Tropa de elite – Gli squadroni della morte

REGIA: Josè Padilha

CAST: Wagner Moura, Caio Junqueira, Andrè Ramiro, Mihem Cortaz, Fernanda Machado, Fernanda de Freitas, Maria Ribeiro, Fàbio Lago
ANNO: 2007

TRAMA:

Rio de Janeiro, 1997. In attesa dell’arrivo del Papa, il Bope, la squadra speciale costituita da poliziotti addestrati, tenta di mantenere l’ordine nelle favelas e di combattere la criminalità. Il comandante, dopo aver deciso di abbandonare il suo lavoro a causa della gravidanza della moglie, deve scegliere un suo degno sostituto.

 



ANALISI PERSONALE

Tropa de elite, titolo che si rifà proprio al corpo scelto protagonista di questa pellicola, insieme agli spacciatori delle favelas, è un film che ha suscitato scalpore ancora prima della sua uscita e non solo per il contenuto quasi shockante, ma perché era già stato distribuito in tutto il Brasile tramite dvd pirata, visti da milioni e milioni di persone. Nonostante l’operazione “illecita”, la pellicola ha riscosso un ottimo successo di botteghino, vincendo persino l’Orso d’oro all’ultimo festival di Berlino. L’oggetto principale dell’attenzione del regista è la lotta tra il Bope (il cui comandante è Nascimento del tutto deciso ad abbandonare il suo lavoro per evitare di rischiare la vita proprio ora che sta diventando padre e soprattutto perché colto sempre più frequentemente da attacchi di panico) e la criminalità delle favelas, fatta di spacciatori e violenti, ma anche di studenti universitari borghesi e fumatori di spinelli. Ad inizio pellicola ci vengono presentati due poliziotti, Neto e Matias, che dall’alto di un palazzo agiscono d’impulso sparando a distanza ad un spacciatore e scatenando in questa maniera una rivoluzione tra poliziotti e criminali. Subito dopo ci vengono narrate le vicende precedenti e poi anche quelle successive, vicende incentrate sull’addestramento dei poliziotti per entrare a far parte di questo corpo speciale che si sta preparando a ricevere e proteggere il Papa in arrivo per visitare Rio de Janeiro. Un’imperante voce fuori campo, quella del comandante Nascimento, ci racconta passo dopo passo le vicende che vedono coinvolti non solo Neto e Matias, e di rimando anche tutte le persone che entreranno in contatto con loro, ma anche quelle che vedono coinvolti gli altri poliziotti e tutti gli abitanti della favelas, dove il male e la criminalità la fanno da padrone. Difficile riuscire a giustificare le azioni di una fazione o dell’altra, del resto intento del regista è quello di mostrarci una realtà senza via di scampo o redenzione, nella quale nessuno ha completamente torto e, soprattutto, nessuno ha completamente ragione.

Oltre a questa contrapposizione tra bene e male, contrapposizione che non ha modo di esplicarsi nella sua totalità visto che la polizia è corrotta fino al midollo e si avvale di pratiche inumane per mantenere l’ordine, il regista indugia anche sulla dicotomia tra responsabilità familiare e affettiva e doveri concernenti il proprio lavoro e la propria missione. Nascimento è vessato da continui attacchi di panico, conseguenze psicologiche del continuo contatto con una violenza estrema, ed è totalmente confuso dalle continue richieste di sua moglie che vorrebbe averlo accanto in un momento così delicato, ma soprattutto non vuole rimanere vedova a causa dell’estremo livello di rischio insito nel lavoro del consorte. La suddetta dicotomia è palesata dallo stravolgimento del modo di comportarsi del capitano: estremamente duro e spietato con le reclute da addestrare (le sequenze dell’addestramento si rifanno maldestramente e in maniera quasi ridicola a quel grande capolavoro che è Full Metal Jacket), incredibilmente dolce e gentile con sua moglie e con il suo piccolo neonato. Si muove bene la mano del regista, alternando uno stile documentaristico ad un montaggio e una regia molto serrati e movimentati, funzionale in tal senso l’utilizzo dominante della camera a mano che segue e scruta passo passo tutti i movimenti dei poliziotti e degli spacciatori. In fase di sceneggiatura, invece, ci si affossa in una serie di inutili ripetizioni dello stesso concetto e nello sterile e, a lungo andare, noioso susseguirsi di violenze e torture. Dopo aver visto gli spacciatori dare fuoco a dei ragazzi e minacciare di morte i loro stessi amici (ma le atrocità non finiscono di certo qui), viene da pensare che forse gli abusi e la prepotenza dei poliziotti è in parte giustificata. In realtà c’è una sorta di “pareggio dei conti” (le aberrazioni sono altrettante e altrettanto violente anche da parte della polizia) dal quale nessuna delle due fazioni ne esce pulita. La missione di protezione del Papa e di assicurazione per il Santo Padre di una serena e sicura permanenza, si trasforma in una missione sanguinaria e truculenta di vendetta che però non avrà né vinti né vincitori.

VOTO: 6/6,5

 



CITAZIONE DEL GIORNO

"Mi ucciderai, adesso, Jena?". "Ora sono troppo stanco, forse più tardi…". (Jena Plissken in "1997 – Fuga da New York")


LOCANDINA

12 commenti su “Tropa de elite – Gli squadroni della morte

  1. Scusa l’insolita domanda, ero curioso, gli screenshoot dei vari film dove li peschi? Hanno un’ottima qualità e non si direbbero presi da un dvx.

  2. Damiani, il film non è poi così male, si può recuperare tranquillamente in dvd.

    Mario, già per essere un Orso d’oro non è il massimo.

    Gahan, infatti lessi da te…

    Drakoz, li prendo da google ^^

  3. Bè, Luciano, tu devi recuperare forse i meno importanti. Sto messa peggio io che devo recuperare davvero un sacco di pietre miliari ^^

  4. evvedi che la scena dell’addestramento è irritante. e anche altre, a parer mio.

    a pensarci, comunque, chi ne esce peggio da questo film è il papa.

  5. Si, la scena dell’addestramento non è che è solo irritante, per me è proprio ridicola nel voler essere ironica e citazionista e nel non riuscirci. Comunque tutto sommato il film l’ho trovato abbastanza sufficiente, come hai potuto leggere.

    Ah, il Papa ne esce sempre peggio 😛

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