Diary of the dead – Le cronache dei morti viventi

REGIA: George A. Romero

CAST: Michelle Morgan, Joshua Close, Shawn Roberts, Amy Ciupak Lalonde, Joe Dinicol, Scott Wentworth, Philip Riccio, Chris Violette, Tatiana Maslany

ANNO: 2009

 

Un gruppo di studenti universitari sta girando un film horror, quando vengono sorpresi dall’imminente caos causato dalla rinascita dei morti che stanno seminando il panico. Jason, il regista, decide di filmare tutto il loro viaggio a bordo del camper per sfuggire ai pericoli e per documentare tutto ciò che sta sconvolgendo il mondo.

 

Il quinto, e non ultimo, capitolo della saga romeriana dedicata agli zombie e alle critiche sociali che essi nascondono, non è sicuramente all’altezza dei primi episodi, trattandosi in quel caso di veri e propri gioiellini della cinematografia horror, divenuti giustamente dei cult imperdibili ed indimenticabili. Ciò non toglie che si tratti comunque di un validissimo film che continua la tradizione di Romero in maniera apprezzabile, seppur condito da qualche difetto che, anche se in maniera labile, ne mina il totale e incondizianato godimento. Posando come sempre sulle spalle dei suoi zombie il fardello di condannare e metaforizzare quelle che sono le tematiche politiche e sociali della nostra società, questa volta il regista, cogliendo a piene mani dallo stile di “The Blair Witch Project” e, rielaborandolo deliziosamente a modo suo, anticipa quelli che sono divenuti poi gli esemplari del genere e cioè “Cloverfield” e “Rec”, che, seppur distribiuiti prima di “Diary of the dead”, sono stati girati successivamente. Ecco che allora l’idea originale spetta a Romero che ha saputo ancora una volta creare un horror che non si limita a mostrare frattaglie, spargimenti di sangue, lotte corpo a corpo tra zombie e umani ed effetti speciali, stavolta tutt’altro che artigianali, ma li accompagna con una serie di sottotesti  che al di là del consueto riferimento ai problemi razziali che attanagliano la nostra società (cosa altro simboleggiano questi zombie se non i diversi, i “clandestini” che terrorizzano all’estremo tutti gli altri?), si spinge fino ad analizzare in profondità la moderna società dell’informazione. La pellicola, che si basa sui filmati colti dal protagonista durante la sua fuga dagli zombie, e poi rielaborata e rimontata dalla sua fidanzata per restituirla ai posteri, è infatti attraversata (così come accade nelle pellicole succitate, ma anche nel capolavoro depalmiano “Redacted”), da una serie di filmati colti da numerosi e modernissimi mezzi di cominicazione, partendo dall’ormai obsleta tv, fino ad arrivare a tutti  i canali di condivisione presenti in internet. Video di youtube, testimonianze di blogger, riprese di telecamere a circuito chiuso e via dicendo mostrano l’impossibilità odierna di avere un’unica e veritiera versione di un fatto, quasi sempre sporcata dall’enfasi, dalla voglia di emergere di chi diffonde le notizie, dalla spasmodica volontà di documentare ogni singolo avvenimento, che sia per il gusto del poter affermare “io c’ero”, o per fini più nobili nel tentare di avvertire le generazioni future sul pericolo.

Ecco che quindi, l’espediente di trasmettere a noi spettatori il video originale del ragazzo, musicato e sistemato dalla fidanzata, che inizialmente perplime proprio perché in un certo senso disattende quanto il regista va comunicando, alla fine ci risulta in qualche modo funzionale ai suoi intenti: non è possibile in nessun modo riuscire ad ottenere una realistica trasposizione di qualsiasi avvenimento. Anche se Romero sembra parteggiare per la libertà espressiva ed espositiva del singolo (cioè tutti coloro che sviando dalla comune informazione televisiva, giornalistica o radiofonica, si fanno divulgatori delle proprie esperienze vissute), neanche questa riesce alla fine a risultare completamente genuina, così come didascalicamente i protaginisti ci fanno notare, ricordandoci che ad ogni video visualizzato tutto sembra differente e confuso.

