Sto Pensando di Finirla Qui: il protagonista è lei, lui o siamo noi?

Una giovane coppia si sta dirigendo in auto a conoscere i genitori di lui, nonostante stiano insieme da poco più di 6 settimane e lei abbia molti dubbi sul futuro di questa relazione, tanto da pensare spesso durante il viaggio di volerla finire lì. Ma sta parlando realmente solo della sua relazione amorosa? O si sta riferendo a ben altro e in realtà la ragazza non è nemmeno quello che sembra? Quando i due arrivano a destinazione, infatti, veniamo catapultati in una dimensione dove passato, presente e futuro si intersecano e dove le personalità si fondono e si confondono, fino ad arrivare ad un viaggio di ritorno che porterà ad una rivelazione finale in grado di restituire senso a quanto visto fino a quel momento.

La potentissima forza emotiva di questo film, data non solo dal flusso di coscienza della protagonista, o apparente tale, in grado di farci riflettere su molte delle situazioni che sicuramente sono occorse nella vita di ognuno di noi, risiede soprattutto nella rivelazione finale che ci fa comprendere a viva forza, senza riuscire a farci trattenere dalla commozione, che quello che abbiamo visto raccontato con toni onirici, grotteschi, a tratti orroristici e inquietanti, altro non è se non il racconto del susseguirsi affannoso e confuso di ricordi, persone, momenti, attimi, sensazioni, aspirazioni represse o mai avveratesi, occasioni mancate, rimpianti e tutto quello che all’interno del corso della vita è impossibile che non accada.

È per questo che il punto di vista che spesso sembra confondersi passando da un soggetto a un altro (arrivando a quello di un apparentemente fuori contesto anziano bidello di una scuola sperduta nel nulla), diventa magicamente il nostro, trasformandoci nei veri protagonisti di questa storia che non non è una storia, ma tutte le storie, facendoci entrare a viva forza in questo vero e proprio sogno a occhi aperti. Sogno che a tratti ha i sapori dell’incubo, a tratti del musical, ma che in fin dei conti altro non è che la rielaborazione di un’intera vita, nel momento in cui, molto probabilmente (o forse no), si è arrivati alla fine della stessa.

 

Per certi versi quello che vediamo all’interno della casa dei genitori del protagonista maschile (magistralmente interpretati da Toni Colette e David Thewlis, ora giovanissimi, ora di mezza età, ora anzianissimi, ora morti, ora vivi), può essere in qualche modo accomunato ai ricordi d’infanzia e poi della storia d’amore di Jim Carrey in Eternal Sunshine of The Spotless Mind (sceneggiato encomiabilmente proprio da Charlie Kaufman, qui alla sua terza regia, in quella che sembra essere una vera e propria summa della sua poetica del tempo, dei ricordi, dell’uomo, dell’amore e, a latere, della società e dell’arte: da qui tutti i brillantissimi e per niente gratuiti riferimenti alla poesia, alla pittura, al cinema, a David Foster Wallace, a quanto gli anni del liceo possano essere fondamentali nel percorso di vita successivo e molto altro).

A un certo punto durante il viaggio di andata, Jake, il ragazzo, chiede alla sua fidanzata, che spesso verrà chiamata con nomi diversi durante tutto il corso del film (particolare di non poco conto nella ricomposizione del puzzle di indizi disseminati qua e là), di leggerle una delle sue poesie e alla fine esprime il suo entusiasmo per il fatto che quella poesia sembra essere stata scritta proprio per lui. Questo è lo stesso entusiasmo che riceve lo spettatore alla fine di quest’opera complessa e stratificata, quando capisce cosa metaforizza, scoprendo che parla proprio di noi, nessuno escluso.

Intessendo una serie di dialoghi intensi e molto significativi, regalandoci due interpretazioni principali degne di nota con Jesse Plemons e Jessie Buckley perfettamente calati nelle loro criptiche interpretazioni, Sto Pensando di Finirla Qui, coinvolge in maniera totalizzante e lascia anche un senso di disagio, soprattutto nel segmento centrale in cui i volti nelle foto sembrano modificarsi, i rapporti familiari risultano a tratti terrificanti a tratti indispensabili alla formazione del soggetto, i cani continuano ad essere bagnati dalla tormenta che all’esterno sembra non volersi fermare mai, le carte da parati si confondono con i vestiti, i ventesimi compleanni vengono confusi con i cinquantesimi compleanni, la malattia prende il sopravvento, l’imbarazzo e l’armonia si susseguono senza interruzioni di sorta, la neve ricopre tutto risultando a tratti minacciosa e la giovane Lucy, Lucia o Cindy riceve degli strani messaggi vocali e delle strane chiamate solo apparentemente incomprensibili ma in realtà decisamente rivelatorie.

Netflix, quindi, dopo una serie di uscite commerciali e mainstream, punta coraggiosamente su un autore di nicchia e su un film che potrebbe risultare ostico e difficile da comprendere e soprattutto digerire, ma che a conti fatti vince su tutta la linea regalando emozioni incontenibili e intrigando con l’aurea di mistero da cui è ammantato.

2 commenti su “Sto Pensando di Finirla Qui: il protagonista è lei, lui o siamo noi?

  1. A fine visione avevo il sospetto che il protagonista fosse lui, ma avevo anche una certezza: un film parlato (tanto parlato!) di due ore mi è volato, mi è piaciuto davvero molto, più di quanto avrei immaginato. Cheers!

    1. Sì, ovviamente l’interpretazione è quella, ma è una “storia” talmente universale e personale al tempo stesso, che chiunque di noi ci si potrà rivedere sicuramente.

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