La frusta e il corpo

REGIA: Mario Bava

CAST: Christopher Lee, Daliah Lavi, Tony Kendall, Isli Oberon, Harriet White, Dean Ardow, Alan Collins, Jacques Herlin

ANNO: 1963

 

TRAMA:

 

Tornato a casa dopo una lunga assenza e malvoluto, Kurt, comincia a gettare scompiglio tra i suoi famigliari, soprattutto Nevenka, dapprima sua amante e ora moglie di suo fratello. Il suo ritorno darà il via ad una catena di omicidi il cuo colpevole sarà guidato esclusivamente dall’ossessione nei suoi confronti.

 

 


 

ANALISI PERSONALE

 

Un vero e proprio horror psicologico questo di Mario Bava, che però non raggiunge le vette astronomiche di alcune delle sue pellicole più famose e riuscite a partire dal capolavoro “La maschera del demonio”, ma non solo. Ma, nonostante questo, “La frusta e il corpo” riesce a farsi ricordare soprattutto per l’audacia e il coraggio di affrontare all’epoca tematiche scabrose e scottanti come quelle erotiche e sado-masochistiche affrontate in questo film. Come si intuisce dal titolo, infatti, la frusta è un oggetto fondamentale e primario all’interno delle dinamiche dei rapporti che intercorrono tra i vari protagonisti. Kurt (interpretato da un’agghiacciante Christopher Lee) era, infatti, il promesso sposo di Nevenka (la straordinaria Daliah Lavi) con cui intratteneva un rapporto “malato” di sesso e violenza, dato che lei riusciva ad accendere i suoi sensi solo se veniva da questi colpita ripetutamente con una frusta. Ma qualcosa nel loro rapporto andò sicuramente storto, dato che ad inizio pellicola ci viene mostrato un pugnale con il quale una giovane donna (figlia della domestica) si è tolta la vita a causa della grande delusione d’amore ricevuta da Kurt stesso. Georgia, la madre ferita, giura di fronte al pungale chiuso in una teca che sarà proprio quell’arma a porre fine alla miserabile vita di quell’uomo crudele e insensibile. E così sarà, visto che una notte, l’uomo verrà attaccato alle spalle e ammazzato a sangue freddo.

Questo sarà l’evento che scatenerà tutti i guai che si imbatteranno nel castello e sui loro abitanti. Nevenka, ossessionata dalla figura del cognato e della sua frusta, sarà continuamente disturbata dalle visioni del suo ex-amante, per lei ancora in vita, e crederà di essere in pericolo a causa sua. Nel frattempo anche il capo-famiglia, il conte Menliff verrà trovato assassinato proprio con lo stesso pugnale scomparso dalla sua teca. Chi sarà il colpevole? E’ davvero Kurt tornato dal regno dei morti per vendicarsi di chi gli ha tolto la vita? O è semplicemente un altro abitante del castello ossessionato dalla sua figura o magari interessato all’eredità o alla vendetta e nascosto dietro l’alibi del “fantasma”? Il finale decisamente agghiacciante, soprattutto visivamente parlando, ci offrirà più di una risposta e soprattutto più di una riflessione sull’intensità e sulla diversità dei vari rapporti interpersonali e della maniera in cui possono influenzare l’intero corso delle nostre esistenze, malati o puliti che siano. Grande particolarità de “La frusta e il corpo” è la straordinaria fotografia (firmata Ubaldo Terzano), dai toni quasi irreali ma oltremodo coinvolgenti, soprattutto quando ci si sofferma sui primi piani malefici di Kurt o spaventati di Nevenka, in cui i colori virano dal blu, al viola, al rosso. L’atmosfera è resa cupa e stimolante, non solo grazie ai toni scuri e tetri della fotografia, ma anche grazie all’abile mano registica di Bava (che qui si firma John M. Old, per assecondare la moda ingiustamente esterofila di allora, tant’è che anche tutto il resto del cast tecnico assunse nomi stranieri), che gioca magistralmente con le zoomate, i primissimi piani, i grandangoli (che fanno sembrare interminabili i corridoi e gli anfratti del castello) e le inquadrature inusuali, come quella bellissima in cui Cristiano (il fratello di Kurt) e Katia (la serva di cui è segretamente innamorato, pur essendo stato costretto a sposare Nevenka), discutono sulla serie di eventi catastrofici abbattutisi sul castello, ma la macchina da presa si sofferma dapprima su una finestra e poi su un mazzo di fiori rossi, lasciando sullo sfondo i due che si interrogano sull’identità del colpevole, cosa che evidentemente non interessa minimamente Bava, che preferisce soffermarsi sulle dinamiche e sulle motivazioni, piuttosto che sul cosidetto “whodunnit”. Indimenticabile anche la scena in cui Nevenka viene avvicinata, o credere di essere avvicinata, da Kurt, con il primo piano terrificante della sua mano che si avvicina alla sottana della donna per poi strapparla con forza e violenza. Si tratta di allucinazioni e desideri repressi e perversi di Nevenka oppure è tutto vero e il terribile Kurt è tornato a reclamare vendetta? In un modo o nell’altro si può rispondere affermativamente ad entrambe le domande, perché i morti con la loro influenza sui vivi possono ancora avere effetti sulla loro condotta, soprattutto quando il loro rapporto è stato così intenso, forte e particolare come quello che intercorreva tra Kurt e Nevenka.

 

VOTO: 8,5

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"È come se la macchina da presa fosse il buco della serratura della porta dei tuoi genitori. E tu spii e ti senti in colpa. Ma non puoi fare a meno di guardare. Fare film è un reato ed il regista è un criminale" (The dreamers)

 


LOCANDINA

 

6 commenti su “La frusta e il corpo

  1. Nota di servizio: l’immagine accanto all’inizio dell’ ANALISI PERSONALE, non la riesco a visualizzare. Non che sia importante ma volevo sapere se è un problema che capita solo a me o anche ad altri.

    Per quanto riguarda Bava, non conosco nulla di lui.

    Mi sa che devo proprio iniziare.

    Ciao

  2. No pillole non è un problema tuo, non la vedo nemmeno io, cercherò di risolvere. Comunque io ho cominciato da poco con Bava e devo dire che mi sto appassionando.

  3. Il mio Bava preferito, un film di lancinante malinconia, mi commuove per la sua forza e mi meraviglia per la sua bellezza a ogni visione.

    Ne ho scritto anche da me tempo fa in occasione dell’uscita in DVD (che non so se poi è avvenuta…).

    Davide DG

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