Il didascalismo è forse uno dei pochi difetti di questa pellicola, visto che questa volta il valore simbolico e metaforico della stessa è affidato alle parole dei protagonisti, ma soprattutto alla voce fuori campo della ragazza che ha rimontato il film del fidanzato, laddove Romero era solito comunicare le sue idee e i suoi sottotesti affidandosi esclusivamente all’immagine e alle situazioni. Tralasciando, inoltre, il non proprio eccellente livello recitativo del cast di sconosciuti (sicuramente scelto per meglio coinvolgere lo spettatore nelle loro vicende) e i non eccessivi stereotipi che accompagnano la descrizione di ciascun personaggio, si può sempre e comunque godere di un’ironia irresistibile (come nella sequenza del fattore sordomuto che di zombie ne fa fuori parecchi) e dell’abile mano registica di Romero che quando si tratta di zombie rimane sempre il numero uno. Fanno sorridere, infatti, le considerazioni negative circa la caratterizzazione poco moderna dei suoi zombie (che non sono veloci e temibili come quelli di Boyle, con cui ovviamente Romero polemizza come nella sequenza iniziale in cui il regista dice al suo attore che interpreta la mummia di camminare molto lentamente perché è così che si muovono queste creature), criticati perché poco paurosi. Ma essi non sono mai stati pensati per essere paurosi al cospetto di noi spettatori, bensì, simboleggiando quanto succitato, per spaventare a morte i protagonisti dei film che a loro volta sono metafora di una serie di negatività della nostra società. Forse, quindi, dovrebbero essere questi ultimi a suscitare terrore, come del resto suggerisce la retorica domanda finale: “Meritiamo di essere salvati?”.

 

VOTO:

 


25 commenti su “Diary of the dead – Le cronache dei morti viventi

  1. Ho sempre apprezzato, qui come altrove, il rifiuto – quasi totale – di Romero per le facili strade dello splatter, e la sua propensione a un discorso sempre più complesso e metaforico. Ma devo dire che il penultimo episodio mi sembra un po’ debole, troppo verboso quando gli altri facevano leva sulle immagini. Preferisco Land of the Dead. E se proprio devo darmi all’eresia, confesso che per me il vero gioiello resta La notte. I successivi mi sembrano sempre un po’… monchi, senza quel grado di teorizzazione unito a una fantastica tensione narrativa. Il colore sembra aver ridotto la forza dei suoi zombi. mea opinio eh, tra l’altro non condivisa, credo da nessuno ahah.

  2. Indubbiamente La notte resta forse il gioiello per eccellenza di questa saga. Ma anche Zombi, il successivo, secondo me è straordinario. Comunque, ovviamente, le nostre sono opinione, posso comprendere il fatto che non sia piaciuto per il didascalismo, che secondo me è si un difetto rispetto ai lavori precedenti, però non inficia se non marginalmente la riuscita della pellicola.

  3. La distribuzione italiana di questo film è stata scandalosa… E’ dal 2007 che ne aspetto l’uscita, e quando mi rassegno e lo guardo per altri canali, ecco che si presenta al cinema! Poco prima di SURVIVAL, fra l’altro. Comunque, Romero non ha perso il tocco, riesce sempre ad appassionare e far riflettere…ed anche a spaventare! ^^ (anche se, come al solito, quelli che fanno più paura non sono gli zombi)

  4. mm spero di riuscire a vederlo, me l’hanno messo soltanto in una sala dall’altra parte di roma in un orario non proprio comodissimo… mm mm

  5. bella recensione ! appena mi passa la suina, me lo vado a vedere. A me tra tutti era piaicuto il terzo (il giorno degli zombi mi pare), quello ambientato nel rifugio militare antiatomico…bellissimo. La cosa straordinaria di Romero credo sia il fatto che, pur utilizzando sempre lo stesso "mezzo" comunicativo (i morti viventi appunto) non è mai ripetitivo nei temi che tratta (il consumismo, la follia militare, il razzismo, oltre ai temi sviscerati da te nella recensione). Solo un piccolo appunto:il primo film che utilizzo il finto documentario come espediente narrativo non fu the bralir witch project ma cannibal holocaust (1980) di ruggero deodato.

  6. Alè, ce la puoi fare!! Altrimenti ti vedi il DVD

    Chimy, in effetti ormai è inutile pure parlarne…

    Verdoux, ho citato The Blair Witch Project perchè l’ho visto, ma anche perchè ha avuto molta più risonanza di Cannibal Holocaust, che indubbiamente recupererò al più presto.

  7. Questo mi manca ancora purtroppo e mi fa piacere che anche questo non delude.
    Non sono molto d’accordo con chi cerca di fare classifiche tra i vari film della serie perchè ognuno racchiude magnificamente lo spirito della propria epoca.
    Concludo con un piccolo appunto.
    Cannibal Holocaust ha avuto un impatto EPOCALE, rimane l’indiscusso precursore di un certo tipo di film e un pezzo di storia del cinema.
    Affermare il contrario sarebbe negare l’evidenza.

