Poltergeist – demoniache presenze


REGIA: Tobe Hooper

CAST: Craig T. Nelson, Jobeth Williams, Beatrice Straight, Dominique Dunne, Oliver Robins, Heather O’Rourke, Zelda Rubinstein

ANNO: 1982

 

TRAMA:

 

La tranquillità e la felicità della famiglia Freeling, vengono tragicamente spezzate dall’insorgere di strani fenomeni paranormali nel loro appartamento. Provenienti dal televisore, alcune presenze chiamano a sé la piccola della famiglia, Carol-Anne che poi scompare all’interno dello sgabuzzino della sua stanza. La sua voce è ancora udibile, ma il suo corpo è imprigionato chissà dove. Viene chiamata una parapsicologa che con l’aiuto del suo team, tenta di risalire all’origine del mistero, ma solo con l’arrivo di una stramba medium, si giungerà alla soluzione del problema.

 



ANALISI PERSONALE

 

Come riuscire a far convivere il terrore con la fantasia? Un connubio apparentemente impossibile e quasi irrealizzabile, ma se scorgiamo i nomi di coloro che hanno dato vita a questo progetto, allora forse ci riesce più facile comprendere come invece Poltergeist risulti essere proprio quel “miscuglio magico”. Alla regia troviamo, infatti, Tobe Hooper colui che ha dato vita a quel piccolo gioiellino horror che risponde al nome di Non aprite quella porta; mentre il soggetto e la sceneggiatura sono nelle mani del grande Steven Spielberg (occupatosi anche della produzione), che con la fantasia ha lavorato per tutta la vita. Ecco allora spiegato il mistero, ecco allora che si comprende com’è possibile avere nello stesso film una bambina che viene catturata dai morti che reclamano vendetta e un albero secolare che impaurisce un bambino fino a prendere vita e a catturarlo tra i suoi rami. Lo zampino di entrambi gli artisti è ben visibile durante il proseguo di questa bellissima pellicola che si fa ricordare anche per la qualità degli effetti speciali (e qui bisogna prestare attenzione ad un altro nome coinvolto nel progetto, tale George Lucas), anche se verso la fine vengono sfruttati un po’ eccessivamente finendo in un calderone di boati, scoppi, teschi, fulmini, tuoni, lampi e via dicendo. Ma a parte questo piccolo difettuccio, che si dimentica subito se si presta attenzione all’alta qualità del film, Poltergeist può essere considerato a tutti gli effetti un piccolo grande cult di genere. Grande pregio della pellicola è quello di riuscire a creare una tensione non indifferente ricorrendo, almeno inizialmente, a semplicissimi espedienti come una bambina che si sveglia nel bel mezzo della notte e rimane a fissare immobile un televisore apparentemente guasto, o un pupazzo con le sembianze di un clown che spaventa a morte un bambino. Man mano che la pellicola prosegue, scopriamo che all’interno della televisione ci sono degli “spiriti” che comunicano con la piccola Carol-Anne e che questi si servono di tutti gli oggetti presenti nella casa, compreso il pupazzo, per seminare il panico


e il terrore tra i componenti della famiglia Freeling, apparentemente immeritevoli di cotale trattamento, ma in realtà colpevoli, anche se inconsapevoli, di un grave abuso. Numerosi e molto importanti, infatti, i temi e i sottotesti che vengono affrontati in questa disavventura di una felice famigliola, sconvolta dalla scomparsa della più piccola, catturata dalle “persone che abitano nel televisore” e tenuta prigioniera in chissà quale dimensione. Si parte dal più lampante che è quello della forza e della potenza della televisione, capace di risucchiare e divorare i suoi “spettatori”, fino ad arrivare alla condanna delle cosiddette speculazioni edilizie: le moderne e comodissime abitazioni del complesso residenziale costruito da poco dal datore di lavoro di Steve e in cui vivono i Freeling, non sono proprio a norma di legge e sono costruite su un antico cimitero che però non è stato del tutto “svuotato”.  Al di là della figura inquietante della bambina (la piccola Heather O’Rourke morì in tenera età, così come altri componenti del cast, alimentando le convinzioni di una sorta di maledizione pendente sul film e su chi ci lavorasse), colpisce particolarmente quella molto particolare della medium nana che si aggira tra i corridoi della casa sicura di riuscire nel suo intento: liberare la piccola Carol-Anne dagli spiriti che la tengono prigioniera in una dimensione in cui non ci si deve mai avvicinare alla luce. Non mancheranno i momenti più paurosi, con i mostri che prenderanno vita e minacceranno l’incolumità di ciascun componente della famiglia e non solo, e soprattutto non mancherà un finale sicuramente lieto, ma al contempo ironico e beffardo: la famiglia si rifugerà in un motel, dopo aver abbandonato per sempre l’abitazione maledetta, ma anche lì troveranno un televisore, che però verrà presto bandito e relegato all’esterno, costretto a passare la notte al freddo e al gelo.

 

VOTO: 8

 



 

CITAZIONE DEL GIORNO

 

Il denaro non è tutto… ma l’oro sì. (da "Hudson Hawk")

 


LOCANDINA

 

14 commenti su “Poltergeist – demoniache presenze

  1. In realtà Poltergeist è un film di Hooper solo nella teoria, perchè Spielberg mise il naso dentro a ogni aspetto della produzione e della realizzazione, ingerendo spesso con le scelte dello stesso Hooper e lasciandogli ben poca libertà di manovra. Si può quindi dire che al 75% sia un film di spielberg. Ciò comunque non inficia il suo buon valore.

  2. In realtà Poltergeist è un film di Hooper solo nella teoria, perchè Spielberg mise il naso dentro a ogni aspetto della produzione e della realizzazione, ingerendo spesso con le scelte dello stesso Hooper e lasciandogli ben poca libertà di manovra. Si può quindi dire che al 75% sia un film di spielberg. Ciò comunque non inficia il suo buon valore.

  3. io ritengo, invece, che proprio l’ingerenza spielberghiana rovini la pellicola, lasciando il suo potenziale inespresso. 😀

    tutto sommato, mi piace, ma non mi entusiasma affatto.

  4. Cine, si in effetti lo zampino di Spielberg è davvero ben visibile.

    Virgin, secondo me, invece, l'”ingerenza” spilberghiana contribuisce a rendere grande questa pellicola.

    Luciano, decisamente!

  5. Ah beh, qui mi tiri fuori proprio un classicone: ho ancora la vhs dell’epoca, non so quante volte l’avrò visto!

    Davvero epocale!

  6. Al, cultissimo!

    Country, io non vedo l’ora di vedere il 2 e il 3, anche se credo che inevitabilmente non saranno mai come il primo.

    Leonard, imperdibile si!!

  7. Grande classico anche se, come già detto da altri, l’eccessivo “contributo” (ovviamente in questo caso è solo un eufemismo…) di Spielberg gli ha nuociuto.

    Spielberg è certamente un grande autore, ma l’horror non è mai stato nelle sue corde. Quindi, se avesse lasciato lavorare più liberamente Hooper, probabilmente ne avremmo guadagnato un film più “cattivo”.

    Un saluto,

    Mr. Hamlin

  8. Bè, molto probabilmente avremmo avuto un film molto più horror e molto meno fantasy. Però anche così, secondo me, non ci si può assolutamente lamentare.

  9. Infatti non mi lamento assolutamente.

    Però, anche per via di una certa propensione verso l’horror, non mi sarebbe spiaciuto per nulla se avessero spinto un po’ più in quella direzione.

    Un saluto,

    Mr. Hamlin

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