Nuovomondo

REGIA: Emanuele Crialese
CAST: Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi, Francesco Casisa, Filippo Pupillo, Federica de Cola, Isabella Ragonese
ANNO: 2005

TRAMA:
La famiglia Mancuso, abitante di un paesello ancestrale della Sicilia, Petralina, decide di intraprendere una fantastica avventura: emigrare in America dove già un altro componente molti anni prima era sbarcato. La scelta sarà ardua, così come difficile sarà il viaggio per arrivare alla temuta Ellis Island, dove avvengono le “selezioni” per entrare finalmente nel “Nuovomondo”.

 


ANALISI PERSONALE

Avevo già visto Respiro di questo giovane regista italiano e ne ero rimasta folgorata, ma dopo aver visionato anche questo grandissimo film non posso che inchinarmi davanti alla bravura di alcuni dei nostri registi nostrani, nonostante si dica in giro che il nostro cinema sia scadente. In verità se si scava a fondo qualche cosa valida e di valore inestimabile la troviamo, primo tra tutti questo grande Crialese che riesce a donarci pellicole da brividi (in senso positivo ovviamente).

Questo Nuovomondo è il racconto della famosa emigrazione italiana in America agli inizi del ‘900 quella dei nostri nonni e bisnonni per intenderci, quella che ha reso ricchi milioni di italiani all’estero e quella che adesso “subiamo” noi da parte di altri sognatori come lo erano gli emigranti protagonisti di questo film. E si, perché il parallelo viene facilmente in mente nel corso della pellicola. Adesso l’America siamo noi, è persino la Sicilia regione dalla quale scappano i componenti della famiglia Mancuso.

Abbiamo il vero è proprio capofamiglia che è la mamma, la nonna, che si ritiene una “medica”, che toglie lo “scantu” alle povere ragazze, che non vuole lasciare per nessuna ragione al mondo il suo paesello. Fortunata (Aurora Quattrocchi) è una donna forte, il vero fulcro della famiglia, tant’è che suo figlio Salvatore (Vincenzo Amato, attore feticcio di Crialese) non riesce a partire senza di lei e si sotterra sotto l’albero davanti casa lasciando scoperto solo il volto. Alla fine Fortunata, per il bene d suoi figlio e dei suoi nipoti, decide di abbandonare quella che è stata la sua casa e la sua vita per tanti anni e di andare insieme alla sua famiglia. Vincenzo ha due figli ed è vedovo. Sono Angelo, il più grande che all’inizio lo accompagna in una scalata con una pietra in bocca per chiedere alla Madonna se fosse giusto partire o meno, e Pietro il più piccolo e anche il più birichino anche se apparentemente muto. Una volta ricevuto il segno dalla Madonna (una serie di cartoline raffiguranti l’America come un posto dove le cipolle o le carote sono giganti e dove si fa il bagno nel latte), Salvatore prende i suoi due figli e si reca dal prete del paesello che dona loro scarpe e vestiti per intraprendere il viaggio. Una volta arrivati vicino al punto che non avevano mai oltrepassato, Vincenzo ha una visione di uomini, donne e bambini che trasportano carote e limoni giganti e impaurito torna indietro. Dopo essere tornato a casa e aver “ricattato” sua madre col gesto di sotterrarsi sotto l’albero (albero dal quale sogna che cadano un sacco di monete), si intraprende il viaggio vero e proprio, nel quale la famiglia Mancuso sarà affiancata da due giovani ragazze promesse spose a due americani: Rita e Rosa. Il prete ammonisce i ragazzi Mancuso, dicendogli che le due ragazze devono arrivare in America così come sono ora…e quando Vincenzo gli chiede come sono ora, lui gli risponde: Sono buone…

 

