The big white

REGIA: Mark Mylod

CAST: Robin Williams, Holly Hunter, Giovanni Ribisi, Tim Blake Nelson, Woody Harrelson, Alison Lohman
ANNO: 2005

TRAMA:

Paul Barnell lavora in un’agenzia di viaggi ma ha un sacco di debiti e in più è sposato con una donna affetta dalla sindrome di Tourette, malattia molto rara e costosissima da curare. Paul allora decide di intascare l’assicurazione sulla vita di suo fratello scomparso da cinque anni, ma gli viene detto che il tempo trascorso è ancora poco per dichiararne la morte. Quando casualmente trova un cadavere buttato nel bidone della spazzatura vicino alla sua agenzia, Paul decide di farlo passare per suo fratello e di intascare così un milione di dollari. Solo che sulla sua strada si mettono un agente assicurativo troppo pignolo e desideroso di promozione e trasferimento e due strampalati scagnozzi che reclamano la proprietà del cadavere.

 



ANALISI PERSONALE

Cosa si è disposti a fare per amore? Questo il primo interrogativo che ci si pone a fine visione. In effetti non è proprio l’emblema dell’originalità, ma The big white riesce a sfatare il mito del sacrificio d’amore regalandoci una pellicola a tratti esilarante, scoppiettante, divertente e spassosa e a tratti quasi drammatica (i tratti meno riusciti). I difetti ci sono, ma quasi non si notano dato che siamo occupati a preoccuparci per le sorti della simpaticissima Holly Hunter/Margaret o dei due bizzarri scagnozzi o del povero e sfigatissimo agente assicurativo (il grande Giovanni Ribisi). Per assurdo è il protagonista, interpretato da un Robin Williams un po’ sottotono, a risultare il punto debole della pellicola, perché è l’unico che risente dello stereotipo, ma tutti gli altri personaggi che lasciano le proprie orme sulle grandissime distese innevate che fanno da ambientazione a questa pellicola, sono una più interessante e stravagante dell’altro. Prima su tutti la moglie affetta da sindrome di Tourette che non fa altro che bestemmiare e dire ciò che le passa per la testa senza un minimo di criterio. Un personaggio che prende forma e vitalità grazie alla straordinaria interpretazione di Holly Hunter, la vera punta di diamante della pellicola, e che diverte dall’inizio alla fine stemperando anche le situazioni più drammatiche e regalandoci più di una risata. Se ci aggiungiamo un agente assicurativo che non vede l’ora di andare via dalla fredda e desolata Alaska con la fidanzata sedicente veggente e una coppia di stupidissimi scagnozzi dalla sessualità ambigua e dall’estrema incapacità di tenere testa all’uragano Margaret, il divertimento è assicurato. Contribuisce a rendere la pellicola particolare e caratteristica, la partecipazione del grande Woody Harrelson, che centellina le sue apparizioni, ma che quando compare sullo schermo riesce sempre a colpire in un modo o nell’altro.
Chiaramente ed evidentemente ispirato a Fargo (di cui però non raggiunge la perfezione formale e narrativa) The big white colpisce soprattutto per l’ambientazione prevalentemente innevata che fa da sfondo ad eventi sanguinari (una contrapposizione che si ripete molto spesso sugli schermi cinematografici da un po’ di anni a questa parte) e per una certa originalità di soggetto e di dialoghi. Non delude nemmeno la colonna sonora costruita tassello dopo tassello attorno alle varie vicende che si snodano davanti ai nostri occhi; la regia che ci regala numerose trovate davvero singolari (come il cadavere trascinato sulla neve a bordo di una tavola da surf o lo stesso cadavere nascosto nel frigorifero) e che con numerosi campi lunghi ci mostra l’immensità e la straordinaria bellezza delle montagne innevate dell’Alaska; e la fotografia incentrata ovviamente sui toni freddi che paiono persino inondare i volti dei protagonisti. Il finale costruito su più colpi di scena, più o meno riusciti e su qualche faciloneria (che non ci viene risparmiata neanche durante il corso della pellicola, tipo ripetute cadute sulla neve, numerosi pestaggi tra i vari protagonisti e via di questo passo) non soddisfa pienamente, ma nemmeno delude. Insomma un epilogo che risulta essere una via di mezzo di cui non ci si può lamentare, ma che sarebbe potuto essere molto più originale e graffiante, dato il livello precedente della pellicola, che pur tra alti e bassi, riesce ad intrattenere grazie ad una sceneggiatura ben costruita e ad una messa in scena molto affascinante e coinvolgente.
Non ci sono riflessioni profonde, messaggi sottesi o nascosti, pensieri profondi impliciti nelle vicende
narrate, ma solo il racconto di una storia divertente ed interessante che si concentra sulla figura di un uomo vessato dai debiti e dalla malattia di una moglie che ama moltissimo e di un altro personaggio schiavo del lavoro e infelice e insoddisfatto della propria vita privata e professionale. Niente di nuovo sotto il sole, anzi sulla neve, ma sicuramente un’occasione in più per svagarsi e divertirsi.

VOTO: 6,5/7

 



CITAZIONE DEL GIORNO

Credimi, niente è più terrorizzante che cercare di far ridere la gente e fallire. (Il clown John Malkovich e Mia Farrow in "Ombre e nebbia")


LOCANDINA


11 commenti su “The big white

  1. Io l ho amato moltissimo invece!!!!Holly Hunter avrebbe meritato una nomination!Il suo personaggio trgicomico mi ha conquistato.

  2. Il racconto, ben congegnato, si prestava alla realizzazione di un ottimo noir alla “Il grande coltello” o di una grottesca cinica commedia gialla alla “Congiura degli innocenti”: ma Mylod non è Robert Aldrich né Alfred Hitchcock. Ha intrapreso la strada più ardua, quella della “black comedy” dove il macabro dovrebbe armonizzarsi con il comico, l’umorismo nero con la satira o la parodia. “The big white” presenta invece un insieme di personaggi che si vorrebbe eccentrici collocati in una situazione che si vorrebbe paradossale. Il risultato ottenuto è un collage di film diversi che si ostacolano a vicenda e non riescono ad unificarsi: c’è la storia d’amore, il racconto di una truffa, l’indagine su un cadavere, l’analisi di un rapporto difficile in una coppia giovane, la descrizione di un vero amore e dei sacrifici che esso comporta… E il tutto interpretato da attori magnifici che però sembrano lasciati a ruota libera.

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