Suggestioni cine-sonore: intervista ai Pindar

Goethe ha detto: “Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole”. Ma siamo sicuri che, se fosse già stato inventato, avrebbe incluso nella lista anche il cinema e, di rimando, la visione di opere appartenenti al fantastico mondo della narrazione per suoni e per immagini. Spesso il mondo del cinema viene influenzato da quello dell’arte e della letteratura e, forse ancora più spesso, da quello della musica (e viceversa). Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare alcuni musicisti sul loro rapporto con la settima arte.

Partiamo, quindi, dai PINDAR, duo formato dai producer pugliesi MiK Drake e JaK Turn:

  • Alcuni titoli dei vostri brani, nonché molte sonorità in essi contenute, richiamano potentemente immagini cinematografiche. È un’impressione o c’è molto cinema nei vostri lavori?

Assolutamente sì, il cinema influenza in maniera importante non solo la musica ma anche i nostri videoclip e la stessa immagine del gruppo. Potremmo dire che PINDAR è un prodotto tanto musicale quanto cinematografico, curiamo infatti personalmente la regia e la sceneggiatura dei videoclip, la fotografia e l’immagine del gruppo.

  • Quali sono le influenze cinematografiche presenti maggiormente nei vostri brani e per quale motivo vi hanno, appunto, influenzato?

In questa nostra prima opera, “Backgammon Vol.1 (La vita e il vento)”, l’influenza cinematografica è individuabile non tanto nell’arrangiamento musicale quanto nei contenuti e nelle immagini. L’ascoltatore non giunge mai ad una conclusione unica o ad una verità assoluta. Nel singolo “Grande freddo”, ad esempio (brano che è sia un omaggio al compianto cantautore Claudio Lolli sia un tributo al film di Kasdan), sono il trascorrere del tempo e il destino a tirare i dadi nel gioco della vita. L’ascoltatore è indotto a fare un bilancio, a distinguere il futile dall’essenziale, attraverso una libera interpretazione, una realtà dove irrompe prepotente la componete virtuale, che per noi rappresenta quel mondo sotterraneo descritto da Lang in “Metropolis”, e non a caso la protagonista del videoclip di “Grande Freddo” altro non è che una donna androide.

  • Doveste avere l’opportunità di scegliere un regista importante per la direzione dei vostri video, a chi vi affidereste?

David Lynch senza alcun dubbio. Anche il nostro Paolo Sorrentino si distingue per la cura della fotografia, per le pause riflessive all’interno delle sceneggiature, elementi che vorremo fossero presenti nei nostri videoclip, certo non è facile, sia per le capacità tecniche di questi irraggiungibili registi sia perché in un videoclip il tempo scenico è dettato dalla musica. Ad ogni modo noi proveremo sempre a realizzare un prodotto il più possibile vicino a quella che è l’idea originaria, la prima che si materializza nella nostra mente, che poi è la filosofia dello stesso Lynch… A lui che in futuro proveremo a dedicare un omaggio all’interno di un nostro videoclip… ma non vogliamo anticiparvi nulla.

  • Qual è il vostro genere cinematografico preferito? E quale quello in cui l’importanza del sonoro è fondamentale rispetto ad altri?

Non abbiamo un genere cinematografico preferito, piuttosto registi, saghe e filoni cinematografici che hanno contributo a rivoluzionare il grande schermo. Sergio Leone, ad esempio. Senza dubbio nei suoi film la componente musicale non è stata soltanto utile, come del resto lo è per tutti i film, ma fondamentale per conferire alle pellicole un’aura sospesa nel tempo e nello spazio. Sono capolavori che resisteranno per sempre, fino alla fine dei tempi. Sergio Leone ed Ennio Morricone, questi due nomi pronunciati insieme rispondono alla domanda senza alcun dubbio.

  • Ci sono delle colonne sonore che sono entrate nella storia, non solo del cinema, e che sono rimaste indelebili nella memoria collettiva. Quali sono i compositori che ritenete degni di essere scoperti o riscoperti?

