Cloverfield

REGIA: Matt Reeves

CAST: Michael Sthal-David, T.J. Miller, Jessica Lucas, Odette Yustman, Lizzi Caplan, Mike Vogel
ANNO: 2007

TRAMA:

A Manhattan, dei ragazzi stanno festeggiando la partenza di un loro amico per il Giappone. Nel bel mezzo dei festeggiamenti però succede qualcosa di inaspettato: una sorta di boato e uno scoppio incredibile fa saltare la testa della statua della libertà. E’ un attacco terroristico? E’ una sorta di terremoto? Ben presto si rivelerà ben altro, e l’unica cosa da fare per sopravvivere, sarà correre.

 



ANALISI PERSONALE

Una boiata colossale o un’incredibile genialata? Forse entrambe le cose, o molto più probabilmente nessuna delle due. Come si dice: la verità sta nel mezzo. Cloverfield non è poi così rispondente alle altissime aspettative che una campagna pubblicitaria epica aveva fomentato nello spettatore, ma sicuramente non è nemmeno un film del tutto deludente. Cosa apporta di nuovo ai suoi antesiniani e cioè Godzilla e The blair witch project (che sono stati giustamente citati ovunque si parli di Cloverfiedl?). Si potrebbe risponde: nulla. Dato che così come nella serie dei capitoli dedicati al mostro gigante, costui altro non era che l’incarnazione di ben altre paure e così come nel film evento di qualche anno fa la telecamera a mano serviva a rendere più reale il terrore e la paura. Ma una novità  o se vogliamo dire una più reale rispondenza alla società odierna c’è eccome. Mai come nel periodo post 11 settembre 2001 che ancora caratterizza particolarmente gli Stati Uniti (e soprattutto Manhattan), il terrore di pericoli esterni (che possono provenire dall’est come il mostro che scombussola le vite dei nostri protagonisti) o anche dall’interno (come suggerisce colui che riprende con la telecamera) diviene attualissimo e soprattutto molto, molto vivo e reale. Ed è questo il merito (forse l’unico?) di questa pellicola: riuscire a metaforizzare in un terribile e gigantesco essere di mostruose fatture, tutti i timori, le paure e  le ansie che colpiscono i protagonisti del film e di rimando un po’ tutta l’America. Ma l’altro elemento di attualità, forse più presente e più importante, è proprio quello della corsa alla documentazione. “Raccontarlo non basta, se non lo vedi non vale”, dice il ragazzo che riprende tutta la tragedia con la telecamera dell’amico, senza mai abbandonarla, neanche per un secondo, nemmeno quando viene assalito dalle temibili creature che il mostro gigante partorisce e semina per la città (unica scelta forse di dubbio gusto).

La trama è molto semplice, anche perché non è la cosa che conta. I protagonisti sono cinque: Rob che sta per partire per il Giappone dove ha trovato un buon lavoro, Beth la ragazza di cui è innamorato ma a cui ha dovuto rinunciare data l’imminenza della sua partenza, Jason il fratello di Rob fidanzato con Lily (loro due hanno organizzato la festa d’addio a sorpresa per Bob) e, infine, Hud il migliore amico di Rob, colui a cui viene affidato il compito di girare il filmino della festa e quindi colui che porterà la telecamera in mano per tutto il resto del film. Sono giovani, questi protagonisti e per questo portano con sé una sorta di insicurezza tipica dei giovani. Sono afflitti da numerosi quesiti che abbracciano il lavoro, l’amicizia, l’amore. Soprattutto Rob: ha fatto bene a decidere di partire per il Giappone, rinunciando alla donna di cui è follemente innamorato sin dagli anni del college? Forse non lo saprà mai dato che ci ha discusso animatamente e l’ha salutata con una battuta a dir poco offensiva e tagliente. Proprio mentre confida le sue insicurezze al fratello Jason e all’amico Hud una terribile scossa arriva a scombussolarli. Alla tv ancora non sanno qual è la natura dell’incidente, ma proprio mentre i giovani si stanno recando sul terrazzo per avere una più ampia visuale, assistono ad una sorta di enorme incendio o scoppio e all’improvviso vedono la testa della Satua della libertà catapultarsi per strada ad una velocità impressionante.

