Un matrimonio all'inglese


REGIA: Stephan Elliott

CAST: Jessica Biel, Colin Firth, Kristin Scott Thomas, Ben Barnes
ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Il giovane e altolocato John, inglese di famiglia, si innamora della bellissima ed elegante Larita, americana doc. Quando arriva il momento di presentarla ai suoi, ne succedono di tutti i colori.

 



 

ANALISI PERSONALE

 

Una commedia davvero molto divertente, oltre che frizzante e decisamente deliziosa, questo Easy virtue (tradotto inspiegabilmente in Un matrimonio all’inglese), tratto da una piece teatrale di Noel Coward, da cui ad inizio carriera, persino il grandissimo Hitchcock aveva tratto una pellicola. Il maestro, dopo anni, disconobbe questo suo lavoro tacciandolo come uno tra i più indecenti; Stephan Elliot può esserne sicuramente fiero, dato che è riuscito a giostrare abilmente i tempi comici e a creare un affiatamento tra i componenti del cast non indifferente. Il punto di forza di questa pellicola è, infatti, oltre alla serie di battute ironiche e molto intelligenti, l’ottima interpretazione dei protagonisti, soprattutto le due donne che vengono messe a confronto: l’americanissima Jessica Biel che dimostra un talento di comica e una conoscenza dei tempi della commedia non indifferente e l’inglesissima Kristin Scott Thomas, perennemente crucciata in una sorta di ostracismo contro il diverso e il moderno. Il giovane Ben Barnes, nei panni dell’innamorato, e il più anziano (ma non abbastanza) Colin Firth nei panni del padre affascinato, soccombono di fronte alla “statura” di queste due figure femminili che attirano tutte le attenzioni del pubblico. L’unico personaggio maschile, seppur secondario, che riesce a conquistare totalmente le simpatie dello spettatore è sicuramente il maggiordomo, osservatore sornione e soddisfatto delle novità in casa Witthaker e aiutante provetto della povera Larita che in più di un’occasione si ritrova davvero con l’acqua fino alla gola (divertentissime le disavventure col cagnolino di famiglia). Una famiglia apparentemente molto convenzionale quella dei Witthaker, che vive in una bellissima villa immersa dal verde e si diletta con cacce alla volpe ed eventi di beneficenza. In realtà proseguendo con il viaggio all’interno della loro casa, verranno a galla numerose “falle” che li renderanno più umani e anche più piacevoli ai nostri occhi. La giovane ed emancipata Larita faticherà a trovare la giusta collocazione nella sua nuova famiglia che, al di là del papà tornato dalla guerra più libero dalle convenzioni, non riesce ad accettarla per i suoi gusti un po’ fuori dal comune:


adora andare in motocicletta, ama l’arte di Picasso, si è già sposata un’altra volta e dietro il suo primo matrimonio aleggia un inconfessabile segreto, che verrà svelato, saggiamente, solo verso la fine del film. Il rapporto fidanzata-suocera ha sicuramente un ruolo fondamentale in questa elegante commedia inglese, ma a scalciare prepotentemente arriva anche la netta contrapposizione tra inglesità e americanità, tra attaccamento ai valori antichi e desueti di eleganza, raffinatezza e virtù (da cui il titolo della pellicola) e disinvoltura e sicurezza nell’accostarsi alla modernità più assoluta, vista dalla suocera e dalle cognate come vera e propria volgarità (divertentissimo il can can a cui parteciperanno sia Larita che sua cognata). Molto interessanti anche tutti i personaggi di contorno e molto ben costruita l’ambientazione che si arricchisce anche di una serie di aspetti tecnici di pregevole fattura, a partire dagli elegantissimi e adeguatissimi costumi, fino ad arrivare al trucco e al parrucco. Ma qualcosa in Easy virtue non va, soprattutto quando si comincia ad intuire il sopravanzare di una certa “intesa” tra Larita e suo suocero, espediente che porta la pellicola verso alcuni momenti di prevedibilità inaudita, oltre che di ostentazione eccessiva della rivalità tra la suocera e la nuora (la scena del lungo tango tra Jessica Biel e Colin Firth è del tutto fuori luogo). Inoltre, anche se volutamente, si sofferma un po’ troppo sui luoghi comuni che accompagnano la generale visione del mondo inglese e del mondo americano, lasciando che a vincere sia solo uno dei due, senza magari riuscire a trovare un compromesso. Ma, difettucci a parte, possiamo considerare Easy virtue una brillante commedia che riesce nel suo piccolo a far riflettere su un momento molto importante per la vita di un genitore: quello in cui il proprio figlio abbandona per sempre il nido “natale” per andare via con un partner, che nazionalità e personalità a parte, in un modo o nell’altro verrà sempre visto come un nemico giurato, colui che sottrae ad un genitore il suo bene più immenso. 

 

VOTO: 7

 

  


CITAZIONE DEL GIORNO

 

Il Diavolo: "Mentre il paradiso è chiuso, l’inferno è sempre aperto… sono aperto anche a Natale".  (Da "L’ultima profezia", 1997)  



LOCANDINA

 

 

10 commenti su “Un matrimonio all'inglese

  1. Altro film che mi incuriosisce molto,

    peraltro accolto benissimo al Festival di Roma.

    Peccato soltanto per la distribuzione che, come per “Lasciami entrare” e “Valzer con Bashir”, non contribuisce a dargli visibilità… 🙁

    Comunque lo cercherò, a maggior ragione ora che ne ho letto buone cose anche qui da te.

  2. Si a Roma è stato accolto molto calorosamente, in realtà pensavo che data la presenza nel cast di attori che attirano molto come Jessica Biel e il Ben Barnes delle avventure di Caspian, il film ricevesse un trattamento di favoritismo, in termini di distribuzione. Invece, sembra non essere affatto così.

  3. Giovanni, in effetti non è una commediona di quelle che ti fanno uscire totalmente soddisfatti dalla sala, però tutto sommato è un film più che dignitoso.

  4. Questo film di Elliott mi incuriosisce molto. Mi ricordo ancora della sua Priscilla. Credo sia un regista a cui sono state concesse poche opportunità.

  5. Io Priscilla devo ancora vederlo, ma sono alquanto curiosa, visto il personaggio. Il regista è davvero simpatico, a quanto pare dalla conferenza stampa di Roma.

  6. me ne avevano parlato amicizie inglesi, io avrei lasciato però il titolo originale come dici nel post!

    Dopo la tua recensione mi sono definitivamente convinto!

  7. Si, il titolo è davvero molto indicativo…come al solito la traduzione italiana oltre a snaturarlo lo rende anche sempre più banale.

  8. Consiglio di recuperare anche il film che ha realizzato dopo Priscilla.

    “The eye” è un anomalo thriller tanto interessante quanto sfortunato (al botteghino)

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