Ombre

REGIA: John Cassavetes

CAST: Leila Goldoni, Ben Carruthers, Hugh Hurd, Anthony Ray, Rupert Cross
ANNO: 1959

TRAMA:

Leila, Hugh e Ben sono tre fratelli di colore, ma di sfumature diverse. Ognuno di loro coltiva sogni e ambizioni che è poi costretto a reprimere a causa dello scontro con la dura realtà.


ANALISI PERSONALE

Ombre, esordio registico di John Cassavetes, è un film estremamente reale, quasi non si trattasse di cinema, ma di vita vera e propria. Risultato eccellente ottenuto grazie ad una regia scrutatrice e indagatrice dell’animo dei suoi protagonisti e dall’estrema analisi psicologica dei personaggi, che appunto non risultano come tali. Non personaggi quindi, ma persone. E’ forse per questo che gli attori mantengono i propri nomi, che improvvisano sul canovaccio (quasi completamente inesistente) e che si muovono liberamente davanti alla telecamera, che si limita a spiare le loro vite, quasi come un occhio nascosto e indiscreto. E’ l’occhio di Cassavetes, che ha saputo dare vita ad uno dei più importanti film del cinema americano indipendente, girato con un budget irrisorio (ottenuto tramite una colletta radiofonica) e interpretato da attori che hanno risposto ad un’inserzione su un giornale.  Ad essere raccontate sono tre diverse generazioni: quella più matura e responsabile alla quale appartiene Hugh, quella scapestrata e sognatrice alla quale appartiene Ben e, infine, quella ingenua e appassionata impersonata da Leila. Generazioni, quelle raccontate da Cassavetes, che inseguono un sogno, che desiderano fuoriuscire dagli schemi, che anelano una libertà intellettuale, sociale e sentimentale. Generazioni che dovranno scontrarsi però con la realtà e che giungeranno tristemente ma consapevolmente al compromesso.
Hugh, Leila e Ben sono tre fratelli di colore, ma le sfumature della loro carnagione sono alquanto diverse. Hugh è scurissimo, Ben ha la carnagione del portoricano e Leila è una splendida mulatta. Gli ultimi due, quindi, possono anche farsi passare per bianchi, e in verità è quello che fanno o che cercano di fare.
Hugh è un cantante jazz in declino che pur di mantenere la propria famiglia e racimolare un po’ di soldi, accetta di presentare spettacoli squallidi e non all’altezza delle sue capacità. Ad accompagnarlo c’è sempre un simpatico e ilare compagno di viaggio, nonché suo agente. Hugh è il fratello maggiore ed è quindi anche quello più responsabile, anche se è incline al litigio e all’imposizione.
Ben, è un sassofonista che sogna di poter suonare in una band. Scorazza per New York con un gruppo di amici bianchi e si diverte a passare da un locale all’altro bevendo e corteggiando le avventrici.

Leila è una dolce ventenne con aspirazioni letterarie. Frequenta circoli di intellettuali e desidera riscattarsi socialmente. Per questo motivo finge di essere bianca, anche quando si innamora di un ragazzo, Tony. La prima notte di sesso è una delusione, ma i due non tardano ad affezionarsi ed innamorarsi. Ma quando Tony scopre la vera natura sociale ed etnica della sua compagna, reagisce in maniera esagerata, abbandonandola. Suo fratello Hugh, vieta a Leila di rivedere quell’ uomo e lei continua a soffrire per l’amore perduto.

