Doctor Sleep: i demoni del passato, del presente e molto probabilmente anche del futuro

Dan Torrance, da bambino traumatizzato dai tragici eventi dell’Overlook Hotel, luogo in cui oscure presenze portarono il padre alla follia più inaudita e in cui lui stesso si rese conto di avere un dono, la “luccicanza”, col quale riusciva a interagire con queste presenze, da adulto cerca di scacciare questi demoni affogando i ricordi e i suoi stessi poteri nell’alcol. Quando, però, decide di trasferirsi e di cambiare vita, riuscendo a rinchiudere le sue vecchie “conoscenze” in veri e propri bauli sigillati nella sua mente, una bambina con i suoi stessi poteri comincia ad interagire con lui a distanza e lo porta a conoscenza di un gruppo di “demoni” letteralmente affamati di persone come loro.

Inutile fare paragoni con l’illustre e intoccabile film di partenza, quello Shining che ha stabilito dei nuovi e inarrivabili contorni nel cinema horror, ma anche della settima arte tout court, perché ovviamente qualsiasi film ne uscirebbe con le ossa rotte. Questo perché la geometrica regia di Kubrick e lo straordinario utilizzo degli ambienti e delle scenografie messi magistralmente al servizio del racconto di una vera e propria discesa agli inferi di un uomo in preda ai propri demoni personali, il Jack Torrance col volto iconico e impressionante di Jack Nicholson, non potranno mai essere riprodotti con la stessa efficacia di allora.

In barba allo scontento, inaudito, di Stephen King, padre del materiale di partenza a cui Kubrick si è ispirato per il suo capolavoro, Shining, insomma, è diventato un cult imprescindibile ed è rimasto nella storia anche e soprattutto per alcune immagini, per alcuni luoghi e alcuni personaggi impressi indelebilmente nella memoria di tutti noi (le gemelline su tutti, ma anche i corridoi dell’hotel letteralmente inondati di sangue, il bar-ristorante totalmente illuminato, il labirinto innevato, la stanza 237 e si potrebbe continuare a lungo).

Ed è per questo che il sequel, horror diretto intelligentemente da Mike Flanagan, negli ultimi anni nome di punta all’interno del genere di riferimento, con alcune “perle” all’attivo come Oculus – Il Riflesso Del Male o l’imperdibile serie tv The Haunting Of Hill House, si pone a metà strada tra la visione della storia di Stephen King e la suggestione visiva, nonché l’impianto metaforico del maestro Kubrick.

Da un lato, infatti, Flanagan, così come nei suoi precedenti lavori, punta più sull’aspetto emotivo e sull’importanza dei legami familiari nella costruzione, in positivo e in negativo, della personalità e dell’interiorità di ciascuno; dall’altro, soprattutto in un finale fin troppo sbrigativo, questo bisogna dirlo, ci trasporta nell’indimenticabile hotel, luogo dell’orrore e del dolore per il protagonista, facendoci incontrare nuovamente le suddette gemelle, i suddetti corridoi inondanti di sangue, il suddetto labirinto innevato, la suddetta stanza 237 e, addirittura, seppur con il volto di un attore differente, il suddetto Jack Torrance.

I richiami al primo film, bisogna dirlo, sfiorano spesso il fan service vero e proprio, ma la cosa positiva di Doctor Sleep è che, seppur al servizio di questo fan service, il ritorno del protagonista all’Overlook Hotel non è un passaggio narrativo fine a se stesso, ma trova corrispondenza in una sceneggiatura che lo motiva in maniera sapiente.

L’altro grande motivo di apprezzamento del film, inoltre, è che pur raccontando di un percorso di formazione e consapevolezza di dover affrontare i propri demoni, piuttosto che seppellirli o rinchiuderli nei bauli mentali in cui li rinchiude Dan, cosa che arricchisce l’opera di sottotesti, ma che al tempo stesso la carica di alcuni didascalismi decisamente evitabili per spiegare questi sottotesti, non tralascia uno degli aspetti fondamentali per ogni buon horror che si rispetti e cioè una buona caratterizzazione del villain di turno, qui impersonato dalla splendida Rebecca Ferguson, nei panni di una donna affamata di giovinezza e “luccicanza”.

Anche Ewan McGregor porta a casa un’interpretazione decisa e convincente, affiancandosi alla giovanissima Kyliegh Curran, nei panni di una ragazzina che sembra aver trovato il suo mentore in Dan, così come lui stesso aveva trovato il suo in Dick Halloran, riuscendo al tempo stesso a capire che bisogna combattere, piuttosto che nascondersi, da bambini ma anche da adulti, affrontando il proprio passato, vivendo il proprio presente, ma anche e soprattutto, proiettandosi nel proprio futuro.

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