Wake Wood

REGIA: David Keating
CAST: Eva Birthistle, Aidan Gillen, Timothy Spall
ANNO: 2011
 
Una coppia di giovani sposi viene stravolta dalla prematura morte della figlioletta di soli 8 anni. I due decidono di trasferirsi nella tranquilla cittadina di Wake Wood, dove scoprono però l’esistenza di una setta pagana che riporta in vita i defunti per soli tre giorni. Ovviamente faranno di tutto per riavere la loro bambina, ma le conseguenze saranno disastrose.
 
La Hammer, dopo “Let me in”, remake di “Lasciami entrare” e “The resident”, torna a sfornare pellicole horror con questa co-produzione inglese e irlandese, incentrata sul rito della “rinascita”, del ritorno dei morti nel mondo dei vivi. Il plot dà sicuramente adito a speranze soprattutto per quanto riguarda gli appassionati di questo genere di pellicole e particolarmente di splatter e gore. Il problema di “Wake Wood”, invece, sta nel fatto che vuole essere soprattutto un horror fatto di atmosfere e di introspezione, non riuscendo nell’intento e risultando il più delle volte involontariamente ridicolo, piuttosto che consapevolmente ironico, cosa che lo avrebbe reso sicuramente più godibile. In realtà siamo messi di fronte piuttosto ad un dramma, raccontato con banalità e prevedibilità, facendo ricorso a cliché ripetuti e sfiancanti, con tanto di flashback inutili e a volte anche stucchevoli, che ad un vero e proprio horror che si rispetti. In un paio di sequenze, soprattutto quelle che riguardano animali che partoriscono o che fanno fuori qualche essere umano, la fantasia del regista ha modo di mostrarsi, ma ciò non basta a risollevare le sorti di una pellicola che per tutto il resto della sua durata si rivela, oltre che prevedibile (cosa sopportabile se stemperata ad altri eventuali elementi godibili che invece non si riscontrano), anche piatta e per certi versi noiosa, senza considerare che si dimostra retorica comparando semplicisticamente e banalmente l’atto di morte con quello di nascita (da qui la gravidanza della mucca, ma non solo).
Si apprezza, comunque, lo sforzo, data l’estrema ristrettezza del budget e la volontà di proporre una pellicola retrò che richiamasse alla mente i vecchi lavori targati Hammer. Il risultato però non è dei più soddisfacenti, considerando anche lo scarso coinvolgimento causato dalla non proprio convincente recitazione degli attori protagonisti, perlopiù anonimi e a volte anche fuori luogo rispetto agli avvenimenti che si susseguono sullo schermo. Fa da contraltare il più conosciuto Timothy Spall nel ruolo del capo della setta pagana atta a riportare in vita i defunti, che si esibisce in una volutamente macchiettistica interpretazione. Registicamente, poi, “Wake Wood” non si distingue e ci ripropone una serie di inquadrature sghembe e una fin troppo didascalica riproposizione degli ambienti freddi e cupi nei quali sono ambientate le vicende, tralasciando una inutile e sfiancante scena di sesso tra i due coniugi che ha come unisco scopo quello di preparare un finale decisamente evitabile che rovina il già scarso livello della pellicola. A tutto questo si aggiunge la maldestra presenza della bambina “malefica” che porterà  non pochi problemi agli abitanti del villaggio e soprattutto ai suoi genitori. Piuttosto che inquietare, però, la piccola porta a galla la mancanza di idee originali che sta alla base del film e l’eccessiva sottolineatura di parecchi passaggi narrativi che la riguardano. Si giunge così alla conclusione che “Wake Wood” non spaventa, non angoscia, non trasmette nulla se non, in certi frangenti, una sensazione di fastidio alla presenza di un calderone indistinto di topoi “orrorifici” trattati senza la giusta misura e con scarso equilibrio, nonostante la già citata volontà di creare un’opera piuttosto intensa e profonda che di puro intrattenimento.
 Nel voler “prendere due piccioni con una fava”, insomma, si è caduti nella trappola di non “sapere né di carne né di pesce”, proponendo allo spettatore una zuppa riscaldata e insipida, maldestramente condita con qualche elemento di colore che però non basta a rendere il tutto più appetibile.

Pubblicato su www.livecity.it e www.supergacinema.it

6 commenti su “Wake Wood

  1. io sono un sostenitore degli horror d'atmosfera più che gore e splatter.Perchè spaventare,provocare tensione e "disgusto" senza mostrare carni martoriate è segno di straordinaria bravura.
    Però sono davvero pochissimi quelli che ci riescono,insomma se uno dovesse essere un regista medio o scarso,vai di sbudellamenti e smembramenti che è meglio

  2. Io amo sia l'horror di atmosfera che quello splatter e gore, anche se devo dire che mi fomento più con quest'ultimo. C'è da dire però che questo tenta maldestramente di assesstarsi sulla prima ipotesi, con qualche sprazzo che sfocia nella seconda, e, sempre a mio modesto avviso ovviamente, non riesce né nel primo caso né nel secondo.

  3. devo essere onesto,l'horror non è il mio genere preferito (western,noir,politico),però è innegabile che vi siano dei grandissimi maestri e pellicole splendide.
    Dico solo che se dovessi girarne uno io,non essendo un Carpenter o un Terrence Fisher ,Freddie Francis e compagnia bella,non cercherei di fare orrore d'atmosfera e alto,ma mi butterei su un bel splatterone che perlomeno:1)mi faccio la nomea di regista "cattivo" e ce campo con tutti li alternativi bellibelli der quartierino,2)il film avrà un certo successo sui ragezzetti,che se sa…A una certa età vai di porno e film de sangue e merda (come ironizzava Bebo Storti,quando faceva lo scrittore pulp,molto pulp,pure troppo)che ti senti gajardo!

    Hai visto dalla brianza dopo un bel bianchino con amici ,che commenti di "spessore" ti arrivano?

    Ciao e anche se ormai è quasi una bestemmia buon primo maggio festa di noi che lavoriamo

  4. Bè, c'avresti pure ragione a fare na scelta simile, considerando che non è che possiamo essere tutti Carpenter o compagnia bella. Io li vedrei i tuoi film, ahah!!

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