Splice




REGIA: Vincenzo Natali

CAST: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chaneac

ANNO: 2010

 

Elsa e Clive, coppia nella vita e anche nel lavoro, sono due scienziati di grande successo che stanno studiando il modo di estrarre proteine da un animale ibrido. Ad un certo punto, però, decidono di travalicare i limiti consentiti alla scienza combinando DNA umano e animale e dando vita ad una creatura dapprima docile e ubbidiente, poi sempre più pericolosa.

 

Dopo il cult “The cube” e un altro paio di film di scarso successo, Vincenzo Natali ci riprova con questo fanta-horror dalle venature etico-morali insite nel tema portante dell’”onnipotenza” assunta dai due protagonisti nella creazione della vita, compito che dovrebbe spettare a qualcun “altro”. Un interessante riflessione dei limiti da porre o non porre alla scienza e al progresso, che viene ben comunicata da un inizio davvero promettente, con soluzioni registiche molto particolari (come le soggettive degli ibridi creati dai due scienziati che osservano i loro creatori) e con un’ambientazione ben valorizzata dalla bella fotografia di Tetsuo Nagata che gioca abilmente con le luci e le ombre, restituendoci l’ambivalenza del tema trattato.

E se all’inizio veniamo del tutto catturati da questo nuovo essere creato dagli scienziati che cresce alla velocità della luce e sembra imparare allo stesso ritmo, ben presto, una volta cambiata ambientazione dal laboratorio genetico al casolare di campagna della protagonista femminile, cambia anche il ritmo e il contenuto della pellicola. Alla sfrenata ambizione scientifica che stava alla base della creazione subentrano delle motivazioni personali a dir poco ridicole e insensate che affossano la pellicola sotto una pesante patina di cliché e banalità narrative, insite anche nell’evoluzione del rapporto tra i due scienziati e la loro creatura. Ecco che allora il film si appesantisce di una serie di soluzioni visive e narrative che sfiorano il ridicolo involontario, oltre a rovinare quanto di buono stava alla base dell’idea principale. Non si pensa più, insomma, ai limiti della scienza e all’ambivalenza di essi di cui sopra, ma si pone l’accento sulle questioni famigliari e amorose dei due, in un susseguirsi di assurdità che hanno dell’incredibile se comparate alla prima parte della pellicola. E se in mano ad un regista come Cronenberg, maestro nel racconto delle mutazioni genetiche, della contaminazione della carne, della sessualità “malata” (espedienti che scalfiscono la superficie horror scavando metaforicamente all’interno di essa), soluzioni come le scene di sesso con la creatura avrebbero assunto una valenza ben diversa; all’interno di “Splice” risultano a dir poco sconfortanti e deludenti, oltre che risibilmente contestualizzate. Adrien Brody e Sarah Polley fanno del loro meglio per non soccombere sotto il peso della sceneggiatura quasi imbarazzante che contraddistingue la seconda parte della pellicola, ma la qualità recitativa e formale della stessa non possono bastare a salvarla da una svolta narrativa così negativa. Con un minimo di equilibrio e di misura, insomma, proseguendo sui binari che caratterizzano la prima parte del film, avremmo potuto avere un ottimo film di genere, apprezzabile sotto tutti i punti di vista. Quello che ci rimane, invece, è una specie di ibrido che non riesce ad amalgamare le sue due nature, così come succede all’interno dello stesso film alla creatura “mostruosa” (anche se che man mano viene caratterizzata da elementi che la rendono sempre più sensuale), contenente nel suo DNA caratteristiche umane e animali. Un ibrido diegetico, dunque, che nel finale rivelerà non poche sorprese (alcune delle quali decisamente allucinanti, nel senso dispregiativo del termine); e un ibrido extra-diegetico che, invece, di sorprese ne rivela ben poche come dimostra il pre-finale sfiancante e prevedibile e il finale aperto, scontato e poco ispirato.

 

VOTO:


 


Pubblicato su www.livecity.it

 

13 commenti su “Splice

  1. concordo interamente. presto online anche il mio contributo, stesso giudizio, stesso voto. certo che questa estate al cinema è un incubo

  2. Una cagata pazzesca.

    E dire che la prima ora mi stava piacendo non poco.

    Incredibile come abbiano rovinato tutto nella seconda parte. Le fattorie fanno male!

    Valentina

  3. steutd, qualche piccolo filmetto sufficientemente sopportabile c'è stato, ma comunque si sa, è raro d'estate trovare qualcosa di veramente interessante.

    Vale, all'inizio piace molto anche a me, poi diventa davvero na caciara incredibile…

  4. Mi dispiace che questo film sia stato in generale capito poco.
    Il problema è che nel parlare comune si tende a confondere etica e morale, da qui la confusione che (in parte) ha impedito di cogliere gli aspetti specificatamente propri alle scelte degli esseri più o meno umani in favore di questioni generali che, almeno secondo me, non rappresentano la vera essenza del film.
    Ciò che viene veramente messa a nuda è la <i>natura</i> degli uomini, tanto forte da contaminare geneticamente la creatura.
    A Natali non  interessano i <i>corpi cronenberghiani</i> ma le deviazioni psicologiche, questo occorre tenerlo sempre presente.

  5. Ma si può capire l'intenzione, che magari è anche molto interessante, però non condivido la forma di questa intenzione, per quanto attiene la seconda parte del film…nel senso che a me è sembrata una trashata allucinante proprio.

  6. mi aspettavo di meglio, anche se comunque, The Cube, che è il più famoso di Vincenzo Natali, mi lasciò parecchio contrariato. al confronto di entrambi i film, Cypher è una piccola perla.

    mi aspettavo di meglio, però tutto sommato alcune scene sono azzeccate, alcuni sviluppi interessanti, anche se scade di brutto nel finale.

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