The Horde

REGIA: Yannick Dahan, Benjamin Rocher

CAST: Claude Perron, Jean-Pierre Martins, Eriq Ebouaney, Aurélien Recoing, Doudou Masta

ANNO: 2010

Quattro poliziotti decidono di vendicare l’assassinio di un loro amico e collega recandosi nel rifugio del trafficante di droga che ha compiuto l’atto. All’interno dell’edificio, situato nella periferia più degradata, poliziotti e criminali si ritroveranno a doversi difendere da un’orda di morti viventi che sta prendendo il sopravvento.

Un altro horror dall’alto impatto adrenalinico arriva dalla Francia che negli ultimi anni ci ha regalato grandi film come “Alta tensione”, “Martyrs”, “Calvaire”, “A l’interieur” e si potrebbe continuare con molti altri esempi. “The Horde” narra di una violenza sporca e crudele, una violenza non solo fisica, ma anche verbale. Una violenza che scaturisce dalla differenza e di rimando dalla diffidenza. A scontrarsi sono due categorie apparentemente agli antipodi, ma praticamente molto simili tra loro. Non è un caso che nella proposizione di questo scontro/incontro, le parti in causa siano costituite da poliziotti da un lato e criminali dall’altro. Assume dei contorni emblematici questa scelta di rappresentare il conflitto, poi messo in stand-by e alla fine cancellato, apparentemente o meno, proprio tra gli esponenti di due categorie sociali molto distanti tra loro. Quello che più colpisce, invece, è che in realtà queste categorie distanti non lo sono affatto, in una sorta di sottotesto sociopolitico non indifferente che si arricchisce anche del fatto che la pellicola è ambientata nella periferia francese, dove il crimine e il disagio la fanno da padrone. Il tutto raccontato facendo uso di atmosfere cupe e angoscianti che ci fanno vivere con partecipazione i movimenti dei protagonisti nei corridoi fatiscenti di questo palazzo abitato da immigrati e criminali. La sporcizia e la crudeltà di questa violenza è ben resa, dunque, a livello stilistico, grazie alla fotografia e alla regia piuttosto movimentata, ma attenta a scrutare ogni singolo momento di questa crudeltà, di questa fatiscenza. Spesso non viene neanche mostrata nel suo effettivo esplicarsi, lasciata fuori campo, ma comunicata attraverso gli sguardi decisi e spietati dei vari protagonisti, o le urla di dolore di chi viene colpito. Ma tutto questo sembra assumere contorni irrilevanti, quando ad entrare in scena ci sono i famigerati zombie. Tutto appare di secondaria importanza e, allora, non c’è più la lotta tra poliziotti corrotti e criminali crudeli. Niente è paragonabile alla crudeltà di cui sono capaci gli esseri mostruosi che arrivano a sconquassare questa netta differenziazione. Si forma così una sola squadra per fronteggiare il pericolo che viene dall’esterno.

Ed è così che la violenza entra totalmente in campo, con schizzi di sangue a più non posso e smembramenti vari (per gli appassionati del genere ci sarà di che divertirsi tra mitragliate, colpi di machete, pistolettate e lotte corpo a corpo). Come da abitudine del cinema di genere degli ultimi anni, questi zombie sono molto dinamici e veloci, dunque riuscire a scampare alla loro ferocia non è poi così facile, pena anche l’essere reclusi nell’edificio (del resto Romero e Carpenter lo hanno raccontato egregiamente nei loro gioiellini cult). Ma al di là di questi rimandi al cinema horror del passato e del presente, “The Horde” gode soprattutto di una fortissima potenza visiva (esemplare la sequenza nella quale i criminali si accaniscono in maniera viscida e sessista contro uno zombie donna) , che attira lo spettatore intrappolandolo in inquadrature quasi claustrofobiche e per la maggior parte a dir poco truculente. Si rimane impressionati anche dall’arrivo improvviso e imprevedibile dell’orda di zombie che dà il titolo alla pellicola (particolarmente efficaci le inquadrature dall’alto che li riprendono nel loro aggirarsi nei dintorni dell’edificio). Zombie che si muovono in gruppi numerosi e che circondano letteralmente il palazzo senza via di fuga. Cosa faranno allora i protagonisti per evitare l’assalto? E’ questo l’assunto che prende il sopravvento da un certo punto del film in poi, lasciando perdere la diatriba tra le due "squadre umane” che si sono scontrate all’inizio (espediente utile a rimarcare l’inutilità e l’errore insito nello scontro quando ci sono questioni molto più importanti da affrontare).