  8. Forse siccome io non ero ancora nata l’ho recepita in maniera diversa, la notorietà di un film rispetto all’altro. Non parlo di impatto, ma proprio di notorietà. Io l’ho conosciuto in seguito perchè mi sono appassionata approfonditamente di cinema e di horror, però non credo che se andassimo a chiedere ad un non cinefilo se conosce Cannibal holocaust più di The Blair Witch Project, questi possa rispondere affermativamente. Ovviamente io mi limito ad una mera questione di notorietà, ci mancherebbe, anche perchè non avendo visto, ahimè, Cannibal Holocaust non posso parlare d’altro…

  9. Come dici tu è anche una questione di tempi, all’epoca CH fece scandalo tanto da ritirarne le copie in circolazione.
    In ogni caso è un film che anche visto  oggi mantiene tutta la sua forza, aspetto al più presto la tua rece.

  10. SURVIVAL è già stato presentato sia a Toronto che a Venezia, quindi direi che l’uscita commerciale non è troppo lontana… Perlomeno in USA, qui magari ci tocca aspettare come l’ultima volta più di un anno.

  11. film amatissimo.
    condivido la recensione, aggiungendo che romero ha fatto film molto più didascalici e pedanti (tipo the crazies) per quanto forse mitigati dalla metafora.
    il fatto che qui romero faccia dei discorsi diretti sulla società e il futuro magari può dipendere dal fatto che in diary si ponga davanti ad un nuovo linguaggio – e al livello della forma, mi sembra evidente – ma anche ad un nuovo pubblico a cui rivolgersi.
    per la prima volta, mi sembra si sia reso conto che non ha più a che fare con la gente del 1968 (a cui era ancora rivolto the land of the dead).
    la freschezza e l’efficacia con cui a più di sessant’anni ha affrontato il rinnovamento del suo linguaggio la trovo assolutamente straordinaria.

  12. L’ho gia detto spesso in altri blog, e nel mio in particolare, ma non vedo come questi due tipi di zombi (Romero contro Boyle) non possano coesistere. Anzi considero l’uno l’evoluzione dell’altro.

    Mentre Romero criticava la società consumistica e bulimica del suo periodo, Boyle fa lo stesso, e lo zombie veloce viene qui a rappresentare una società frenetica e isterica che corre all’impazzata divorando quello che gli capita a tiro

    Comuqnue del film ne parlo qui:
    http://testadicinema.splinder.com/post/18392956

  13. Bel post. Anche in "Survival" ci sono elementi sulla questione dell’integrazione delle diversità. Lì c’è addirittura un discorso molto molto più stilizzato di lotta tra clan. Però secondo me "Diary" è un film parecchio più potente e riuscito di "Survival".
    Detto questo, concordo con Monsier Verdoux. Il mio preferito resta "Day of the dead".

    Saluti 🙂

  14. gbanks, potrebbe anche essere, mi riservo di avere dei dubbi comunque, fermo restando che il film mi è piaciuto moltissimo ovviamente.

    Testavuota, ma io sono d’accordissimo, mi sembrava risibile l’opinione comune che questi zombi fossero "osceni" perchè lenti rispetto a quelli di Boyle e quindi meno paurosi…

    Stefano, andrò a vedere sicuramente Survival, ma con un livello di aspettative un pò più basso.

  15. Io l’avevo accolto con meno calore. Anzi, devo dire che mi aveva proprio deluso. Pur sempre valido, eppure mi puzzava di film "nato vecchio". Ho visto da poco il trailer del nuovo zombie-movie, Survival of Dead o qualcosa del genere. Amatoriale non è il termine adatto, ma è il primo che viene in mente…

  16. Nonostante l’idea fosse precedente gli altri film, al momento dell’uscita si era già detto tutto sull’argomento e il pistolotto sull’ information overflow mi è sembrato un pochino ridondante. Inoltre, come puntualizzai sulla mia recensione, il film venne lanciato proprio su myspace: sarcasmo o poca coerenza?

  17. Si ma per colpa della distribuzione che l’ha fatto uscire dopo il film deve risentirne? Cioè bisogna assolutamente tenere conto del fatto che la pellicola è precedente alle altre che trattano lo stesso "tema". Sulla storia di myspace, preferisco pensare che si tratti appunto di sarcasmo e di una vera e propria provocazione.

  18. che grande film! davvero un piccolo gioiello, l'ho visto qualche giorno fa su sky e ne ho appena scritto qualcosa sul mio blog…peccato che poi romero abbia rovinato tutto con survival of the dead, a mio parere una boiata pazzesca. Cmq questo è davvero un grande film, forse  amio parere insieme a il giorno degli zombi è la vetta del cinema "zombizzato" di romero….

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