Nuovo Cinema Paradiso

REGIA: Giuseppe Tornatore

CAST: Antonella Attili, Enzo Cannavale, Isa Danieli, Leo Gullotta, Marco Leonardi, Salvatore Cascio, Tano Cimarosa, Brigitte Fossey, Pupella Maggio, Agnese Nano
ANNO:  1989

TRAMA:

Salvatore di Vita un affermato regista di Giancaldo, trasferitosi da anni a Roma, una notte riceve la notizia della morte di un suo caro amico d’infanzia, Alfredo. In un momento gli tornano alla mente tutti i ricordi dolci-amari della sua infanzia e adolescenza in quel paese così amato e odiato al tempo stesso, fino a quando non decide di tornarci dopo trent’anni per presenziare al funerale di un uomo che era stato così importante per lui e per riconciliarsi con un passato quasi dimenticato e messo, forzatamente, da parte.

 


ANALISI PERSONALE

Questo film è per me oltre che un capolavoro assoluto un “oggetto” di ricordi passati che mi fa sempre tornare in mente la mia infanzia seduta per terra con la mia mamma a guardare e riguardare la stessa pellicola ogni giorno che passava. Col passare degli anni, ovviamente ho perso quest’abitudine e avevo dimenticato che esistesse questo meraviglioso film. L’ho rivisto per la millesima volta qualche mese fa e non ricordavo quanto una persona possa emozionarsi, ridere, piangere e quasi soffrire immedesimandosi nei personaggi, solamente guardando un semplice (per modo di dire), film.
Il solo iniziare a scriverne mi ha fatto venire una voglia immensa di riguardarlo, come solevo fare da bambina, almeno una volta al giorno. Ma gli impegni e la stessa vita che va avanti me lo impediscono. Per questo mi accontenterò di tesserne le lodi, cosa che non mi stancherò mai di fare.

La rappresentazione di un paesino del sud dove tutti più o meno si conoscono e dove l’unico divertimento sembra essere il cinema è resa così magistralmente che sembra quasi di esser vissuti sempre lì e di conoscere noi stessi tutti quei personaggi e personaggini che appaiono durante lo svolgimento del film. Per non parlare della colonna sonora di Ennio Morricone, che insieme a quella di C’era una volta in America, è la migliore che io abbia mai ascoltato, così triste e dolce, così intensa e forte.
Gli attori, più o meno professionisti, riescono ad interpretare e ad immedesimarsi nei personaggi in maniera superba e ti fanno quasi pensare che non stiano affatto recitando ma che siano realmente i personaggi che interpretano.


Soprattutto il piccolo Salvatore Cascio che interpreta il protagonista da piccolo, è di un divertente, tenero, simpatico e irriverente quasi mai visto al cinema in un bambino, anche se dopo ha deciso di intraprendere altre carriere diverse da quella cinematografica. Cmq rimarrà indelebile nella storia, a mio avviso, questa sua strabiliante interpretazione. Come dimenticare le sue incursioni nella cabina cinematografica con Alfredo che tentava invano di allontanarlo, o come dimenticare le sue innumerevoli marachelle come quando si addormenta durante la  messa mentre faceva il chierichetto o quando finge di stare male durante una processione solo per poter tornare a casa in bicicletta col tanto amato Alfredo? Quell’Alfredo così amato che il piccolo Salvatore, durante un incendio nella cabina cinematografica in cui il “vecchio” rimarrà coinvolto (per aver voluto far visionare una pellicola a tutta la città, proiettandola sul muro di fronte al cinema), trova la forza di attraversare le fiamme e di trascinare il pesante amico già per le scale, salvandogli in questo modo la vita, ma non potendogli evitare la perenne cecità. E’ da questo momento che Salvatore diventa il proiezionista di Giancaldo, iniziando così quel viaggio che lo porterà in futuro a diventare regista.


