Videocracy




REGIA: Erik Gandini

CAST: Silvio Berlusconi, Lele Mora, Fabrizio Corona, Riccardo Canevali

ANNO: 2009

 

Un operaio sogna di entrare a far parte del mondo della televisione, un agente racconta di come recluta i personaggi da mandare in tv e della sua amicizia con Berlusconi, un foto-reporter ci mostra le sue tattiche per fotografare i vip e per fare sempre più soldi.

 

Un documentario che ha qualcosa dell’horror questo “Videocracy – Basta apparire”, soprattutto per la maniera in cui i filmati e i commenti sono amalgamati. Non è strano quindi provare una sorta di inquietudine perenne durante la visione di questo film che ripercorre le tappe fondamentali della televisione commerciale italiana, in mano ad un’unica persona, che detiene anche il potere politico ed economico del nostro paese. Certo che ricondurre ogni singolo fallimento culturale e morale di questa realtà solo a Berlusconi è alquanto scontato oltre che semplicistico, riuscendo nel risultato di aumentare le antipatie verso il premier di chi già non lo amava, e farlo risultare un modello vincente, di imprenditore straordinario e di uomo che ce l’ha fatta, per tutti gli altri.

Ce lo dice lo stesso Corona, altro personaggio chiave, altro semplicistico e facile riferimento al “marcio” che circola nelle e dietro la nostra televisione, quando afferma che il suo mito imprenditoriale è proprio Berlusconi e che se si vuole diventare qualcuno, e fare sempre più soldi, si deve essere disposti a giocare in maniera non proprio pulita. Costruendo una pellicola a tesi, il più delle volte forse esageratamente suggerite piuttosto che lasciate all’interpretazione e alla ricostruzione dello spettatore, Gandini intreccia tre storie personali per narrarne una “universale”. Ecco che allora, ad aggiungersi a Corona che non si fa problemi a mostrarsi completamente nudo, letteralmente e non, beandosi della sua condotta poco ortodossa perché fedele ad un ideale di un moderno Robin Hood che ruba ai ricchi per dare a sé stesso; si aggiunge un Lele Mora che si professa candidamente un mussolinano doc, facendo ascoltare la suoneria del suo cellulare che squilla a suon di “Faccetta nera”, con tanto di simboli fascisti e nazisti in sottofondo (e il fatto che sia amico e ammiratore di Berlusconi la dice lunga a riguardo) e che ci mostra il parterre dei suoi “adepti”, tutti ovviamente dei bei ragazzi muscolosi e tatuati; per arrivare ad un giovane operaio che ha come unico obiettivo nella sua vita quello di entrare nel mondo della televisione, scendendo a qualsiasi compromesso per farlo, perché è così che si diventa immortali, proprio come Christopher Reeve che nonostante l’incidente e la morte poi, rivive ogni volta sotto forma di Superman.

Altro tema portante del documentario, che nel suo essere illuminante risulta anche fuori tempo massimo, perché ormai niente di ciò che ci viene mostrato dal regista è una novità, è la figura della donna all’interno delle televisioni commerciali, possedute appunto da un uomo che apprezza i corpi femminili e la loro “mercificazione”, altro argomento però fin troppo esposto oltre che scontato. Grande merito della pellicola però, più che la narrazione dell’immenso impero di Berlusconi e di tutte le sue ramificazioni (ecco allora spiegate le presenze dei tre protagonisti principali tutti collegati, più o meno forzatamente, al premier), è la maniera di narrarlo, grazie anche ad un ottimo utilizzo della colonna sonora e di mezzi cinematografici come il montaggio e la regia piena di ralenti e primi piani, visto che risulta decisamente agghiacciante e angosciante.

Alla fine rimane un dubbio: come mai le nostre televisioni pubbliche e commerciali si sono rifiutate di mandare in onda il trailer della pellicola, visto che si tratta di cose ormai all’ordine del giorno e più volte trasmesse in altre occasioni in televisione? Molto probabilmente il dubbio rimarrà nell’aria…



 

8 commenti su “Videocracy

  1. Concordo: semplicistico, scontato, non certo una novità. Una delusione, insomma. Anche perché magari, qualcuno di diverso da Gandini, avrebbe potuto trattare l’argomento in maniera ben più incisiva, intelligente, professionale. Anche evitando imbarazzanti falsi storici…

  2. come già hai letto sul mio blog, una grossa delusione. peccato, perchè poteva essere un documento di forte denuncia e invece si risolve in un buco nell’acqua. e poi la voce di gandini a me faceva venir sonno…

  3. Concordo su quasi tutto. Tutte cose scontate. Però, mi viene da aggiungere, cose scontate per noi. Il film era diretto alla televisione svedese, forse da loro sarebbero bastate queste 4 cosucce per scandalizzare?

  4. volevo vederlo ma dopo questa sfilza di commenti sono rimasto vagamente contrariato
    ancor più contrariato dopo averne letto più o meno la stessa quantità ma in un altro sito di cinema, in cui invece erano entusiastici (roba da 7 in pagella)
    comunque, credo che possa essere "illuminante" solo per chi gli occhi non li ha già aperti

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