momenti vira nello splatter, seppur con misura. Incentrando il racconto su quattro personaggi ottimamente caratterizzati, Corman dà vita alle ossessioni del più grande scrittore horror creando un abilissimo gioco di suspance e di tensione che tiene incollato lo spettatore allo schermo, proprio perché allo stesso tempo incuriosito dalle motivazioni che stanno alla base dello strano e sinistro comportamento di Roderick Usher (interpretato da un sibillino e straordinario Vincent Price) e affascinato dalle atmosfere dark che circondano il castello e i suoi abitanti. I quattro personaggi sono appunto Roderick, sua sorella Madeleine che si è fatta convincere dal fratello di essere maledetta perché discendente di una famiglia di malfattori e che ha cominciato ad assaporare uno scampolo di “vita” grazie alla conoscenza di un uomo in un breve soggiorno a Boston, il fidanzato di lei del tutto determinato a portarla via e convinto dell’insanità mentale di quest’uomo completamente assorbito dalle sue idee macabre sul destino nefasto che circonderebbe non solo il castello ma anche gli ultimi due componenti della famiglia Usher, e il maggiordomo fedelissimo alla casa e ai suoi padroni che suo malgrado si ritrova ad assecondare le stramberie di Roderick che pare essere sensibilissimo a qualsiasi rumore, odore, sapore, sensazione. Interessantissimo e intrigante l’abilissimo gioco di luci e ombre ottenuto grazie ad una straordinaria fotografia che si fa più “luminosa” per lasciar trasparire l’orrore prima celato nell’oscurità degli anfratti dell’enorme castello pieno di cunicoli e di macarbe sorprese. Meraviglioso anche il gioco cromatico che contrassegna l’incubo del povero ragazzo innamorato che viene assalito dalle anime degli antenati Usher nel tentativo di salvare la vita della sua amata. Si passa dal blu al viola riuscendo a creare quella giusta atmosfera di terrore che accompagna soprattutto l’ultima parte della pellicola, contrassegnata all’inizio più sui dialoghi e sui monologhi ambigui di Roderick che a spizzichi e a morsi spiega la motivazione della sua ossessione, caratterizzata da due scene madre: la prima già citata dell’incubo e quella finale in cui Madeleine torna dall’”oltretomba” per vendicarsi di quel fratello ossessionato e ossessionante, con gli occhi spiritati e le mani completamente ricoperte di sangue. Un finale che restituisce completamente alla pellicola la sua patina orrorifica e lo consegna alla memoria dello spettatore appassionato del genere. Altra grande nota di merito è sicuramente la colonna sonora che contribuisce ad alimentare e arricchire l’aria di terrore che si respira in questo enorme castello che sembra prendere vita man mano che le ossessioni di Roderick si impossessano sempre più della sua mente e che si arricchisce anche con un abile utilizzo dei suoni: voci che aleggiano nell’aria, porte che scricchiolano, lampadari che crollano dall’alto soffitto e via di questo passo.

A fine visione si rimane un po’ scombussolati dall’intensità del linguaggio visivo della pellicola e si ha anche la possibilità di fare una sorta di riflessione sui mali dei “padri” che spesso ricadono ingiustamente e drammaticamente sui propri “figli”, indirettamente (con la società che assimila le due “categorie”) o direttamente, come in questo caso, con i “figli” stessi che si fanno risucchiare dall’ossessione per l’operato dei propri “padri”.

 

VOTO: 9

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Io non voglio essere un prodotto del mio ambiente, volgio che il mio ambiente sia un mio prodotto" (The departed)


 

LOCANDINA

 

10 commenti su “I vivi e i morti

  1. Mi sembra di aver letto nell’ autobiografia di Corman che la natura claustrofobica del film, come quella labirintica del maniero e dei chiusi anfratti che citavi, sarebbe una rappresentazione della cecità dell’incoscio, il posto in cui il personaggio di Price e gli spettatori sono intrappolati. Sinceramente in modo indipendente, magari distratta da altri simboli, non avrei decifrato questa metafora in termini così puntuali, però quando l’ho letto ho capito perché il film funziona tanto bene. Ho provato a cercare il libro per citare letteralmente quel pezzo, ma poprio non lo trovo (magari ce l’hai anche tu 🙂 ). Certo adesso con l’analisi abbiamo un altro rapporto, meno viscerale e meno fiducioso, però è un pezzo molto bello da leggere e fa anche un po’ di invidia perchè mostra una totale congruenza tra quello che Corman intendeva fare, il modo in cui ha teorizzato i sistemi per farlo e quel che praticamente ha fatto, cioè quello che vediamo e sentiamo noi davanti al film. Il tutto usando strumenti intellettuali che in mani meno visionarie avrebbero probabilmente dato luogo a un esito cerebrale e dottoroso, meno robusto rispetto ai contraccolpi del tempo. Lui ci ha fatto una figata sontuosa che dice esattamente quel che voleva dire, con le meraviglie della gelatina e v. price, alla faccia delle leggi sulla dispersione della comunicazione.

    E’ un vero nove anche secondo me, nove meno per l’invidia 🙂

  2. Lost, se non ti lecchi le dita, godi solo a metà, ahaah!

    Agony, purtroppo non ho il libro ma mi hai messo una curiosità di leggerlo!!!

  3. Bella recensione per un film sontuoso, vero e proprio exemplum di uno splendido e raffinato cinema horror che oggi, purtroppo, non esiste quasi più.

    Immenso Vincent Price.

    Mi raccomando, guardati anche tutti gli altri film cormaniani del “ciclo Poe”, che sono uno meglio dell’altro… in particolare Il pozzo e il pendolo, La città dei mostri e il grandioso La maschera della morte rossa!

  4. Cine, sicuramente li guarderò tutti, non ci sono dubbi.

    Al, io ho appena iniziato e non me ne sono affatto pentita!

    Agony, grazie per la dritta!

    Milena, fammi sapere dopo eh?

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