E poi c’è lui, Alfredo, appunto, interpretato da un superbo Philippe Noiret. Quello che secondo me è il perno di questo splendido film. Lui così semplice e ignorante, ma così amante della vita e dei sentimenti che ci legano a tutte le persone che ci circondano, ma soprattutto così amante del cinema, delle pellicole, del suo lavoro insomma, anche se tenta in tutto e per tutto di evitare a Salvatore la sua stessa “fine”. Lui e il suo rapporto con questo bambino prima e ragazzo dopo, così sofferto ma anche così sincero e profondo. Lui che amava quel bambino più della sua stessa vita, forse perché non era riuscito ad averne di suoi e proiettava il suo desiderio protettivo di essere padre in questo ragazzino così “mascalzone”, ma dolce e affettuoso allo stesso tempo. Tra le mie scene preferite che incarnano un po’ questo rapporto di odio-amore tra i due, c’è quella della licenza elementare in cui il furbissimo e intelligentissimo Salvatore stringe un patto con Alfredo, promettendogli di fargli copiare gli esercizi solo se lui a sua volta lo farà entrare ogni volta nella cabina di proiezione senza fare troppe storie. O quando, una volta divenuto ragazzo e innamoratosi della bella e sfuggente Elena, Alfredo gli da consigli su come comportarsi e su come non bisogna mai arrendersi quando si è così innamorati. E infatti i suoi consigli non vanno a finire nel vuoto visto che poi Elena si innamora perdutamente a sua volta di Salvatore. Peccato che il destino avverso li dividerà per sempre (quando Salvatore torna dal militare a Roma, non ha più notizie della sua bella trasferitasi con la famiglia altrove, dato che il padre non accettava la relazione), lasciando nei loro cuori un vuoto incolmabile: Salvatore non si sposerà mai nel vano desiderio di poter trovare un amore simile a quello vissuto da ragazzo ed Elena pur costruendosi una famiglia, non dimenticherà mai il suo primo e unico amore. Molto intensa rimane la scena del loro incontro trent’anni dopo a Giancaldo, quando Salvatore vi si reca per presenziare al funerale del caro Alfredo. Un incontro che farà rimpiangere ad entrambi gli anni e l’amore perso ma che gli farà comprendere che il destino gli ha giocato un brutto scherzo e che non è possibile tornare indietro.

Prima o poi arriva un tempo che parlare o stare muti e’ la stessa cosa. E allora e’ meglio starsi zitti. (Alfredo in "Nuovo Cinema Paradiso")

Il progresso! Sempre tardi arriva. (Philippe Noiret in "Nuovo Cinema Paradiso")

Oltre questi due meravigliosi protagonisti a cui sono affezionata inverosimilmente, nel film la fanno da padrone tutti gli altri cittadini di Giancaldo. La mamma di Salvatore, così sola nel crescere due figli (il marito è morto in guerra) e così dura, per forza di cose con Salvatore che sembra non riuscire ad obbedire mai, ma dentro così sofferente e bisognosa di affetto e di aiuto, che anche da vecchia quando è un po’ trascurata dall’indaffaratissimo figlio non smette di adorarlo e amarlo come sempre, conservando la sua stanza con tutti quegli oggetti, quasi cimeli, che avevano contrassegnato la sua vita a Giancaldo; la maschera del cinema un po’ toccato ma buono di cuore (uno splendido Leo Gullotta);  un napoletano che vince alla lotteria e che con tutti i suoi soldi decide di ricostruire il cinema distrutto dall’incendio (Enzo Cannavale), lo scemo del villaggio che suole urlare ogni giorno “La piazza è mia! La piazza è mia!”; il prete Adelfio che faceva tagliare tutte le scene “peccaminose” di baci tra attori (vediamo passare sullo schermo volti indimenticabili della storia del cinema: Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Brigitte Bardot e moltissimi altri); la stessa Elena (Angese Nano), coi suoi grandi occhi blu sognanti e sfuggenti al tempo stesso che alla fine cede alle lusinghe di Salvatore nella meravigliosa scena del loro bacio tra le pellicole nella sala di proiezione o nell’altrettanto indimenticabile scena del loro bacio sotto la pioggia con un Salvatore sofferente per la loro separazione estiva, sdraiato con gli occhi chiusi che non si aspettava il ritorno preventivo della sua ragazza.


