Scary Stories to Tell in the Dark: l’orrore e la paura di dover crescere

Stella, Ramon, Chuck e Auggie sono quattro amici che si ritrovano a vivere delle esperienze terrificanti dopo aver trovato per caso un vecchio libro appartenuto ad una loro coetanea, Sara, che molti anni prima aveva iniziato a scrivere delle storie terrificanti, forse per scappare all’orrore che viveva in famiglia. Storie che, però, sembra non aver finito di scrivere…

Un film d’avventura horror per ragazzi, che in qualche modo regala alcuni momenti apprezzabili anche agli adulti, pur non elevandosi dal genere e ricalcando molti dei topoi di certo cinema e di certa tv che negli ultimi anni hanno preso piede (inutile, insomma, dire che siamo dalle parti di Strangers Things e IT nella nuova versione cinematografica, anche se in questo caso ci troviamo negli anni’60).

Scary Stories to Tell in the Dark, tratto dalla serie di racconti dell’orrore di Alvin Schwartz, fatica un po’ ad ingranare, impigliandosi in una quasi soporifera fotografia di questo gruppo di ragazzini alle prese con la crescita e col loro rapportarsi agli adulti o ai giovani adulti, ma non appena le storie terrificanti di Sara prendono vita sullo schermo, in maniera fluida e per niente episodica come ci si poteva aspettare data la natura del materiale di partenza, riesce a conquistare la nostra attenzione e a trasmetterci alcuni momenti di inquietudine.

Guillermo del Toro, del resto, è da sempre interessato a questa tipologia di storie e sicuramente ha tenuto conto delle sue influenze quando ha scritto e prodotto questo titolo, diretto da André Øvredal, in passato al timone di alcune opere horror apprezzabili come Troll Hunter e Autopsy. In questo caso, però, il regista non è riuscito a superarsi, perché, a differenza dei titoli precursori di cui sopra, la sua ultima fatica non riesce a farci affezionare ai suoi personaggi e ai loro legami e punta molto di più sull’effetto che sul sentimento. E se da un lato ne guadagna in quanto ad atmosfere (ci sono alcune sequenze che visivamente catturano lo sguardo), dall’altro ne perde in quanto a coinvolgimento e affezione dello spettatore.

Indipendentemente da questo, comunque, il film ci restituisce l’importanza di scrivere la propria storia e racconta del momento in cui ci si rende conto che non possono scriverla più gli altri, come i genitori o la famiglia in generale. E anche se crescere può voler dire andare incontro all’ignoto o all’orrore (il partire per il Vietnam ben rappresenta questo passaggio all’età adulta, ma tutto il discorso della guerra fa da sottofondo alle avventure orrorifiche di questi ragazzini), è importante raggiungere la consapevolezza che le pagine della propria vita vanno scritte personalmente, a costo di farlo versando del “sangue”.

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