Vendicami




REGIA: Johnnie To

CAST: Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong, Lam Ka Tung, Lam Suet, Simon Yam, Maggie Siu

ANNO: 2010

 

Una donna assiste all’omicidio del marito e dei suoi due figli per mano di tre killer. Suo padre, Costello, arriva a Macao dalla Francia con un solo obiettivo: vendicarsi del torto subito dalla figlia. Per farlo si avvarrà dell’aiuto di altri tre sicari che in qualche modo si ritroveranno personalmente coinvolti.

 

Se con “The Mission”, ma non solo, eravamo di fronte ad influenze western e ad un gruppo di “magnifici cinque” di sturgesiana memoria, con “Vendicami” il gruppo si riduce a quattro, composto dai tre killer cinesi e dal cuoco francese in cerca di vendetta. E’ questo, infatti, uno dei più grandi pregi del cinema di To, quello di riuscire a contaminare deliziosamente e perfettamente il genere a lui più caro, l’action, con molte altre influenze che partono dal western (da qui la citazione a “I magnifici sette”) con il riferimento alle amicizie virili, agli eroismi, ai sentimenti di onore e rispetto che si instaurano tra i vari protagonisti delle sue pellicole. Non manca nemmeno una certa dose di humour che accompagna le vicende nere che li vedono coinvolti, dapprima quasi sempre per denaro, poi per i sentimenti suddetti o come in questo caso anche per un forte senso di vendetta. Ad aggiungersi arriva anche un possente approfondimento delle umanità e delle personalità dei suoi personaggi, così come avviene in questo “Vendicami” che trova la sua forza nel richiamo di tutte le caratteristiche succitate e nella consueta e strabiliante capacità di To di piegare il mezzo cinematografico ad ogni suo volere. Ecco che allora nel suo cinema ci ritroviamo di fronte a sequenze che rimarranno indimenticabili (come la sparatoria “immobile” di “The Mission”, rimanendo su questo esempio), proprio perché contrassegnate da una messa in scena e da una serie di elementi formali, che vanno dalla fotografia alla colonna sonora, davvero straordinari. Non è esente da questa descrizione positiva, la sua ultima fatica, che si concentra principalmente proprio sul sentimento di vendetta, tanto caro al cinema hongkonghese e a quello di To ovviamente, impersonato da un Johnny Hallyday davvero perfetto nella sua apparente impassibilità e nella sua espressione di ghiaccio che sembra non sciogliersi mai. Imperdibili anche le interpretazioni degli attori feticcio, Anthony Wong, Lam Ka Tung e Lam Suet, qui nel ruolo di tre killer non privi di sentimenti. Rimbomba per lungo tempo nella mente dello spettatore più sensibile alla parte meditativa, oltre che a quella movimentata e violenta della pellicola, la domanda che il protagonista rivolge ai suoi tre nuovi amici: “Cos’è la vendetta?”. Attraverso l’espediente della perdita della memoria (che rimanda, seppur molto lontanamente, al “Memento” nolaniano, con tanto di polaroid e appunti per ricordarsi l’identità degli amici oltre che dei nemici), To intavola una profonda riflessione sul tema, accompagnata ovviamente ad una spettacolarità visiva non indifferente.

