Unbreakable – Il predestinato

REGIA: M. Night Shayamalan

CAST: Bruce Willis, Samuel L. Jackson, Robin Wright Penn,

ANNO: 2000

 

David Dunn si salva miracolosamente da un terribile incidente ferroviario. L’unico a farcela di tutti i passeggeri. La cosa attira le attenzioni di Elijah Price affetto sin dalla nascita da una malattia rara che ne ha reso le ossa fragilissime, soggette a fratturarsi spesso e volentieri e per questo soprannominato “uomo di vetro”. L’incontro tra i due porterà entrambi a delle sconcertanti scoperte…

 

Una vera e propria dichiarazione d’amore al mondo dei fumetti qui omaggiati e messi al centro assoluto della narrazione, come del resto dimostrano le didascalie iniziali. “Il predestinato” (titolo originale che ha molto più senso “Unbreakable”) è venuto subito dopo l’affascinante e se vogliamo innovativo “Il sesto senso”. E’ per questo che sicuramente ha ricevuto critiche asprissime anche se molto probabilmente non le meritava tutte, questo perché ha pagato lo scotto di seguire ad un esordio del regista in suolo americano coi botti. Tutto sommato, invece, “Il predestinato”, è un’operazione sicuramente molto singolare e per certi versi davvero molto originale e particolare, visto che tenta la strada del comic-movie senza però andare a parare nel “fantastico”, rimanendo in una dimensione di “normalità” narrativa ed estetica, per niente tipica del genere. Non ci sono repentine trasformazioni, fisiche soprattutto (perché quelle mentali e psichiche non mancano), non ci sono battaglie tra eroi e cattivi o lotte per salvare il mondo o nessun tipo di elemento che di solito troviamo nei film tratti dai fumetti o ad essi ispirati. Non che suddetti espedienti narrativi, regisitici ed estetici siano disprezzabili, anzi il contrario, ma l’idea di portare alla luce un film del genere cambiando completamente le carte in tavola, è sicuramente da apprezzare.

In questo caso abbiamo semplicemente la fotografia dettagliata e a tratti molto sofferta di un uomo che si accorge della sua vera natura solo grazie ad una piccola “spintarella”, e di un altro uomo che ha fatto del fumetto, della sua arte e dei suoi significati tutta la sua vita. Loro sono i due opposti in tutto e per tutto: uno è nero, cagionevole oltremisura e sostanzialmente molto solo; l’altro è bianco, apparentemente indistruttibile (si accorge di non essere stato malato nemmeno un giorno della sua vita, oltre ovviamente ad essere l’unico sopravvissuto di una sciagura mostruosamente travolgente) e con famiglia a carico, seppur zoppicante. Ed è qui che cominciano i problemi, perché se i due personaggi principali funzionano alla grande (soprattutto quello interpretato da un intenso e molto convincente Samuel L. Jackson, piuttosto che il protagonista che ha il volto di Bruce Willis in una sorta di ripetizione stanca e poco ispirata del suo personaggio precedente de “Il sesto senso”), sono i personaggi di contorno a risentire di una sorta di pesante patina di retorica, nonché di stereotipizzazione. Al di là di questi difetti che a volte sono ininfluenti di fronte ad un film che possiede una carica dirompente per quanto attiene alla messa in scena, alla forza visiva e al coinvolgimento emotivo (tutti aspetti che sono presenti per esempio nel suo ultimo lavoro “E venne il giorno”, che ha nella sceneggiatura il suo tallone d’Achille, e che invece mancano del tutto in questo “Il predestinato”), a sporcare l’ottima idea che sta alla base della pellicola arriva un twist-ending (tipico di Shayamalan che però altrove ne ha fatto un utilizzo davvero più saggio ed entusiasmante) annunciato già ad inizio film (la mamma di Elijah gli regala un fumetto dicendo che alla fine c’è un grande colpo di scena, ovvio riferimento al film stesso), ma per niente rispondente alle aspettative, risultando a conti fatti del tutto prevedibile e poco ispirato.

Alla mancanza di spettacolarizzazione per quanto riguarda l’azione e le avventure dell’eroe in questione (anche se possiamo godere di un’ottima scena d’azione in cui Bruce Willis salva la vita a due ragazzini facendoci anche conoscere la sua “criptonite” che è l’acqua), si sostituisce, invece, una vera e propria spettacolarizzazione della regia. Shayamalan è alla continua ricerca dell’inquadratura perfetta e più di una volta ci riesce eccome, in un susseguirsi di carrellate orizzontali, piani-sequenza quasi mirabolanti, inquadrature fisse da angolazioni inusuali, ralenti forse un po’ troppo semplicistici (come la caduta di Elijah sulle scale della metropolitana). Da menzionare per la loro estrema bellezza i due piani-sequenza iniziali che ci presentano i due protagonisti: il primo ci mostra la nascita di Elijah e la sconcertante scoperta circa la sua malattia rara, il secondo ci introduce alla tristezza esistenziale di David, seduto sul sedile di un treno e sbirciato da una bambina che gli sta davanti. Una spettacolarizzazione registica, dicevamo, che per certi versi è straniante (come ad esempio quando il protagonista solleva 160 chili di pesi con la telecamera che segue letteralmente gli stessi su e giù), ma che è sicuramente molto apprezzabile.

