Luigi Pirandello

Luigi Pirandello, un grande uomo. Luigi Pirandello, una vita sofferta. Luigi Pirandello un grande autore di opere teatrali, di novelle e di bei romanzi. Luigi Pirandello così ironico, sarcastico, ma anche profondo e pieno di significati. Luigi Pirandello uno dei miei scrittori preferiti. Uno di quei scrittori che per forza di cose sei costretto a studiare quando vai a scuola e che allora inizi ad odiare con tutto te stesso perché ti costringe a stare con la testa sui libri quando magari vorresti uscire a “cazzeggiare” in libertà e quando non sai che una buona lettura vale più di mille “cazzeggiamenti”. Uno di quei scrittori che impari ad apprezzare solo dopo, quando lo leggi per diletto e per puro piacere e non per dovere, un po’ come capita con tutte le cose della vita, che quando sono fatte forzatamente non incontrano i nostri gusti e le nostre preferenze. A dire il vero io lo adoravo anche quando andavo a scuola, visto che non sono mai stata dedita al “fancazzismo improduttivo” (lungi da me il denigrare questo tipo di attività ludica e perché no, anche divertente, solo che non è mai stata nella mia forma mentis anche se forse mi sarebbe piaciuto).
Luigi Pirandello, un mito dei nostri tempi,  poco considerato e apprezzato alla sue epoca, ma riconosciuto come tale solo dopo la sua dipartita (come molto spesso capita, sfortunatamente a mio avviso).

 

«Rifiutare di avere delle opinioni è il modo di averle.»
«È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere ogni tanto, galantuomini sempre.»
«E non vuoi capire che la tua coscienza significa appunto ‘gli altri dentro di te’.»
«Le donne, come i sogni, non sono mai come tu le vorresti.»
«La fantasia abbellisce gli oggetti cingendoli e quasi irraggiandoli d’immagini care. Nell’oggetto amiamo quel che vi mettiamo di noi.»
«…Perchè una realtà non ci fu data e non c’è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.»
«Confidarsi con qualcuno, questo sì è veramente da pazzi.»

 

Cenni biografici da www.giroscopio.com

Luigi Pirandello nasce ad Agrigento (l’antica colonia greca di Akragas che si chiamerà Girgenti fino al 1927) in una tenuta paterna detta "il Caos", da Stefano Pirandello, garibaldino durante la spedizione dei Mille, e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, sorella di un suo compagno d’armi, di famiglia tradizionalmente antiborbonica (questo dato autobiografico sarà importante durante la stesura del romanzo I vecchi e i giovani. Frequentata la scuola nella città natale fino al secondo anno presso l’Istituto Tecnico, dal 1880 lo troviamo a Palermo dove frequenta gli studi liceali e dove la famiglia si era trasferita dopo un dissesto finanziario.

Conseguita la licenza liceale si iscrive contemporaneamente sia alla Facoltà di Legge che a quella di Lettere dell’Università di Palermo e nel 1887 si trasferisce alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, dalla quale è costretto, dopo un diverbio con il preside della Facoltà e docente di Latino Onorato Occioni, ad allontanarsi. Si iscrive, allora, all’Università di Bonn dove si reca con una lettera di presentazione del Professore di filologia romanza Ernesto Monaci. A Bonn all’inizio del mese di gennaio 1890, conosce a una festa da ballo in maschera Jenny Schulz-Lander, alla quale dedica il suo secondo volume di poesie, dal titolo Pasqua di Gea, una ragazza ("una delle bellezze più luminose che io mi abbia mai visto", scrive alla sorella Lina) di cui si innamora e che rivestirà una parte importante nella sua vita anche sul piano spirituale, in quanto gli rimarrà per sempre dentro l’amarezza di un amore non realizzato, l’unico vero della sua giovinezza.

Si laurea nel 1891 con una tesi su Suoni e sviluppi di suono della parlata di Girgenti. Nello stesso anno rientra in Italia e si stabilisce a Roma con un assegno mensile ottenuto dal padre. Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portolano, figlia di un socio del padre, e l’anno seguente nasce il primo figlio, Stefano. Dopo le prime opere di poesia, scritte in Germania, a Roma comincia a collaborare a giornali e riviste con articoli e brevi studi critici e nel 1897 accetta l’insegnamento presso l’Istituto Superiore di Magistero femminile di Roma. Nel 1897 e nel 1899 gli nascono i figli Rosalia (Lietta) e Fausto. Il 1893 è un anno particolarmente difficile, perché un allagamento nella miniera di zolfo del padre, nella quale aveva investito la dote patrimoniale della moglie, provoca il dissesto finanziario suo e del padre insieme ai primi segni della malattia mentale della moglie, che si aggraverà sempre di più fino ad essere ricoverata in ospedale. Nel 1901 pubblica il romanzo L’esclusa (scritto nel 1893) e nel 1902 Il turno; nel 1904 ottiene il primo vero successo con Il fu Mattia Pascal. Nel 1908 diventa ordinario dell’Istituto superiore di Magistero, risolvendo in parte i suoi problemi economici, e pubblica due importanti saggi: L’umorismo e Arte e Scienza, che scateneranno un contrasto molto vivace con Benedetto Croce che si protrarrà per molti anni. Nel 1909 pubblica il romanzo I vecchi e i giovani e l’anno seguente rappresenta i suoi primi lavori teatrali: La morsa e Lumie di Sicilia.. Nel frattempo continua a scrivere e pubblicare novelle che assumeranno il titolo generale di Novelle per un anno.