“Vendicami” è, infatti, un film dove si suonano i campanelli con le canne delle pistole, dove bisogna stare attenti a guardare negli occhielli delle porte, perché si rischia di essere trivellati da decine e decine di pallottole. Un film dove le sparatorie, sempre girate magistralmente e in maniera molto originale, avvengono in luoghi molto particolari, come ad esempio nel bosco piovoso o in una discarica piena di grosse balle di giornali, usate come scudi protettivi dalle due parti avverse, nello scontro fatale e decisivo. Un film dove le sequenze sono girate sempre con la stessa cifra stilistica, che si avvale di ralenti, piani-sequenza e stacchi di montaggio davvero molto intensi e significativi nel comunicare tutta la forza narrativa e metaforica della violenza che si mette in scena (straordinaria come sempre la capacità del regista di girare scene notturne, questa volta con una luna che fa capolino per poi scomparire e ricomparire tra i rami degli alberi). “Vendicami” è anche un film che omaggia palesemente il cinema di genere francese, a partire da Melville, tant’è che il protagonista si chiama Costello e avrebbe dovuto essere interpretato da Alain Delon nel ruolo di quest’uomo dall’oscuro passato che via via diviene sempre più chiaro a discapito del presente e del futuro sempre più minacciato dai pericoli incombenti oltre che dalla memoria instabile. Passa in secondo piano, allora, ai fini del gradimento della pellicola, il fatto che ci si trovi davanti ad un canovaccio non così imprevedibile, dallo svolgimento e dai risvolti alquanto conosciuti dagli appassionati del cinema di To e del genere in toto. Ma ciò che conta è proprio la maniera di usufruire di un meccanismo ormai conosciuto e più volte ripetuto, per creare una pellicola che fa del suo valore formale, stilistico, emotivo e comunicativo, la sua più grande forza. Una forza scaturente in maniera lampante durante la visione di “Vendicami” che riesce a conquistare ampiamente lo spettatore sia a livello basilare con l’azione, sia a livello più profondo con la qualità inconfondibile che lo contrassegna.  E alla fine non tutti riusciranno a trovare risposta alla domanda emblematica di cui sopra: né gli spettatori, né lo stesso protagonista che ne ha dimenticato il significato e il valore.

 

VOTO

 

 

18 commenti su “Vendicami

  1. VENDICAMI è il "solito" film di Johnnie To: dolore, rancore, fratellanza, mattanze  e killer, il tutto "alleggerito" dalla spettacolarità e dalle coreografie che tanto piacciono a Q. Tarantino.
    Script semplice e scontato, conflitti a fuoco che sembrano danze con gli spari a fare da sottofondo musicale;
    Estetica esasperata con corpi che danzano sotto una pioggia di piombo.
    Fabrizio

  2. Mi trovo d'accordo su moltissime osservazioni che fai. Considero To uno dei maggiori registi viventi, autentico Maestro del cinema HKese, degno erede di John Woo; sicuramente ha fatto film migliori, ma questo è assolutamente in linea con Mission e con Exiled, al punto da potersi considerare una sorta di summa cinematografica. Trovo che la presenza di Hallyday, da molti criticata, dia invece un tocco di "sentimentalismo" che non guasta, pur in presenza di un finale un po' deboluccio. Avendolo visto in lingua originale vi assicuro che il misto di francese, inglese e cantonese che regna nel film è assolutamente notevole.
    La scena della sparatoria al chiaro di luna è spettacolare in effetti e giustissima l'osservazione sulla citazione melvilliana; To è talmente intriso di certo noir che aveva addirittura in cantiere il remake di Le Cercle Rouge di Melville, ipotesi saggiamente abbandonata per ora.
    Concludendo: per chi non conosce To è il film giusto per iniziare a farlo, per chi lo conosce già è un'altra perla da ammirare.

    Missile

  3. phoebes, se ti piace To secondo me non può deluderti.

    Fabrizio, ma a te "piace" il solito cinema di To?

    Missile, mi fa piacere che anche tu sia rimasto soddisfatto come me.

  4. Questa pellicola mi incuriosisce moltissimo: spero di riuscire a trovarla al cinema! Tra l'altro, lo scorso anno, ero a Cannes nel giorno della sua presentazione al Festival: ero in mezzo ad urlanti donne francesi in attesa del loro idolo ovvero Johnny Hallyday (che dal vivo fa impressione, te lo assicuro!).
    Ciao, Ale

  5. X ale55andra. Si mi piace. Ho scoperto J. To nel 2004 durante un festival dove proiettavano Breaking News, che poi fu distribuito in Italia esattamente l'8 agosto (!) del 2005. Mi colpirono subito la sua geometria visiva, la sua estetica quasi ipnotica, le sue coreografie estreme a discapito del realismo. Un cinema che probabilmente o si ama o si odia. 
    Fabrizio

