Milk


REGIA: Gus Van Sant

CAST: Sean Penn, James Franco, Josh Brolin, Emile Hirsch, Diego Luna

ANNO: 2009

 

TRAMA:

 

Vita morte e miracoli di Harvey Milk, il primo gay dichiarato ad assumere una carica politica.

 

 


 

ANALISI PERSONALE

 

Grande ritorno di Gus Van Sant che torna ad occuparsi di emarginati, da sempre suo “chiodo fisso”. Dai drogati di Drugstore cowboy, agli stessi omosessuali di Belli e dannati, passando per gli adolescenti alienati e inascoltati di Elephant e Paranoid Park. Già una volta occupatosi della vita di un personaggio realmente esistito anche se con uno stile completamente diverso  (Kurt Cobain, un altro emarginato, almeno nell’ultima parte della sua vita), questa volta offre allo spettatore un vero e proprio biopic con tutti gli aspetti e gli elementi che regolano quel particolare e, ultimamente, molto fortunato genere cinematografico. Inutile, dunque, aspettarsi lo stile particolare e unico a cui ci ha abituati (con qualche incursione nel “mainstream” come Scoprendo Forrester o Will Hunting), dato che questa volta ci troveremo di fronte ad un film del tutto rispettoso dei canoni “prefissati” per raccontare la vita di un personaggio realmente esistito. Ma questo non è assolutamente un difetto, dato che la pellicola risulta essere confezionata in maniera impeccabile con una serie di momenti profondamente emozionanti e commoventi. Gus Van Sant, però, non calca mai la mano, non cerca la lacrima facile, non santifica il personaggio che ha deciso di omaggiare, non si sofferma ruffianamente (se non forse verso il finale che di per sé avrebbe comunque strappato la lacrima) sul dolore e le sofferenze di Harvey Milk, mostrandocene, invece, la forza, la determinazione, la gioia di vivere, ma anche le strategie politiche, le storie d’amore o di solo sesso, gli errori con i suoi cari. Pregi e difetti, dunque, per questo grande personaggio forse poco conosciuto, ma meritevole a tutti gli effetti di essere ricordato e raccontato in maniera onesta e pulita, così come ha fatto Van Sant. Del resto il passaggio dallo stile indipendente a quello mainstream, è raccontato anche in un fondamentale passaggio all’interno della pellicola: Milk, dapprima scapestrato hippie, barbuto e capelluto, con jeans e stivali, per diffondere il suo messaggio sicuramente difficile da far accettare, decide di stravolgere la sua persona e di darsi una “ripulita”, tagliandosi barba e capelli e mettendosi l’abito buono. Che lo stesso Van Sant, abbia deciso di adottare uno stile più “comprensibile” per riuscire a raggiungere la maggior parte degli spettatori e per sensibilizzarli ad un argomento ancora molto scottante e di rilevante attualità? La lunghissima e appassionata lotta di questo grande uomo, che combatteva per fa sì che gli omosessuali avessero pari diritti degli eterosessuali, ma che in realtà si preoccupava anche degli anziani, dei neri, di tutte le minoranze reputate immeritevoli di pari dignità e trattamento: questo l’assunto principale.

 

Per questo la sua guerra a persone come la cantante Anita Bryant e il senatore John Briggs, assume un significato di portata universale che non è risultato del tutto vano ed è servito ad abbattere il primo strato di quell’enorme muro costituito non solo dall’indifferenza, ma anche dall’odio e dall’incomprensione, oltre che dall’ignoranza. Al di là del valore etico e morale, il film è decisamente apprezzabile anche per quanto riguarda la maniera elegante con la quale questa vita meravigliosa, ma anche sofferta viene raccontata. Lo spettatore viene catapultato a viva forza negli anni ’70 grazie ad un’ottima fotografia e una bellissima colonna sonora, oltre ai filmati di repertorio che mostrano le folle fomentate da Milk e dai suoi collaboratori, senza tralasciare gli ottimi costumi e le acconciature. Importante anche la visione della politica e dei suoi meccanismi (le lotte interne tra Milk e Dan White, il consigliere eletto insieme a lui, che però si oppone ogni volta alle iniziative del collega, solo perché questo non si attiene alle sue assurde richieste), oltre che della sua spettacolarizzazione (sono gli anni dei faccia a faccia televisivi, degli scontri mediatici). Non solo un ritratto piatto e incolore della lotta di un uomo, ma una serie di riflessioni su tutto ciò che stava intorno a questa lotta e su tutto ciò che rappresentava e significava per la società dell’epoca e anche per la nostra. Altra grandissima forza di questo film è sicuramente il cast, a partire da un ispiratissmo e sopraffino Sean Penn, che non scade nel macchiettistico e regala un’interpretazione meravigliosa e ricca di sfumature, senza tralasciare il bravissimo James Franco nel ruolo di Scott, compagno di Milk e forse suo unico vero amore ed Emile Hirsch nel ruolo di Clave Jones, giovane attivista amico di Milk (ma anche tutti i comprimari offrono interpretazioni davvero molto valenti). Incisiva e profonda anche l’interpretazione di Josh Brolin, nel ruolo del carnefice Dan White (la sequenza nella quale si dirige verso l’ufficio di Milk per porre fine alla sua vita a causa della sua frustrazione ed omofobia, ricorda potentemente lo stile registico di Elephant, dove la telecamera inseguiva da dietro i personaggi). In conclusione, Milk non è sicuramente un capolavoro (alcune lungaggini e ridondanze pesano sull’economia della pellicola), ma è molto probabilmente un film che ci permette di guardarci dentro di interrogarci su questioni che molto spesso rimangono ai margini, un film che non può non coinvolgere e che rimarrà a lungo nel cuore degli spettatori, perlomeno quelli più sensibili. 