Un’operazione riuscita a metà, dunque, questo “Il predestinato” che ha dalla sua parte un’idea di fondo intrigante e una regia quasi mirabolante, oltre ad un utilizzo delle atmosfere ben studiato (il protagonista si muove quasi sempre di notte e nella pioggia), ma che zoppica qui e lì per mancanza di mordente e di un impatto visivo ed emotivo.

 


 

 

19 commenti su “Unbreakable – Il predestinato

  1. ehm ehm, non siamo assolutamente d’accordo qui.
    per me un film della madonna, da 9
    (e sono in buona compagnia, tarantino lo inserisce tra i migliori venti film degli ultimi 17 anni ^^)

  2. Io ho davvero odiato questo film; ma vabbè, per me l’indiano è una bufala.
    Ho apprezzato seriamente solo THE VILLAGE.

  3. D’accordo con te (anche se forse un mezzo voto in più lo merita, dai). Mi parve un passo indietro dopo “Il sesto senso”.

    Tarantino non fa testo, lui nei migliori venti film ne inserirà duecento! ^^

  4. Ciao, innanzitutto complimenti per il blog e per i film che hai recensito, alcuni sono davvero di “nicchia”. Volevo chiederti una cosa, che non c’entra con questo post. Non è che conosci un sito molto molto fornito di film d’autore e rarità in dvd? Alcuni titoli che sto cercando sono praticamente fuori catalogo. Grazie. 🙂

    Anna

  5. Non è un capolavoro assoluto, anche se per il genere a cui appartiene è abbastanza rivoluzionario. Forse la normalità non è solo nello stile e nella storia, è un tema del film.Io l’amo abbastanza, e mi deprimo ogni volta a leggere le recensioni negative.
    Il Torneo degli Oscar è arrivato al 1982…

  6. Per rispondere a tutti, io l’ho reputato interessante ed originale nell’idea di fondo che è quella che poi ovviamente sta alla base di tutta la pellicola. Mi è piaciuta e mi ha coinvolto anche molto la regia. Solo che reputo che sia la sceneggiatura ad "affossare" un pò il risultato finale. E se in un film come "E venne il giorno", in cui forse la sceneggiatura è anche peggio, non me ne sono quasi accorta perchè ero rapita proprio dalla messa in scena, dalla forza e dall’impatto visivo ed emotivo, qui non ho riscontrato la stessa cosa. Mi è sembrato un pò piatto, ma forse non è nemmeno l’aggettivo giusto ma è l’unico che mi viene in mente ora, sotto questo punto di vista.

    Anna, io non saprei aiutarti, però ti rimando al blog di Peepingtom lì tra i miei link, lui sono sicura potrà aiutarti.

  7. Mi interesserebbe molto sapere la tua. Sono stata combattuta a lungo sul giudizio da dare al film, e lo sono ancora per certi versi. Per cui la discussione e il parere di altri cinebloggers che stimo, non può che aiutarmi nel processo ^^

  8. Un film "dimenticato" da molti e dunque è stato piacevole ritrovarlo sul tuo blog: a me era piaciuto moltissimo anche per la sua attinenza al mondo dei fumetti che tu giustamente ricalchi. Io darei a questa pellicola un bel 8! Esagerato???
    Ciao, Ale

  9. Beh, a me non è dispiaciuto troppo: certo, Shyamalan non ha ancora una sua misura, e fondamentalmente continua a lanciare lo stesso messaggio con tutti i suoi film, eccetto THE VILLAGE ("ognuno ha il suo ruolo nella vita" ecc), ma, considerato che stavolta tutta la pellicola si basa sui due interpreti principali, il risultato direi che è pregevole.

  10. Ale, non c’è mai esagerazione nel voto personale che qualcuno da alle pellicole che vede. Ognuno ha i suoi gusti ovviamente. Io mi sono trattenuta dandogli solo 6 perchè ripeto ci sono state delle cose che mi hanno convinto poco. Però tutto sommato il film mi è piaciuto.

    Gegio, sono andata a votare ^^

    Giacomo, ma nemmeno a me è dispiaciuto troppo, anzi. Dei due interpreti principali stavolta ho preferito Jackson, Willis mi sembrava un pò "stanco".

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