Appianare le divergenze non è facile, ma per il bene di ciascuna parte in causa, può essere un "sacrificio" da compiere: sembra essere questo il messaggio, se vogliamo anche un po’ retorico, che la pellicola vuole trasmettere (anche se il retoricismo insito in questo risvolto narrativo viene completamente e “positivamente” ribaltato in un finale al tempo stesso cinico e raggelante). Ma pur spogliato di qualsiasi intento etico-morale, il film si fa apprezzare per il ritmo incalzante, per la messa in scena molto efficace, per il livello di tensione che riesce a mantenere per tutta la sua durata, per l’ironia che permea molte situazioni e personaggi di contorno (si fa ricordare il vecchio reduce di guerra che crede ancora di combattere contro i "musi gialli" e che alla fine arriva a capire il vero significato di "hardcore", provandolo sulla sua pelle). “The Horde”, dunque, è un ottimo horror che può essere goduto anche solo a livello superficiale, apprezzandone principalmente lo stile e lo spirito di puro intrattenimento.

 

VOTO:

 


Pubblicato su www.livecity.it

25 commenti su “The Horde

  1. Bè, sostanzialmente sono così, si rifanno come estetica a quelli di Boyle. Secondo me, comunque, sono del tutto in linea coi nostri tempi. Sarebbero stati un pò anacronistici i mitici zombie alla Romero, al giorno d'oggi. Poi rappresentano e metaforizzano ben altro rispetto ai morti viventi di romeriana memoria (che comunque ovviamente rimangono imbattuti).

  2. Pare e sembra anche tuttosommata confermata,che in assoluto il primo a far correre i morti viventi,sia stato Umberto Lenzi con il suo film:incubo nella città contaminata del 1981,mi sembra.
    Da lì è possibile che boyle abbia preso alla lontana l'idea per 28 giorni-che non ho visto per antipatia nei confronti dell'autore.
    Non so se hai visto il film italiano,è godibile.Non bello o da rivalutare,ma si può vedere se hai voglia di puro cinema di genere.
    ti scriverei il finale,ma magari tu fai parte di quella categoria di gente che non vuol sentirselo raccontare.Io invece lo devo assolutamente sapere,perchè da lì partono le mie decisioni di visione e attenzione
    Un buon finale ,ancora meglio di un buon inizio è fondamentale sia nella letteratura che nei film!

  3. Manca poco alla scadenza di Provolone Valpadana Short Film Award, il concorso di cortometraggi che dà spazio alla fantasia e all'estro dei giovani registi. Per partecipare basta scrivere un soggetto per un corto di non più di 60 secondi ispirato al tema "mordi l'attimo" e caricarlo sul sito http://www.valpadanashorts.com entro il 31/10/2010.Una giuria di esperti selezionerà le opere migliori, le più ironiche e divertenti. Ai primi tre selezionati sarà assegnato un contributo di 1200 euro.
    Per maggiori informazioni: info@valpadanashorts.com

    Sara Radaelli

    Provolone Valpadana Short Film Award
    Via Lambruschini 36
    20156 – Milano
    tel: 02 713613
    info@valpadanashorts.com
    http://www.valpadanashorts.com

  4. Film tosto da dio! Stasera online anche la mia recensione! Il vecchio "hardcord" resterà sempre nel mio cuore…

    P.S.
    Recensirai mai "I Mercenari"??? 🙁

  5. Pavelo, questo stranamente l'hanno distribuito.

    death, dopo vengo a leggere la tua recensione. I mercenari lo recensirò quando riuscirò a vederlo 🙁

  6. ogni tanto un sano horror con un pò di bel sangue e morte ci sta bene; il fatto poi che questo film sia francese (non mi pare un cinema, quello di altralpe, molto avvezzo all'horror) mi incuriosisce molto!

