The million dollar hotel

REGIA: Wim Wenders

CAST: Mel Gibson, Mila Jovovich, Jeremy Davies, Peter Stormare, Jimmy Smits, Amanda Plummer, Gloria Stuart
ANNO: 2000

TRAMA:

Nel Million Dollar Hotel, albergo per senzatetto e vagabondi scapestrati, si è ucciso un giovane di famiglia ricca, Izzy. Suo padre però non crede alla storia del suicidio e ingaggia il detective Skinner per indagare sulla morte di suo figlio.

 



ANALISI PERSONALE

Di fronte al grande talento visionario e poetico di Wenders non si può che inchinarsi e applaudire. Ma questa pellicola dai sapori un po’ troppo “costruiti” riesce a deludere su parecchi fronti. Ammettendo di trovarci comunque di fronte ad un prodotto di qualità (e come potrebbe essere altrimenti quando si parla di un grandissimo regista come Wenders?), questo film poteva essere molto più pregevole se non si fosse avvalso di alcune esagerazioni sia in fatto di regia che in fatto di sceneggiatura.

Il giovane Tom Tom (l’esagerato Jeremy Davies), un mezzo ritardato che abita il Million dollar hotel è innamorato della sfuggevole e quasi inesistente Eloise (l’irriconoscibile e imbruttita Mila Jovovich). Il suo migliore amico era Izzy, morto apparentemente suicida gettandosi dal tetto dell’hotel. A raccontarci la storia dall’esterno è proprio lui, dopo essersi a sua volta “librato in volto”. Quindi il regista si diverte a far cominciare la storia dalla fine e di farcela raccontare dal suo protagonista a ritroso, quasi come un grosso ricordo, un lunghissimo flashback.
A popolare l’ormai fatiscente hotel c’è una folta schiera di “freaks”, tutti un po’ fuori di testa. Abbiamo l’indiano Geronimo (Jimmy Smits) che dipinge dei quadri col catrame e che è convinto di appartenere ad un’antica tribù; Dixie (un simpaticissimo Peter Stormare) convinto di essere un componente dei Beatles; Vivien (un’incisiva Amanda Plummer) convinta di essere stata la fidanzata di Izzy; Jessica (Gloria Stuart) la nonna di Eloise. Ognuno di questi personaggi è singolare a modo suo e ognuno di loro significa qualcosa per Tom Tom. A sconvolgere la loro vita sregolata e fuori dai canoni arriva il detective Skinner (un singolarissimo e inedito Mel Gibson) che arriva ad investigare sulla morte sospetta di Izzy. Lo stesso Skinner in passato ha vissuto tra gente come quella che popola l’hotel e in fin dei conti, anche se tenta di nasconderlo persino a se stesso, lui è uno di loro. Cammina con un aggeggio dietro il collo che gli permette di stare dritto (avendo subito chissà quale incidente che gli ha completamente sfigurato la schiena) e comunica con la sua fidanzata Molly tramite auricolare.

Skinner si avvale dell’aiuto di Tom Tom, che essendo ritardato secondo lui non può capire di essere usato per arrivare al vero assassino. Il detective fa leva dell’amore del ragazzo verso l’indifesa Eloise e quindi (piazzando microspie nella loro stanza) cerca di carpirne i segreti e magari qualche rivelazione.
Ad “incasinare” le sue indagini ci si mettono tutti gli strambi personaggi dell’hotel che spacciano i quadri di Geronimo per creazioni di Izzy, in modo tale da poterle vendere e ricavarne qualcosa (sottile critica all’arte che diviene tale solo dopo la morte dell’artista). Quindi a popolare il già sovraffollato hotel arriva anche la televisione che cerca di fare luce sui misteri che vi aleggiano e soprattutto di intervistare uno per uno tutti i “cari” di Izzy, coloro che gli sono stati vicini fino al momento della sua morte.
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Tingendo di giallo una storia che di giallo non ha assolutamente nulla (dato che sappiamo sin dall’inizio chi è il vero assassino), Wenders vuole raccontare una storia d’amore “epica” tra due disadattati, tra due diversi. Il risultato è un po’ troppo elegiaco e sinceramente si toccano vette più alte proprio in quei rari squarci di mistero e oscurità che avvolgono l’hotel. Tutta la prima parte è davvero molto interessante, con la presentazione dei vari abitanti dell’hotel e con l’arrivo del particolare “agente molto special Skinner” (come lo chiama Tom Tom). Poi la pellicola comincia ad indugiare un po’ troppo insistentemente sull’amore che sta sbocciando tra i due giovani disadattati. Amore accompagnato dalle pressanti note di Bono (che ha scritto musiche e persino sceneggiatura del film) che invadono le immagini e sottolineano un po’ forzatamente la poeticità dei gesti o delle parole. Parole forzatamente profonde, a volte ripetute inutilmente. Insomma si ha la sensazione della ridondanza dei sentimenti o dei gesti o delle situazioni stesse e il risultato finale è una sensazione di esagerazione, forzatura, eccessività.
Di particolare interesse sono invece le atmosfere cupe e ombrose dell’hotel (ma non solo), la caratterizzazione dei personaggi (uno su tutti l’agente Skinner) e la fotografia tetra e quasi del tutto
“notturna”. Insomma, da uno come Wenders ci si aspetta molto di più, e trovandoci di fronte ad un film comunque buono, non possiamo che rimanere delusi dal fatto che non sia “perfetto”. Le analogie col bellissimo Il cielo sopra Berlino non sono poche (cosa sono in realtà i disadattati dell’hotel se non gli angeli di quell’altro film?), ma la qualità di questo film è nettamente inferiore a quella di uno dei più grandi capolavori del regista tedesco.

Regia: 7
Sceneggiatura: 7
Recitazione: 8
Fotografia: 8
Colonna sonora: 7
Ambientazione: 8
Voto finale: 7,5



CITAZIONE DEL GIORNO

Una ragazza all’amica: "Finalmente James si è deciso a parlare di matrimonio!" "Bene! E allora?" "Beh, è contrario." (Da "Delitti d’amore")


LOCANDINA


4 commenti su “The million dollar hotel

  1. Questo è uno di quei casi in cui, davanti a personaggi e atmosfere, per me indimenticabili, chiudo gli occhi su ogni cosa! Continuo a pensare che questo film perda colpi col passare dei minuti, ma che dire davanti a quell’introduzione che mozza il fiato, davanti agli occhi di Mila Jovovich (in una delle sue migliori interpretazioni) o davanti ad una colonna sonora che ci restituisce degli U2 ispirati come non lo erano da tempo? Bellissimo!

  2. Bè sarà che nn mi piacciono gli U2 ma a me la colonna sonora è parsa un pò troppo invasiva. La Jovovich mi è piaciuta e anche l’inizio è davvero molto intenso. In realtà il film è piaciuto molto anche a me, ma non so mi aspettavo di più da Wenders.

  3. Un altro bellissimo film di Wenders ma non all’altezza del periodo americano o di altri film tipo Il cielo…, Lisbon story, Tokyo-ga, Buena vista… Ciao 🙂

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