La maschera del demonio

REGIA: Mario Bava

CAST: Barbara Steele, John Richardson, Ivo Garrani, Andrea Checchi, Arturo Dominici, Enrico Olivieri

ANNO: 1960

 

TRAMA:

 

La strega Asa, uccisa dai componenti del suo villaggio nel 1600, viene risvegliata dall’arrivo di un dottore che casualmente versa alcune gocce del suo sangue sul suo cadavere. Intento della terribile creatura  è quello di impossessarsi del corpo di Katia, sua identica discendente, per vendicarsi di tutti i suoi antenati, grazie all’aiuto del suo vecchio amante col quale fu ammazzata due secoli prima, tornato in vita per soddisfare ogni suo desiderio.

 

 


 

ANALISI PERSONALE

 

Un magistrale esempio di cinema di genere che si accompagna anche con un’altissima qualità, “La maschera del demonio”, primo film del grande Mario Bava, nonché primo vero e proprio horror italiano, con la sua straordinarietà ha influenzato moltissimi registi che si sono ispirati a questa pellicola, riprendendone topoi e tematiche, ma anche rifacendosi al suo elegantissimo e particolarissimo stile.

Uno dei grandi meriti di questo film è sicuramente la presenza di un’attrice carismatica e comunicativa come Barbara Steele, che nel ruolo di questa terribile strega, ma anche della povera e ingenua ragazza designata come sua vittima principale, ha spaventato e impressionato milioni di appassionati del genere con questa e con le successive pellicole che l’hanno consacrata come icona horror per eccellenza. Indimenticabili rimarranno i suoi occhi sgranati e il suo ghigno malefico mentre si avvicina alle sue vittime facendole cadere nella sua trappola non con morsi, come da tradizione vampiresca, ma con un bacio, sottile riferimento, questo, all’abilità ammaliatrice e ingannevole del gentil sesso. Ma non è sicuramente questo l’unico riferimento ai capisaldi della narrazione horror a fare capolino all’interno di questa ricchissima e multiforme pellicola. Se la strega che fuoriesce dalla sua tomba (facendola esplodere e non scoperchiandola, si badi bene) ricorda sicuramente il personaggio di Dracula e i vampiri in generale, il suo “tuttofare”,  il principe ritratto in un grande quadro con un grifone sul petto, ritornando in vita fuoriuscendo dalle viscere della terra dove era sepolto, sicuramente ci fa pensare all’immagine degli zombie, anche se per liberarsi di lui, e di quelli come lui che sono caduti vittima dell’”incantesimo” della strega, non si fa ricorso a metodi come paletti o collane d’aglio, ma ad espedienti che consistono nel cavargli l’occhio sinistro e mostrargli delle croci sacre.

Ma al di là dei riferimenti extrafilmici e dei sottotesti (si toccano temi come la necrofilia, la repressione sessuale, la misoginia, ecc…), quello che rende monumentale questa pellicola è proprio il suo altissimo valore tecnico. Prima di tutto si rimane affascinati da una straordinaria fotografia in bianco e nero (curata dallo stesso Bava) che sembra quasi trasformare ogni fotogramma in un dipinto, senza tralasciare l’ambientazione decisamente suggestiva e molto curata (l’atmosfera cupa e lugubre che si respira nell’enorme castello quasi sempre immerso nel buio, in cui ci si perde in cunicoli e passaggi segreti,  viene controbilanciata dall’allegria e dall’amenità che si respira nel villaggio adiacente, dove in una locanda si passa il tempo bevendo e divertendosi, inconsapevoli dell’orrore che avviene lì a due passi).