  7. Avresti dovuto anche specificare che i dialoghi sembrano scritti da un quindicenne (nemmeno tanto sveglio) e che più che un horror sembra una parodia (nemmeno tanto riuscita).
    Sfido chiunque a trovare una sola idea, non dico originale, ma almeno modestamente interessante.
    Ho letto da qualche parte che questo film va visto "a cervello spento".
    Che sia un modo per immedesimarsi nei personaggi più stupidi mai visti in uno zombie movie?
    D'altronde com'è possibile che per tutto il film, TUTTO il film, nessuno capisca che basta sparare alla testa???????

  8. A me le idee non sono sembrate originali, ma non per questo non interessanti (ripeto le varie trovate del vecchietto, o anche l'accanimento contro lo zombie donna, le varie sequenze che ho citato, ecc…, le ho trovate godibili). Poi se stiamo cercando l'horror d'autore allora questo non è il film che fa al caso nostro, se cerchiamo una bella "tamarrata" potente e fomentante (e fatta anche bene secondo me), allora questo è il caso nostro.

  9. Messa così però non c'entra molto l'accostamento con gli altri horror francofoni che citi.
    In quel caso (
    Martyrs, Calvaire, A l’interieur, ma anche Frontiers e Ils), secondo la tua definizione, è possibile parlare di horror d’autore, proprio perché provvisti di un’estetica propria e molto personale.
    Qualcuno (non tu) forse ignora ancora che la Francia ha rivoluzionato in questi anni il genere horror (e gli americani hanno fiutato subito l’affare e li hanno precettati subito quasi tutti).
    Ma questo La Horde non è certamente tra questi, in quanto derivativo e “conservatore”.
    Se poi mi dici che visivamente ti sia piaciuto, almeno da questo punto di vista non posso contestarti nulla!

     

  10. No, l'ho accostato a quelli sono perchè secondo me è un horror che "vale" come quelli, anche se quelli sono più autoriali e questo è più ludico. Mi è piaciuto molto dal punto di vista visivo, questo si, ma anche come film di genere semplice e senza troppe pretese.

  11. grandissimo film Rosemary's baby,ma ancora meglio il libro di ira levin.
    Scusa,ma chi era l'attrice che usavi come avatar,prima?Lo so son ignorante come una capra!

  12. QUoto Cinepillole: questo film è un aborto! A parte che copia palesemente il concept da un film americano intitolato Gangs of the dead (da noi uscito come La città dei morti viventi) è di una stupidità unica.
    La protagonista è a dir poco un cesso: brutta, anoressica, recita malissimo. I personaggi sono stereotipati e ridicoli, hanno armi dai proiettili infiniti (non ricaricano mai come nei film di Uwe Boll) e sono tutti dei Rambo… Scene trash a manetta, come quella del tizio sopra una macchina circondato da centinaia di zombi (che poi chiamare zombi sti superpompati e velocissimi urlatori è un'altra bestemmia) che non riescono ad afferrarlo e tirare giù manco si trovasse sopra il tetto di un camion e quella del vecchio che blocca con un cenno della mano i mostri per farli poi saltare in aria… Senza contare i colpi di pistola sparati a raffica e a caso, i colpi di karate e le teste dure dei nn morti, che anche se sbattuti dieci volte contro un muro non si spaccano facilmente. E che dire degli zombi che conservano i resti umani in una sorta di dispensa per poi mangialri dopo?? LOL; schifo e schifo, chi ama questa porcata di film odia il cinema.

    Dimenticavo: quelli di Danny Boyle NON sono zombi, sono esseri VIVENTI infetti. Ma se gli spari nel petto muoiono visto che il cuore gli funziona così come gli altri organi vitali. Inoltre non si nutrono di carne umana. Sono ripeto gente infetta da un virus simile alla rabbia. E a proposito vi consiglio un film carino intitolato Devils Playground.
    E' inglese e somiglia davvero a 28 giorni dopo.

  13. Ora capisco i gusti, ma dire che se ti piace questo film odi il cinema è un'altra bestemmia secondo me. Detto questo, ripeto, rispetto i gusti di tutti.

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