Il 1915 è uno degli anni più tristi della vita di Pirandello sia per l’entrata in guerra dell’Italia e per il figlio Stefano che parte volontario per il fronte, dove abbastanza presto verrà fatto prigioniero, sia per la morte della madre, verso la quale nutriva un sentimento non solo di amore filiale, ma anche di partecipazione ai suoi intimi segreti dolori, causati da un carattere troppo ‘vivace’ del marito. Col 1916 comincia la vera stagione teatrale pirandelliana con Pensaci, Giacomino!, Liolà e La ragione degli altri, alle quali seguiranno Così è, se vi pare (1917), Il berretto a sonagli, Il piacere dell’onestà, La patente, Il giuoco delle parti, Ma non è una cosa seria, Tutto per bene, La Signora Morli uno e due, fino ai Sei personaggi in cerca d’autore, del 1921, opera rappresentata da Dario Niccodemi, scatenando violenti contrasti nel pubblico alla prima ma altrettanti consensi già dalla seconda messa in scena, Enrico IV del 1922, Vestire gli ignudi (1922), Ciascuno a suo modo (1924), ecc.

Nel 1926 pubblica l’ultimo romanzo, Uno nessuno centomila e fonda a Roma, insieme al figlio Stefano, Orio Vergani e Massimo Bontempelli il Teatro d’arte, nel quale debutterà Marta Abba, giovanissima interprete che diverrà musa ispiratrice di alcune commedie, scritte appositamente per lei, con la quale Pirandello stabilirà un rapporto d’affetti che durerà per tutta la vita. Nel 1934 riceve a Stoccolma il premio Nobel per la Letteratura. Muore nel 1936, il 10 dicembre e le sue ceneri verranno tumulate in una roccia nella tenuta del Caos nella quale era nato 68 anni prima, con funerali strettamente privati, come aveva scritto nelle sue ultime volontà.

"Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna…"
da "Frammento d’Autobiografia"  di Luigi Pirandello

"Io penso che la vita è una molto triste buffoneria, poichè abbiamo in noi, senza sapere né come né perchè, la necessità di ingannare noi stessi…
da una lettera inviata da Pirandello nel 1924

La poetica di Pirandello l’abbiamo vista nelle sue idee sull’umorismo quando dice che il poeta deve anche essere critico e anche quando si abbandona al sentimento c’è sempre in lui come un demonietto maligno che analizza continuamente tutto: quindi il poeta, così inteso, è il solo che può studiare a fondo l’uomo e la vita sociale, la quale è un insieme complicato di verità e di menzogna, per cui quando si dice che la vita è chiara, razionale e semplice è una menzogna.
Allora per salvare l’individuo bisogna portare la verità nella società.
Nella sua poetica c’è un concetto di arte diversa da quella tradizionale, che ci ha dato una rappresenta zione chiara e ordinata della vita. Invece l’arte nuova deve parlare dell’uomo con tutte le sue contraddizioni, che prova sentimenti sempre diversi da un momento all’altro e deve cercare, quindi, di rappresentare – la vita nuda – (priva di menzogne), così come è nella più profonda realtà e farci capire che l’animo umano è pieno di pensieri strani, spesso folli, che a volte non abbiamo neanche il coraggio di confessare a noi stessi.
L’opera d’arte deve rappresentare la vita reale così come è, folle senza ordine, irrazionale, piena di casi particolari; Infatti all’inizio la sua opera sembrò verista, appunto perchè si ferma a descrivere in modo preciso gli aspetti della vita dell’uomo.
Però il suo verismo è sempre grottesco e non vuole rappresentare la realtà in modo oggettivo come i veristi, come i naturalisti e neppure con la partecipazione morale del verismo del Verga, ma vuole abbattere e scoprire tutte le falsità della realtà.
La tragedia dei personaggi di Pirandello è dovuta alla mancanza di fede in un mondo pieno di interessi. Nei suoi drammi teatrali sviluppa questi concetti: ricordiamo il dramma "Enrico IV" e "Sei personaggi in cerca di autore".