Decisamente apprezzabile, inoltre, la regia di Bava che gioca soprattutto con le zoomate veloci sui primi piani dei protagonisti spaventati da un rumore improvviso o assetati di vendetta (ovviamente quelli che rimangono più impressi sono quelli della terribile strega) e che in un paio di sequenze ci regala anche più di un brivido oltre alla soddisfazione di vedere qualche scena splatter che appaga il tipico sadismo di ogni appassionato di film horror che si rispetti. A questo riguardo bisogna citare lo straordinario incipit (richiamato poi specularmente nel finale) in cui Asa viene marchiata come figlia di Satana con una grande S sulla spalla e poi viene uccisa con una maschera (la maschera del demonio appunto) che le viene conficcata letteralmente sul volto; ma anche la scena in cui il corpo della strega comincia a prendere vita alimentato dalle gocce di sangue del dottore che, accorso per curiosità a farle visita, si ferisce a causa dell’attacco di un pipistrello. “La maschera del demonio” è, insomma, un vero e proprio capolavoro della tradizione horror, forse troppo presto dimenticato, ad esclusioni dei “fanatici” del genere, che meriterebbe di essere rispolverato e ricordato con giusta enfasi e adeguato entusiasmo.

 

VOTO: 9

 

 


 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

"Il passato è la torcia che ci indica la via." (Gangs of New York)

 


LOCANDINA

 

15 commenti su “La maschera del demonio

  1. Non solo hai recuperato uno dei miei registi preferiti (e uno dei più sottovalutati) ma sei riuscita anche a rendergli giustizia con la tua precisa recensione.

    Ti consiglio di esplorarne ulteriormente la sua vasta filmografia, ad esempio “Sei donne per l’assassino” vero precursore del thriller all’italiana o il fantascientifico “Terrore nello spazio” visivamente davvero interessante. Ma sono solo degli esempi…

  2. Grazie mille Cine, ho deciso di dedicarmi alla filmografia di Bava, ma non solo ci sono un pò di registi “desginati” ^^. Quindi questo è stato il primo, ma seguiranno ovviamente anche tutti gli altri.

  3. Grande Ale e il suo primo post baviano! Mi auguro possa essere il primo di una lunga serie. :))

    Sul film, nient’altro da aggiungere. Hai detto tutto molto bene tu. Filmone, filmone…

  4. Grazie Stefano, ovviamente sarà sicuramente il primo di una lunga serie, anche se non so a quanta distanza di tempo l’uno dall’altro arriveranno ^^

    Lost, purtroppo me lo sono perso da quando ho deciso di togliermi la tv in camera ^^

  5. Assolutamente d’accordo con la tua recensione. Bava rimane un maestro insuperato, “La maschera del Demonio” un capolavoro fin troppo imitato. La scena d’apertura con la maschera chiodata me la sono sognata per un pezzo…

  6. ciao ale, doveroso omaggio a un film grandioso, vero e proprio capolavoro ancora oggi imbattuto… anche se mi permetto di obiettare che in realtà il “primo horror” della storia del cinema italiano viene da più parti giustamente considerato “I vampiri” di Riccardo Freda, che in effetti è antecedente a questo.

    Comunque grande film immortale.

  7. Dice bene Cinemystic,

    però “I vampiri” è in realtà un film attribuibile (in gran parte) a Bava, visto che Freda litigò con i produttori lasciando il film nelle sue mani.

  8. Il voto 9 sta anche stretto a un capolavoro come La maschera del demonio…un film straordinario, dall’atmosfera gotica assolutamente incredibile, (del resto è un film che ha ispirato alcuni tra i maggiori registi contemporanei), opera di quel genio assoluto di Bava (se lo stai riscoprendo, ti consiglio di vedere 7 donne per l’assassino, primo verto thriller all’italiana, e Terrore nello spazio, deliziosissimo film di fantascienza dai toni barocchi e carnevaleschi).

  9. …qui siamo di fronte a un capolavoro, a mio avviso il voto non può essere che un bel 10
    Purtroppo Bava in patria è risulta ancora un regista minore, certamente sottovalutato…
    E pensare che è stato proprio lui ad inventare il Thriller italiano, quello che avrebbe fatto le fortune di molti registi degli anni '70 (vedi Dario Argento)

    Invece de "I vampiri" (1957) sono stato molto deluso. No, non mi è piaciuto affatto.

    Complimenti per lo splendido template, omaggio a "Mulholland Drive"

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