  6. Bello, gli ho dato un quattro pieno sulla connection… ma continuo a pensare che poteva anche essere qualcosa di più 🙂

  7. Spedito alle Monday 03 May 2010 23:01 IP 87.7.253.144

    Abbiamo visto “ Vendicami “ diretto da Johnnie To.
    Noi che siamo amanti del cinema noir francese degli anni Sessanta ( quello di Jean-Pierre Melville, di Josè Giovanni, di Jaques Deray, di Yves Boisset; con attori come Serge Reggiani, Marcel Bozzuffi, Jean Paul Belmondo, Maurice Ronnet e attrici come Jeanne Moreau, Marlen Jobert, Simone Signoret ) non possiamo che essere felici nel trovare in questo regista di Hong Kong, dalla lunga e interessante carriera, un erede di quel cinema in cui l’onore ha ancora un valore preciso, il rispetto è insito negli uomini e le regole hanno dei limiti ben precisi. In quel cinema che proveniva dall’esperienza diretta del vivere di uomini che sapevano vivere con rispetto e in cui le vite avevano una loro dignità e coerenza comunque andasse a finire. To ha ripreso con maturità la lezione di Melville, avrebbe voluto anche uno degli attori feticcio dal grande regista francese, Alain Delon, ma ricevuto un inaspettato ‘No’, ha scelto Johnny Hallyday, dalla faccia incredibilmente vissuta, praticamente perfetto nei panni del vendicatore che pronuncia battute a volte improbabili con la stessa determinazione con cui si recita un dramma di Shakespeare e credibile nel ruolo di Frank Costello giunto a settant’anni ( “Frank Costello, faccia d’angelo” era un film di Melville degli anni Sessanta con Alain Delon ). Con questo film To si è finalmente liberato dai vincoli narrativi che almeno fino ad Election ne avevano in qualche misura ostacolato la genialità visiva. Sembrava che si sentisse in obbligo di giustificare da un punto di vista sociologico l’agire dei suoi personaggi preoccupandosi quindi oltre misura del contesto.
    Una donna europea, un uomo cinese, due bambini vivono a Macao in un appartamento bello e borghese. Stanno per andare a cena quando qualcuno bussa alla porta, Entra all’improvviso la morte per mano di tre sicari che compiono una strage. Solo la donna si salva per miracolo. Suo padre, Frank Costello, proprietario di un ristorante a Parigi mette per la prima volta piede in Cina. Con un solo proposito: vendicare la morte dei nipoti e la sofferenza della figlia. Ma è un uomo spaesato, in un luogo di cui non sa nulla, nemmeno la lingua. Si sente un oggetto estraneo nella babele cinese, ma è anche estraneo ai suoi pensieri, anni prima gli hanno sparato in testa e la pallottola rimasta nel cranio gli sta frantumando la memoria. Gira un po’ a vuoto ma poi casualmente assiste a un omicidio nel suo albergo di lusso e ingaggia i tre killer che ha scoperto in azione. Gli offre tutto il denaro che ha e li accompagna a casa della figlia per capire cosa sia successo effettivamente. Con il loro aiuto cercherà di portare a compimento la missione che si è prefisso, prima a Hong Kong e poi di nuovo a Macao. Nell’amicizia che si istaura tra lui e i tre killer con codice morale una serie di spiazzamenti per lo spettatore e di soluzioni registiche fuori dl comune e lontane dalla banalità del cinema d’azione di oggi. Qui i killer sono una via di mezzo tra i personaggi di Kitano nella loro laconicità ed essenzialità e quei malavitosi sovrastati dal destino ma che non hanno perso la bussola delle regole: si ribellano al loro boss, per una promessa fatta a Costello e perché storditi dalla ferocia degli altri killer che hanno ucciso due bimbetti innocenti. E sono pronti ad arrivare alle estreme conseguenze per un patto d’onore col franceseanche se potrebbero svirgolarsela facilmente. To sceglie Costello e degli occhi che significano un passato ricco di ricordi e di rimpianti per una ragione ben precisa, ingenuamente ambiziosa, ovvero per rendere carne l'abbraccio tra noir di Hong Kong e polar francese. Il polar – vecchio, acciaccato, smemorato e semi-consapevole di quel che fu – fraternizza con l'action di Hong Kong e si serve della sua vitalità. Ma l'action di HK sa che non esisterebbe senza il polar e che il debito che ha nei suoi confronti è incalcolabile e così non esita ad aiutarlo a ritrovare la via, anche se il prezzo da pagare è altissimo.
    Un noir malinconico e orgoglioso, con una ottima regia, una splendida fotografia , una perfetta colonna sonora e un ottimo cast, che gli amanti del genere non possono perdere.

     

     

  8. ciao Ale… bellissima recensione; spulciando un pò nel tuo blog, vedo che hai una preparazione davvero niente male, brava.

    tanti auguri per i futuri post.
    Joe

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