La tragedia di Pirandello, che fa vedere nelle sue opere, è nel vedersi vivere, cioè i personaggi sono come se uscissero da se stessi per vedersi dal di fuori come se fossero altri e per vedere il contrasto tra la vera realtà, tra la vera vita e la maschera (falsità) che ci mettiamo per vivere in società.
Quindi, secondo lui, il mondo è basato su di un contrasto tra – la vita, – che è un continuo movimento e cambiamento, e la – forma – che è una specie di sistema sociale, di legge esterna, in cui l’uomo cerca di fermare e di fissare la vita; per questo l’uomo è prigioniero di queste forme, di questi schemi sociali in cui si rinchiude o da se stesso o per opera della società.
A volte può succedere che qualcuno voglia abbattere queste forme e cercare la vera vita e accorgendosi di non poter cominciare a comunicare con gli altri si sente solo e così secondo Pirandello, l’uomo, quando si accorge di questi contrasti non ha altra via di uscita che il delitto o il suicidio, oppure fingersi pazzo ed esprimere liberamente le sue idee o ancora accettare tutto rassegnato.
Quindi i personaggi desiderano raggiungere la libertà anche se è difficile riuscirci. In questi concetti vediamo il problema dell’alienazione dell’uomo moderno; quindi le opere di Pirandello sono come una denunzia e una ribellione contro tutto il sistema sociale che frena la libertà dell’uomo.
I suoi personaggi sono sempre tragici e sono definiti – maschere nude – perchè prive di una vera realtà, che nascosta dentro di loro, tranne quella che appare fuori all’esterno agli altri (falsa, maschera) e ci fanno capire che la vera realtà dello spirito, se c’è, non si può conoscere mai (pessimismo assoluto).

Informazioni tratte da www.teatropirandello.it


BIBLIOGRAFIA

I romanzi

L’Esclusa
Il turno
Il fu Mattia Pascal
Giustino Roncella nato Boggiòlo
I vecchi e i giovani
Quaderni di Serafino Gubbio operatore
(Si gira…)
Uno, nessuno centomila

Il teatro

La morsa
Lumie di Sicilia
Il dovere del medico
La ragione degli altri
Cecè
Pensaci, Giacomino!
Liolà
Così è (se vi pare) (ediz. 1925)
Il berretto a sonagli
’A birritta cu i cincianeddi (in sicil.)
La giara
A giarra (in sicil.)
Il piacere dell’onestà
Ma non è una cosa seria
Il giuoco delle parti
L’innesto
La patente
’A patente
L’uomo la bestia e la virtù
Tutto per bene
Lettera di Pirandello
Come prima, meglio di prima
La signora Morli uno e due

Sei personaggi in cerca d’autore
Enrico IV

Lettera a Ruggero Ruggeri
All’uscita
L’imbecille
Vestire gli ignudi
L’uomo dal fiore in bocca
La vita che ti diedi
L’altro figlio
Ciascuno a suo modo
Sagra del Signore della Nave
Diana e la Tuda
L’amica delle mogli
Bellavita
Scamandro
La nuova colonia
O di uno o di nessuno
Lazzaro
Come tu mi vuoi
Questa sera si recita a soggetto
Trovarsi
Quando si è qualcuno
La favola del figlio cambiato
Non si sa come
Sogno (ma forse no)
I giganti della montagna 


Le novelle
Scialle nero
La vita nuda
La rallegrata
L’uomo solo
La mosca
In silenzio
Tutt’e tre
Dal naso al cielo
Donna Mimma
La Giara
Il viaggio
Candelora
Berecche e la guerra
Una giornata
Appendice
Novelle estravaganti           

La poesia

Mal giocondo
Pasqua di Gea
Elegie romane di Goethe
Elegie Renane
Zampogna
Fuori di chiave
Poemetti
Scamandro
Poesie varie

Saggi e scritti vari

La commedia dei diavoli e la tragedia di Dante
La poesia di Dante
Per uno studio sul verso di Dante – Poscritta

Scritti autobiografici

Frammenti autobiografici
Autobiografia
Lettera autobiografica

Tratta da www.classicitaliani.it

 
"Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano d’argille azzurre sul mare africano. Si sa le lucciole come sono. La notte, il suo nero, pare lo faccia per esse che, volando non si sa dove, ora qua ora là vi aprono un momento quel loro languido sprazzo verde. Qualcuna ogni tanto cade e si vede allora sì e no quel suo verde sospiro di luce in terra che par perdutamente lontano. Così io vi caddi quella notte di giugno, che tant’altre lucciole gialle baluginavano su un colle dov’era la città…"


 

 

7 commenti su “Luigi Pirandello

  1. non è inerente col tuo post, ma ti faccio ufficialmente i complimenti per il blog, sia per il template che per i contenuti..

    ciao

  2. Ho letto per intero due dei suoi romanzi ovvero uno, nessuno, centomila e il fu mattia pascal. Quest’ultimo è tra i miei libri preferiti.

    Nico

  3. Ho segnato la frase sulla coscienza sul muro, e ho riguardato il post visto che è trascorso ormai un anno da quando l’hai scritto. Quanti passi avanti! Una crescita continua, costante, ed esponenziale 🙂

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