Il già citato Ennio Morricone occupa certamente il gradino più alto, un compositore che mai verrà dimenticato. Da appassionati degli anni 80 non possiamo inoltre non considerare tutte le hit dell’epoca che caratterizzarono film e costumi sociali. La lista sarebbe lunghissima, da “Eye of the tiger” dei Survivor a “The time of my life” di Medley e Warnes, per non dimenticare il famoso tema di “007” scritto da Monty Norman, colonne sonore che identificano epoche e personaggi, riconoscibili da tutti al primo ascolto, e senza le quali quel film non sarebbe stato lo stesso.

  • In quale film o serie tv vi sarebbe piaciuto ascoltare un vostro brano all’interno della sua colonna sonora?

Per non tradire uno dei nostri registi di riferimento diciamo “Twin Peaks”, una serie capace di riscrivere le regole del piccole schermo e capace di entrare nella memoria collettiva. “Chi ha ucciso Laura Palmer?”

  • Numerosi sono i musical o i film incentrati sul mondo della musica (con personalità di spicco raccontate in biopic e film a loro dedicati). Quale di questi sono i più significativi per voi?

Nel 2004 il regista statunitense Hackford portó sul grande schermo il film “Ray”, un biopic sulla vita di Ray Charles con uno straordinario Jamie Foxx nei panni del leggendario pianista e cantante afroamericano. Per noi è forse il film più bello dal punto di vista dell’interpretazione e carica emotiva.

  • Voi siete pugliesi e negli ultimi anni nella nostra regione sono stati girati dei film decisamente interessanti. Ce ne sono alcuni che vi hanno colpito particolarmente?

Sì, tanti sono stati i film girati in Puglia negli ultimi anni, alcuni addirittura con regia internazionale, come “6 Underground” di Bay, anche se il genere e la pellicola in generale non ci ha impressionato particolarmente… per essere gentili. Come dimenticare invece un vecchio film del 1992 con il grande Paolo Villaggio nei panni di un professore delle scuole elementari: “Io speriamo che me la cavo”, film che, anche se ambientato dal punto di vista narrativo in Campania, venne girato in larga parte in Puglia, e descrive uno spaccato di vita reale e difficile. Una pellicola che è una piccola perla e meriterebbe di essere vista almeno una volta nella vita, se non altro per Paolo Villaggio che, abbandonati i panni del ragioner Fantozzi, dà prova di tutto il suo incredibile talento in un’interpretazione di natura drammatica.

  • Qual è invece la colonna sonora che avreste voluto scrivere e produrre personalmente?

Il “Triello” di Ennio Morricone, non escludiamo in futuro la possibilità di cimentarci in un riarragiamento in chiave elettronica di alcune opere di Morricone o di contaminare le nostre future produzioni attingendo e facendoci ispirare dalle sue composizioni.

  • Ci sono altre arti oltre a quella cinematografica che hanno influenzato la vostra musica?

La pittura, come il cinema caratterizzata da immagini e “fotografie” di un determinato momento di vita, è per noi fonte di grande ispirazione. Hopper ad esempio alimenta costantemente la nostra immaginazione. Infine la letteratura è essenziale per poter scrivere canzoni che abbiamo un valore morale. Riteniamo che una canzone sia come un racconto di pochi minuti accompagnato da note musicali, non è importante che l’ascoltino in molti, è necessario invece raccontare attraverso note e parole qualcosa che valga la pena di essere riascoltato anche a distanza di tanti anni.

Per ascoltare i PINDAR qui c’è il loro primo LP, “Backgammon Vol.1 – La vita e il vento”: https://open.spotify.com/album/65N4KOZXSYvfV8gNsWFPty?si=wvUYcfFoRCa4__50drBW4g

La pagina facebook ufficiale è: https://www.facebook.com/pindarofficial/

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