Così si conclude il primo dei tre capitoli in cui è suddiviso il lfilm. Subito dopo veniamo immessi nel secondo capitolo che è quello del viaggio vero e proprio, dell’imbarcazione fino all’arrivo ad Ellis Island. Se nella prima parte, le immagini erano ampie e ci facevano notare le cose nella loro totalità, in questa seconda parte le cose ci vengono mostrate invece nei loro particolari, ad esempio non c’è mai la nave in campo lungo e, addirittura, durante la turbolenza che fa sballottare la nave con i propri “ospiti” qua e là, non ci viene mai mostrato il mare o il vento, ma solo i volti attoniti e spaventati dei passeggeri nel tumulto. Una delle scene più potenti e suggestive del film, ma anche del cinema italiano degli ultimi anni è proprio quello in cui la nave salpa e piano piano crea una spaccatura, una cicatrice, un’enorme frattura tra coloro che rimangono nel vecchio mondo, spettatori inconsapevoli di cosa aspetta a coloro che sono sulla nave diretti verso il nuovo mondo. La scena è di forte impatto visivo e forza comunicativa, sono rimasta incantata ad ammirarla per un po’. Prima di riuscire ad imbarcarsi i Mancuso dovranno fare la fila all’accettazione, dovranno farsi delle foto e dovranno subire gli sciacallaggi di colo che vogliono vendergli qualsiasi cosa, tra cui medicine inventate, per affrontare il viaggio. Mentre stanno facendo la foto per potersi imbarcare, una giovane donna elegante gli si affianca e si unisce a loro nel viaggio. Si tratta dell’affascinante Luce (Charlotte Gainsbourg), che durante il viaggio poi chiederà a Salvatore di sposarla in modo tale da farla entrare in America. Eh si, perché Luce è una donna inglese dall’oscuro passato che non ha i permessi per emigrare, se non con l’auspicio di un matrimonio. Salvatore accetterà, consapevole del fatto che non si tratta di un matrimonio voluto per amore.
Sarà proprio durante questo lungo viaggio che ci saranno mostrate a fondo le personalità dei protagonisti, che nella loro piccola storia racchiudono la storia di centinaia di italiani emigrati all’estero. L’austera Fortunata non vede di buon’occhio la giovane e aitante Luce e la cosa sarà mostrata più che a parole, a gesti e a sguardi. Solo alla fine, quando la “vecchia” avrà capito che l’America non fa per lei, guarderà la giovane donna in modo talmente intenso e profondo da farle e farci capire che adesso la patriarca è lei, che le lascia in affidamento i suoi “uomini”. Ho trovato la scena di una bellezza inusuale non solo per il modo in cui è stata recitata ma anche per l’alta carica emotiva e poetica insita in essa. Durante il viaggio, inoltre, scopriremo che Salvatore è il più intraprendente della famiglia, quello che ha meno paura di tutti, che Pietro è restio come sua nonna a lasciare la sua vita precedente e che Angelo è un ragazzo molto sveglio e intelligente.

Arrivati a Ellis Island, si apre quello che è il terzo e ultimo capitolo di questo film e cioè l’insieme di test, interrogatori e controlli per controllare l’idoneità degli emigranti ad entrare nel Nuovomondo. Salvatore si rivelerà furbo e scaltro, come altrettanto suo figlio maggiore Angelo, mentre Fortunata e Pietro faranno i capricci e si ribelleranno al sistema…In conseguenza di questo loro comportamento i due Mancuso verranno rimpatriati, la prima perché ritenuta debole di mente e il secondo perché muto. Salvatore tenterà in tutto e per tutto di convincere gli esaminatori ad ammettere tutta la sua famiglia, ma nella scena finale, Pietro parlerà per la prima volta e dirà che sua nonna vuole con tutto il cuore tornare a Petralina e che lui invece rimarrà con loro…Libera da facili sentimentalismi strappalacrime, quest’ultima scena mi ha commosso in maniera leale, senza farmi piangere.

Nuovomondo si conclude così, con il bagno di tutti questi emigranti in un grande mare di latte, proprio come si concluse Respiro, con un bagno dei protagonisti nel grande mare siciliano. Solo che in questo caso il bagno viene ripreso dall’altro, in quell’altro, dal basso.



Nuovomondo è una parabola oltre che il racconto del viaggio che intrapresero i nostri avi agli inizi del ‘900. E’, soprattutto, un viaggio interiore che porta i protagonisti a crescere a conoscere realtà nuove che non si erano mai neanche immaginate. E’, ad esempio, Salvatore a farci sorridere quando chiede ad un suo compagno di viaggio: “Quando lo vedremo sto grande Luciano?”, riferendosi all’Oceano o quando tenta di guardare attraverso la finestra dell’edificio di Ellis Island cosa lo aspetta nel nuovomondo. Quello che vede sono dei grattacieli e si chiede come è possibile arrivare fin su. In questo caso gli viene risposto che c’è una scatola di legno che ti porta su e giù ogni volta che vuoi e anche in questo caso, si chiede ingenuamente, se in questa scatola possono entrarci gli animali. E già, perché l’America, il nuovomondo, non si vede neanche per un istante all’interno di questa pellicola, quello che avviene dopo non ci è dato saperlo, l’importante è aver capito lo spirito e il sentimento che ha mosso i protagonisti di questo film e anche il meccanismo se così vogliamo dire quasi razzista, quasi preludio al nazismo che sarebbe arrivato solo dopo qualche anno, degli ispettori addetti al controllo dei nuovi arrivati che pretendono che siano svegli e intelligenti perché non vogliono immettere nel loro mondo una razza inferiore e poco intelligente.