E’ subito il panico: al terrore si aggiunge l’incomprensibilità e la misteriosità sulla natura del pericolo. Ma prima di scappare c’è chi si premura di fare foto col cellulare alla statua della libertà e chi, come Hud non perde tempo a decidere di dover filmare tutto per poter costituire una prova di quello che succede. Ha inizio così la corsa si Lily, Jason, Rob, Marlena (una ragazza invitata alla festa e disturbata dalle continue “intrusioni” di Hud) e lo stesso Hud che segue tutti con la sua onnipresente telecamera. Mentre stanno per abbandonare la città, attraversando il ponte di Brooklyn, questo viene fatto crollare dalla coda del terribile mostro (che a dirla tutta somiglia molto a Mazinga) e il povero Jason rimane ucciso. Al panico subentra l’angoscia e il dolore. Ma ad un certo punto Rob riceve un messaggio di Beth nel quale la ragazza lo prega di andare ad aiutarla, dato che è rimasta bloccata sotto le ceneri del suo appartamento. L’amore vince su tutto, anche sulla propria incolumità fisica. Ed è così che Rob decide di tornare indietro a salvare la sua amata, piuttosto che trovare facile salvezza nell’evacuazione. Dapprima riluttanti i suoi amici lo seguono e con lui si avventurano nelle gallerie della città, nelle strade contaminate da mostriciattoli, nel grattacielo pericolante dove abita Beth, fino a giungere ad una tremenda conclusione. 

Gli elementi di un classico film horror ci sono tutti: giovani incoscienti e inconsapevoli del disastro che sta per colpirli, storia d’amore che trova vigore proprio grazie alla catastrofe, mostriciattoli che mordono a più non posso infettando le loro vittime che poi scoppiano in un’esplosione di sangue e via dicendo. Ma quello che contraddistingue Cloverfield (campo di trifogli e cioè quello che è diventato Central Park dopo il terribile avvenimento, raccontato dalla telecamera di Hud ritrovata tra le ceneri di Manhattan e usata come prova governativa) dagli altri horror o disaster-movie è proprio la sua estrema tendenza al reale (ottenuta non solo grazie all’utilizzo del digitale e della telecamera a mano, ma anche dall’uso di attori completamente sconosciuti, anche se per poco, che sono riusciti ad accrescere il tasso di tangibilità e quindi anche di effettivo terrore).
Insomma, si salta più volte dalla sedia proprio perché non conosciamo (così come i protagonisti) la reale natura e provenienza di questo mostro, né quali sono i suoi intenti e per questo la paura si impossessa dello spettatore, proprio perché l’ignaro molto spesso è sinonimo di oscuro, e per ciò stesso pauroso, molto pauroso. Lo spettatore viene colto dallo stesso senso di impotenza che contraddistingue i newyorchesi in fuga dall’ignoto e forse anche verso l’ignoto. Ottima la fotografia, accettabile la sceneggiatura (che però appesantisce l’introduzione del film facendola durare venti
minuti che sono sicuramente troppi e che incappa qua e là in qualche scelta sicuramente criticabile) e apocalittica (come ormai si vede sempre più spesso al cinema) l’ambientazione.

Tutto sommato non ci si può lamentare: Cloverfield non è sicuramente un grandissimo e rivoluzionario film come ci avevano voluto far credere, ma è indubbiamente un bel giocattolino con cui cinefili e non potranno deliziarsi e divertirsi. Ma attenzione: pericolo di voltastomaco e mal di mare!

Regia: 7
Sceneggiatura: 6
Recitazione: 7
Fotografia: 7,5
Colonna sonora: 7
Ambientazione: 7
Voto finale: 7



CITAZIONE DEL GIORNO

Senti mettiamola cosi’, forse verrei con te se fossi l’ ultimo uomo sulla Terra, ma non siamo sulla Terra. (da "Ghosts of Mars")


LOCANDINA


29 commenti su “Cloverfield

  1. La novità ce l’abbiamo davanti agli occhi: è mettere insieme Godzilla e TBWP. E comunque no, geniale no… non il film, la sua scatola piuttosto, ma sicuramente molto godibile. Da notare, come scrivi, appunto il bisogno ossessivo di documentare, quanto mai attuale e presente nella nostra società.

  2. un giocattolino scadente, di quelli che vendono in offerta negli hard discount… all’interrogatico che poni all’inizio il la risposta l’avrei: boiata colossale.

    mario

  3. Ahaha, qua mi sa che non è possibile trovare una via di mezzo. Io l’ho visto così: una via di mezzo tra la boiata e la genialata ^^

  4. Una boiata colossale o un’incredibile genialata? prendi posizione!!!!

    io non l’ho visto perciò dovrei tacere… cmq secondo te è comunque da vedere vero?

  5. Claudio ma io la posizione l’ho presa. Sto nel mezzo!!! Comunque si, a mio avviso nel bene e nel male è comunque da vedere.