Tutti e tre hanno aspirazioni intellettuali e sogni di libertà, ma tutti e tre si ritrovano davanti ad un muro ed è così che cedono a dei compromessi: Hugh continua a firmare contratti per ingaggi squallidi, Ben capisce che è inutile continuare ad illudersi di poter condurre la vita dissoluta che ha condotto con i suoi compagni bianchi e quindi li abbandona allontanandosi da solo per le strade di New York e Leila, innamorata di un bianco, si fa corteggiare da un ragazzo di colore che ne sopporta i capricci.
L’incipit di questa pellicola è folgorante: c’è una festa piena di gente con musica a palla, ma Ben è spaesato, non sa come muoversi e cosa fare. Allora si allontana silenziosamente. Il tutto è ripreso con una tale attenzione alle emozioni ed espressioni del volto del ragazzo, che pare quasi di assistere ad una storia reale, alla vita vera. Grazie ad un utilizzo smodato di primi e primissimi piani, tutti molto particolari e singolari, riusciamo a penetrare nell’animo dei “personaggi” e a studiarne le psicologie. Questi primi piani, alternati a parecchi piani sequenza contribuiscono a dare uno stampo quasi documentaristico alla regia. Per non parlare della colonna sonora interna al film: le note che ascoltiamo noi spettatori, sono le stesse che ascoltano i “protagonisti” del film. E che note! L’utilizzo della musica jazz (con le note strabilianti create da Charles Mingus), in un periodo in cui il rock stava prendendo il sopravvento è sintomatico e rappresentativo dello spirito di ribellione che permea e che caratterizza le generazioni mostrate.
Significativa rimane la sequenza finale nella quale Ben partecipa ad una rissa con i suoi compagni di scorribande, ma subito dopo capisce di non appartenere a quel tipo di vita e si allontana nuovamente solo (come nella sequenza iniziale) per le strade di una New York, come forse non l’avevamo mai vista. Una New York fotografata in maniera esemplare (come nelle fantastiche scene al parco) che fa da sfondo alle vicende semplici ma reali dei tre fratelli. In realtà nel film non succede quasi nulla, ci si limita solo a seguire le orme di tre persone e di coloro che li circondano. Ma la cosa spettacolare è proprio che da questo “nulla” che è poi la vita, si ricavano delle profonde riflessioni: da quelle della storia d’amore a sfondo razziale (che Hugh liquida indicandolo come un “problemuccio razziale”) a
quella delle aspirazioni e dei sogni che vanno a sbattere contro un muro di indifferenza e sordità. 
Grazie ad una regia personale e molto particolare e per via di una recitazione molto naturale (ottenuta anche grazie all’utilizzo di attori non professionisti lasciati liberi di improvvisare), Ombre, che attinge molto dalla Nouvelle vague francese e dal cinema indipendente inglese, può essere considerato un esemplare esponente cinematografico, che di cinematografico ha veramente poco.

Regia: 9
Recitazione: 9
Sceneggiatura: 9
Fotografia: 9
Colonna sonora: 9
Ambientazione: 9
Voto finale: 9

 



CITAZIONE DEL GIORNO

"Due mesi fa eri sicuro di avere un melanoma maligno". "Naturale… io, io, capisci, con l’apparizione improvvisa di una macchia nera sulla schiena…". "Ma era sulla camicia!". "E io che ne sapevo! Tutti indicavano qua dietro!". (Bridgit Ryan e Woody Allen in "Hannah e le sue sorelle")


LOCANDINA

16 commenti su “Ombre

  1. Questo mi manca. Devo recuperarlo. Cassavetes ha sempre qualcosa da dire. Forse uno dei registi meno apprezzati di sempre quando avrebbe meritato maggior gloria.

  2. Non conosco, ma prendo diligentemente nota 🙂

    Interessante anche la “Citazione del giorno” da Hannah e le sue sorelle. Dovrò decidermi a vederlo 🙂

  3. Shadow (tra l’altro il tuo nick richiama il film ^^), io ho voluto iniziare dall’inizio con Cassavetes, spero di proseguire il più velocemente possibile, perchè se questo è l’esordio non oso immaginare il seguito.

    t3nshi, Hannah e le sue sorelle è solo uno dei tanti stupendi film del mitico Allen ^^

  4. fantastico, questo è un cinema che adoro! come dici anche tu non personaggi ma persone, per me il massimo che si possa desiderare dal cinema. recensione bellissima!

  5. oh che film meraviglioso, è il primo di una serie strepitosa… io per Cassavetes ho una venerazione (i miei preferito Una moglie e Mariti ma anche altri…), ci ho scritto un post per la retrospettiva del festival di Torino

  6. Ci siamo dati anche a Cassavetes, bravissima!!! film che non è esagerato definire di portata storica. Senza questo film probabilmente un buon 50% dei film che abbiamo visti dopo non sarebbero mai venuti alla luce. Un grande momento di rottura stilistica, di “concetto”, davvero portentoso. E grande è anche la tua rece! ma perchè sul finire dici che di cinematografico ha veramente poco? questo è Cinema con la C maiuscola! vabè, non ti preoccupare…averò capito male io.

    Un abbraccio, e complimenti per il ritmo (sempre più indiavolato) e per le ottime ottime scelte. A presto 😉

  7. No pick, intendevo di cinematografico non ha nulla, proprio perchè vare vita vera!!!! Voleva essere un complimento, ma forse mi è uscito male ^^

  8. Un magnifico film che non vedo da troppo tempo. Per me insieme a Mariti e Una moglie il miglior Cassavetes. Bellissima recensione. Complimenti!

  9. Dopo "Una moglie", ieri sera mi sono visto "Ombre".
    Un film davvero superlativo, un'esperienza unica !!!
    Ottima pure l'interpretazione di tutto il cast

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