Al di là del significato profondo di questi controlli, ho ammirato il modo elegante e divertente col quale sono stati girati, assolutamente privi di intenti accusatori o polemici. Per non parlare dell’alto grado di ironia insito nelle scene in cui le donne arrivate con la nave vengono “affibiate” ai loro fidanzati che erano lì ad aspettarle. Alle povere Rita e Rosa non va proprio bene, tant’è che la prima accetta tra le lacrime il proprio fidanzato e la seconda lo accetta solo dopo averlo insultato dicendogli di essere vecchio e basso.

Nuovomondo è un film fatto di gesti, di sguardi più che di parole che comunque non mancano e sono in rigoroso siciliano stretto con tanto di sottotitoli per chi non le capisse. E’ un film che ci fa entrare dentro ogni singolo personaggio e ce ne fa quasi sentire le sensazioni, ci fa immedesimare talmente tanto in ciascuno dei sentimenti che vengono sciorinati all’interno della pellicola, dallo spaesamento, all’attaccamento al proprio mondo, al legame che unisce i componenti della stessa famiglia, all’emozione che si prova quando si intraprende una nuova avventura, alla speranza di avere una vita migliore, ai sogni per il futuro, che sembra quasi che l’abbiamo vissuta in prima persona.

Nuovomondo è, inoltre, un film magistralmente diretto e recitato con una sceneggiatura scarna ma incisiva e una fotografia tra le più belle mai viste negli ultimi anni, per non parlare della colonna sonora raffinata e delicata firmata per alcune canzoni Nina Simone.

Insomma, si sarà capito che mi sono letteralmente innamorata di questo film e di questo regista e che ho ammirato fotogramma dopo fotogramma ogni singolo aspetto e momento di questa meravigliosa pellicola, che ha meritato a pieni voti sia il Leone d’argento che la candidatura agli Oscar come miglior film straniero.

Consigliato a chi pensa che il cinema italiano sia scaduto e scadente, sconsigliato a chi nel film cerca solo azione, botti e mazzate.

 

Regia: 8,5
Recitazione: 8,5
Sceneggiatura: 8
Fotografia: 9
Colonna sonora: 8,5
Ambientazione: 8
Voto finale: 8,5



 CITAZIONE DEL GIORNO

La gente ha paura di quello che non riesce a capire. (John Hurt (John Merrick) in "The Elephant Man")


LOCANDINA


 

11 commenti su “Nuovomondo

  1. Questo devo proprio riuscire a vederlo!

    Hai scritto un paio di cose che corrispondono proprio all’idea che ho di film veramente bello!

    Ti farò sapere!

    Ciao!

  2. Grandissimo film! Ancora devo capire come possa essere rimasto fuori dagli oscar. Non c’è niente da fare, gli americani fanno grandi film, ma non sanno proprio giudicare. Tutto ciò che non è narrativo non lo sanno apprezzare (vabbè, forse esagero).

  3. non fu nominato, fu solo presentato nella lista dei possibili candidati, ma poi fu scartato. Comunque io alla regia avrei dato mezzo punto in più, perchè m’è piaciuto troppo com’è stato diretto.

  4. Ciao Ale, finalmente sono riuscita a vederlo ieri sera ad una rassegna!

    Splendido veramente!

    Ps: hai postato la foto di una delle mie scene preferite!

    Come voto ci siamo, anchi’io gli ho dato un 8.5!

    Ciao!

  5. La scena scommetto che è quella della nave che si stacca dalla banchina. Io ci sono rimasta davvero a bocca aperta, è una scena spettacolare. Mi è rimasta e mi rimarrà impressa credo per sempre ^^

  6. Meraviglioso. Crialese torna ad illuminarci e rappresenta nel migliore dei modi l’ illusione, un “viaggio di latte” verso la speranza.

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