  6. Ho letto solo la prima parte della recensione, poi sono andato a vedere i voti (mica male 7! Sono contento ti sia piaciuto). Aspetto di vederlo prima di leggere a modo l’analisi… voglio saperne il meno possibile del film 🙂

  7. Claudio ma la mia posizione è proprio quella! Non è nè un grande capolavoro, nè un’emerita fetecchia. Ha molte cose positive e del resto le ho elencate.

    t3nshi fai bene, meno sai e meglio è.

    deneil si, penso proprio che sia da guardare al cinema…

  8. Come ho scritto anche da lilith: un Blair Witch Project in salsa apocalittica che ti butta in un frullatore e ti scuote per un’ora e mezza: notevole, ma con riserve (la finta innovazione: BWP sì che è stato rivoluzionario ed in anticipo ui tempi. E poi la handycam indistruttibile, l’inizio claudicante…).

    Piuttosto, la cosa triste è che ci troviamo in un’era (quella di youtube) nella quale il gesto di non posare mai (ma proprio mai) la handycam è purtroppo assai verosimile….

    Cmq, in definitiva ho gradito.

  9. Ti ho aggiornato il post su cineblgger(s).

    Non avevo ami visitato il tuo blog, confesso.

    E molto ricco di cose.

    Mi ricorda il mio quando iniziai.

    E’ bello avere la passione per il cinema e scoprire persone come te. Davvero, Ale55andra.

    Buonanotte.

    Rob.

  10. country la penso esattamente come te.

    Luciano aspettalo in dvd magari, non è proprio come vederlo al cinema, ma vabè ^^

    Rob, grazie mille. Davvero.

  11. TBWP è stato si rivoluzionario, ma non è stato figlio dei suoi tempi così come questo Cloverfield. Per il resto come ho già detto concordo con country e quindi anche con te Davis ^^

  12. Io questa settimana credo che andrò a vedere La guerra di Charlie Wilson e Caos calmo in attesa di poter andare la settimana prossima (distribuzione permettendo) a vedere Lo scafandro e la farfalla, Away from her e There will be blood ^^

  13. Torno a leggere la recensione. Sono più entusuasta di te, tutta quella campagna pubblicitaria mi ha fatto impazzire (ha mantenuto le mie aspettative) e continua a farmi impazzire!

    Cloverfield secondo me aggiunge molto a Godzilla (è Godzilla visto dall’interno) e a Blair Witch (qui la videocamera è usata in modo funzionale -flashback, “illuminazione” dei colpi di scena, non è sfruttata per far fare saltelli allo spettatore). REC, ad esempio, pecca proprio in questo aspetto: la videocamera serve solo per far fare stupidi saltelli. Epoi ha un finale in cui si spiega tutto in modo piuttosto stupido. Lode ai timidi accenni di Cloverfield, ben venga una storia avvolta nel mistero.

    Cloverfield mi ha fatto divertire da matti, hai detto bene è un “giocattolone”! 😛

  14. Ma infatti concordo sulla superiorità di Cloverfield rispetto a Godzilla e TBWP Rec non l’ho visto e non credo che lo guarderò ^^

  15. Il trailer è impostato proprio così! Giuro che noi l’abbiamo pensato davvero, non era per fare la battuta!!!! Poi abbiamo visto il fantasmino lì e abbiamo capito che era un film ^^

  16. Cheppàlle… speravo proprio che questo Cloverfield fosse il film che mi poteva far risparmiare i 5/7 euro del biglietto.

    credevo fosse abbastanza brutto da non andarlo a vedere… ma neanche così cretino da andarlo a vedere (noi recensori siamo masochisti). invece mi dicono che sia una stronzata abbastanza fica.

    E quindi?

    mmh… che palle.. vediamo dove ho messo quei sette euro che avevo tenuto da parte…

  17. Una bella boiata che lascia intendere quanto in basso sono cadute le soluzioni delle produzioni odierne affidate a soluzioni giàa dottate da altri. Hype, marketing, pubblicita: shakerare il tutto e sicuramente ci sarà chi dirà che è anche bello!!!

    Per quanto mi riguarda lo premio solo per gli effetti speciali (sono un appassionato di monster movie giapponesi).

  18. L’ho rivisto giusto qualche sera fa e devo dire che concordo appieno con la tua analisi Ale, non è certo una pellicola “rivoluzionaria” ma intrattiene con gli ingredienti che J.J. ama mesciare per il suo pubblico televisivo (LOST, Alias e perché no, Felicity).

    Un abbraccio.

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