 

VOTO: 8 

 



CITAZIONE DEL GIORNO

E’ sporco il sesso? Certo, ma solo se e’ fatto bene. (Woody Allen in "Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere")



LOCANDINA

 

20 commenti su “Milk

  1. Nella mia ridente cittadina non è ancora stato distribuito… e chissà se lo sarà mai.

    Ieri ho visto Revolutionary Road 🙂

    (Splendido il nuovo header =))

    Ciao, Adele

  2. ok magari ti è piaciuto anche il “Cavaliere Oscuro”, ma chiamare Harvey Milk “Harvey Dent” mi pare un pò troppo , visto che oltretutto il cognome del protagonista è anche il titolo del film…. :-)))))))

    GayMessiah (Mauro)

  3. Milk è passato come una scheggia in un cinema e poi è sparito dalla programmazione, almeno dale mie parti … Uff! Spero di recuperarlo al più presto!
    Ciao, Ale

  4. Visto stasera e concordo in pieno con la tua recensione^^ Un ottimo film e un modo interessante per “recuperare” una storia (biopic di un gay) lavorando sul senso profondo della differenza e sui danni permanenti causati da un’assurda (ancora attuale lettura “normalizzata” del mondo. Devo pensarci ancora un po’.

  5. Mizza, Sean Penn non delude affatto, te lo assicuro.

    Luciano, non vedo l’ora di leggerne da te.

    Alè, paragoni impossibili direi! ^^

  6. E siamo daccordo! ^^

    Comunque è vero, io trovo che in questo film ci sia molto di Van Sant, non capisco chi sostiene il contrario. Era molto più mimetico in “Scoprendo Forrester” per dire

  7. Bè, Scoprendo Forrester non sono mai riuscita a vederlo per intero, nel senso che lo beccavo in tv quando era già cominciato, o magari riuscivo a vedere l’inizio e a non finirlo. Detto questo sicuramente anche Milk non è così “vansantiano” come altre pellicole del regista (mi vengono in mente Elephant, Paranoid Park, Gerry, ma anche lo stesso Last days che comunque non è tra i miei preferiti di Van Sant).

  8. Devo ancora riuscire a vederlo, questo mese stò in overdose di film, Van Sant non l’ho mai digerito del tutto, anzi non l’ho proprio mai digerito, spero non mi deluda cadendo nella solita retorica, vedremo….

  9. Il tuo nuovo template mi distrae 😛

    Ma apparte questo: un’ottima recensione per un ottimo film.

    Gus Van Sant riesce a fare un mix perfetto del suo stile più “hollywoodiano” (“popolare”) e del suo stile più “autoriale” (“nicchia”). E la scelta secondo me è vincente: questo è un film che merita (e deve) arrivare a tutti, ad una platea più vasta possibile.

    E in un certo senso è un po’ quello che cerca di fare Harvey con la sua politica: fare arrivare a tutti il suo messaggio.

    Ah, Sean Penn è GRANDIOSO!

    Ciao,

    Lore

  10. Bè, a me Van Sant non ha mai deluso realmente, nemmeno questa volta…

    Lorenzo, un’interpretazione da Oscar direi…

    Davis, già!! ^^

  11. Davvero difficile (a questo punto credo quasi impossibile) trovare una recensione negativa.

    E’ piaciuto praticamente a tutti, me compreso.

    L’unico punto su cui dissento è la “negazione” del termine capolavoro.

    Se lo è o meno ce lo potrà dire solo il tempo (“a caldo” è facile lasciarsi ingannare dalle emozioni), però secondo me ci va comunque mooooolto vicino.

  12. GGGGRRRRRR

    Odio splinder!!!

    Mi sono scordato di firmare il messaggio precedente e visto che qui non sono loggato…

    Rimedio ora,

    Mr. Hamlin

  13. Bè, Hamlin ho letto anche da te l’entusiasmo per la pellicola. Io sono da sempre una grande estimatrice di Gus Van Sant, però secondo me anche in passato ha fatto leggermente di meglio, senza nulla togliere a questa pellicola. Parlare di capolavoro a caldo in effetti è difficile, staremo a vedere che sensazioni ci lascerà la pellicola nel tempo.

  14. Dovevo arrivare fino a Bari per vederlo! Ma ne è valsa la pena, sono veramente contenta 🙂

    (Cmq James Franco è stata una splendida scoperta ;))

    Ciao, Adele

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