Di scene da citare per la loro efficacia emozionale e per la loro bellezza, ma anche per il loro alto grado di divertimento sono moltissime e rischierei di raccontarvi tutto il film facendovi perdere la voglia di vederlo (se non l’avete ancora fatto), così mi limiterò ad aggiungere che questo è uno di quei film che non ci si stanca mai di vedere o solo di ricordare.
La pellicola termina col ritorno di Salvatore a Giancaldo (che gli pare quasi estranea), dove ritrova tutti i suoi vecchi compaesani che ora gli danno del lei dato che è diventato importante e che lui non riesce più a sentire “suoi”, anche se li ricorda con affetto e nostalgia. Termina con la definitiva demolizione del Cinema Paradiso (metafora che sta ad indicare la situazione di “scatafascio” che viveva il cinema in quel periodo, ma che poteva essere superata con impegno e volontà). Ma soprattutto, termina con l’ultimo ed emozionantissimo regalo che Alfredo fa al suo carissimo Salvatore: una pellicola contenente tutte le scene di baci rubati fatte tagliare all’epoca da don Adelfio, pellicola che dimostra la bellezza e l’immortalità del cinema. Una delle scene finali che più mi ha fatto emozionare, sussultare e, lo ammetto, piangere.

Insomma un film che è l’esaltazione dell’amicizia e dell’amore, amore smisurato per il cinema come quello che provo io e quindi un film che incarna le mie stesse passioni contornate da sentimenti puri e semplici come quelli che si vivono in un piccolo paese come Giancaldo. Indimenticabile ed eterno. Consigliato a tutti!!!

 

Regia: 10
Sceneggiatura: 10
Recitazione: 10
Fotografia: 10
Colonna sonora: 10
Ambientazione: 10
Voto finale: 10

 

  • Una frase del film, "Ora che ho perso la vista ci vedo di più", rigorosamente in italiano, è stata inserita nella canzone Take the time dal gruppo americano progressive metal Dream Theater, contenuta nell’album Images and words del 1992.
  • Il paesino della Sicilia GianCaldo, del film non esiste realmente ma è solo un invenzione di Giuseppe Tornatore, anche il cartello che compare nel lungometraggio è stato piazzato dal regista per rendere meglio l’effetto scenico.

Oscar 1989 per il film straniero e 2° premio al Festival di Cannes.


CITAZIONE DEL GIORNO

"Tu l’hai gia’ trovato Gesu’ Gump ?". "Dovevo cercarlo? Non lo sapevo". (da "Forrest Gump" di Robert Zemeckis) (Il Tenente Dan e Forrest Gump)

 


LOCANDINA

 

17 commenti su “Nuovo Cinema Paradiso

  1. Ti ringrazio, nn è merito mio…devo ringraziere Brigitte e Starplex.

    Cmq il post l’avevo messo erroneamente prima di completarlo, ora è completo ^^

  2. Noiret è un grande attore, ed è bello che riesca a rendere il massimo spalleggiato da un attore inesperto come il bambino. Anzi, proprio per questo, e per la spontaneità e vivacità del bambino, ha dato il suo massimo. Bravo davvero.

    Il resto del film è davvero carino, a un certo punto ti dispiace addirittura vedere la scena di tanti anni dopo, ti sembra siano passati anche per te, spettatore. E ti ci affezioni davvero al cinema, anche se non esiste

  3. Film e analisi meravigliosi!!!

    Brava ale55andra, anche se tutti 10 è un po’ esagerato non trovi?

    La frase che mi è rimasta più impressa di questo film è “Ora che ho perso la vista, ci vedo di più!

    Spettacolo!

  4. Non me lo ricordo più questo film. Di Tornatore i miei preferiti sono La leggenda del pianista sull’oceano e poi per secondo metto Una pura formalità.

  5. Impossibile descrivere con parole adeguate questo capolavoro di Giuseppe Tornatore.

    Si può solo continuare ad affermare che spettacolo sia e che gioia per il cuore rivederlo ogni volta.

    Film più unico che raro.

  6. Quasi perfezione con uno dei finali più belli di sempre.. Onore a tutti, soprattutto al sommo Morricone…

    Francamente non vedo l’ora di recuperare altri film di Tornatore…

  7. Film dolcissimo e bellissimo….ho un’antipatia innata per Tornatore, e questo dà ancora più risalto al mio parere positivo su questo piccolo capolavoro.

  8. ho scovato una versione della colonna sonora di tornatore fatta da path metheny…ho linkato il video da me vienila a sentire che ne vale la pena!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.